Il documento è lungo ed articolato, ma penso sia utile leggerlo con attenzione. Con due comunicati, a reti unificate, si fornisce la versione ufficiale e si chiude la vicenda. Questo sarebbe. Lunedì 29 Novembre 2010 sia il CNOP (leggi pdf) che l’OPLazio (link) hanno inviato due comunicati in cui tranquillizzano tutti gli psicologi sul futuro della professione, sottolineano che loro non ne sapevano nulla e si dicono – a giochi fatti – dispiaciuti per la riorganizzazione che vede scomparire una delle Facoltà di Psicologia storiche. L’Ordine Lazio parla addirittura di “disinformazione e attacchi politici”, di “abitudini disdicevoli”, di richiami ad una “maggiore serenità di giudizio”.
Visto che proprio il sottoscritto ha reso pubblica la questione ad inizio ottobre scorso, ne ha scritto diversi articoli, ha avuto contatti con giornalisti di quotidiani nazionali ed ha organizzato una mobilitazione di oltre 2600 richieste di spiegazione inviate in un solo weekend, sospetto che l’OPLazio si riferisca a me, o per lo meno sospetto di rientrare nel novero degli additati ;o))
Vorrei quindi rispondere con i fatti alle parole, parole, parole dei due comunicati. Parto innanzitutto fissando sommariamente gli antefatti:
- il 13 settembre 2010 l’ateneo “La Sapienza” sottoscrive la riorganizzazione. Si ritrovano rispettati i criteri portanti del DDL 1905 Gelmini, che di fatto non è ancora legge attuativa e forse mai lo sarà. Al momento è passato alla Camera, ma del doman non v’è certezza,
- il DDL 1905 prevede che ciascun ateneo non possa avere più di 12 Facoltà. La Sapienza ha riorganizzato prevedendone 11, quindi un posto di fatto è libero, era sfruttabile,
- il DDL 1905 prevede che ciascuna facoltà, per poter mantenere l’autonomia, deve avere dipartimenti con almeno 40 tra docenti e ricercatori. I 3 dipartimenti presenti nelle ex Facoltà 1 e 2 di Roma ne avevano ben 153, quindi 33 oltre i 120 necessari, ovvero i numeri permettevano di scegliere l’autonomia,
Veniamo ai due comunicati e partiamo proprio dal fatto che i nostri Ordini professionali affermano di non esser stati al corrente degli accadimenti:
CNOP: Il Presidente “Palma, esprime preoccupazione e rammarico, perché, pur consapevole dell’autonomia della Università, né l’Ordine a livello Nazionale né i Consigli territoriali sono stati coinvolti dalle Istituzioni Universitarie sulle ipotesi di aggregazioni dipartimentali e sulla costituzione di nuove Facoltà.”
OPLazio: “Perché l’Università non ha informato l’Ordine sulle decisioni che stava prendendo? Perché non è tenuta a farlo, non c’è nessun vincolo di legge che la obbliga, viste le rispettive autonomie”
Quindi tutti e due i comunicati affermano che i nostri ordini professionali erano all’oscuro di quanto stava accadendo. All’interno della Facoltà di Psicologia di Roma se ne stava dibattendo da inizio anno (come risulta da verbali, incontri con collettivi studenteschi, articoli su siti web di studenti e forum), ma gli ordini professionali non ne sapevano nulla.
Il VicePresidente dell’Ordine Lazio, Prof. Paolo Cruciani, è professore presso la Facoltà di Psicologia di Roma (fra l’altro un professore molto conosciuto, apprezzato e stimato… anche dal sottoscritto!), ma nella seduta di Consiglio di lunedì 29 ha affermato di esserne venuto a conoscenza solo a “giochi fatti”.
Il Prorettore Vicario de La Sapienza, Prof. Francesco Avallone è stato anche Preside della Facoltà di Psicologia 2 di Roma (ed è comunque tuttora figura carismatica), è inoltre un sostenitore di Cultura e Professione (il gruppo che – appunto – governa all’Ordine Psicologi Lazio) visto che compare nelle varie locandine elettorali di CeP diffuse durante le ordinistiche e/o elezioni ENPAP.
In verità, tra i sostenitori di Cultura e Professione presenti in locandine addirittura del 2005 compaiono, tra gli altri, Prof. Marino Bonaiuto, Prof.ssa Laura Borgogni, Prof.ssa Alessandra De Coro, Prof.ssa Lucia Mannetti, Prof. Paolo Meazzini, Prof.ssa Annamaria Nenci, Prof.ssa Francesca Ortu. Tutte adesioni pubbliche, tutte persone del circuito universitario. Fra l’altro non certo docenti dell’ultima ora…
Prendo quindi serenamete atto che in Facoltà se ne dibatte da inizio 2010, che Cultura e Professione, gruppo che governa l’Ordine Lazio, è stata sostenuta alle elezioni da diversi docenti di spicco della Facoltà di Psicologia di Roma, dall’attuale Prorettore Vicario de La Sapienza, che il VicePresidente dell’OPLazio è lui stesso docente lì. Può accadere. Accetto che anche in tali condizioni l’OPLazio ed il CNOP non ne fossero informati e che si siano dovuti disturbare con addirittura due comunicati in contemporanea per smarcarsi da – così definiti – attacchi politici, disinformazione ed insinuazioni.
