Ti sei mai fermato a calcolare quanti soldi hai speso in totale per la tua Scuola di Psicoterapia? Hai ragionato su quali sono i margini operativi e le tempistiche entro cui realisticamente rientrerai del tuo investimento?
Ho provato a lanciare un’indagine, se così la possiamo chiamare, sulla mia pagina Facebook e subito decine di colleghi hanno condiviso un fiume di numeri, o forse sarebbe meglio dire… un mare di soldi 😉
Qui di seguito riporto alcuni dei commenti che più mi hanno colpito:
bell’argomento! Avrei un pò di rospi da sputare: 3000euro all’anno per la scuola – fatturati- più 2500 di terapia personale all’anno, fatta con docenti della stessa scuola che su questa non hanno mai rilasciato nessuna fattura. Risultato? 5 anni di psicoterapia, 12.000 euro mai fatturate. Grazie Scuola di specializzazione! Grazie per la trasparenza! Oltre gli incontri mensili , due volte all’anno facevamo seminari intensivi di 4 giorni in diverse parti d’Italia. Per avere titolo 25.000 euro circa, escluso libri e spese viaggi
Io ho frequentato una scuola a Milano, considera che vivo in Sardegna, quindi qualche anno fa mi sono ritrovata a spendere circa 10.000 euro all’anno tra retta della scuola, libri, viaggi in aereo, vitto e alloggio per almeno un weekend al mese e terapia obbligatoria, tale cifra, moltiplicata per 4 anni. 🙁 In questo calcolo non ho inserito le spese che ho affrontato per poter fare il tirocinio…
tra tasse, workshop obbligatori e psicoterapia…: sui 25.000, direi, una truffa legalizzata, soprattutto perché non hanno favorito alcun contatto professionale per l’attività lavorativa, anzi, ne hanno cercato da me…..-:)
?3.600€ all’anno per la scuola + 2.500€ all’anno di psicoterapia (giunta ora al 5° anno)+ workshop obbligatorio (circa 500€ tra spostamenti e pernotti)+ 200€ all’anno per raggiungere la sede della scuola + acquisto libri = 27 mila € circa…. cmq.. giunta al secondo anno ho lasciato la scuola… il rapporto costi/soddisfazione circa la formazione offerta non è stato soddisfacente; oltretutto lo scenario a cui ci affacciamo noi giovani psicologi/psicoterapeuti non è dei più incoraggianti
analisi personale e didattica 60000 euro più le supervisioni per l’associatura 24000 più la retta 10-15 mila più la quota post corsi 2000 annui. 120mila euro è una quota realistica…io di specializzazioni ne ho due!
Insomma, saranno pure le testimonianze più “strong”, ma rimane il fatto che minimo minimo si parte da 16.000€ (sedicimilaeuro) per acquisire il titolo di Psicoterapeuta. Dai 16.000€ ai (molto più frequente) 20/24.000€… insomma, sarà anche l’attuale crisi, ma non stiamo parlando di bruscolini!
La cosa poi paradossale e fortemente contraddittoria è che alle volte “facciamo le pulci” su 200€ di biglietti da visita ben fatti, su 700€ per un buon sito web o una buona azione di marketing, ma non poniamo alcun freno, né analisi critica e razionale ad un investimenti di tale entità eheheeh
Hai mai sentito parlare di ROI?
ROI è l’acronimo di “Return on Investments” ed indica il grado di redditività rispetto ad un investimento effettuato, ovvero quanto rende il capitale investito da una data azienda. Nel nostro caso, la questione si traduce in quanto rende il capitale investito in una specializzazione in Psicoterapia da un dato psicologo libero professionista.
In altre parole il ROI produce una sorta di analisi costi-benefici rispetto ad uno specifico investimento, confrontando cioè la somma di tutti i costi diretti ed indiretti sostenuti o da sostenere e la somma di tutti i benefici di ritorno generati o generabili. Il confronto darà un ROI positivo o negativo, sostenibile o non-sostenibile.
In questo post non voglio certo criticare i costi delle Scuole di Psicoterapia, che anzi sono un patrimonio di storia e competenza della nostra comunità professionale!
Voglio qui sottolineare che un simile passo, da 4 anni e svariate migliaia di euro, a mio avviso necessita della stesura di un vero e proprio progetto di sviluppo professionale!
Avete cominciato a pensare a quali servizi andrete ad offrire? Ok, sono psicoterapeuta e lavoro nel mio studio… però i clienti mica mi arrivano per magia 😉
Come farò a far arrivare clienti? Dovrò spenderci sopra ulteriore tempo e soldi? Ed i servizi… farò solo psicoterapia, oppure anche altre cose? Quali? Che costi avranno e quante ne dovrò fare per rientrare dell’investimento e cominciare a guadagnare?
Mi scuso preventivamente nel caso queste domanda arrivassero come fastidiose ed inopportune, ma di fatto sono questioni reali con cui sicuramente ci dovremo scontrare (e potrei continuare con almeno un’altra dozzina eheheheh)… ed allora tanto vale affrontare da subito la questione come un vero e proprio progetto da gestire con efficacia e cognizione di causa!
E tu?
Mi piacerebbe poter condividere storie, riflessioni e spunti sugli aspetti sollevati. Magari trovando colleghi che questo lavoro di progettazione a monte lo hanno fatto, che possano testimoniarne l’utilità o meno, o al contrario che non lo hanno fatto, che hanno cominciato per inerzia ed ora incontrano possibili dubbi o incertezze…
Non vi sono ricette giuste, però esistono strumenti e metodologie per rendere tutto relativamente più sicuro 😛
Se ti va, lascia un tuo commento 🙂
Buona vita e buon lavoro
Nicola Piccinini
138 risposte su “Qual è il costo della tua Scuola di Psicoterapia? Che ROI puoi attenderti?”
la mia scuola ha un costo di 3500 euro l’anno, più 800 euro di corso di sensibilizzazione all’approccio sistemico-relazionale(OBBLIGATORIO, anche se io avevo fatto un tirocinio post-lauream di 6 mesi in scuola affine…), più 1600 euro di supervisione indiretta, più libri e psicoterapia (questa a onor del vero non obbligatoria nè con didatti della scuola). Lascio a voi il totale, io preferisco non pensarci…al momento, sono in attesa di discutere la tesi, ma economicamente parlando non m’è tornato indietro quasi nulla: ho avuto quest’ultimo anno qlc terapia, ma giusto per coprire le spese della stanza in affitto…e sono riuscita “miracolosamente” a fare un corso di formazione in una scuola. Per il resto mi procuro da vivere facendo la tutor, la aec e altre cose affini ma non da psicologa. Dura…ma chi la dura la vince,no?!
La mia scuola ha un costo totale, considerando la cifra di iscrizione annuale e le rate per 4 anni, di 17.000 euro… si trova a circa 40km da casa mia, pertanto, calcolando il costo dei viaggi in auto più i libri direi che arriviamo a 20.000 euro totali. La psicoterapia per gli allievi non è obbligatoria, ma solo consigliata in caso ve ne sia necessità, ed è l’allievo in maniera del tutto libera a scegliere come e dove farla, senza che la scuola abbia un potere decisionale su questo. Dei 20.000 euro sono riuscita a finanziarne circa 1/4 grazie ai voucher formativi provinciali… per cui a carico mio restano circa 15.000 euro. Da alcuni mesi, pur essendo ancora una specializzanda (frequento il quarto anno) ho avviato una collaborazione con la scuola che mi permette sia di fare esperienza diretta con i pazienti che di avere un compenso, non cifre esorbitanti ma lo considero un inizio. la mia esperienza è un po’ fuori dal coro, se non avessi frequentato la scuola non avrei mai potuto avviare la mia attività di psicologa restando probabilmente a fare l’educatrice in cooperativa.
Anche se probabilmente ci vorranno anni per ammortizzarne il costo, considero la specializzazione in psicoterapia una buona scelta, un buon investimento sul mio futuro.
Dimenticavo… nella retta sono compresi anche workshop, seminari ecc… niente brutte sorprese!
La mia è costata attorno ai 20.000€ considerando che ogni viaggio erano +10€ di biglietto, ogni tre lezioni perdevo un giorno a studio che spesso non recuperavo, e in più un seminario di 3gg in albergo per festeggiare i 30 della scuola.
L’analisi personale sono stati altri 7000€ circa ma era un percorso iniziato già da metà università.
… e oltretutto l’investimento non ha prodotto granchè. Un sacco di complimenti, volontariato e bocche aperte a parlare con i colleghi, ma di flusso di lavoro da “lista” proprio no. Sarà che nel Lazio siamo tantissimi? Ma mi reputo molto più fortunato (purtroppo) di colleghi pari me che lavorano come commessi in negozio o con progetti per la scuola da 800€ totali (e pagate di solito dopo 1 anno…)
perdonatemi se la mia osservazione non è proprio pertinente al focus del post, ma è anche normale che non si riesce a rientrare più negli investimenti se alla rate base si aggiungono tutti questi corsi e workshop OBBLIGATORI(e che costano anche tanto!), senza contare i materiali didattici (che alcune scuole a dispetto di altre fanno comprendere nella rata di base). Sorvolo sulla questione della terapia personale perchè anche quella varia di scuola in scuola.
Mi spiego meglio: mi sembra molto difficile riuscire s fare un calcolo preciso del ROI prima di iscriversi ad una scuola perchè tali costi aggiuntivi si palesano mano mano negli anni di formazione ed arrivano anche a fare 7-8000 euro in più.
da studente io (e anche molti miei colleghi) abbiamo sempre saputo che i costi delle scuole di specializzazione erano limitati alla frequentazione dei corsi base…
Caro Armo, solitamente, quando acquistiamo un servizio (un viaggio all inclusive) o un prodotto (una macchina) ci preoccupiamo di chiedere per bene tutti i costi, e se ci sono sorprese tendenzialmente ci alteriamo parecchio…
Perché non può accadere altrettanto?
Forse sarebbe utile sviluppare una sorta di checklist con tutte le potenziali voci di costo, così da potersi presentare alla Scuola con uno strumento utile a far luce su tutto e ad azzerare possibili brutte sorprese 😉
E forse sarebbe anche il caso di prendere l’abitudine a PRETENDERE un contratto scritto con tutti gli obblighi e le responsabilità del soggetto a cui sto per “donare” i miei prossimi 4 anni e 20.000€… che ne dici?!?
Se poi l’anno successivo decidesse di aumentare di 500€ o inserire una data voce di spesa, gli potrei chiedere spiegazioni con maggior vigore 😉
QUALCUNO SI OFFRE DI AIUTARMI A COSTRUIRE QUESTA CHECKLIST!??
buona serata
nicola
– costo base della scuola, ovvero rata mensile ed eventuali sconti possibili per chi paga in unica soluzione
-costo della terapia personale ed eventuali obblighi di svolgerla con docenti
-info sulla fatturazione della terapia personale (visti i post precedenti mi pare che qualche scuola la pretenda, salvo poi farla sparire nel nero…)
– seminari e/o workshop obbligatori a pagamento, quanti sono obbligatori per anno, quanto costano?
– eventuali assenze devono essere reintegrate con la partecipazione a seminari (anche a pagamento quindi) su tema attinete?
-la sede della scuola è periferica e ci saranno degli workshop nella sede centrale obbligatori?
– c’è un seminario (o più) con docente internazionale, quindi di breve durata ma alto costo?
-la scuola offre borse di studio? si? per merito o per situazione economica?
-quanti testi sono indispensabili per la formazione ?costo totale?
-qunti e che costi anno i testi consigliati, non obbligatri ma… fortemente consigliati?
-l’assicurazione per il tirocinio è conteggiata nella retta della scuola o è un pagamento a parte?
-ci sono posti dove fare tirocinio o bisogna spostarsi (geograficamente) molto distanti (costo del viaggio)?
-ci sono testi in lingua straniera per i quali dovrei chiedere aiuto per la traduzione (costo traduttore)
-l’esame finale ha un costo aggiuntivo rispetto all retta annuale?
-la durata della scuola è fissata in 4 anni, sono possibili bocciature, allungamenti per qualche motivo? (alcune scuole so che allungano di qualche tempo l’ultimo anno, non ne cosnosco però il motivo…!)
Pero ora, pensando alla mia scuola,sentendo i colleghi, ascoltando un po’ mi sono venute in mente queste voci-di-possibili-costi…
chissà se ne esistono delle altre…
Caro Nicola,
sto facendo tirocinio post lauream in una scuola di psicoterapia di milano a cui a novembre vorrei iscrivermi… i costi mi preoccupano non poco, dato il fatto che ancora non ho un lavoro e a novembre sosterrò l’esame di stato (dita incrociate e crepi il lupo).
Leggendo questi post mi sono meravigliata di fronte alla presenza di tutti questi workshop e costi aggiuntivi…
Di sicuro ora mi mobiliterò in un’indagine nella mia scuola! Al giorno d’oggi le truffe sono all’ordine del giorno (prima di tutto statali!!) e il pensiero di essere ulteriormente e volontariamente presa in giro mi fa già girare i fondelli! Nessuno vuole (coscientemente) fare il kamikaze… quindi… facciamoci sentire!!
Queste cose sussistono perché la gente subisce in silenzio e accetta, ma esprimendo chiaramente il disagio forse possiamo essere il cambiamento…
Mi arruolo con voi! 🙂
Complimenti per l’interessante articolo, avendo esperienza nell’ambito della formazione aziendale (ed essendo anche psicoterapeuta) uno dei fattori fondamentali da monitorare è il ROI. Purtroppo spesso nei percorsi clinici non si monitora il processo, le compentenze in entrata/uscita e il ritorno che può avere tale formazione rispetto al mercato del lavoro. Tutti dati di realtà che normalmente vengono presi in considerazione in ogni percorso post-universitario (tranne che per la psicologia). Considerando anche l’ingente investimento richiesto non si comprende la ragione per cui tali indicatori non debbano essere attentamente valutati.
E cosa dire poi dei tirocini per conseguire la specializzazione?
La difficoltà di trovare enti e servizi pubblici che ti accolgano?
Questa la mia esperienza: ho dovuto questuare in tanti presidi per poi approdare ad un ospedale di Milano dove ho svolto i quattro anni -obligatori- fatti tutti senza un tutor, non c’era nessuna figura in organico con il ruolo di psicologo !!! i colleghi erano tutti nella mia stessa posizione oppure volontari speranzosi di avere un qualche riconoscimento economico. La supervisione (a fronte di quei 4.000 € all’anno) mi era concessa dalla scuola di specializzazione ma nessun controllo da parte della struttura ospedaliera sul mio operato. I pazienti pagavano il ticket ma erano di fatto visti da persone non ancora in regola con il ruolo di psicoterapeuta che, diversamente dagli specializzandi in psichiatria (1600 € al mese) non percepivano nulla utili però a smaltire le lunghissime liste d’attesa per la psicoterapia.
Mi dicono questa sia più o meno la situazione in tutti gli ospedali di Milano.
Nessuno denuncia, ovviamente, il tirocinio devi comumque farlo ma cosa succederebbe se qualche paziente si accorgesse del “raggiro” di cui è incosapevolmente vittima?
Voce fuori dal coro.
2500€ anno di scuola più una psicoterapia personale non obbligatoria ma solo consigliata, non necessariamente con docenti della scuola ma va da se che per imparare un approccio specifico conviene scegliersi un terapeuta e un supervisore almeno affini al proprio indirizzo.
tot 10000+3000€ circa
Sono alla fine del quarto anno e riesco a…. sopravvivere con il mio lavoro da psicologo. Il roi che mi calcolo è piuttosto favorevole. Direi che ho già coperto l’investimento. Di questi tempi, un break even point prima dei tre anni non mi sembra male.
Mi chiedo e chiedo a tutti voi colleghi…perchè scegliere una scuola che obbliga un mare ore di psicoterapia/supervisione necessariamente con un docente, quindi a prezzo imposto? personalmente, ho fatto un bel po di conti prima di scegliere.