Non ho quindi motivo di credere che siano state omesse informazioni. Ma questi sono i fatti e mi appaiono per lo meno curiosi! Posso esprimere questa mia opinione, senza che venga etichettata come “insinuazione”, “disinformazione”, “attacco” o “disdicevole”? Non è un’insinuazione! Semplicemente mi appare curioso che, viste le condizioni di fatto e tutti quei mesi passati, i nostri ordini professionali non abbiano ricevuto notizie.
Curioso anche perché, nella misura in cui – oggi che la frittata è fatta – l’OPLazio esprime “rammarico di dover rinunciare alle nostre Facoltà autonome” ed il CNOP afferma che “A Roma, certamente sarebbe stato preferibile mantenere l’autonomia per la facoltà di Psicologia”… ecco, visto questo sincero dispiacere nel vedere scomparire una delle Facoltà di Psicologia storiche, ad averlo saputo prima, come Ordine professionale, ci saremmo potuti attivare, informando i colleghi, mobilitandoli, avviando confronti con altre categorie, facendo pressione politica e lobby, ecc…
Anche perché, leggendo l’intervista del Messaggero al Rettore Frati si scopre che: “sono gli psicologi che hanno scelto di aggregarsi ad una Facoltà medica. Nessuno ha costretto nessuno, ci sono tre Dipartimenti che hanno scelto questa soluzione, anzi la proposta è venuta da loro e non c’è stato assolutamente un problema di numeri insufficienti per Psicologia, i numeri li aveva anche per l’autonomia o per altre aggregazioni”
ahimé, a quanto pare sono gli psicologi a chiedere l’aggregazione, è da una decina di mesi che se ne discute in Facoltà e nonostante diversi colleghi facessero parte delle stesse reti di relazione, gli ordini professionali sono rimasti all’oscuro di ciò…
Ripeto: è curioso, ma ne prendo atto, non ho motivo di non credere a quanto affermato. Ho però il diritto, a questo punto, di esprimere forti perplessità sul grado di affidabilità che questo governo dell’Ordine Psicologi riesce a garantire alla comunità professionale.
Quando poi l’OPLazio addirittura afferma a chiusura del suo comunicato (sono anch’io consigliere dell’OPLazio, ma neppure hanno condiviso con i consiglieri di minoranza): “In questa nuova organizzazione, sarà ancora più incisivo l’impegno dell’Ordine a vigilare sul rispetto delle reciproche identità formative e professionali”, viste le mie perplessità, ho pure il diritto di toccare ferro! Per l’amor della Psicologia, no… che non sia “ancora più incisivo” di così! Mi basta ed avanza…
Ma non ho certo motivo di reputare questa affermazione non genuina. Sicuramente lo è. E’ solo che la trovo divertente. È un sentimento personale, sorrido, ovviamente ciascuno può viverla liberamente come meglio crede…
Ma vi porto un ulteriore elemento di realtà!!!
Il Decreto 3 novembre 1999, n.509, Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 4 gennaio 2000 n.2, definito come “Regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli atenei”, all’Art.11 comma 4 sui Regolamenti didattici di ateneo, recita:
“Le determinazioni su le denominazioni e gli obiettivi formativi dei corsi di studio, sul quadro generale delle attività formative da inserire nei curricula sono assunte dalle università previa consultazione con le organizzazioni rappresentative a livello locale del mondo della produzione, dei servizi e delle professioni.”
In altre parole, come detto dai comunicati l’Università è sovrana sulla propria istituzione e così l’Ordine. Una istituzione non può portare ingerenze di sorta sull’operato dell’altra. Quello che invece non viene citato è che – per legge! – l’Università quando tocca programmi o corsi di laurea è tenuta per legge a consultare (foss’anche “solo” notificare) gli ordini professionali locali.A Roma abbiamo avuto un’intera riorganizzazione. Da ignorante mi chiedo: l’Università doveva quindi consultare gli ordini professionali? Ingenuamente mi viene da dire di sì, ma forse voi siete più ferrati di me in materia.
Posso dirvi, ad esempio, che in Veneto ultimamente l’Università ha regolarmente contattato l’Ordine Psicologi Veneto per una laurea triennale che intendeva attivare. Ma non saprei dirvi altro…
E da ultimo, al di là della credibilità o meno dei comunicati, sorrido anche di fronte al comunicato del CNOP dove in apertura scrive “né l’Ordine a livello Nazionale né i Consigli territoriali sono stati coinvolti dalle Istituzioni Universitarie” per poi affermare poche righe dopo “l’Ordine chiede alle Università precise garanzie circa il rispetto dell’autonomia scientifica e professionale della psicologia” ed ancora “Auspichiamo pertanto che si possa finalmente aprire un dialogo con le università sull’urgente necessità di programmazione degli accessi correlati”. Ecco, sorrido pensando all’Ordine che – sempre a frittata fatta ovviamente – “chiede”, “auspica”, “si aspetta”, ci rassicura, quando – sempre stando a quanto affermato nel comunicato – non sarebbe stato assolutamente preso in considerazione per almeno 10 mesi visto che da inizio gennaio se ne discute in Facoltà. Sorrido . Amaro, molto amaro, ma sorrido. A denti stretti.
Quale quindi il succo del discorso? Non spetta a me scriverlo, né deciderlo. Io mi limito a portare fatti, eventi, riferimenti normativi, elementi di realtà che ad altri possono anche apparire come insinuazioni, come mala informazione, come attacco politico. Non spetta a me, spetta a ciascuno di voi valutare questi elementi, apportarne di eventuali nuovi e poi trarre le conclusioni.
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Personalmente sono preoccupato ed arrabbiato. Preoccupato per la nostra professione ed arrabbiato per come reputo di esser stato trattato. Molto arrabbiato per come viene sgretolato il futuro professionale di decine di migliaia di studenti e di giovani colleghi psicologi. E’ un mio punto di vista.
Avrei voluto parlarvi di un’ulteriore situazione, molto grave e sempre collegata alla Riforma Universitaria ed al declino (sempre mio punto di vista) della Psicologia italiana, ma non ho ancora ricevuto i documenti, le pezze d’appoggio. Spero di poterne scrivere entro lunedì, martedì… se fosse confermata da documenti, sarebbe una situazione inaccettabile.
I due comunicati di CNOP e OPLazio disegnano, a mio avviso ovviamente, un certo tipo di governo della categoria professionale molto, molto, molto lontano dal mio sentire. Ma per questo ci sono le elezioni, al prossimo giro si mandano a casa e via. La seconda situazione di cui non scrivo ancora invece sarebbe impellente e definitiva. Richiederebbe qualcosa di ben diverso da un mail bombing.
Avete visto gli Studenti di Psicologia che sono scesi a manifestare e che hanno occupato la Facoltà? Molto romantici, probabilmente neppure sanno appieno la portata dei cambiamenti per cui stanno manifestando…
E voi? Nel caso sareste occupati?
Se non ora, quando? Se non noi, chi?
0 risposte su “CNOP e Ordine Lazio. Due comunicati per lavarsene le mani…”
No, no, per favore, “ancora più incisivo” di così no! Potremmo non uscirne vivi…
Se il regolamento dice che e’necessario consultare l’ordine e non e’ stato fatto,non e’ possibile fare ricorso?Considerato anche il fatto l’ordine stesso si e’ufficialmente detto contrario e non a conoscenza della riorganizzazione?
Grzie Nicola, se non fosse per te non ne sapremmo niente di niente.
E’ proprio una vergogna! Impossibile che non lo sapessero già prima. E dicono pure di essere psicologi questi….. Questa si chiama complicità. Mi domando a che serve avere ancora un Ordine se ormai pezzo a pezzo si sta smantellando tutta la professione. A questo punto varrebbe la pena finirla qui con questa inutile istituzione e procedere rapidamente verso il modello inglese, l’eliminazione del titolo legale e la costituzione di associazioni scientifiche serie che mettano in salvo quel poco di qualità che ancora resiste.
anche io ho ricevuto l’email dall’ordine e mi è venuto da sorridere…ci rpendono in giro come fanno i politici italiani in televisione!
per fortuna almeno qualcuno prova a fare del contraddittorio
Beh, Nicola, innanzitutto un plauso alla tua diplomazia e alla cura che metti nel riportare i fatti sempre ben documentati. Tu devi sicuramente stare attento a come parli (anzi, a come scrivi…) ma io povera psicologa e psicoterapeuta che ancora fatica a tirar fuori dalla professione qualcosa che assomigli allo stipendio di un impiegato statale, posso dire proprio quello che penso? L’ITALIA MI FA SEMPRE PIU’ SCHIFO! Non avessi quarant’anni e un figlio ancora piccolo col cavolo che resterei qui…
Comunque, ti ringrazio. Sei una risorsa preziosa per noi. Non mollare!
cari colleghi vi ringrazio per il supporto e l’apprezzamento. Tuttavia, come anche Laura sottolinea, è necessario essere “prudenti” e quindi mi è gradita l’occasione per ribadirvi che qui riporto esclusivamente alcuni fatti che io so essere accaduti, ma se avete informazioni differenti mi rendo più che disponibile a darne diffusione. Ancora, non è mia intenzione passare da fatti a conclusioni, insinuazioni, né tanto meno attacchi di sorta. Ho il diritto di provare curiosità, di sorridere, persino di arrabbiarmi o gioire, ma qualsiasi valutazione o conclusione è compito del lettore. Non ho motivo di credere che le informazioni riportate nei comunicati non siano vere, lo ripeto, ed anzi per alcuni dei nomi citati – che ho conosciuto – provo stima. I vs commenti rappresentano quindi vostre personali posizioni :o)
grazie comunque per l’appoggio e mi raccomando DIFFONDETE!!!!!