Come molti, ritengo invece assurda la scarsa qualità e praticità della formazione universitaria in rapporto al suo costo. Se non avessi scelto e avuto la possibilità di avere ulteriore formazione temo che lavorare come psicologo mi sarebbe stato impossibile.
Ormai quasi alla fine del percorso sono soddisfatto sia della formazione ricevuta in specializzazione, come testimoniano i pazienti che anche se con lentezza continuano ad arrivare e rimanere secondo necessità, sia dal punto di vista economico.
Se faccio i conti su tutto il mio percorso formativo la specializzazione ha avuto un valore fondamentale, i tirocini mi hanno aiutato parecchio, l’università è stata una tangente, l’esame di stato e la relativa iscrizione annuale…forse è meglio non parlarne.
Ciao anch’ io stavo pensando a fare una scuola di psicoterapia, leggendo il tuo commento sembri abbastanza entusiasta della tua, potresti darmi qualche info in più? nome luogo costi orientamento? grazie mille!!! 🙂
Credo che posta così la questione sia davvero malposta: la formazione di psicoterapia non va vista come un investimento finanziario professionale, ma innanzitutto come un percorso personale (di qui l’analisi o terapia personale ecc.). Se si pensa primariamente al ritorno economico, beh, si è sbagliato tutto nella vita. Quando ho iniziato la scuola sapevo che mi sarebbe costata molto e che non avrei avuto un ritorno in termini di lavoro, che il lavoro sarei dovuto andarmelo a cercare e che se volevo fare questo mestiere dovevo tirarmi su le maniche, nessuno mi regalava nulla. Ma appunto, “volevo” farlo, faceva parte delle mie scelte di vita, ne condividevo l’idealità e la progettualità. Perciò mi sono assunto la responsabilità di fare una scelta onerosa – ben diversa da altre scelte di altre professioni remunerative – e questo è lo spirito che dovrebbe animare chiunque si rivolge alla professione di psicoterapeuta. Come trasmettere al paziente l’idea che l’impegno economico che si addossa per fare la psicoterapia è una “spesa fatta bene” perché il ritorno che ne avrà sarà soprattutto morale più che materiale? E’ evidente che se i primi che non ci credono sono gli stessi terapeuti poi non si devono stupire di non riuscire ad avere pazienti. Certo, le scuole e la formazione costa, bisogna fare dei sacrifici e nessuno regala nulla: beh, cari colleghi, questa è la vita, non c’è ritorno economico, c’è impegno e dedizione che ne determinano il valore.
Caro Dada, questo è un tuo personale punto di vista. Del tutto rispettabile, ma… tuo 😉
Il fatto che la PROFESSIONE di psicoterapeuta sia una sorta di missione, che richiede sacrifici rinunce e spese, al di là di qualsiasi prospetto di ritorno economico è “uno dei” punti di vista e non “il” punto di vista 😛
Qui c’è una delle tante definizioni di professione.
Il GUADAGNO è connaturato all’essere PROFESSIONISTA. Altrimenti si parla di HOBBY, di MISSIONE, di CULTURA, ecc…
Ecco, questo può essere un altro punto di vista…
Detto ciò, in tutti e due i casi, è comunque utile fare una riflessione critica a monte, prima di cominciare. Sia dal tuo punto di vista, che da altri… rimane comunque utile, piuttosto che cominciare… perché così fan tutti e per inerzia
Buon lavoro e grazie del contributo :o)
nicola
Concordo, il mio è infatti il punto di vista della tradizione psicoanalitica secondo cui la “realtà psichica” ha un peso maggiore della “realtà materiale” volente o nolente anche nelle scelte di vita quotidiana. E’ interessante il dibattito in corso perché mette in luce dimensioni soggettive della professione psicoterapeutica oggi molto rilevanti, non solo per la “sopravvivenza” del terapeuta, ma anche nella pluralità di approcci al lavoro con il paziente. Buon lavoro 😀
Saluto tutti i colleghi, vedo che molti sono sensibili e partecipi a questa tematica. Sono tempi duri per tutti, soprattutto per chi svolge una professione che si occupa di qualcosa di così poco solido e visibile come la mente umana… o che vorrebbe farlo. Io sono una psicoterapeuta di formazione psicoanalitica, ho fatto la scuola IIPG, Istituto Italiano Psicoterapia di Gruppo. Il titolo riconosciuto dallo Stato ci autorizza ad esercitare psicoterapia sia in ambito gruppale che individuale. Di soldi ne ho spesi tanti e tanti ne spendo ancora nonostante abbia conseguito il titolo. Il fatto è che la formazione, per chi è psicoterapeuta (non per chi fa lo psicoterapeuta) è un fatto di struttura, è una cosa fisiologia, ce l’hai dentro. Della mia scuola ne vado orgogliosa: sono persone serie. Il programma dei 4 anni è scritto, i costi sono chiari, incluse le supervisioni (quelle obbligatorie sono comprese nella retta), la psicoterapia obbligatoria è stabilita per legge data la natura del titolo che viene rilasciato e viene pagata separatamente perché esiste un monte ore minimo da fare e così è per ogni scuola. Il costo delle supervisioni individuali viene stabilita dal supervisione (essendo un professionista, no?) che deve essere dell’orientamento clinico della scuola, ma non deve essere necessariamente un docente, così come non deve essere un docente il tuo terapeuta. Il tirocinio di specializzazione si fa c/o luoghi pubblici convenzionati tramite protocolli d’intesa con la scuola di specializzazione ed anch’esso ha un monte ore minimo da raggiungere per legge. Ci si può diplomare alla scadenza dei 4 anni se nel frattempo si è portato a termine per la durata minima di 2 anni la conduzione di un proprio gruppo terapeutico e, dato che ancora non si è psicoterapeuti, mi pare abbastanza normale farsi supervisionare almeno quindicinalmente, per non far danno e per non farsi far danno visto che una denuncia potremmo anche beccarcela. Io faccio la psicologa, la psicoterapeuta e la neuropsicologa perché nel frattempo avevo anche vinto un concorso in ospedale, purtroppo solo per 3 anni, ora non più. In compenso al mio studio sono in grado di stilare profili neuropsicologici. Ho imparato molte cose sul campo ed a specializzazione, ma avrei potuto fare meno e peggio se non avessi avuto man mano gli strumenti mentali che solo una buona formazione rigorosa ti dà. Ecco perché continuo ad essere associata al Centro di Ricerche CRPG ed ho deciso di continuare con un’analisi personale che nessuno mi ha richiesto, perché vedere i miei pazienti sotto gli occhi fini del lavoro serio su di te, non solo fa lavorare bene e ti gratifica, ma ti riempie lo studio.
PS: Nicola, l’espressione “buona vita”, l’ho sempre trovata generica e vagamente antipatica… perdona la franchezza ?
Non hai nulla di cui doverti scusare 😉
Anch’io incontro espressioni e modi di dire che non mi appartengono e non per questo impattano sul resto… “Buona vita” personalmente lo trovo solare e vivo, mi accompagna da tanto e mi è venuto caro…
Buona Serata!
Va bene?!? 😛
Pienamente d’accordo con Dada, parola per parola.
Articoli del genere, se pur ben scritti, sono solo terrorismo psicologico a chi sta gia combattendo per affermarsi.
Di certo bisogna farsi conoscere, ma non di certo col marketing “alla CEPU”.
L’applicazione di queste leggi del mercato alla psicoterapia è completamente sbagliato, come lo è applicare il modello medico alla psicoterapia.
Poi si sa che la qualità del marketing è inversamente proporzionale alla qualità del servizio offerto.
Bisogna avere innanzitutto delle doti personali, dei talenti “innati” per fare questo mestiere, e la mia rabbia è semmai verso la mediocrità della selezione in ingresso.
Pensate davvero che la mente sia come l’ingegneria e che si conosca tutto, motivo per cui una scuola dovrebbe darmi “la pietra filosofale” per risolvere tutti i problemi?
Molte delle persone che conosco e che sono colleghi/e avrebbero bisogno loro di psicoterapia.
Posso chiederti cosa è per te “marketing”?
Posso poi chiederti dove hai intravisto del “marketing alla cepu”?
La tua rabbia per la selezione all’ingresso può essere condivisa, il fatto che il tutto ruoti attorno a “talenti innati” mi lascia invece dubbioso ;o)
La sensazione è che alcune posizioni nascano invece da una scarsa conoscenza di cosa sia un progetto professionale ed il fare personal marketing professionale
questo poi è decisamente eccessivo :-PP
buona giornata
nicola
il marketing alla cepu lo trovi in ogni sito di scuola di specializzazione o corsi di yoga o corsi sull’ansia etc. etc. e francamente l’elenco è cosi lungo che perde di senso..lascio a te fare una ricerca su internet.
il più delle volte dietro questo marketing cosi serrato si nasconde un pessimo servizio.
per me marketing è farmi conoscere; non generare bisogni ma raccoglierli..
il terrorismo psicologico è nel senso delle varie trasmissioni tv che ci fanno vedere i dipendenti pubblici timbrare il cartellino ed andare a fare la spesa…farlo vedere ai cittadini senza agire aggiunge solo rabbia alla rabbia..
cito:
“per me marketing è farmi conoscere; non generare bisogni ma raccoglierli”
non si possono generare bisogni, ma desideri.
e tutti noi siamo generatori di desideri, marchetting?
ma quindi secondo te se sono alto 1,50mt posso battere Carl Lewis sui 100mt?
Esco un po’ fuori dal coro e a questo punto mi sento fortunato!
La mia Scuola è nuova (è attiva da 3 anni), l’ho scelta oculatamente dopo più di 10 anni dalla Laurea (ho quasi 40 anni) proprio perché non mi soddisfacevano le offerte formative delle altre, e fino ad oggi (sono a metà del 2° anno) non sono mai emersi “costi occulti”.
Costo della Scuola in media (3600 rateizzabili senza interessi), costo analisi adeguato, l’unico neo sono i tirocini difficilida trovare. Pensavo fosse per il fatto che la Scuola è nuova, ma da quello che leggo anche in realtà più longeve i problemi sono gli stessi.
Sono d’accordo con quello che sostiene Dada: la Specializzazione finché non cambierà la legge, è un obbligo ma soprattuto un’occasione di crescita professionale notevole. Mi sta costando tantissimo, soprattutto perché in questo periodo se fatturo 500 euro al mese è andata bene, ma non rimpiango i soldi spesi.
I contatti, le possibilità, non devono venire dalla Scuola, ma dalla nostra capacità di tessere relazioni e sfruttare le competenze apprese; è stato così anche per altri Corsi/Master che ho frequentato prima di affrontare la specializzazione.
Nel ROI va considerato non solo l’investimento economico, ma anche il valore del tempo che noi dedichiamo ad intessere queste reti. Io ad esempio grazie alla Scuola, posso scrivere sul CV che sono stato relatore ad un evento organizzato dall’Ordine della mia Regione. Intervento non retribuito, ma che professionalmente è stato molto gratificante che ha prodotto quindi un guadagno non economico (per ora) ma professionale.
Poi il pane me lo guadagno grazie alle mie capacità, al mio “spirito imprenditoriale”, e alle competenze che la Scuola mi sta dando. Non ho uno studio perché non me lo posso permettere, ma faccio l’educatore con bambini autistici e disabil e ti garantisco che da quando frequento la scuola il mio lavoro ne ha beneficiato in termini di qualità offerta, di conseguenza di utenti che mi vengono affidati, quindi di remunerazione percepita (sono pagato per le ore lavorate).
Quindi Nicola condivido la tua analisi soprattutto nelle conclusioni, quando affermi che prima di scegliere una Scuola, vanno valutate bene le competenze che mi farà sviluppare, come potrò sfruttarle nella mia attività professionale.
Qualsiasi calcolo del ROI sarà poi positivo se saprò metterle in campo e sfruttarle al massimo, in qualsiasi contesto.
Come tu stesso affermi in altri articoli, la Psicologia non è solo Psicoterapia, per fortuna.
grazie Domenico per la testimonianza 🙂
Sicuramente arrivarci con un pregresso professionale permette di operare valutazioni e scelte in modo più oculato, sicuramente.
la “capacità di tessere relazioni” (networking), lo “sfruttare le competenze apprese” (bilancio di competenze e action plan), lo “spirito imprenditoriale” (coaching e avvio d’impresa)…
tutti questi elementi tu li hai messi in gioco imparandoli sul campo, e sicuramente grazie anche a tue doti personali… detto ciò, sono tutti aspetti su cui si può lavorare con metodo e specifici strumenti… ci si può lavorare a monte per operare scelte ed investimenti più sensati, concreti e “tutelati”
ridurre tutto a questioni di marketing, connotandolo e riducendolo tra l’altro a “marketing alla cepu”, restringe clamorosamente le potenzialità di lavoro sul progetto di sviluppo professionale
e nulla ha a che fare con la passione, il sacrificio, i sogni, ecc… ;o))
lo sto chiedendo un pò a tutti, quelli che si trovano bene nelle scuole di psicoterapia scelte… visto che non è così scontato trovarsi bene… potresti darmi qualche info in più sulla tua scuola? tipo l’ orientamento… il nome il luogo? grazie Ornella
Scuola di specializzazione in psicoterapia cognitivo comportamentale 16000 euro più spese per i viaggi per raggiungere la scuola, mangiare fuori, spesa per un totale di 20000 euro in 4 anni. Se aggiungi la l’analisi personale si arriva anche a 22000 euro. Il problema che c’è carente organizzazione per svolgere il tirocinio, ti passano pochi pazienti e la scuola alla fine, vuole che te ne hai visti molti di più di di quelli che ti hanno passato le ASL. Risultato che ancora non ho dato l’esame di specializzazione, ho solo l’attestato che ho superato quattro anni di scuola, senza aver conseguito la specializzazione. Non mi prendono più a fare tirocinio nelle ASL, mi devo cercare i pz da solo, per scivere altri casi per fare una ulteriore supervisione. Comunque non sono il solo c’è sono anche altri nella mia situazione
Questo è un argomento che necessita di approfondimento poichè le scuole che danno il diploma di specializzato psicoterapeuta secondo il mio modesto parere sono state instaurate per far guadagnare i guru della psicologia.
Io ho due figlr una medico l’altra psicologa ebbene tutte e due specializzande una percepisce uno stipendio di €1800,00 l’altra ne pasga il doppio alla scuola, non sono forse due categorie sanitarie?
Credo che necessita riformare e la specializzazione si ottiene solo attraverso le istituzioni preposte.
La nostra purtroppo non è una categoria ma un’armata brancaleone dove ognuno tira l’acqua al suo mulino.
Sergio parole sante
Intraprendere una scuola di psicoterapia penso sia un investimento personale, professionale ed anche economico. Personalmente ho riflettuto a lungo prima di intraprendere questo percorso, cercando di valutare costi e benefici. Le spese sostenute sono in linea con quelle espresse dai colleghi e la principale lacuna che rilevo, specie se paragono la scuola di psicoterapia con Master (es. MBA) che hanno supergiù gli stessi costi concentrati però in periodi più brevi, nelle scarsa apertura verso il territorio e verso il mercato, l’assenza dell’avviamento ad una professione e ad una progettualità della professione del tutto carenti. Mi sembra ancora una volta di assistere a scuole ripiegate su se stesse, poco attente alla progettualità del futuro e soprattuto al futuro dei giovani colleghi. Ben vengano l’iniziativa e l’intraprendenza individuale, uniche risorse su cui possiamo puntare, ma sappiamo tutti come le nostre famigie ci permettono di fare certi percorsi piuttosto che altri, anche i colleghi inseriti da tempo in contesti lavorativi possono aprirci e creare possibilità o chiuderle
Scusate si mi tirerò dietro l’ira funesta di molti.
Ma la domanda che mi pongo è questa: a cosa servono le scuole di specializzazione in psicoterapia?????
La mia risposta: a nulla!!!!
Siamo schietti, da quando hanno messo l’obbligo dell’iscrizione all’albo degli psicoterapeuti per poter accedere ad un concorso pubblico ha davvero fatto un salto di qualità la nostra professionalità o ha rimpinguato solo le tasche delle scuole stesse???