Caro Nicola e futuri colleghi, sono d’accordo con tutti voi. Anche io rido di gusto di fronte a certi comunicati che certe volte hanno poco di concreto. L’informazione poi è fondamentale e quello di pensare e dire la propria è un diritto, specie per persone che appartengono a una categoria professionale. Continuiamo a informarci e informare!
ho scritto personalmente all’Ordine per chiedere spiegazioni ma – a differenza delle scorse volte – non ho trovato risposta. gli riscriverò chiedendo delucidazioni sul Decreto 3 novembre 1999, n.509 e sul perchè non l’hanno impugnato contro il silenzio dell’Università nei loro confronti.
per quanto riguarda la nostra azione nei loro confronti, mi chiedo se non possa essere accompagnata dall’omissione del pagamento della tassa annuale finchè l’Ordine non faccia sentire la sua voce all’Università contro la riforma e la facoltà non si riprenda quel posto di autonomia ancora vacante.
Sono d’accordo con Chiara, mi chiedevo cioè se fosse possibile una contro mossa da parte di tutti noi:chiedere delucidazioni sul Decreto 3 novembre 1999, n.509 e sul perchè non l’hanno impugnato contro il silenzio dell’Università nei loro confronti.Per l’omissione del pagamento della tassa aspetterei, perchè penso che debba coinvolgere tante persone. Inoltre penso che quando ci siano dei dati così oggettivi, tu Nicola non dovresti esporti da solo, ma in nome o per conto di un Soggetto sociale che ci rappresenti.
Io personalmente sono molto arrabbiata, sto frequentando attualmente una scuola di specializzazione dove i professori denunciano anche loro le mancanze che tu racconti, ma rimangono comunque complici di tutto il sistema . Ti ringrazio per quello che fai e spero che con il tempo sempre più persone si attivino per sostenerti. Ti prego di continuare così…
Mi preme chiarire una questione che mi pare sia stata travisata. Il decreto 509/99 afferma che devono “essere consultate le organizzazioni rappresentative a livello locale, ecc.” solo nel caso di “modifiche ai corsi di laurea e all’offerta formativa”. Non prevede quindi nessuna consultazione per una riorganizzazione dell’assetto delle facoltà o dell’università in generale.
Con l’accorpamento delle due facoltà di psicologia di certo l’offerta formativa dovrà essere “razionalizzata”, e per questa riorganizzazione dovranno sicuramente essere consultate le organizzazioni locali e gli ordini. In tutto questo nulla centra il fatto che all’interno della nuova facoltà ci saranno anche corsi di laurea di medicina. Ognuna delle due aree manterrà la propria autonomia e le proprie peculiarità.
Certo non mi dispiace pensare che in futuro potranno esistere profili professionali specifici, diversi dallo “psicologo” e dal “medico” che possano ricevere compentenze e conoscenze da entrambe le discipline per creare qualcosa di nuovo in una società dove tutti sembrano cercare solo l’immobilità e la salvaguardia del proprio piccolo spazio e dei propri piccoli o grandi privilegi.
Grazie Daniela per la precisazione, che vedo immediatamente di approfondire. Sicuramente, sul piano squisitamente formale, cambierebbe la situazione, così come su un piano formale sicuramente il nuovo statuto prevede autonomia di budget e programmi. Sulla restante tua parte del commento, quindi tu credi in un sano e vicendevole scambio tra il medico e lo psicologo? tipo, io ti do la psicodiagnosi e tu mi dai la ricetta? Se questo fosse, ma veramente ci credi? O altrimenti, quale esempio pratico potrebbe meglio illustrare la tua affermazione? perché mi sfugge 😉 grazie!
Non è possibile che l’Ordine Professionale non può mai fare nulla e solo raramente invia qualche comunicazione e niente altro. Sembra non avere potere nelle diverse contrattazioni (se le fa). Noi Psicologi, in quanto categoria professionale, contiamo qualcosa o non contiamo nulla?
Se l’Ordine non viene coinvolto e/o ascoltato nelle decisioni Nazionali (vedi corso di laurea triennale, facoltà senza numero chiuso, indipendenza della facoltà di psicologia da quella di medicina) allora che esiste affare? Aboliamolo allora e risparmiamo almeno dei soldi e delle incazzature!
Sto chiedendo a ex colleghi dell’Orientamento (in buona parte Psicologi) come si vedrebbero in un’aggregazione Medicina/Psicologia o Economia/Psicologia del lavoro e dell’organizzazione. Il trend è di assumere tuttofare: selezione del personale, contratti, gestione buste paga … spesso in tirocinio e poi apprendistato, più economico. Avrei preferito sentir parlare di una formazione all’interno della Facoltà di Psicologia, del tutto autonoma, che comprendesse la capacità di lettura del territorio per un orientamento efficace con rapidi esiti occupazionali, magari di passaggio verso obiettivi più consoni alle aspettative di ciascuno. Invece, aggregando, l’ispirazione prevalente rischiamo che diventi la cura o il tecnicismo produttivistico. Che idea avete voi al riguardo?
non è la prima volta che agli Ordini passino sotto il naso cose serie, come l’accordo nazionale del 2005 che ha portato a considerare le graduatorie zonali degli psicologi ambulatoriali come non soggette ai regimi di graduatoria…vedere per credere l’incredibile! alle mie proteste all’Ordine del veneto è seguito un “non è possibile..non ne sappiamo niente..ha ragione, ma è stato l’EMPAP a firmare” l’EMPAP ha risposto che avevano firmato i medici e quindi anche loro. alla protesta di aver firmato una porcata si è chiusa la comunicazione.
Salve a tutti.
Ritengo che la psicologia in Italia non sia inferiore a quella di altri stati europei a livello di contenuti.
Credo ed è sotto gli occhi di tutti che invece è grave e pericoloso l’atteggiamento permissivo e a volte passivo che il nostro Ordine ha nei confronti del mondo lavorativo degli psicologi.
Purtroppo però, molte colpe dovremo prendercele noi come iscritti e professionisti, che non siamo in grado di protestare concretamente difronte a certi sopprusi, ma ci limitiamo a lamentele continue da bar, a cui non seguono fatti concreti.
Ammirevole il lavoro del collega Piccinini.
Vi chiedo tuttavia di interessarvi anche a quanto sta succedendo in Italia per ciò che rigarda la valutazione del rischio stress lavoro correlato, con cui l’Ordine lascia l’uso di strumenti psicodiagnostiche e di competenze psicologiche a ingegneri, medici, geometri, geologi etc etc.
Se riuscissimo a protestare di meno ma agire di più sarebbe un gran vantaggio per tutti.
Caro nicola, leggo solo ora i due comunicati dell’ordine e la tua risposta. Mi dispiace vedere un collega che riporta sempre con precisione e trasparenza i fatti, che solleva questioni importanti, che scuote dal sonno che spesso pervade gli animi di tanti psicologi, essere attaccato da chi dovrebbe tutelare la professione. Sono indignata per quello che hanno combinato e per come vogliono prenderci in giro!!!Tanti sosteniori di Cultura e Professione sono docenti di Psicologia…ma in che mondo vivevano quando in facoltà si discuteva di quello che sarebbe accaduto? perchè non è rientrata tra le priorità dell’ordine una faccenda così importante? é vergognoso, semplicemente vergognoso.
Caro collega, grazie per la mail,
e sono d’accordo con Danilo io invece mi ero rivolta all’ordine degli psicologi del (omissis) per chiedere il loro provvedimento per poter sollecitare la riapertura della scuola di psicologia clinica di (omissis) e la risposta sia del presidente che del consiglere è stata che l’ordine degli psicologi non ha competenze nè tanto meno c’entra in qualche modo con il problema della chiusura delle scuole di psicoterapia…e si sono pure risentiti e infastiditi.
quello che è successo alla Sapienza di Roma è il minimo. siamo proprio in buone mani.
colleghi che se le lavano volentieri facendo solo i propri interessi e non quelli di migliaia di psicologi.
Cara Daniela, vorrei ringraziare te e tutti i colleghi che intervengono ad imbastire una discussione sul nostro futuro professionale, creando anche dei contraddittori, fondamentali per un libero confronto d’idee; laddove chi sta nella stanza dei bottoni vuole imporci le sue decisioni in maniera lobbistica ed autoritaria. Va ricordato, però, che spesso il potere viene esercitato anche con le omissioni, con l’occultamento, non solo con provvedimenti direttivi ed espliciti, proprio come nella situazione che ci troviamo ad affrontare attualmente. Ma vorrei rispondere a te, perché dissento dal contenuto del tuo intervento, non dalla sua legittimità appunto. Credo che i problemi non derivino per niente dal fatto che ci accaniamo a difendere il nostro “orticello”, semmai dall’atteggiamento contrario, che consiste nello svendere la professione (in questo caso non al miglior offerente, ma a quello più forte). Lo vediamo, le altre categorie professionali difendono i loro interessi e le loro autonomie formative, disciplinari e lavorative… e giustamente vengono premiate (mi viene da pensare agli educatori). Vogliono far passare questa riorganizzazione come una questione puramente formale, senza nessun reale impatto sullo status della disciplina o ricadute a livello occupazionale. Ma noi l’Epistemologia l’abbiamo studiata, continuiamo a rinfrescarla per fondare correttamente i nostri interventi clinici e sociali, sappiamo che le parole e le etichette non sono una questione di lana caprina: le parole non descrivono soltanto una realtà, ma la costruiscono anche. Accostare la parola “medicina” accanto a “psicologia” è un abominio epistemologico, esattamente come l’ultima novità della cosiddetta neuropsicoanalisi: le due discipline si fondano su assunti teorici di base incompatibili. Non caschiamoci, non facciamoci dire che se affermiamo queste cose allora pensiamo che mente e corpo siano divisi. Non è questo il punto. Psicologi e psicoterapeuti hanno orientamenti teorici differenti, sanno che le loro conoscenze si basano su costrutti ipotetici, hanno una cornice concettuale in cui pongono ciò che asseriscono. I medici, invece, credono in una sola realtà, quella del corpo. Niente da dire, il loro riferimento epistemico è solido, funzionale, efficace. Tuttavia, ricondurre la psicologia alla medicina significa appiattire la prima sulla seconda, anche se magari a te piacerebbe un’integrazione paritaria tra le due. Questo, semplicemente, non è possibile: dire facoltà di medicina e psicologia significa disconoscere praticamente la legittimità di tutti gli indirizzi teorici propri della nostra disciplina; la psicologia ha tante applicazioni, non esiste solo l’applicazione clinica, che pure, per gli argomenti sopra esposti, diventerebbe anch’essa illegittima. Per