Quanti soldi hanno speso i nostri colleghi per ritrovarsi solo più poveri di prima???
Credo che l’errore più grave sia stato voler equiparare il lavoro dello psicologo a quello del medico, ci chiedono di avere i loro requisiti ma non il posto di lavoro 🙁 🙁 🙁
Grazie Nicola, le tue proposte di riflessione sono, per me, respiri di consapevolezza e razionalizzazione in un soffocante sistema che ci vuole, invece,inconsapevoli e impulsivi, in apnea. Io ho speso circa 30000 euro per la scuola di specializzazione e sono riuscita a recuperare l’investimento grazie ad un preciso progetto di sviluppo professionale. È stato molto utile,per me, ragionare nei termini della “Teoria del Valore” del pedagogista giapponese Tsunesaburu Makiguchi. Questa teoria, nell’ambito del lavoro ma non solo per esso,propone la focalizzazione su tre criteri: la bellezza,il bene,il guadagno. Per creare valore è importante dedicarsi a qualcosa che ci piaccia (bellezza), che produca bene per sé e per gli altri(bene) e che garantisca un corrispettivo adeguato allo sforzo e all’investimento fatto(guadagno). Quando partecipo ai seminari in cui sono presenti medici e psicologi(psicoterapeuti) noto, sempre, una differenza statisticamente significativa, per me,dolorosa: psicologi-psicoterapeuti visibilmente “consumati”, “dissanguati”,”provati”, e medici-psicoterapeuti visibilmente “più adeguatamente corrisposti” degli sforzi fatti. Credo sia importante, per noi psicologi, “educarsi” al dare dignità ai nostri sforzi, attraverso la ricerca attiva di una mentalità economica ed ecologica e il ridimensionamento della irrealistica ,dunque non sana, visione della nostra professione come prevalentemente funzionale alla nostra formazione “emotiva”. Ragionare anche in termini eticamente economici non esclude l’essere “umanamente” validi. Chi di noi consiglierebbe ad un suo cliente d’immolarsi sull’altare dei suoi ideali senza tener conto dei bisogni “materiali” e del contesto di cui fa parte? Buon lavoro, buona creazione di valore, Maria
grazie a te Maria per l’interessante insight 😀
avevo già sentito nominare questo libro ed a questo punto colgo l’occasione di appuntarmelo ed inserirlo tra i prossimi da prendere!
mi pare una teoria decisamente condivisibile ed anche funzionale 🙂
SIAMO ALLE SOLITE:IL MODELLO SU CUI E’ FONDATA LA NOSTRA SOCIETA’ NON FUNZIONA:
E’ UN MODELLO CHE GARANTISCE PRIVILEGI AGLI SFRUTTATORI E PERMETTE LORO DI APPROFITTARSI DELLE PERSONE IN POSIZIONE PIU’ DEBOLE(SPECIALIZZANDI).
CIO’ IMPLICA CHE SE UNO VUOLE RIFARSI DEI TORTI SUBITI(ALTE SPESE) , DEVE DIVENTARE EGLI STESSO UNO SFRUTTATORE.E’ VERO CHE UN PO’ PER FORTUNA E UN PO’ PER TITANICA DETERMINAZIONE QUALCUNO RIESCE LO STESSO,MA PER UNO CHE RIESCE CE NE SONO 10 CHE SOCCOMBONO.SAREBBERO LE STRUTTURE PUBBLICHE CHE DOVREBBERO FARSI CARICO DEL PROBLEMA, MA E’ INUTILE PARLARNE: SONO LE STESSE STRUTTURE CHE DEPREDANO I POVERI E PERMETTONO AI RICCHI DI DIVENTARE SEMPRE PIU’ RICCHI.
CI VORREBBE UNA BELLA SECONDA RIVOLUZIONE FRANCESE A LIVELLO MONDIALE CHE TAGLIASSE UN BEL PO’ DI TESTE, NON TANTO PERCHE’ QUESTO RISOLVEREBBE DAVVERO I PROBLEMI , MA PERCHE’ ALMENO DAREBBE A CHI SEMPRE LE HA PRESE QUALCHE MINUTO PER RESPIRARE E METTEREBBE UN PO’ DI PAURA AI CANI BASTARDI CHE CAMPANO SUL SANGUE DEL POPOLO.
QUAL’E’ IL PIU’ GRANDE PATRIMONIO DI UNA NAZIONE?
SONO I GIOVANI IN FORMAZIONE. OCCORREREBBE FAR LORO PONTI DORO PER AIUTARLI A FORMARSI E NON SFRUTTARLI BIECAMENTE.
LO STATO DOVREBBE IMPORRE A QUESTE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE TARIFFE BASSE E LO STESSO DICASI PER L’ANALISI DIDATTICA PERSONALE. MA CHI SI MUOVE PER QUESTO? FORSE GLI ORDINI PROFESSIONALI? MA QUANDO MAI.
IO HO ESPERIENZA DI ORDINI PROFESSIONALI:
A PARTE QUALCHE CORSO ORGANIZZATO A PAGAMENTO , I RAPPRESENTANTI DEGLI ORDINI PROFESSIONALI PENSANO FONDAMENTALMENTE ALLE LORO TASCHE.
ALLORA QUAL’E’ LA RISPOSTA?
LA RISPOSTA E’ CHE SIAMO NELLA GIUNGLA E CHE SE SIAMO ABBASTANZA FORTI E CON SUFFICIENTI RISORSE, IN QUALCHE MODO RIUSCIREMO A SOPRAVVIVERE, MA DOBBIAMO RIFIUTARE LA LOGICA DELLO SFRUTTAMENTO NEI CONFRONTI DELLE PERSONE CON CUI CI CONFRONTEREMO, ALMENO NOI CHE NE SIAMO COSCIENTI E CHE L’ABBIAMO SUBITA SULLA NOSTRA PELLE.
IO NON AGISCO IN UN’OTTICA IN CUI NUTRO SPERANZA CHE IL MIO VALORE PERSONALE DEBBA ESSERE RICONOSCIUTO, MA AGISCO SEGUENDO LA MIA PASSIONE SCIENTIFICA E CERCANDO DI RISPETTARE GLI ALTRI, DICO CERCANDO, PERCHE’ NON SEMPRE MI RIESCE.
AGISCO ,TENENDO CONTO DI ESSERE UNA CELLULA NEL TESSUTO DELL’UMANITA’E CHE QUINDI IL RISULTATO DELLE MIE AZIONI DEBBA AVERE COMUNQUE UN VALORE SOCIALE.
IL LAVORO DELLO PSICOTERAPEUTA VA INQUADRATO NELL’OTTICA DELL’AIUTO SOCIALE E DELLA COMPRENSIONE DEL MODO DI FUNZIONARE DELL’UOMO, NON NELL’OTTICA DEL PORTAFOGLIO.
E’ QUESTO IL PROBLEMA:
LA GENTE NON HA IL SENSO DELL’UMANITA’: PENSA SOLO A SE’ STESSA O ALLA PROPRIA FAMIGLIA, IL CHE E’ LO STESSO.
SE I SIGNORI CHE GESTISCONO LE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE FOSSERO VERI ESSERI UMANI NON DISSANGUEREBBERO GLI STUDENTI. LI DISSANGUANO PERCHE’IN REALTA’ NON SONO VERI PSICOTERAPEUTI: SONO DEI “PRENDI”, CHE AL MASSIMO CONOSCONO QUALCHE TECNICA DI PSICOTERAPIA.
ALLORA MI CHIEDO : CHE SENSO HA FARSI INSEGNARE DA FALSI PSICOTERAPEUTI?
IO NON SO DARE UNA RISPOSTA ARTICOLATA A QUESTA DOMANDA, MA LA GIRO A TUTTI VOI PERCHE’ CI RIFLETTIATE.
SALUTI A TUTTI, BRUNO.
grazie del contributo Bruno, l’unica cortesia – per il futuro – è di NON SCRIVERE IN MAIUSCOLO!!! ;O))
Su internet significa URLARE… e non è consigliabile eheheh
buona vita
nicola
Caro Nicola grazie per il tuo interessante e profondo commento alla mia comunicazione.
Comunque anche da te ho imparato qualcosa:su internet il maiuscolo è sinonimo di urlo.
Saluti, Bruno.
non sempre si ha il tempo di leggere e rispondere a tutto, ma apprezzo la simpatia di questo tuo ultimo commento 😉
e comunque, fuori da tutto, effettivamente avevo iniziato a leggerlo ma il maiuscolo mi ha complicato la cosa…
Grazie Nicola, finalmente se ne parla! Io non ho mai voluto/potuto, perchè ho sempre trovato eticamente scorretto ed assurdo, pagare la tangente alle scuole di psicoterapia, infatti mi sono formata in modo diverso: ho fatto una scuola di counseling (di Perussia) a Milano il cui costo è contenuto, partecipato ad eventi e seminari vari il cui costo mi sembrava corretto.
Basta con mondo degli psicologi che mangia sul mondo degli psicologi e poi lo psicologo può fare lo psicologo, certo non nel publico, certo non con pazienti
psichiatrici, ma può farlo anche senza scuola di specializzazione.
Poi gli studenti ci cascano e le famiglie si indebitano, è un meccanismo assurdo anche perchè come giustamente tu sostieni poi lo psicologo non viene ripagato anche perchè non sa vendersi. Saluti e grazie ancora.
Vorrei rispondere ad Elena e fare una precisazione,
la scuola di counseling è ha sì un costo ridotto, ma è aperta anche ad altre figure professionali (oltre a medici e psicologi) perchè non solo non abilita, ma non insegna la pratica psicoterapeutica. Counseling e psicoterapia sono due cose molto diverse, lo dice anche il codice deontologico, e i professionisti devono rispettare i limiti dati dalle loro competenze. Sicuramente è ingiusto che se uno psicologo si specilizza in ps. clinica all’università paghi le tasse mentre se lo fa un medico percepisce uno stipendio, sicuramente sono costi alti, ma
– la psicoterapia è una scelta professionale, un percorso di vita
– perciò ritengo fondamentale che l’analisi personale sia obbligatoria all’interno della specializzazione
– la scuola non dà la pappa spadellata, ma fornisce delle opportunità formative, che posso prevedere un lavoro personale e di gruppo, la formazione di un gruppo di lavoro, poi sta allo psicologo crearsi opportunità fuori, tessendo rapporti e investendo tempo e fatica.
Il sacrificio è grande ma ce la si può fare…io mi sono specializzata a febbraio, ho speso circa 7.000 euro l’anno fra rata della scuola, analisi personale (imprescindibile), libri e spostamenti, essendo la scuola a due ore di auto da casa , ma ce l’ho fatta….tanti colleghi, come me, si sono mantenuti da soli facendo altri lavori e costruendo pian piano il lavoro professionale…e pian piano le cose crescono…così come le nostre capacità.
Penso che tanti costi si possano tranquillamente prevedere prima di cominciare la scuola…forse il problema è che è difficile vederne nell’immediato i rislutati…non credo nel masochismo come stile di vita…ma chi non ha agganci importanti e costruisce da sè il proprio lavoro, ma credo che se l’intento era quello di diventare ricchi facendo gli psicologi…beh, forse il problema è a monte, nella scelta lavorativa.
Penso che questo post rischi di diventare una lunga sequela di lamentele di cui non vedo lo scopo.
Se si vuol cambiare qualcosa, proposte costruttive, ad es. la retribuzione della specializzazione anche agli psicologi.
buona fortuna a tutti e non inaspritevi!
Ed io vorrei rispondere a te e fare le mie precisazioni,
Partendo dal farti i miei complimenti sul come hai imparato bene la lezioncina del codice deontologico, vorrei chiederti se, secondo te, questa miriade di scuole di specializzazione in psicoterapia sono tutte migliori dei numerosi corsi in counseling? Credi davvero che siano così differenti? Davvero un operatore di counseling non ha strumenti idonei a fare una psicoterapia??? Alla fine è tutta formazione privata che dà un titolo praticamente a tutti quelli che pagano (se non ti prende la scuola A, proverai con la B, poi la C… non ho mai sentito di uno che, con i soldi in mano, non si è specializzato!) Ergo se il titolo non viene negato a nessuno è palese che non vale molto!!!
Circa l’ingiustizia tra medici e psicologi vorrei fare presente che i medici specializzandi lavorano in ospedale e, diritto o storto, fanno un lavoro e si prendono anche delle responsabilità. Che c’entra con la pratica degli psicologi? Perché gli specializzandi in materie giuridiche non invidiano i medici e voi si? Se mai c’è qualcosa di ingiusto è che mentre i medici si specializzano in corsia voi vi specializzate sui libri! Ma, se mai, vi fosse data tale opportunità, i posti di specializzazione in psicoterapia non potrebbero essere superiori a quelli di una sola branca medica (fate il conto: tra i 3 e i 10 annui per ogni ateneo).
Hai scritto “la psicoterapia è … un percorso di vita” Su questa credenza metafisica che fa affidamento chi mi spenna te e i tuoi colleghi!!!
Hai scritto anche “l’analisi personale sia obbligatoria all’interno della specializzazione” e su questo non commento (il concetto di obbligo, la ricerca di una regola rigida la dice lunga…)
Sul discorso della pappa etc etc, che dire? Formare professionisti inutili è quanto meno scarsamente etico non c’entra lo “spadellamento”, non c’è scritto nel codice deontologico?
“…crearsi opportunità fuori, tessendo rapporti e investendo tempo e fatica.” Non facevi prima a buttarti in politica?
Per quanto riguarda il discorso ricchezza, questo discorso insegna che non bisogna essere ricchi per dilapidare un patrimonio basta essere sufficientemente illusi e sognatori
Infine hai scritto “Penso che questo post rischi di diventare una lunga sequela di lamentele di cui non vedo lo scopo.” La cosa agghiacciante è proprio questa: “non ne vedi lo scopo!”
Infine una domanda costruttiva: a che titolo lo stato (gli alieni, il padreterno, o non so chi altri) dovrebbe pagare un esercito innumerevole di psicologi? La cui competenza non è condizio necessaria ne sufficiente allo status di specializzandi).
Insomma: per quale motivo e con quali soldi vorresti essere pagata?!?
Antonio, hai ragione, il percorso di analisi personale non dovrebbe essere obbligatorio, è bene che i colleghi (o sei un counselor allora non devo/posso chiamarti collega?) che come te ritengano questo percorso una forma di “rigidità” lo dichiarino apertamente e si sappia… in Italia siam influenzati dal diritto romano e purtroppo la parola obbligo ricorre, in realtà la questione se sia fondamentale o no un’analisi personale per esercitare la psicoterapia (o anche forme di scorciatoie come il cuonseling, che a rigore sarebbe totalmente un’altra cosa) un professionista serio nemmeno se la dovrebbe porre, al di là dell’obbligatorietà, e chi non fosse d’accordo dovrebbe scriverlo sul curr e renderlo noto ai potenziali pazienti, che una volta educati al significato della cosa, potrebbero così scegliere… grazie per la tua sincerità
Ciao,
non sono un collega ma c’è un altro ecquivoco: la rigidità alla quale mi riferivo è quella caratteristica di chi, essendo attanagliato dalle mille insicurezze, vorrebbe che ciò che ritiene giusto per se fosse anche obbligatorio per gli altri…
Per il resto, mi permetto di farti notare che parli di “educare i pazienti”.
Perché una disciplina, invece di “servire” alle persone dovrebbe educarle? (Se vado da un qualunque professionista, un medico come un archidetto, è normale che mi pongo domande ma non ha la pretesa di educarmi!)
Secondo me, finché metterete la Psicoterapia al centro di tutto (anche al centro delle Vs vite, quindi facendo sacrifici x questo) sarete sempere più sul versante dei santoni che dei professionisti.