esempio, che fine farebbero, nella sostanza, gli sviluppi della fenomenologia, così promettenti per la riabilitazione epistemologica della psicoanalisi? Quale modello teorico clinico dovrebbe essere scelto, tra tutti gli altri, e reificato per poter andare a braccetto con la medicina? Queste cose le sanno tutti e, non a caso solo in Italia si dibatte attorno a questioni che in altri paesi sono assodate, sacrosante. Ti, e vi, parlo da psicoterapeuta psicodinamico,non certo da psicologo sociale, come forse qualcuno poteva immaginare. Un’ultima cosa: l’occupazione. Prima o poi anche in Italia si dovrà giungere ad una soluzione per l’istituzione dello psicologo di base. Tale proposta doveva venire in contro alle esigenze dell’aumentata domanda di assistenza psicologica da parte della popolazione, una buona occasione per riconoscere specificità e autonomia all’intervento psicologico. Adesso “facoltà di medicina e psicologia”… riconoscete anche voi il tempismo della lobby medica? lo vedete anche voi come un’ottima mossa per soffiare le oppurtunità agli psicologi, per appropriarsi indebitamente del loro patrimonio culturale, distorcendolo, soggiogandolo? Grazie.
Angelo, sottoscrivo in pieno questo tuo commento! Mi pare focalizzi esattamente la questione, al di là dello stucchevole piano formale. Nella sostanza cogli appieno la criticità! Se volessi scriverci sopra un articolo, sviluppando meglio il ragionamento, sarei molto felice di poterlo ospitare sul blog. Grazie, Nicola.
Bene…
Tutti all’oscuro ma tutti presenti in tutti i posti.
Nessuno è tenuto a consultare e informare alcuno ma tutti ne hanno il dovere, perfino per legge.
Tutti, da oggi vigileranno e tutti continueranno ad arrogarsi il diritto di dire non ho visto, non ho sentito (ed oserei chiedergli, neanche la puzza che emana questa porcheria?), mi hanno lasciato all’oscuro, eccetera.
Molti si sentono politicamente attaccati e al tempo stesso professionalmente attenti: purtroppo si è persa una buona occasione per tutelare e promuovere quell’autonomia che la psicologia si è duramente conquistata.
Quello che sta accadendo è probabilmente il principio di attacchi ancora più demolitori. non che non ve ne fossero stati; solamente erano meno visibili. Adesso il re è nudo e tutti cercano di trovare delle spiegazioni cognitivamente accettabili. ma mentre nel merito possono essere motivazioni razionali (quindi per alcuni condivisibili e fondate) nella sostanza sono assolutamente inadeguate e per niente esplicative.
non ho mai sopportato la frase che negli ultimi anni (in ambito politico) è diventa di moda, ovvero “non poteva non sapere”; ebbene data l’elevata concentrazione di professionisti iscritti agli albi che insegnano nelle Università, e in questo caso alla Sapienza, non c’è frase più adeguata. viceversa verrebbe da pensare che tutti questi in realtà, non sono presenti nei luoghi in cui dovrebbero.
negli ultimi anno mi sono reso conto che il nostro ordine professionale e tra i meno organizzati e funzionali alle esigenze della professione stessa.
nel caso specifico un ordine professionale così debole e latitante non giova alla professione e non giova agli utenti.
condivido con Angelo le questioni sollevate in merito ad uno statuto epistemico della psicologia indipendente dalle altre discipline (non certo autosufficente e autoreferenziale, così non è mai stato sin dalla sua nascita; integrazione delle nuove scoperte e approccio interdisciplinare sono dei fondamentali anche per la psicologia) e capace in se di descrivere, definire e comprendere la complessità del rapporto mente-corpo in modo autonomo. la psicologia e la psiche, come dice Morin ci mette a confronto con una realtà non intellegibile secondo un unico modello teorico-epistemico. la verità (e dunque la psiche) è un fatto complesso, molteplice e circolare.
Per ritornare al dato di realtà, ossia alla vicenda di questi giorni;
appare sconvolgente che gli psicologi stessi non abbiano voluto mantenere l’autonomia della facoltà di psicologia a Roma sebbene vi fossero tutti i presupposti.
appare sconvolgente che l’ordine professionale si ponga il problema della possibilità/impossiiblità di contrattare con le istituzioni universitarie il futuro di una facoltà da cui fuoriescono i propri iscritti.
appare sconvolgente che alcuni pensino che questi significherà, in un breve o più o meno lungo futuro, un valore aggiunto per la professione e per le possibilità occupazionali degli psicologi. forse pensano che adesso i medici ci permetteranno di parlare con i pazienti o di lavorare accanto a loro nelle corsie degli ospedali. Dobbiamo certo dire grazie per la gentil concesisone.
oramai, è da qualche tempo che si intravede un azione costante da parte delle cosidette scienze “dure” tesa a conquistare spazi propri degli psicologi (vedi recenti proposte di legge per l’istituzione dello psicologo di base, iscrizione estesa anche agli iscritti all’ordine dei medici e odontoiatri). a questo punto dei giochi tra qualche tempo potremmo chiedere di poterci iscrivere all’ordine dei medici senza per questo aver conseguito una laurea in medicina. non vi pare?