Scusami non sono uno psicologo, se lo fossi, forse sarei anche io integralista della fede psicoterapeutica!!! Unica linfa della coscienza…
Antonio, mettere sullo stesso piano il counselling e la psicoterapia significa aver capito molto poco di cosa siano entrambi. Da ciò che scrivi deduco che te non sia uno psicologo, e francamente si nota. PS sono uno psicologo clinico, mi sto formando in ospedale lavorandoci (non solo sui libri come sostieni tu) e la collaborazione con le altre figure professionali (medici in primis) è ottima. I ciarlatani sono altri, mi dispiace. Non certo noi psicologi.
poi per quanto riguarda l’analisi personale condivido pienamente con te, su quello nessun dubbio. C’è sempre qualcuno che ci “mangia”, eccome.
Una domanda al volo, hai scritto: “deduco che te non sia uno psicologo, e francamente si nota”
Che faccio? Lo prendo come un complimento?
Si: se tu sei uno psicologo, lo prenderò come un gran bel complimento…
…e chi vuole intendere legga gli altri tuoi interventi!
Non so quanto lei ne è informato, ma l’invidia è anche altrove, addirittura tra figure storiche come i biologi. Non ha idea di quanto i biologi odino i medici che hanno la possibilità di lavorare nei loro laboratori senza specializzazione a volte. C’è stata una bagarre molto accessa pure sulla questione delle diete.
e le dispute tra ingegneri meccanici e gestionali? tutto il mondo è paese.
e poi lo sanno anche le pietre come di solito funziona la “specializzazione” dei medici: si lavora a volte anche 4/5 giorni la settimana senza aprire un libro. I “cosidetti” esami della specializzazione si risolvono in colloqui informali perchè arrivati a fine settimana non si ha manco la forza di aprire il libro (e quale professore boccerebbe uno specializzando che fino a prova contraria paga le tasse alla specializzazione?!).
Risultato? gli specializzandi si “formano” leggendo articoli scientifici (perchè sono più corti e pratici da leggere) e imitando i superiori in ospedale. Molte delle loro conoscenze rimangono ai tempi della laurea.
Io ammetto che la psicoterapia in Italia sia veramente gestita male, così come alcuni corsi di laurea in psicologia. Ma da qui a dire che un medico sia migliore di uno psicologo, per me ce ne vuole. Loro hanno più opportunità e meno tarli a fine mese a cui pensare.
Io per esempio non andrei mai da un neospecializzato in psichiatria che non ha frequentato anche la scuola di psicoterapia, perchè in molti casi le sue conoscenze di psi clinica sono rimaste al suo esame della laurea (a base fortemente psicodinamica, tra le altre cose) e molto probabilmente si sarà formato in specializzazione solo su casi molto gravi (psicotici e depressi su tutti… )
Come detto, non sono uno psicologo.
Sarà per questo che mi aspetto che uno psicologo, soprattutto se con esperienza, non abbia come filosofia “se sbagliano gli altri, posso farlo anche io!” Quando ero piccolo, me l’ha insegnato mio nonno, che lui abbia sostituito lo psicoterapeiuta?! 😉
In altre parole guardo, quanto meno con sospetto, il Suo: “tutto il mondo è paese.”
Per quanto riguarda i medici, non credo che siano ne migliori ne peggiori, dico solo che sono molto diversi sia per materie sia per approccio e anche per i il trattamento economico durante la specializzazione (che forse è l’unica cosa che vorreste)
Al riguardo, credo sia indicativo di scarsa disciplina mentale il suo riferimento ai “tarli a fine mese”. Che c’entrano con la formazione?
Per il resto le faccio presente due cose:
-il neo specializzato in psichiatria (che se non è psicoterapeuta userà solo farmaci), che dice lei, ha fatto un concorso publico per un vero numero chiuso. I posti non sono molti e, se ci fosse la meritocrazia, avremmo certezza che fosse anche bravo. Allo psicologo specialista in psicoterapia è bastato pagare e ciuccio, incompetente, asino che sia sarà ipso facto specialista in Psicoterapia con buona pace del ministero della sanità!
-un neopsichiatra che cura un depresso se il depresso si ammazza va sotto inchiesta.
Voi psicologi potete fare mietere quante vittime che volete, dubito che qualcuno vi chiederà conto!!!
Complimenti, se tutti gli psicologi fossero come te, sareste una classe professionale seria, stimata e riconosciuta. Invece siete dei sognatori, talvolta ciarlatani trattati spesso trattati come cartomanti, talvolta a ragione
E’ davvero un peccato che tu sia una pecora nera!!!
Ovviamente i complimenti sono per Elena 😉
guardi che se è come sostiene lei… anche lo psichiatra (o altro medico)che fa il corso di specializzazione in psicoterapia basti che paghi e “ciccia”… lei ha troppi pregiudizi nei confronti degli psicoterapeuti e mi lasci dire che essere uno psicologo non equivale ad essere uno psicoterapeuta… lo psicologo molto spesso si occupa di tutt’altro (psicologia del lavoro, scolastica, giuridica…)e questo dovrebbe saperlo. Se poi lei, dal punto di vista clinico, ha bisogno di una psicoterapia e preferisce un approccio principalmente farmacologico è liberissimo di rivolgersi ad uno psichiatra e non ad uno psicologo terapeuta.. nessuno glielo impedisce. Le assicuro inoltre che se uno psicologo sbaglia dal punto di vista professionale stia tranquillo che l’Ordine interviene. C’è un codice deontologico da rispettare e non è che siccome tutti sbagliano allora possiamo sbagliare anche noi. Francamente non so dove abbia “trovato” questa filosofia psicologica.
In tutta onestà non capisco questo suo livore, lei è fortenmente aggressivo!
Ok, la penso diversamente da lei, e allora?
Mi vuole forse far inciampare nei luoghi comuni circa gli psicologi e la necessità che hanno di capire loro stessi
Se avesse letto (ma è evidente che non sta gestendo bene il suo stress, quindi non riesce a concentrarsi) avrebbe capito che io non sto criticando gli psicologi bensì gli psicoterapeuti (medici psicologi ingegneri che siano).
Quindi tutte le sue argomentazioni risultano inesatte.
Infine, il suo codice deontologico, se lo avesse mai letto e capito (il suo comportamento tradisce una certa incompetenza) le dovrebbe vietare tassativamente di cercare di darsi ragione con frasi tipo “si faccia curare”. Il cercare di ferirmi argomentando, in qualità di psicologo, psicoterapeuta o psicoimbec**** una mia presunta patologia mentale in un discorso pubblico, è solo il fulgido esempio della pochezza che la contraddistingue e della meschinità che è nel suo animo.
Ad ogni modo il suo ordine non le impone ne questa correttezza ne alcuna altra cautela professionale. Lei dice che l’ordine sanziona? Ok, domani faccia una telefonata all’ordine a Roma e chieda quante persone sono in valutazione per provvedimenti disciplinari, quante sono state sospese e quante radiate. Io Scommetto ZERO!!!
Lo stesso dicasi per i medici ma per quelli, almeno, c’è la procura della repubblica…
La saluto e la invito a pormi le sue pubbliche scuse per quella sua imperdonabile affermazione.
In effetti i toni inopportuni denunciati da Antonio sono reali ed oggettivi.
E’ sgradevole e faticoso, come moderatore, esser costretto a dover intervenire per “censurare” posizioni “inadatte” o cassare direttamente messaggi.
Vi invito quindi ad esporre le vs opinioni nel reciproco rispetto delle posizioni altrui e dell’interlocutore.
grazie per la collaborazione
Nicola
carissimo Antonio, lei si contraddice non poco. Ora ha affermato di criticare solamente gli psicoterapeuti, ma francamente in ogni suo post leggo frasi del genere “voi psicologi siete ridicoli, ciarlatani etc”. Punto secondo: ho dedotto prima che lei non è un mio collega, in quanto uno psicologo non confonderebbe mai il counselling con la psicoterapia, e non confonderebbe la psicologia con la psicoterapia. Lei critica aspramente (e insulta) la categoria degli psicologi (si rilegga i suoi post) per poi ora sostenere che sta criticando solo gli psicoterapeuti, elencando inoltre una serie di luoghi comuni sulla professione dello psicoterapeuta e dello psicologo che fa evincere il fatto che lei non conosce bene cosa sia la psicologia e che cosa sia la psicoterapia. Punto terzo: la frase da me utilizzata prima era a mo di esempio generale, era per informarla che qualsiasi persona che non accetti o non voglia fare psicoterapia in caso di necessità può rivolgersi liberamente ad un medico psichiatra, nessuno lo obbliga ad intraprendere un percorso psicoterapeutico! Se mi sono espresso male e non ha capito bene l’esempio e si è sentito attaccato io le chiedo scusa, e chiedo scusa al moderatore, mi sono espresso male non intendevo affatto attribuirle del “malato” o chissà che. E, inoltre, non scriva che io ho utilizzato frasi del tipo “si faccia curare” perché se lei rilegge il post non c’è la minima traccia di tutto ciò.. detto questo, non si permetta quindi di scrivermi che io “gestisco male lo stress” o di darmi lezioni sul codice deontologico, o altre maldestre speculazioni sul mio conto, perchè lei non mi conosce e non è neppure un mio collega. Se lei poi ritiene un complimento il non essere uno psicologo (come ha scritto nell’altro post) sono affari suoi, è il suo libero pensiero e a me francamente non importa granché. lei mi da l’impressione di essere una persona mal informata sulla professione dello psicoterapeuta, su quella dello psicologo e anche sul codice deontologico: si informi bene sul sito dell’ordine degli psicologi e si legga le normative. Se un professionista iscritto all’ordine “infrange” le regole l’Ordine ha l’obbligo di prendere provvedimenti (tra i quali è prevista anche la radiazione). Detto questo, e concludo, condividendo il pensiero di Armo, secondo me lei è venuto qui solo con l’obiettivo di attaccare e basta. Motivo per il quale non le risponderò più. Cordiali saluti.
Mi dispiace rispondere qui ma nella precedente discussione non mi compariva più il pulsante “rispondi”.
ma le voglio dire solo una cosa: lei è molto probabilmente venuto qui solo per attaccare. E questo per tre motivi:
1- quando ho detto che “tutto il mondo è paese” volevo intendere che l’ invidia verso altre professioni, che lei ha messo in mezzo, colpisce molte categorie, non solo gli psicologi. Quindi non è una nostra prerogativa.
2- lo psichiatra una volta specializzato è abilitato automaticamente anche a fare psicoterapia (ecco perchè si dice che gli psicologi si pagano da soli la psicoterapia mentre ai medici psichiatri viene pagato loro)
3- lo psicologo rischia eccome. Anche lui ha i suoi rischi legali
Gentilissimo Armo,
francamente non Vi capisco!
Non so se sia insicurezza, impulsività, paranoia (posso usare questo termine? Si dice così, se le pesto incidentalmente un piede e lei mi dice che le ho deliberatamente rovinato le scarpe?)
Insomma, forse saprete parlare dei problemi degli altri ed aiutare le persone a mettersi in discussione ma quando si tratta di voi e di ciò che vi riguarda la Vs arte la usate al contrario…
– perché mi accusa della recondita intenzione di “attaccare”? Perché tenta di battere il suo interlocutore fuori dalla disputa dialettica? Ad ogni modo è palese che Lei è in errore: mi trovo d’accordo con alcuni di Voi: Elena da Roma, Alessio e altri che ho letto.
– mi ha spiegato (per la terza volta) che: “l’ invidia verso altre professioni, colpisce molte categorie”. A parte che non l’ho messa in mezzo io: questo blog se ne cade!
Ma, mi faccia capire, siccome non è una Vs prerogativa allora è GIUSTA, SALUTARE, COSTRUTTIVA, magari anche ELEGANTE!!! NO!!! O almeno non mi pare! Forse, se avessi studiato psicologia, magari sarei il portabandiera degli invidiosi… (Il Signore me ne scampi!)
– la specializzazione in psichiatria, che io sappia, non implica sempre la psicoterapia. Forse ci sono regole diverse per i diversi atenei…
– Lei dice che lo psicologo rischia? Se mi fa un esempio gliene sarei grato
Infine, come alcuni di voi avranno capito mi piace confrontarmi con chi la pensa diversamente da me (trovo inutile parlare con chi le pensa come me). Un po la psicologia e il mondo degli psicologi mi incuriosisce.
Ma, se dovessi dire, state confermando la mia sensazione: con gli Psicologi (e ancora di più gli Psicoanalisti) o sei d’accordo con loro oppure sei tu che non hai capito, hai dei conflitti irrisolti, tua mare ti trattava male o “vuoi solo attaccare”. Insomma, un po’ come chi ha credenze religiose, con voi non si riesce a mettere in discussione i Vs lemmi!
E stato addirittura necessario l’intervento del moderatore, obbligato a tutelare un noncollega da colleghi integralisti 😉
Che vi devo dire? Ad una disamina tra opinioni differenti (quindi potenzialmente costruttiva) con un Carneade qualunque, gradite più un collega allineato e coperto che vi dica: avete ragione!!! Molta ragione!!! Siete bistrattati e maltrattati, il mondo è cattivo, se solo fosse buono….
E che ve ne fate???
Contenti voi…
«Non so se sia insicurezza, impulsività, paranoia (posso usare questo termine? Si dice così, se le pesto incidentalmente un piede e lei mi dice che le ho deliberatamente rovinato le scarpe?)»
Buongiorno Antonio, i termini che usa sono tutti pertinenti, forse il più appropriato dal punto di vista clinico è “delirio”: nel delirio si tende a interpretare le intenzioni altrui (che non sono immediatamente visibili, poiché stanno “dentro” la mente delle persone) a partire da piccoli indizi. A volte si esagera in questa attività interpretativa e si finisce per vedere solo tutto buono o tutto cattivo; è questo il “rischio psicologico” maggiore in cui si può incorrere. Ovviamente l’importante è rendersene conto e cercare di non farlo. Se si interessa di psicoanalisi, vedrà che Freud descriveva già cent’anni fa il delirio come un tentativo di autoguarigione con un “pizzico” di verità storica, un tentativo che però non risulta del tutto efficace proprio perché si finisce spesso per vedere o tutto nero o tutto bianco. Per questo è meglio guardare a quel pizzico di verità che c’è anche nel delirio, sfrondandolo di tutto quello che invece crea solo discordia.
Sono indubbiamente colpito dagli scritti dei colleghi.I costi sono assolutamente elevati, ma come dire , si sapeva no? Quando una persona si appresta allo studio della psicologia , sa che se vuole esercitare come psicoterapeuta , o accedere ai concorsi pubblici, la specializzazione è d’obbligo; è noto anche che la maggior parte delle scuole è privata con i relativi costi. Si sa quindi che il percorso in termini di tempo per poter avere un titolo di studio spendibile è di 10 anni esattamente come medicina, con diversi sbocchi però, e relative opportunità di occupazione. Da Psicologo laureato nel 1986( corso di laurea di 4 anni e subito opportunità di partecipare a concorsi in quanto la specializzazione non era obbligatoria) mi chiedo per esempio cosa spinga molti giovani colleghi a frequentare un corso di laurea con molte materie relative alle neuroscienze, con relative costose specializzazioni successive e scarse opportunità lavorative , anzichè frequentare medicina. Ritengo comunque assolutamente comprensibile il dolore dato dalla frustrazione , consapevoli del tanto impegno emotivo ed economico scarsamente riconosciuto. La proposta di pagare gli specializzandi, come accade a medicina, guardando i fatti non mi pare percorribile se non sul piano delle idee. La specialità di Pediatria di un’ università vicina, per esempio accoglie 5 persone l’anno, e per questo può pagare uno stipendio.Ovviamente capirete bene che non sarebbe possibile applicare lo stesso principio agli innumerevoli colleghi che accedono alle “nostre”scuole. Vi dico queste cose da psicologo pubblico , che soffre accanto ai propri tirocinanti, alcuni dei quali veramente illuminati.
Ciao a tutti,
sono una psicologa anch’io, e anch’io come voi sto frequentando una scuola di psicoterapia a Roma, vogliamo parlare di costi???Vi spaventereste dato che la mia è una scuola psicoanalitica. Sono 4200 euro all’anno, 400 euro a biennio per la tassa di iscrizione..e i bienni sono due naturalmente e 100 ore di analisi personale da sostenere all’anno x 4 anni. Cari colleghi fate un pò voi il conto io l’ho perso tempo fa!!!Voi ora penserete ma tra tante scuole la più costosa mi dovevo scegliere??Io non ho tutte le risposte però di una cosa sono sicura uno Psicologo non s’improvvisa psicoterapeuta, e purtroppo oggi la qualità professionale si paga anche se dovrebbe anche ripagarci dei tanti sacrifici che facciamo giorno dopo giorno. Uno psicologo non può improvvisarsi Psicoterapeuta, la psicoterapia è una professione in più, ma sono d’accordo sul fatto che non è obbligatoria. Quando ho scelto la mia scuola i costi mi spaventavano molto ma avevo un’obbiettivo ben preciso e con i lavoretti vari da barista cameriera e quant’altro me la sto pagando, non è impossibile,bisogna essere determinati, e sperare che il nostro ruolo sia valutato in modo idoneo,anche se sembra un’illusione a volte!Ce le dobbiamo mettere tutta per raggiungere i nostri obbiettivi, lo dico a voi ma lo dico anche a me perchè i momenti di sconforto nel nostro lavoro sono tanti,lavoriamo con la mente non con le medicine, la salute psichica è fondamentale come tutti gli altri bisogni primari dell’individuo, speriamo che prima o poi la nostra professione sia riconosciuta come merita. Chi sceglie di fare il nostro lavoro non lo fa solo per gli altri ma anche per sè, quindi se siamo i primi a non crederci come si fa??In bocca al lupo a tutti e…buona vita!!
Tra le tante cose già scritte, vorrei sottolinearne una forse non evidenziata:
il fatto che cmq il percorso universitario per noi psicologici è carente e pertanto se non si vuole rimanere bloccati nell’operato professionale coi pazienti è quasi necessario intraprendere un percorso aggiuntivo, scuola di psicoterapia o master che si scelga. Che le scuole private siano un business è indubbio, soprattutto quelle private. E la qualità degli insegnamenti andrebbe verificata maggiormente dal ministero che le ha autorizzate.
Mi è piaciuto tanto leggerti, in bocca al lupo per la tua scuola…e anche a me per la mia! con l’impegno riusciremo a ottenere ottimi risultati e ottima professionalità. ciao!
salve,
sono un collega(psicologo con abilitazione professionale-esame di stato)che non ha ancora deciso se fare o meno una scuola di specializzazione per due ordini di motivi:è un impegno in termini di economia e tempo molto oneroso;da sei anni e mezzo laureato mi sto ancora chiedendo se sia veramente uno studio con dei clienti che mi interessa o altro.
grazie al tirocinio post laurea ho incontrato il mondo dei servizi alla persona(in particolare comunità socioeducative-con la mansione di educatore professionale- per minori accolti sia dall’ambito civile che penale e progettazione nell’ambito della prevenzione,dove non è necessario avere una specializzazione ma dove basta avere maturato qualche anno di esperienza e questo ha cambiato le prospettive di come impegnare la professionalità raggiunta con il percorso di formazione accademico.
ho trovato molto interessanti praticamente tutti gli interventi dei colleghi perchè ognuno ha messo in luce problematiche che ritengo reali.
sono convinto che sia molto utile fare un piano di costi e benefici relativo a qualsiasi progetto decidiamo di intraprendere ma anche una analisi in termini di motivazione personale perchè aldilà(ma non al-di-sotto) del problema dei costi,estremamente rilevante, conosco molti colleghi che hanno intrapreso la scuola di specializzazione ritenendolo più uno step necessario per concludere il proprio percorso accademico che una porta verso il mondo del lavoro e della propria realizzazione(per non accennare a coloro che lo hanno fatto e lo fanno idealizzando la figura dello psicoterapeuta)
… ciao a tutti … io lavoro da circa 10 anni, ovvero da quando ho effettuato il mio tirocinio presso una Scuola di management. Vi confesso che il lavoro me lo sono sempre creato io in settori “innovativi” o inerenti la Psicologia Applicata e penso, allo stesso tempo che, a causa di debolezze intrinseche dell’ordine professionale, lo spazio per il settore CLINICA sia davvero pochissimo o sia, forse, un’illusione! La gente non pensa a lungo termine … fatelo anche voi, da professionisti. Il futuro è un’illusione. L’unico tempo da vivere è il presente.
Complimenti per la foto, sembra proprio una Psicologa: carina e, irrimediabilmente, infelice!
Vi siete imborghesite/i. Avete perso di vista l’utilità del titolo abbagliati dallo status “PSICOTERAPEUTA”!!!
Complimenti a chi scrive cose tipo: “Ho imparato a farmi pagare!” Se era quello il punto potevi andare sui marciapiedi o fare un qualsiasi altro lavoro, l’idraulico ad esempio, insomma qualcosa che non preveda doti prominenti di etica!
Complimenti anche a chi invidia i medici! Perché i commercialisti non invidiamo gli avvocati? A voi manca l’identità professionale! Per questo siete vulnerabili al fascino delle specializzazioni ed ai costosissimi, quanto inutili, master!
Riflettete su:
– c’è più lavoro per gli psicoterapeuti (perlopiù formati privatamente) che per gli psicologi [come mai?]
– perché si chiama ordine degli psicologi un luogo dove ci sono solo psicoterapeuti? [Li avete votati voi, mi pare!] Perché vi meravigliate che, invece di promuoverne la professionalità sviliscano gli psicologi come “non-completamente-formati”
Infine, perché mai un ora del Vs pregiato lavoro dovrebbe costare tra i 70 e i 100 euro? Conosco pochi di voi che si prendono meno di 50 euro.
E’ normale che la gente da voi non ci viene! COSTATE TROPPO!!!
Una mia amica Vs collega crede che lo psicologo sia un lavoro usurante (ahahah ma avete mai preso una vanga in mano)
Concludendo temo che Psicologo sia una diagnosi più che un titolo di studio.
Siete sognatori, spesso poco concreti e vi siete fatti abbindolare dal luccichio di un titolo affascinante!
Ora vorreste anche guadagnare? Peccato: toccava essere concreti, dovevate pensarci prima!!!
lei invece prima di iscriversi all’ università ha preso la calcolatrice in mano, vero?
Mi deve perdonare, ma ha inanellato una serie di luoghi comuni sullo psicologo che non rendono affatto conto dell’ intero mondo (a partire dall’ invidia fino ad arrivare ai tariffari, sono tutti fenomeni abbastanza parziali).
Aggiungo inoltre che non è facile cambiare un sistema abbastanza fallace e disorganizzato partendo dal basso. Molti neolaureati ci entrano quando i giochi già sono fatti.
Vogliamo parlare dei tanti medici psichiatri direttori di scuole di specializzazione che in questo sistema ci campano e contribuiscono ad abbassare ancora di più il nostro status professionale?
Certamente no! (mi riferisco al prendere la calcolatrice).
E’ vero che ho inanellato i luoghi comuni (succede quando si tenta di schematizzare un fenomeno.)
Ma lei mi conferma che sono parziali, non inesatti!!!
Parla di cambiamenti, secondo me i cambiamenti si fanno con l’autocritica. Invece gli psicologi in genere mi sembrano tanti “fragili permalosi”! Pronti a denunciare solo la Lesa maestà da parte di chi li critica
Anche lei, seppure non neghi la parziale esattezza di ciò che ho scritto, ne menziona la parziale inesattezza…
Lo sa da se che non è costruttivo!
Per gli psichiatri-direttori di scuole che danneggiano gli psicologi… io ci credo poco (meglio un direttore bravo che uno cane, indipendentemente dalla formazione)!
Ad ogni modo lo spunto di riflessione potrebbe essere: tra i requisiti da valutare al momento della scelta è il numero di docenti psicologi e psichiatri ed i rispettivi ruoli…
Saluti
ma se le danno tanto fastidio gli psicologi perché sta qui a discuterne? Si nota una certa rabbia e invidia nei nostri confronti, come giustamente scrive qualcuno ha inanellato una serie di pregiudizi e stereotipi sullo psicologo che corrispondono poco alla realtà delle cose. Ci piacerebbe sapere che professione lei esercita.
Non avevo ancora letto quest’altra sua perla…
“ma se le danno tanto fastidio gli psicologi perché sta qui a discuterne?” Ma bravo!!!
Forse non sa che il web è un luogo libero dove, rispettando le regole della buone educazione e, possibilmente, della disciplina mentale, ci si confronta liberamente.
Lei è l’esatta incarnazione dei peggiori luoghi comuni sugli psicologi.
Questa sua ultima frasetta circa il perché io voglia discutere, come anche quella dove invitava a farsi curare chi non è d’accordo con lei… La descrivono minuziosamente.
Lo sa che lei danneggia gravemente la categoria alla quale appartiene? SI VERGOGNI!!!
Guardi che la mia era una domanda legittima, non le ho intimato di andarsene via dal forum o chissà che. La prego, non urli e stia sereno. Non mi devo vergognare proprio di nulla. Nel post precedente ho chiarito “l’equivoco” della frase. Cordiali saluti.
Saluti a tutti (nel senso che non scriverò oltre al riguardo: ciò che avevo da dire l’ho detto e ho anche avuto i chiarimenti che cercavo).
Non vorrei lasciare il sapore amaro in bocca a nessuno di Voi, neanche a Giuseppe che, con più forza e irruenza, talvolta ad un livello pre-logico, mi ha affrontato per non dire aggredito… 😉 …del resto sono rischi che si corrono quando si “preferisce non stare con le tante, stanche pecore bianche e morire pecora nera” (CFR Guccini, Canzone di notte n°2).
Giuseppe, diciamoci la verità: io non volevo essere provocatore, sicuramente non all’inizio ma, nella quantità nella quale lo sono stato, tu sei caduto con tutte le scarpe negli involontari tranelli delle mie provocazioni…
Gli insulti che mi hai rivolto non fanno onore a te, mentre per me sono ininfluenti; i discorsi circa il fatto che io non sia uno psicologo non hanno senso, ovvero se lo hanno, si tratta solo in una deprecabile logica settaria… Infine, se c’è qualcuno caduto in contraddizione quello sei tu! Ti svelo un segreto dialettico che Armo, Dada e forse altri hanno compreso e tu no: non essendo uno psicologo, partivo avvantaggiato! Avevi tutto da perdere e nulla da guadagnare a confrontarti con me! Mi spiace dirlo, puoi arrampicarti sugli specchi, ma la figura fatta da te non rende giustizia alla tua professione. Sono sicuro che tu possa fare di meglio ma qui non è stato così!!!
Concludendo, posso dire che mi spiace: chi di voi è in gamba, insieme a chi lo è di meno; chi di voi ha tanto studiato, insieme a chi lo ha fatto di meno etc.,
siete tutti messi davvero male!!!
Che brutto mondo che è il vostro! Dopo tanto penare, non siete riconosciuti e se siete degli inguaribili sognatori, come è vero per alcuni, è grave che chi si è fatto pagare per formarvi, non vi abbia aperto gli occhi!!!
Saluto in particolare quelli che fanno un esame concretamente critico della psicologia/psicoterapia!!! …a Elena da Roma (il mio mito: semplice, e perspicace); Alessio; Mina che ha fotografato la situazione con la profondità della saggezza; Armo con il quale mi sono scontrato al limite della lite ma senza mai degenerare e, infine, Dada che mi ha affascinato con argomentazioni che forse non ho capito appieno ma, davanti alla cui eleganza, mi sento disarmato (diabolica Dada 😉 Ragazzi leggete e imparate come si mette a scacco l’interlocutore nella dialettica e non, banalmente nei presupposti…)
Saluti anche a Nicola che mi ha, immancabilmente, difeso (ho rischiato la vita!!!)
Ora giuro che non vi tedierò oltre!
rispondo qui perchè non mi è consentito rispondere nel post successivo. Signor Antonio, non ho insultato nessuno. L’equivoco precedente è stato ampiamente chiarito. Ciò che voglio ribadire, con molta serenità, è che lei ha provocato (lo ha ammesso) e criticato la nostra categoria (e qui nulla di male) sulla base di profonde inesattezze (e qui sinceramente non ci vedo nulla di costruttivo): ha sostenuto che gli psicologi possono fare qualsiasi errore senza subire conseguenze disciplinari (assolutamente non vero, esiste un codice deontologico e l’Ordine lo deve far rispettare, con tutti i limiti possibili); ha sostenuto che i corsi di counselling danno gli stessi strumenti di un corso di psicoterapia (assolutamente falso, sono due cose nettamente differenti) ed inoltre (parere mio) confonde la psicologia con la psicoterapia. Non è questione di essere chiuso o di avere una visione settaria: il mio lavoro deve essere rispettato, accolgo le critiche ma mi permetta il termine (e mi perdoni) non mi “faccio mettere i piedi in testa” (ripeto, mi perdoni per la frase, lungi da me qualsiasi provocazione o tono minaccioso,) da persone che cercano di dare lezioni professionali quando neppure sanno bene di che parlano. Se io andassi in un forum di ingegneri ad esempio e tenessi la mia “lezioncina” su profonde castronerie tecniche (in quanto io non sono un ingegnere) sono sicuro che mi butterebbero fuori a pedate (e con questa frase non sto dicendo che lei avrebbe meritato questo 🙂 qui è stato liberissimo di scrivere giustamente ciò che voleva. Ha scritto prima (e condivido) che gli psicologi non sono rispettati e invidiano altre categorie: vero (non sono gli unici però); alcuni dei miei colleghi (lo vedo coi miei occhi) in nome di un “apertura mentale” ideale che lo psicologo dovrebbe avere a tutti i costi e sempre e comunque si fanno dare inutili e umilianti lezioni da chiunque, quando invece dovrebbero valorizzare loro per primi il proprio ruolo e la propria professione. Addirittura siamo disposti ad accogliere qualsiasi persona nei corsi di counselling, per far guadagnare i soliti noti formatori, svendendo secondo me strumenti essenziali ed esclusivi del nostro lavoro, acquisiti dopo tanti anni di studio e fatica! Francamente c’è un limite a tutto. E’ vero che io posso migliorarmi e la ringrazio della sua fiducia, anch’io sono fiducioso per un suo futuro miglioramento 😉 e sono contento che abbiamo chiarito ciò che era da chiarire. Ho espresso ora la mia personale opinione a riguardo, andando purtroppo fuori tema, ma mi è sembrato legittimo farlo. Cordiali saluti.
Io sono al secondo anno di una scuola di specializzazione 4900 euro l’anno tutto compreso (lezioni, ricerca con possibilità di pubblicare articoli sulla rivista scientifica della scuola, 3-4 workshop ogni anno, terapia individuale e di gruppo, supervisione, esperienziale e dinamica di gruppo) nessun costo aggiuntivo, anzi, se hai già fatto terapia certificata, il costo ti viene detratto dalla retta, e se ti iscrivi insieme ad una persona o se porti una persona, entrambi avete lo sconto di 250 euro! Si fanno molte ore di sessuologia tanto che al termine dei 4 anni si può ottenere il titolo di sessuologo frequentando solo qualche workshop in più con il docente. La scuola ha inoltre un centro clinico che propone progetti nelle scuole in cui coinvolge gli studenti, e chi ha dei pazienti ma non ha lo studio può riceverli li, adeguandosi alle tariffe del centro (che è convenzionato con il municipio). La scuola organizza anche dei corsi di formazione, e se si è propositivi si può ottenere il lavoro. Nel mio caso io ho proposto un progetto che è stato approvato e adesso sono coordinatrice di un corso di formazione in cui ho coinvolto altri due miei compagni di corso. Il totale che dovrebbe essere di 19600 euro per me sarà all’incirca di 10000 euro! certo è comunque un bell’investimento, ma è vero anche che sto ricevendo una formazione che reputo di qualità, sto imparando a fare un mestiere (sia come psicologa che come psicoterapeuta) che l’università non mi ha insegnato. Sto approfondendo la conoscenza di me stessa che è una cosa che reputo fondamentale anche per lavorare solo come psicologa e credo che è grazie a questa consapevolezza, che man mano sto acquisendo, e all’accrescimento della fiducia in me stessa che riesco a lavorare non essendo ancora psicoterapeuta. In ogni caso credo che anche se si sceglie di non fare la scuola di specializzazione, fare una terapia personale sia estremanete utile per chi vuole lavorare come psicologo. Se dovessi fare un bilancio in termini di costi e benefici direi che 10000 euro valgono le esperienze che sto vivendo. Forse è un’oasi felice o forse sono io che la vedo così, ma sinceramente sono contenta di aver scelto di proseguire gli studi.