Interessi di Lobby, Baroni e baronetti, impostori e soggetti che che guardano solamente ai propri tornaconti personali e di gruppi ristretto si sono mobilitati in massa.
cosa resta da fare?
a mio parere, (modestissimo), mobilitazione attiva e partecipazione riflessiva sono le armi che dobbiamo dispiegare in questo frangente storico in cui vi sono soggetti che agiscono nel silenzo e altri nella omissione di soccorso (per utilizzare un eufemismo).
Voglio sottolineare, se non si fosse capito, che apprezzo e condivido pienamente il lavoro di informazione e il dibattito aperto ad opera del collega Piccinini.
Ciao a tutti. Giuseppe
“Certo non mi dispiace pensare che in futuro potranno esistere profili professionali specifici, diversi dallo “psicologo” e dal “medico” che possano ricevere compentenze e conoscenze da entrambe le discipline per creare qualcosa di nuovo […]”.
Daniela, aggiungo a quello che hanno scritto Nicola e Angelo che questo profilo professionale specifico in cui confluiscono le conoscenze e le competenze di entrambe le discipline esiste già. Anzi, sono più di uno. La medicina psicosomatica, ad esempio. La medicina olistica. Le neuroscienze. La psicologia della salute. La psichiatria.
Il problema, semmai, è esattamente il contrario: dopo le tante fusioni e sovrapposizioni tra questi due ambiti penso che i tempi siano maturi per una specificazione maggiore delle competenze.
Perché il dato di fatto sotto agli occhi di tutti è che, al di là di un discorso puramente accademico e filosofico, chi si è avvantaggiato fino ad oggi di questa confusione delle carriere sono i medici.
Vorrei anche far notare quanto tristemente somigli al modo di confrontarsi dei politici contemporanei quell’attaccarsi alla lettera delle norme e non alla loro sostanza. Sarebbe cosa buona per tutti ricordare che se oltre alla legislazione comune esiste una legislazione interna (il Codice deontologico) è perché non serve “lasciare che la Giustizia faccia il suo corso” per giudicare scorretta un’azione da parte di alcuni consiglieri dell’Ordine: già basta che vengano incrinati quei principi di trasparenza e fratellanza prospettati dal Codice.
Dal punto di vista politico, Angelo ha messo in luce la trama in modo lucido, intelligente e chiaro. Complimenti!
Dal punto di vista teorico ed epistemologico, invece, trovo piuttosto deboli le affermazioni sulle quali basa il ragionamento, in particolare la “bestemmia epistemologica” dell’accostamento di medicina e psicologia e l’accettazione come un dato di fatto ineluttabile dell’esistenza di cornici teoriche diverse. Ma discuterne qui svierebbe il discorso dal focus del post.
Christian
BUONASERA A TUTTI,
IO SONO DELL’OPINIONE CHE I VERTICI DELL’ORDINE VADANO COMPLETAMENTE SOSTITUITI DA PERSONE IN GRADO DI FAR VALERE VERAMENTE I DIRITTI DELLA NOSTRA CATEGORIA PROFESSIONALE.
IN EFFETTI, LA QUESTIONE E’ BEN PIU’ COMPLESSA, SI TRATTA DI UN CONTINUO CEDERE DI POTERE (MAI CHE CI ANDASSIMO A GUADAGNARE QUALCHE VOLTA!!) A FAVORE DI ALTRI COME MEDICI, LOGOPEDISTI E TUTTE QUELLE FIGURE CHE SI ARROGANO IL DIRITTO DI SVOLGERE COMPITI SQUISITAMENTE PSICOLOGICI. A MIO AVVISO ANDREBBE COMPRESO COME SCARDINARE QUESTO MECCANISMO ARRUGINITO.
E’ PROBABILE CHE QUESTO MIO COMMENTO POSSA ESSERE PERCEPITO DA ALCUNI DI VOI (I BUONISTI) COME TROPPO ESTREMISTA MA IO PERSONALMENTE SONO STUFO!!!
caro nicola, credimi sono senza parole, nel mio piccolo ho scritto una mail all’ordine per esprimere la mia rabbia, anche se so che non la leggerà nessuno, comunque ammiro ciò che fai, speriamo che cada il governo.
Grazie Nicola per il tuo lavoro di informazione, sempre puntuale, preciso e nel rispetto di quei diritti che ormai all’ordine del giorno sono lesi nel nostro… Bel Paese.