Ciao puoi dirmi il nome di questa scuola? anch’ io volevo intraprendere un percorso del genere… ti sarei utile se sapresti darmi qualche info in più… grazie mille ! ornella
Scusate, ma non capisco il dibattito in corso. la Scuola di Psicoterapia Istituzionale che io dirigo chiede 3900,00 € all’anno, comprensivi di TUTTO (lezioni, seminari, lavoro su di sé, supervisione, tirocini, assicurazione, materiale didattico). Resta solo esclusa la gita di fine anno, quando si fa e il biglietto del treno o dell’autobus di ciascuno.
Se poi uno vuole pagare 6000 o 12.000 €, anziché 3900 (o anche meno in altre scuole), avrà i suoi buoni motivi, sui quali forse non è il caso di soffermarsi… E se poi, col diploma ottenuto, non lavora abbastanza, viene il sospetto che forse un motivo ci sarà…
Esatto Giandomenico, io credo che il dibattito sia anche sulla qualità, credo che Nicola abbia ragione nel dire che bisogna scegliere con attenzione la qualità della formazione su cui si decide di investire. Se si sceglie un percorso valido secondo me si ha un rientro sia in termini economici ma soprattutto in termini interpersonali che credo sia l’aspetto fondamentale.
Sonon d’accordo con il dott. Montinari. Anche io pago una quota fissa all’anno e quella è. Senza sorprese…magari informarsi adeguatamente prima di fare una scelta riserverebbe meno sorprese.
Ciao ma tu sei soddisfatto della tua scuola? ti stai trovendo bene, deluso.. felice? la rifaresti? se si… puoi dirmi come si chiama? grazie mille… Ornella
Ciao Ornella, sono capitato per caso su questa pagina e, siccome ho conoscenze psicologiche indirette, provo a dire la mia!
La verità è che nessun tuo collega risponde alle tue domande.
Non lo sanno, non credo che abbiano sufficiente spirito critico e ragionamento divergente per mettere in discussione i loro presupposti.
Facci caso, la maggior parte di questa classe di professionisti non fa autocritica! Sono settoriali, parlano di Psicoterapeuti VS Medici O Psicologi ma, tutto sommato, sono contenti così…
Ho letto di qualcuno che sostiene di voler educare i pazienti a scegliere lo psicoterapeuta giusto… (così, magari, se le cose vanno male la colpa è del paziente 😉 )
Non c’è che fare! Gli psicoterapeuti sono inguaribilmente chiusi in un mondo rosa, tutto loro fatto di mille collqui clinici (giàmmai discorsi).
Parlare con gli psicologi mi ha sempre lasciato perplesso, qui poi siete tantissimi…
E’ semplice: il dabatito riguarda il ruolo, quanto meno ambiguo, di organizzazioni private che si blasonano della convenzione con lo stato! Grazie a queste convenzioni coprono, a costi esosi e, talvolta, con professionalità qualitativamente discutibili ed orari molto variabili un gigantesco buco formativo. La cosa interessante è che nessuna università si prefigge di voler coprire tale buco con corsi istituzionali. Ancor più interessante sarebbe capire quanti professori universitari siano interni alle scuole private di specializzazione in psicoterapia, e ciò in un palese conflitto di interesse, che alimenta un mercato di formazione che si ingigantisce ogni giorno che passa!
Come anche sarebbe interessante capire quante scuole di psicoterapia esistono e quanti psicoterapeuti sfornano ogni anno!
Concludendo, la verità è che gli psicologi si possono facilmente dividere in due gruppi: I polli, che sono alla mercé del primo incantatore che passa; e gli psicologi svegli che hanno capito che i soldi (quelli veri) li fai sui colleghi, gli unici che possono venire in terapia anche quattro volte la settimana e possono seguire qualsiasi corso volto a sopperire a quel incolmabile vuoto dato più dalle insicurezze caratteriali che non da incompetenza!!!
Mi dispiace dirlo, più conosco l’ambiente e più mi fa pena questo esercito di insicuri che vorrebbero curare gli altri senza aver curato loro stessi! (se avessero curato loro stessi non starebbero qui a cercare di curare gli altri).
Ho letto solo i primi due periodi e mi sono bastati per condividere pienamente quanto detto da Bruno. Oltre al discorso dell’opportunità che queste istituzioni siano esclusivamente pubbliche (o private, ma disposte a recepire i criteri del pubblico)c’è da dire che il livello di professionalità trasmesso da una normale scuola di specializzazione in quattro anni, si potrebbe comodamente sintetizzare in un buon corso ‘no perditempo’ (no mangiasoldi) di un solo anno (e non diciamoci caz..te!!!).
Per Nicola, guarda che lui ha usato il carattere MAIUSCOLO perché è veramente e GIUSTAMENTE INCAZZATO!!!
Premetto che ho scelto di lavorare per la scuola di specializzazione dell’Università di Roma la Sapienza che essendo un’istituzione pubblica ha un’evidente trasparenza rispetto a costi ed impegno: la terapia personale non è obbligatoria, trattandosi però di una scuola in cui molti docenti, me compreso, condividono un background psicodinamico, durante le supervisioni sono gli allievi stessi che ne avvertono l’esigenza e sono liberi di scegliere il loro terapeuta; in questo caso la scelta è quasi sempre esterna a docenti e supervisori e penso che questa sia una salvaguardia per il proprio lavoro personale… la terapia personale non viene quindi valutata “in sè” nè tantomeno per il professionista con cui viene effettuata, del quale, in omaggio alla riservatezza, non viene chiesto nemmeno il nome… vengono solo valutati, in sede di supervisione, gli effetti positivi sulla capacità di mentalizzare e di lavorare su e con il controtransfert… detto questo… non credo ceh serva scagliarsi con rabbia contro i costi delle suole, credo che occorra scegliere bene, valutando la trasperenza dell’offerta, i costi complessivi e come questi costi possano essere messi a beneficio… questo è un tema che affronto spesso con i giovani colleghi, i costi in effetti sono variabili tra il 25/30 mila euro se l’allievo risiede nella stessa città della scuola e se la terapia personale “prescritta” non è troppo lunga , ai 120.000 se bisogna metterci sopra un affitto e si fa una terapia personale appena adeguata al caso (penso che la prescrizione delle 100 sedute risponda solo a criteri di “cassetta” visto che sappiamo benissimo che si tratta di una misura troppo esigua per un lavoro approfondito su di sè, necessario per esercitare qualsivoglia modello psicoterapeutico, on solo quello psicodinamico)… ho letto affermazioni tipo “chi la dura la vince” ed è esattamente l’atteggiamento che porta i giovani colleghi a lavorare gratis… chiunque effettui un investimento, in qualsiasi campo DEVE occuparsi preventivamente del rapporto costi benefici, altrimenti siamo nell’area nevrotica in cui l’esame di realtà è falsato dalle proprie rappresentazioni e nel quale diventa impossible apprendere dall’eseprienza… è vero anche che la nevrosi è una condizione relazionale e sin dalla presentazione dei corsi di laurea per arrivare ai colloqui con le scuole di specializzazione diffcilmente viene detta la verità… oggi comunque disponiamo di mezzi, come la rete, attraverso i quali si possono vagliare le affermazioni di chiunque, basta avere la mente libera per usarli… quindi, lo dico con affetto ma anceh con un po’ di rabbia, non vi lamentate se non avete effettuata un business plan prima di avvicinarvi al corso di laurea e poi alla specializzazione… Ringrazio Nicola per il suo post su un tema che mi sta a cuore, rispetto al quale vedo che i giovani colleghi vanno aiutati a pensare, con realismo… rimane da capire cosa fare dalla comprensibile rabbia che scende dalla delusione e dal sentirsi raggirati, come al solito bisogna riflettere su di sè e capire come sia staot possibile illudersi di fondare una professione su uno o due pazienti (nella migliore delle ipotesi) inviati attraverso la scuola di specializzazione… anche qui c’è un non detto, un fraintendimento collusivo, la scuola garantisce la formazione (anche qui nella migliore delle ipotesi, come possono garantire una formazione di qualità se sono ben 270 solo nel Lazio???) non l’avviamento professionale
…poi vi ricordo che le scuole di specializzazione sono diventate di 5 anni, da quast’anno quella universitaria è adeguata alla normativa vincolante per TUTTE
Ciao a tutti. Il mio messaggio nasce con l’intento di fornire un’ulteriore provocazione alla discussione. Innanzitutto, perchè la scuola di psicoterapia non viene aggiunta come un ultimo anno universitario facoltativo per chi intendesse diventare psicoterapeuta? Qualcuno dirà perchè i professori universitari spesso hanno solo la conoscenza teorica, qualcun’altro dirà perchè 5 anni di università sono già tanti (medicina dura 6 anni, ma alla fine sei qualcuno), qualcun’altro si inventerà un’altra scusa pur di non far cadere le motivazioni dei propri investimenti. Io penso che se si volesse sarebbe possibile dare vita al mio suggerimento, ma a qualcuno potrebbe dare “fastidio”. Sarebbe molto più economico in termini di costi e di tempo…olte al fatto che ci sarebbero più controlli alla qualità dei percorsi di formazione rispetto a oggi.
Non credo che sia un caso se esistono un’infinità di siti internet che spiegano agli psicologi cosa fanno o cosa dovrebbero fare gli psicologi..non esite una cosa così per gli ingegneri o i medici…se non sbaglio… Forse è il caso di fare una riflessione profonda e una rivisitazione radicale sul nostro percorso di studi e post…
Detto ciò penso di essere in linea con il commento di Antonio, PS. non so se condividi… Penso che la realtà sia proprio questa..e che la psicologia sociale ce l’abbia insegnata bene quando abbiamo studiato la dissonanza cognitiva di Festinger !
Ripeto, il mio intento è quello di lanciare un punto di vista alternativo, spero fonte di riflessioni…
In bocca al lupo a tutti !!!
Ciao Alessio, le normative europee credo spingessero in questa direzione: 3 anni di formazione e 2 di specializzazione, magari orientata al lavoro (che ora, forse, è 4+1?)
Invece ne hanno fatti due livelli entrambi molto teorici (e nulla è cambiato).
Se il ministero avesse dato all’università l’onere di formare in modo rapido e lavorativamente concreto gli psicologi, quanti faccendieri-della-formazione avrebbero dovuto cambiare faccende? Quanti di questi sarebbero stati professori universitari (che a lezione, in facoltà, ti insegnao la storia della dottrina e, sotto compendioso pagamento, nei we, ti insegnano come usare la stessa dottrina).
Certo qualcuno potrebbe dire che come si fa a fare in 2 o in 1 anno ciò che si fa in 4 o 5?
Bene, procediamo a contare le ore: se sono ben informato le scuole “insegnano” un we si e uno no, tolte le feste sono una ventina di we all’anno? Se tutto va bene un 200 ore circa all’anno? Che per 4 anni sono 800 a dir tanto + altre 800 di pratica…
…in un paio di anni si fa comodamente, non sono necessari 4 anni ne, tantomeno 5 (inutile dire che, per motivi di conflitto di interesse, il ministero non può nemmeno ridurre gli anni di frequentazione, tanto è che li ha aumentati con buon incsso per i formatori).
Infine colgo l’occasione per sottolineare come i direttori delle scuole su questo blog parlino del concetto di qualità della formazione!!! A costoro, e a tutti voi, domando: CONOSCETE UNO CHE HA PAGATO E NON SI e’ SPECIALIZZATO??? Il numero di specializzandi bocciati è indicativo della selettività della scuola, quindi potrebbe essere ditrettamente proporzinale alla qualità!
Insomma da non-psicologo posso dirvi che vi vedo maluccio: ci sono tutti gli elementi per capire che siete stretti tra un titolo che vi è costato 5 anni di fatica con il quale si lavora poco e niente ed un titolo che costa un 20000 euro circa e non ha nemmeno un buon ROI. E voi, schiacciati al centro!!!
Peccato che la reazione della categoria è deludentemente ipoaggressiva. Leggendovi sul blog, apparite prontissimi a lamentarvi ma alla fine la stragrandissima parte di voi va a versare quest’obolo di formazione. Curioso modo di opporvi che avete…
UNA VERITA’ SCOMODA CHE NESSUNO DICE. Quando una ventina d’anni fa si è istituito il percorso univeritario in Psicologia, l’Albo degli psicologi e la formazione in Psicoterapia, si trattava di sanare l’esistente e su questa necessità si è configurata la formazione. Ossia corsi tenuti nel fine settimana con cadenza mensile. Oggi tale modello formativo è a mio avviso assurdo perchè costringe i giovani psicologi a parcheggiare per altri 4 (oggi 5 anni). Certo le scuole di specializzazione in area sanitaria destinate a medici prevedono analoga durata ma io credo che sia diverso: in quest’ultimo caso si tratta di lavorare in strutture sanitarie per apprendere una specializzazione.
Per quanto riguarda la psicoterapia non è così, le ore di tirocinio che pure esistono sono poche rispetto al monte ore globale.
All’estero non è così. Se la scuola di psicoterapia è una prosecuzione degli studi universitari non sarebbe logico tenere lezioni in tutto l’arco della settimana al fine di svolgere le ore previste dalla formazione e poi far svolgere il tirocinio magari aumentandone il monte ore? Anche la supervisione potreebbe essere agevolmente svolta sia durante la formazione in aula che durante il tirocinio. In tal modo la formazione si ridurrebbe in 1 o 2 anni con costi certamente minori. E poi perchè solo da Enti privati che spesso speculano? Non sarebbe più logico prevedere un percorso attivabile da ogni Facoltà di Psicologia tra l’altro sicuramente con risultati economici di gran lunga in attivo? E poi perchè i titoli di psicoterapeuta conseguiti all’estero nell’ambito della Unione Europea in Italia non valgono? Le liberalizzazioni e la libera circolazione delle professioni in ambito europeo in Italia sono solo una chimera. Siamo ancora alle gilde medievali ed alle corporazioni del ventennio fascista, il tutto a difesa dei pochi baroni e dei molti che sono costretti a pagare i loro privilegi.
Di natura ottimista sono pessimista sulla possibilità di un cambiamento. Alle prossime elezioni eleggeremo ancora dei cialtroni che nulla cambieranno.
Grande Luciano!!!
Inutile entrare nel merito: sono d’accordo su tutto!!!
Complimenti per l’esposizione: lineare, chiara, efficace!!!
Ciao! interessante e utile discussione, mi fa piacere che il malcontento inizi ad emergere, dopotutto siamo una delle categorie più sfortunate!
Io non ho intenzione di fare la scuola di psicoterapia, sia perchè so che il campo è già saturo, sia perchè vorrei lavorare nella riabilitazione neuropsicologica o psichiatrica, dunque mi basterebbe il titolo di psicologa.
Ma… e qui arriva il ma.. perchè uno dei problemi grossi sono i CONCORSI PUBBLICI che richiedono spesso il titolo di psicoterapeuta anche quando poi lo psicologo va a fare tutt’altro (vedi per esempio neuropsicologo che non centra proprio un tubo con la psicoterapia)… PERCHè mi chiedo??qualcuno ha capito il motivo di questa prassi?
well, è chiaro che il business degli psicologi è la formazione, non certo solamente l’attività psicoterapeutica. E’ per questo che in Italia ci sono 300 scuole di psicoterapia su 65 milioni di abitanti, quando in altre nazioni con uguale popolazione, le scuole di specializzazione sono un terzo di quelle italiane. E credo sia responsabilità della psicologia italiana l’aver puntato tutto sulla psicoterapia con il miraggio dello scimmiottamento del medico (una volta c’era il fascino della divisa, adesso quello del camice bianco?), e aver abbandonato molte altre aree di specializzazione. In UK gli psicologi scolastici sono i più pagati e ogni scuola ne ha uno almeno part-time. Perché in Italia non ci sono specializzazioni riconosciute dal MIUR e dall’Ordine (con apposite sezioni dell’album) di psicologia scolastica, psicologia della salute, psicologia dello sport e del movimento, psicologia del lavoro? L’abbandono di queste aree ha provocato il fatto che in esse vi si sono inseriti cani e porci con le formazioni più disparate. Che si fa ora? Ci si lamenta e basta? Cheers, Giovanni
Il problema è che l’Ordine fa molto poco… ormai è evidente che ci sono troppi psicologi e che le possibili aree lavorative sono fortemente chiuse. Quindi molti colleghi si iscrivono alle scuole di psicoterapia convinti che una volta usciti troveranno sicuramente lavoro perché anche psicoterapeuti (vedi concorsi pubblici) Ed ecco il dilagare delle numerosissime scuole di specializzazione. L’Ordine dovrebbe premere seriamente, fortemente e costantemente per l’istituzione di nuove figure professionali “obbligatorie” come lo psicologo scolastico e lo psicologo di base (mi vengono in mente questi due esempi), in maniera da soddisfare la richiesta (sempre alta) degli utenti e dare opportunità lavorative a molti psicologi che non necessariamente vogliono esercitare in ambito clinico. Dall’altro lato l’Ordine dovrebbe soprattutto premere per ridurre fortemente il numero degli iscritti ai corsi universitari, così come è avvenuto per i medici all’inizio degli anni 90. Una selezione più accurata e drastica ridurrebbe il numero degli psicologi e di conseguenza le scuole di psicoterapia (ce ne sono troppe e molte di esse vivono grazie alla disperazione di molti colleghi che si iscrivono non per scelta professionale ma per avere qualche possibilità in più di lavorare successivamente) La specializzazione in psicoterapia non sembra più una scelta personale ma una scelta “obbligata” se si vuole lavorare.
Cari colleghi, io sono “vecchietta” poichè mi sono laureata in psicologia nel 1990 e ho fatto la formazione in psicoanalisi (quando ancora non era obbligatoria). Sono molto delusa da ciò che è successo. Gli psicologi non sono stimati, la nostra professione non è considerata “di valore”. Non voglio essere vittimista, ma non si lavora. Questo è un fatto. Di chi è la colpa? Posso dire che sicuramente siamo troppi, che la farmacologia negli ultimi 20 anni ha fatto passi da gigante, che ci sono molte figure “para” che portano via clienti potenziali. Forse la cosa peggiore, però, è la credenza che ancora persiste che chi va dallo psicologo se ne deve vergognare.
Anche se verrò criticata per questo, consiglio ai giovani di NON fare alcuna specializzazione, non per ora. Si spendono soldi e molto tempo e non c’è ritorno.
Non nego che qualche eccezione ci sia, ma poche. Chi si laurea in medicina o in giurisprudenza o in architettura, ecc, prima o poi lavora, magari non diventerà ricco, ma lavora dignitosamente e mette a frutto iol tempo e i soldi spesi.
Il panorama non è bello e l’Ordine stesso lo sta ammettendo.
Troppi errori a monte. Auguri a tutti i colleghi.
P.S. di ciò che succede in ambito psicologico/psicoterapeutico ci capiamo già poco noi, figurarsi i non addetti ai lavori!
Finalmente trovo una collega, analista e vecchietta come me. Non voglio commentare, rispondo alla domanda di Nicola: La mia formazione Psicoanalitica è costata 50 milioni! In compenso, e la collega potrà confermare, fra di noi non si sono mai viste simili baruffe, lavoravamo tutti insieme per creare questo famoso Albo e Ordine del Lazio. Non so di dove sia la collega, che cordialmente saluto.
Gianna Porri
PS: Non intendo entrare nelle polemiche, non le trovo utili per rimediare ad una situazione già critica che rihiederebbe unione e lavorare compatti.
Saluti a tutti
Psicologia della Salute c’è.
esiste una divisione di Psicologia della Salute all’interno dell’Ordine, nonché una chiara job description della figura professionale dello Psicologo della Salute? Esistono concorsi per gli Psicologi della Salute? Se c’è il corso post-laurea all’università è solo per dar lavoro ai docenti, mica agli psicologi. Sveglia.
Io ho fatto solo un anno di scuola, poi ho lasciato per vari motivi: economici, lavorativi, logistici…. Prima per me fare la scuola era un traguardo da raggiungere, ho lavorato per mettere via i soldi e potermela permettere, l’ho scelta con sede vicina per limitare viaggi e pernottamenti, ma poi gli spostamenti ci sono stati lo stesso e aumentavano di volta in volta… Certo un anno buttato, ma mi è servito per capire che non fa per me, impegnarsi tanto per una cosa che poi non mi garantisce nulla e ho le prove delle mie colleghe specializzate che ora si trovano con uno studio da gestire e PAGARE e pochissimi pazienti che non consentono loro di vivere se non facendo anche altri lavori, lavori per cui la laurea è più che sufficiente se non addirittura superflua. La psicoterapia in Italia non ha mercato, lo psicologo (e lo psicoterapeuta, ma tanto pochissimi sanno che le due cose sono diverse, del resto spesso veniamo confusi anche con lo psichiatra…)viene visto ancora come il dottore dei matti, ci vada chi matto lo è davvero, io no di certo! E allora che senso ha buttare soldi per poi di nuovo faticare per arrivare a fine mese??? Non ne abbiamo già buttati abbastanza (ma molti meno per fortuna!) per laurearci? Che le scuole diventino come la specializzazione dei medici: con lo STIPENDIO! E che stipendio!
1260 euro l’anno, per 5 anni. Ci sono anche le scuole pubbliche universitarie, ma l’impegno è quotidiano.
Io non ho potuto fare la scuola di specializzazione proprio a causa dei costi.
Oggi ne ho un grosso rimpianto sia perchè penso che mi avrebbe dato più sicurezza operativa (che è la cosa che più ho cercato e che meno ho trovato), sia perchè è richiesta dalle strutture che a vario titolo usufruiscono di Psicologi. Credo però che il problema sta proprio nella formazione universitaria. Sarebbe giusto dopo la laurea fare un tirocinio triennale (come per i commercialisti)da configurarsi a pieno titolo come specializzazione…ma forse siamo ancora lontani anni luce da tutto ciò!
Io purtroppo sono rimasta davvero delusa dalla scuola di psicoterapia che ho da poco terminato. La mia testimonianza riguarda la scuola ad indirizzo psicoanalitico COIRAG e sinceramente se tornassi indietro non spenderei una barca di soldi per non imparare assolutamente nulla!!!!
Gentile Nicola
colgo il suo suggerimento per raccontare anche io la mia esperienza formativa. Fin dagli ultimi anni del liceo avevo maturato il progetto di diventare psicologa e psicoterapeuta, e così è stato.
Sono psicologa e mi sono specializzata in psicoterapia nel 2009 a Roma: ho optato per una scuola di specializzazione privata a causa dell’esiguità dei posti di quella pubblica e perché sospettavo che avere gli stessi docenti dell’università che insegnavano le stesse materie sarebbe potuto essere poco utile per la mia preparazione. Ho scelto questo istituto non solo perché condividevo l’impostazione teorica di riferimento ma anche perché sapevo che mi avrebbero riconosciuto la psicoterapia che avevo svolto negli anni passati, elemento molto rilevante ai fini della decisione perché non ho avuto costi di psicoterapia aggiuntivi, né obbligo di effettuarla con i docenti o “amici” della scuola. Il costo di questa scuola lo conoscevo fin da prima di iscrivermi e l’ho progettato pensandolo come investimento: per 4 anni poco meno di 20 mila euro (tutti fatturati quindi scaricabili al momento della dichairazione) per la mia formazione e per la mia professionalità. Fortunatamente ho avuto alle spalle una famiglia che mi ha permesso questa ingente spesa. Ci sono stati costi extra non obbligatori ma eventi volontari, alcuni gratuiti altri a pagamento (convegni fuori città, seminari, …). La scuola, a volte, “ci ha provato”, propinandoci supervisioni imperdibili al costo di 80 euro ciascuna e senza fattura ma mi sono rifiutata di partecipare: comunque nessuno di noi è mai stato imbavagliato né minacciato di morte al rogo nel caso in cui non avesse partecipato a queste iniziative.
Sarebbe bello poter studiare senza troppo preoccuparsi delle ricadute materiali che il nostro studio potrebbe avere sul lavoro: naturalmente, chi non ha necessità di lavorare può sempre realizzare questo sogno. Al momento sto prendendo un secondo titolo universitario con questo spirito “anti-materialista”, poi si vedrà se e cosa potrò farne nella pratica e nel lavoro.
Nel mio piccolo ho tentato, durante il tirocinio di specializzazione, di affiliarmi a qualche professionista o qualche ente pubblico/privato, purtroppo le cose non sono semplici in una grande metropoli quale è Roma. Ora sto lavorando privatamente come psicoterapeuta e la qualità del mio lavoro mi soddisfa: non troppo la quantità, perché i pazienti sono pochi per potermi permettere di mantenere il mio tenore di vita, ed è per questo che svolgo un altro tipo di lavoro parallelamente alla libera professione, e questo secondo lavoro non mi disturba. Ogni anno spendo intorno ai 200 euro per la pubblicità, più ci sono le spese del commercialista, le utenze, l’enpap, l’ordine eccetera. Non lo studio, perché in casa mia ho ricavato uno spazio per il mio lavoro.
Alla fine dei conti, quello che ho ottenuto ed i mezzi finanziari per ottenerlo li conoscevo già prima di intraprendere questo percorso, nessuna sorpresa, tranne piccoli dettagli precedentemente immaginabili.
Che dire? Un colpo al cerchio ed una alla botte: la scuola mi ha fatto conoscere molti autori, teorie e tecniche che non conoscevo. Gli approfondimenti che ho effettuato riguardo a questi argomenti, però, li devo solo a me stessa, alla mia curiosità e caparbietà. Dal mio punto di vista lo studio è un processo graduale, dinamico e oserei dire “infinito”: mai pensare di essere veramente “arrivati”, sarebbe davvero limitante, anche perché ci sono sempre tante cose da imparare ed è avvincente che sia così. Tante idee o teorie che abbiamo appreso vanno anche messe costruttivamente in discussione, viste da punti di vista differenti e perché no, anche cambiate.
Salve a tutti,
Volevo fare alcune precisazioni.
– rispondendo a Desiree: fare una scuola di counseling è utile (ribadisco una verità oscura: una persona può fare lo psicologo anche solo con l’abilitazione professionale ottenuta dopo l’esame di stato e l’iscrizione all’albo!!!!)(con i limiti che ci sono no pazienti psichiatrici e no nel pubblico) perchè insegna strumenti concreti, certo non insegna la psicoterapia, infatti cercavo una forma di intervento breve e il più possibile efficente.
– poi l’analisi su di se è opzionale anche in molte scuole di psicoterapia, certo andrebbe fatta dal punto di vista etico, ma non solo da noi psicologi, anche magari dai giudici, dagli educatori o dagli assistenti sociali o da tutte quelle figure con ruoli decisionali e operativi di un certo rilievo.
-Lo psicologo si può anche arricchire perchè no? c
-Roberto Muccelli il counseling non è una scorciatoia ma è un’alternativa come altre alla suoper pagata e aurea e inflazionata specializzazione in psicoterapia.
– Ma pensate veramente che qualcuno vi paghi la formazione in psicoter? :))
Io ho fatto 5 anni di univ e 1 anno di tirocinio, poi 4 anni di specilizz in counseling, solo nei fine settimana, proprio come una scuola di psicoterapia, solo che è costato meno, poi ho ho fatto molte altre cose… Ammiro chi fiduciosamente investe in una scuola di psicoter così come rispetto le scelte di tutti, ma io faccio le mie.
Noi psicologi e qui ha ragione Antonio che ci critica (perchè siamo ridicoli, ci hanno denunciato i counselor perchè facciamo il loro lavoro! nei corsi di formazione dell’ordine ci sono solo paranoie degli psicologi sugli psicologi, ma l’ordine dovrebbe garantire e promuovere una professionalità non dare pacche sulle spalle agli iscritti paganti fior di quattrini), dovremo essere più orientati al mercato con proposte più allettanti, tra la crisi e la cattiva psicologia c’è poco mercato, è lì che dovremmo applicarci, noi psicologi cercando forme di intervento che migliorino la vita di qualcuno in particore, è lì che dovremmo investire le nostre risorse economiche, nel proporre servizi utili al giusto prezzo, creando buoni prodotti e un maggior bisogno di psicologia in generale.
Ben venga questo sito che paga Nicola, grazie, e ben vengano le iniziative che promuovono la buona psicologia. Il costo delle scuole di psicoterapia è elevato? mi stupisco che ci siano ancora visti i tempi.
Cara Elena, ho letto il tuo commento e lo condivido pienamente (quasi)… rimango perplesso su un punto.. Perché saremo ridicoli? Perché i counselor ci hanno denunciati? Non ho capito bene questa frase…
Ciao Giuseppe, grazie, i counselor ritenevano che gli psicologi non potessero fare i counselor o usare la parolo counselig( possono farlo solo loro) ma fortunatamente hanno perso. Si sentono più forti loro come professionalità di noi che abbiamo un storia, un ordine… è un pò assurdo.
eccome se è assurdo!!!!!!! il counselor invece, parere mio, possono farlo solo gli psicologi!! e si lamentano pure.
Cara Elena: sante parole!
Il mio commenti più sotto.
Auguri!
Scusate la grammatica ma scrivo con una bimba in braccio e poco tempo, poi mi “accaloro” e mi viene una forma di dislessia non aiutata dall’assenza del correttore ortografico. Buone cose a tutti.
Caro Nicola,
credo che sia arrivato il momento di capire con dati alla mano (o meglio bilanci alla mano) se effettivamente è conveniente, ai fini dell’inserimento lavorativo frequentare una scuola di psicoterapia.
Credo che sia d’obbligo affrontare la cosa da un punto di vista pragmatico e confrontarsi con la realtà, ovvero investimento (soldi) e redditività futura (lavoro=soldi)… non come hobby o missione..
grazie a Nicola per lo spunto e a tutti quelli che sono intervenuti, ho apprezzato moltissimi commenti su questo sistema dubbio e cannibalistico. che i costi si sapessero all’inizio è vero e non è vero. io a 19 anni sapevo che la scuola di psicoterapia sarebbe stata privata, ma mi era stato detto anche che avrei trovato subito lavoro in una cooperativa e con quello mi sarei mantenuta e avrei anche pagato la scuola di psicoterapia. confortata dall’idea, ho anche scelto un percorso non-clinico non essendo disponibile nella mia regione (ed avendo sentito il discorso ‘fai sperimentale che prepara meglio alla scuola di specializzazione’). invece ora ho lavori saltuari (peraltro di natura diversa dal mio percorso di studi che di sbocchi lavorativi diretti non ne ha, fortuna che ho anche altre competenze), insufficienti a pagare una scuola di psicoterapia anche se mi facessi mantenere dai miei (i quali non potrebbero pagare la mia scuola perchè hanno altri debili a cui pensare). non ho voluto neanche sforzarmi di fare i salti mortali per pagarla, data l’assenza di concreto vantaggio nel trovare lavoro (ma quanti sono i concorsi pubblici?? e quanti gli psicoterapeuti indebitati e pressochè senza lavoro?) e la non essenzialità per lavorare in tanti ambiti che mi interessano di più della psicoterapia in senso stretto (psicologia del benessere, educazione). risultato? niente scuola e per il momento mi sembra vada bene così.
cmq il budget lo avevo fatto anch’io contando oltre alla retta anche spostamenti e relativi costi (abitando io lontano da qualsiasi scuola che mi interessasse), residenziali o altri eventi obbligatori, testi e materiali, terapia personale e supervisione… e sotto i 20K euro per i 4 anni non si sarebbe andati… che poi adesso sia di 5 anni è veramente assurdo… c’è chi ha detto che si potrebbe compattare in un anno – secondo me un anno è poco, direi due ma non di più – e adesso 5??!!