In realtà le tue amare considerazioni mi portano a riflettere se non prendere la direzione opposta a quella che normalmente si prende: dalla vita reale alla vita politica, e invece tentare di arrivare alla vita reale (cioè istituzioni accdemiche e di categoria) a partire da quella politica, passando però dalle nuove aggregazioni, quelle più anticonformiste di adesso, tipo Vendola o Italia dei Valori. Mi chiedo se la capacità di ascolto della vera base di queste due organizzazioni politiche possa essere il terreno fecondo dove seminare idee per un reale riconoscimento ed inserimento nella vita pubblica della figura dello psicologo. Ci hai già pensato?
Ciao a tutti. Ringrazio Nicola e gli altri per gli apprezzamenti, anch’io ringrazio voi, perché ogni intervento mi fa vedere la questione in maniera più chiara, soprattutto a livello normativo. Mi piacerebbe, tanto, ma per questioni di tempo non riesco a sviluppare qualcosa di più organico e compiuto. Potete però contare sulla mia presenza, ci sono e come voi tengo d’occhio gli accadimenti. Sono banale se dico che si dovrebbe organizzare una mobilitazione professionale di massa?? Una grande protesta dal basso, contro il baronato universitario e contro le ingerenze delle lobby mediche. Bisogna farsi sentire, perché chi ha potere e privilegi non li cederà da sé, la storia ce lo insegna. Se scendiamo in piazza, diamo a questi signori innanzitutto una lezione di democrazia. Ci hanno escluso dal confronto, e noi ci riprendiamo il diritto alla parola. Ci sarà qualcuno (la minoranza) che come gli studenti della torre di Pisa (solo per es.) manifesterà senza conoscere a fondo ciò per cui lo sta facendo, ma allora ci saremo noi a dargli un motivo in più per alzare la voce. La vedo come un’opportunità, forse l’unica. Vorrei rispondere brevemente a Christian, perché non credo che una mia precisazione esuli dal target della discussione: l’abominio epistemologico sta nel fatto che c’è un salto incolmabile d’impostazione epistemologica tra medicina e psicologia. La medicina è una prassi operativa che si fonda sul patrimonio disciplinare di altre discipline scientifiche (biologia, fisiologia, etc.), la psicologia è una scienza autonoma (ancora per poco) che produce conoscenze con diversi risvolti applicativi. Mentre la medicina si basa su un “realismo monista”, la psicologia si fonda su un “realismo ipotetico”: non c’è alcuna soluzione di continuità tra le due. Quando lo psicologo fa riferimento ad un mondo interno o alle relazioni per spiegare il comportamento umano sta facendo delle ipotesi su quella che suppone essere la realtà, che non ha nessuna corrispondenza con la realtà del corpo. Quello che mi chiedevo, retoricamente, è quale di questi approcci (e ce ne sono tanti) sarà selezionato per essere tradotto illegalmente sul piano del realismo monista? per egemonizzare con la sua “realtà” sugli altri indirizzi psicologici? E’ presto detto, basta mettere il naso negli ambulatori e respirare le parole degli psichiatri: l’orientamento psicodinamico. Dovrei essere contento, invece non lo sono, perché un medico utilizza operativamente l’approccio clinico psicodinamico in maniera completamente diversa da come lo fa uno psicologo. Lo psichiatra, quando parla di un Io, Es e Super-Io, intende che vi sia un corrispettivo nel cervello, confondendo concetti con neuroni.
D’altro canto, spero che la situazione di minaccia alla nostra identità professionale, ci porti a serrare le fila, in tutti i sensi. Infatti, mi auspico anch’io una maggiore omogeneizzazione degli indirizzi, all’interno della psicologia e con i suoi metodi. Non accetto però la riduzione della complessità umana, come quella che stiamo vedendo di questi tempi. Grazie.
Come facevano a non saperne niente!Da studentessa posso solo dire che in Facoltà se ne parlava da mesi e mesi. Anzi si erano fatte diverse ipotesi di accorpamento ad altre facoltà e di sicuro la scelta di Medicina II sarà quella con le conseguenze più pesanti rispetto alla rapprescentazione della nostra professione.
Ciao,
sono uno Psicologo di Torino e mi è capitato di leggere qualche volta il tuo blog…davvero interessante complimenti!
A ogni modo esprimo preoccupazione per ciò che è accaduto lì a Roma, non vorrei che fossero le prove generali di un riassetto a livello nazionale di tutte le facoltà.
Mi pongo qualche domanda circa la buona fede (concetto giuridico di non poca rilevanza a mio modesto parere) relativa all’operato di coloro che preposti dall’ordine alla vigilanza nonchè alla tutela della Psicologia sembra abbiano fatto pochino per protestare contro questa…non riesco proprio a chiamarla riforma.
Questo è il link al mio blog: http://ermescampofiloni.blogspot.com/2010/12/il-futuro-sara-la-facolta-di-medicina-e_23.html
E’ una situazione grottesca. Queste manovre credo abbiano fini precisi e trame che è necessario assolutamente chiarire.
Complimenti per il sito. Ti andrebbe di fare uno scambio link, con inserimento nel blogroll, con il mio: http://latuapsicologia.blogspot.com/ ?
Grazie
Francesco