Mi devo ritenere fortunata perchè la psicoterapia che avevo fatto presso l’Asl mi è stata riconosciuta dalla scuola, che mi ha chiesto di fare qualche seduta all’ultimo anno perchè il mio indirizzo di specializzazione era diverso da quello della terapia. Alla fine ho fatto qualche seduta di terapia didattica e non psicoterapia, perchè non era stata valutata necessaria nel mio caso. In totale ho quindi speso circa 1500 euro sempre fatturati
Scusatemi, ma il costo del medesimo iter formativo fatto all’estero che costi ha?
Io ho risolto il problema scegliendo di non iscrivermi a nessuna scuola di Specializzazione!!!E’ vero, così ho rinunciato alla possibilità di esercitare la mia professione, che tanto amo, ma non trovavo giusto dover pagare così tanti soldi per specializzarmi, quando per i medici ed altri professionisti non è affatto così!!In più non avevo le possibilità per farlo appena finità l’università, e ancor meno oggi, avendo un lavoro precario (in tutt’altro campo!!!).
Io ho scelto la scuola con molta attenzione,lavoravo già nel sociale da molti anni e sentivo l’esigenza di avere degli strumenti in più per poter affrontare non solo l’emergenza, ma per offrire un supporto di maggiore spessore e professionalità…Sono specializzata da diversi anni e i costi onestamente si sono aggirati tutto sommato sui 30.000 euro..Continuando a lavorare nel sociale, che come sappiamo paga poco, ma che io amo molto, non sono decisamente rientrata dei costi, anche ad anni di distanza… Mi sono laureata molto in fretta, sono quasi venti anni, perchè ero convinta di quello che facevo e di quello che avrei voluto fare….ho scelto un lavoro di trincea perchè lo volevo…ho scelto una scuola che mi potesse essere utile in questo lavoro…non ho onestamente pensato ai costi e ai benefici e forse come molti ho avuto una percezione erronea del nostro lavoro, l’ho vissuto e lo vivo un pò come una missione, anche se spesso mi rendo conto che questo è anacronistico e poco pratico…
Salve a tutti, sono iscritto al secondo anno di una scuola di specializzazione in psicoterapia cognitiva, la mia scuola costa sui 4700 euro l’anno più la psicoterapia didattica per cui i conti sono presto fatti. Lavoro in una comunità terapeutica, stipendio magro, orari pazzeschi, ma mi mantengo. Riesco ad avere qualche paziente privato e a tenere qualche micro corso di formazione in case di riposo, certo la mia vita sociale è azzerata, ma mi ritengo discretamente fortunato. La scuola mi soddisfa molto, ritengo che insegni davvero a lavorare con la sofferenza delle persone nelle sue più svariate forme e il livello è adeguato alle aspettative che avevo. Sapevo sin da subito che sarebbe stato difficile, faticoso e dispendioso, ma ci credo e continuerò a crederci e sono sicuro che un giorno raccoglierò tutti i frutti sperati. Certo mi informo continuamente, approfondisco argomenti al di la della scuola, provo a captare quali bisogni potrei soddisfare con la mia professionalità e mi propongo senza problemi anche in contesti diversi. Fino ad adesso non mi posso lamentare, certo quando sento molti colleghi che con le mani in mano si lamentano che dopo mesi di ricerca e dopo aver inviato centinaia di curriculum “nessuno li chiama” mi viene da sorridere… Il lavoro non cade dal cielo, o almeno pochissimi hanno questo tipo di fortuna, se vogliamo fare questo lavoro, che a mio avviso è complicatissimo, proponiamoci, sviluppiamo idee, progettiamo, dimostriamo in qualche modo che possiamo arricchire la vita degli altri. Senza dubbio alcune scuole non sono all’altezza, siamo in troppi e trovare il nostro spazio è difficilissimo e come qualcuno ha detto alcune servono ad arricchire i guru della materia, ma nessuno ci obbliga ad iscriverci per cui non addossiamo i nostri fallimenti a chi per fortuna o bravura è arrivato…
Ciao,
io il ‘business plan’ me lo sono fatto (grazie però a precedente esperienza aziendale, non certo perchè me lo abbiano insegnato in Università!) e ho deciso che non mi conveniva la scuola di psicoterapia, non per i contenuti quanto proprio per l’impossibilità di rientrare dei costi. E’ un vero peccato a mio parere? Io lavoro in studio, non faccio terapia ovviamente, e mi limito al supporto. Il primo anno un disastro, il secondo sembra un po’ meglio ma sicuramente si fa una gran fatica a trovare clienti: occorre investire molto ‘a fondo perso’, cioè organizzare eventi, esporsi per farsi conoscere. Ma è un’attività faticosa e non retribuita…quindi altri costi il cui ROI è del tutto imprevedibile. Le scuole non hanno più il becco di un quattrino e ti chiedono di fare progetti con compensi ridicoli. Le strutture socio-sanitarie pubbliche ancora peggio….insomma: i 20-25mila per la scuola di psicoterapia, ad oggi non sono un investimento adeguato se non su se’ stessi.
Ciao
Ho letto un po’ di commenti…molta polemica…credo che comunque in parte sia vero che si dà troppa importanza alla scuola di psicoterapia e che non sempre si tratta di scuole di qualità. Per questo penso che poter avere la stessa specializzazione dei medici, fatta principalmente di lavoro,sarebbe un’ottima cosa. E lo ammetto, anche per le nostre tasche! Ma ancora di più bisognerebbe puntare sulla nostra laurea che sembra che senza specializzazione non valga nulla…se è davvero così siamo come i medici, se così non è chi se ne frega della specializzazione e promuoviamo altre possibilità. Perchè mai lo psicologo dovrebbe valere meno dello psicoterapeuta? Fa solo un altro lavoro. Eppure è la realtà dei concorsi pubblici che ci dice che per fare lo psicologo (non lo psicoterapeuta) nel pubblico devi essere psicoterapeuta. Perchè??? A me è capitato di sentirmi dire che per un possibile lavoro di psicologa che si occupava di affido (sotto cooperativa) ero l’ultima in lista, malgrado il mio curriculum lavorativo che era,mi han detto, più che adeguato…quello che mancava era la scuola di specializzazione! Penso anche sia un po’ vero che siamo insicuri, insicuri del nostro lavoro e della nostra professionalità che forse acquisisce chiarezza solo con lo studio di psicoterapia dove, a 19 anni, pensavamo saremmo stati i nuovi Freud. Forse bisogna cambiare il modo di pensare e di vedere il ruolo dello psicologo
e i primi a doverlo fare siamo proprio noi!
Cari colleghi, io sono “vecchietta” poichè mi sono laureata in psicologia nel 1990 e ho fatto la formazione in psicoanalisi (quando ancora non era obbligatoria). Sono molto delusa da ciò che è successo. Gli psicologi non sono stimati, la nostra professione non è considerata “di valore”. Non voglio essere vittimista, ma non si lavora. Questo è un fatto. Di chi è la colpa? Posso dire che sicuramente siamo troppi, che la farmacologia negli ultimi 20 anni ha fatto passi da gigante, che ci sono molte figure “para” che portano via clienti potenziali. Forse la cosa peggiore, però, è la credenza che ancora persiste che chi va dallo psicologo se ne deve vergognare.
Anche se verrò criticata per questo, consiglio ai giovani di NON fare alcuna specializzazione, non per ora. Si spendono soldi e molto tempo e non c’è ritorno.
Non nego che qualche eccezione ci sia, ma poche. Chi si laurea in medicina o in giurisprudenza o in architettura, ecc, prima o poi lavora, magari non diventerà ricco, ma lavora dignitosamente e mette a frutto iol tempo e i soldi spesi.
Il panorama non è bello e l’Ordine stesso lo sta ammettendo.
Troppi errori a monte. Auguri a tutti i colleghi.
Ma dovresti saperlo se hai una formazione psicoanalitica: la colpa è SEMPRE frutto della gelosia e dell’invidia. E’ macroscopico poi quel che ne consegue: il transfert viene diviso in due filoni, positivo verso la figura del medico psichiatra e negativo verso la figura dello psicologo psicoterapeuta. Gli stessi psicologi infatti inconsciamente (e spesso anche consciamente) idealizzano il medico e svalutano lo psicologo (cioè se stessi). E’ un po’ come attirare la sfortuna da soli… Questo spiega perché sia necessario fare un lavoro su di sé prima di fare lo psicoterapeuta. Io sono d’accordo con il tuo consiglio di NON fare per il momento alcuna specializzazione. Aggiungo un mio personale suggerimento: bisogna cominciare da sé, cioè – in questo settore – dall’analisi personale. Fare un lavoro su di sé per cominciare a vedere come si è e poi, se e quando ci si capisce qualcosa, quando si sa che cosa si vuole davvero nella vita, magari si può cominciare la scuola.
Ovvero: la colpa è di Edipo.
Sono abbastanza d’accordo, e ti ringrazio.
Il discorso è complesso e noi psicologi,ca va sans dire, psicologizziamo!
Ci sono delle questioni sociali e culturali (studiate) se in Italia la situazione per la Psicologia è questa.
Non si dovrebbe intraprendere il faticoso cammino di una scuola di specializzazione se la motivazione è aspettarsi da questo più lavoro. Mentre, ovvio, è importantissimo che chi aiuta a livello psichico un’altra persona, abbia prima lavorato su di sè.
Ha ragione una collega, più su, che dice che è psicologo chi è laureato e ha passato l’esame di stato. Il resto può aspettare.
Per sorridere (amaramente)cito un brano di un bel volumetto di una collega.
“PERCHè HO SCELTO DI DIVENTARE PSICOLOGA?
Eppure promettevo abbastanza quando ero piccola.
Insomma ero una di quelle bambine minute, ma piuttosto sveglie, che sanno leggere i contesti e comportarsi di conseguenza per ottenere un gelato fragola e cioccolato anche se non è l’ora della merenda.
Ancora oggi me lo domando con una certa insistenza.
Perchè la Psicologa?
I miei amici d’infanzia, più saggi e con i piedi meno piantati sulle nuvole, hanno intrapreso carriere promettenti e remunerative. Quelle carriere che sono ufficialmente riconosciute da tutti e che ti gratificano emotivamente ed economicamente.
Ma io no.
Io avevo deciso che volevo avere a che fare con la testa della gente e comunicare con chi stesse seduto di fronte a me.”
Katia Carlini, “Voglio fare lo psicologo” Ed Psiconline
E’ vero, la scelta è spesso molto articolata, ma forse c’è anche una verità semplice, ovvero che vogliamo conoscere noi stessi e gli altri al di là dell’apparenza, della superficie, in profondità. Comunque spero che il sorriso non sia troppo amaro e che ogni tanto tu possa gustare ancora quel gelato. 🙂
Io so non conoscevo cos’era fare un ROI quando mi sn abilitata, ma per me è stato più semplice decidere.. mi sn laureata grazie ai contributi delle borse di studio quindi quando mi sn laureata ho anche capito che era impossibile far fronte a spese simili… e le borse di studio che c’è occasione di trovare (voucher, carta ila ecc..)non coprono tante delle spese a cui uno specializzando è costretto (soprattutto in un periodo di crisi in cui non trovi neppure lavori alternativi per mettere i guadagni da parte).In questi anni ho guardato con molta invidia amiche che fanno la specializzazione medica e che sono pagate per poterla fare! purtroppo l’ambito della salute psicologica non ha la setssa importanza o lo stesso rilievo socio-culturale.
Per fortuna ai miei tempila scuola che frequentavo non necesitava di terapia personale e neppure la caldeggiava; i costi poi non erano così esosi! Ho 64 anni e sono alla fine di un percorso psicoterapeutico. Sono riuscito ad esercitare con alti e bassi la psicoterapia con alti e bassi e posso dirvi che all’inizio essere psicoterapeuta e quasi un mito! Come il giornalista il Presentatore il dj e altre professioni dove si pensa a fama e denaro, ebbene la psicoterapia è una professione a trappola, a meno che non si lavora in un ospedale stablmente o si è in un ambito medico che funge da serbatoio per i pazienti. Altra possibilità è trasferirsi in regioni dove gli psicoterapeuti sono pochi. I costi che ho letto poc’anzi non potranno essere raggiunti se non in una decina d’anni di assiduo e continuativo lavoro, insomma sperare di guadagnare può rivelarsi una profonda delusione e depressione. Si, direi proprio pensare prima bene ai costi benefici e farsi, almeno mentalmente un piano.
Solo alcune delle mie considerazioni nel merito dei costi delle Scuole di Psicoterapia.Sono davvero molto gravosi in sé e un investimento per un futuro lavoro assai dubbioso vista la concorrenza, cioè al di là dei tempi di recupero dell’investimento per la formazione.Circa quest’ultimo punto mi chiedo se nessuno possa pensare ad un limite riguardo al crescente numero di scuole negli ultimi anni. Ciò che sto constatando dalle mie giovani pazienti in terapia – in corso specializzazione per ter. dell’età evolutiva- è che è presumibile che trovino lavoro se hanno anche altre competenze. Due esempi. Una allieva ha competenze in etnopsicologia maturate negli anni in una impegnata ricerca in Senegal(sta trovando lavoro parziale in attività attinenti l’integrazione di donne provenienti dall’area africana). Un’altra, intraprendente, ha aperto un baby parking. Conclusione. Qualche prospettiva se si esce dall’area ristretta del reddito come psicoterapeuta. Anche questo, a mio avviso, andrebbe ripensato nella formazione. Intendo l’estensione dell’uso della psicologia ad ambiti diversificati e innovativi.
Buongiorno a tutti,
ho cercato di leggere in velocità tutti i vari commenti..diciamo sono parecchi e vari.
Pesonalmente sento che la scuola di psicoterapia che sto frequentando (CESIPc_sede di Padova) mi sta dando molto dal punto di vista personale e professionale ma soprattutto ha chiarito in modo utile e preciso, fin dall’inizio, quali sarebbero stati i costi da sostenere.
Pago 4500 euro all’anno (in un corso in cui siamo in 10 persone, 8 psicologi e 2 psichiatri) e fino al quarto anno le supervisioni sono incluse nel costo della scuola..successivamente invece sono a costo del frequentante (mi riferisco alla supervisione dei casi che verranno presenteti in sede di discussione della tesi). L’analisi didattica è l’unica spese che si è tenuti a sostenere al di fuori del costo nel corso dei quattro anni e si può scegliere liberamente con quale terapeuta effettuarla, valutandone costi e preparazione.
Non mi sono mai sentita obbligata a partecipare ad altri seminari o corsi… vengono proposti libri e convegni ma ognuno si può sentir libero di comprarli o parteciparvi.
Personalmente quando ho deciso di iscrivermi, tre anni fa, alla scuola di specializzazione che sto frequentando ho valutato i costi ma anche quanto offriva, sia a livello didattico che a livello di servizi. Io nel fare quest’operazione ho utilizzato i miei criteri così come immagino altre persone utilizzino i loro. Mi sembra che da un punto di vista costruttivista potrebbe essere interessante fare un’analisi di quelli che sono i costrutti, intesi quali dimensioni di senso, che le persona utilizzano per fare una scelta come questa. Cosa ne pensate? A volte i significati che guidano il nostro agire sono simili a quelli di altre persone se visti dal nostro punto di vista ma rischiamo di farne delle letture che in quanto tali restano nostre personali.
Sara
ciao a tutti!
ho cercato di leggere tutti i commenti e …… sono quasi senza parole. in ogni caso ringrazio tutti perchè ho imparato un sacco di cose che terrò ben presente nel momento in cui dovrò fare delle scelte!
diciamo che così un po’ per “libere associazioni” rispetto a ciò che ho letto mi viene in mente la libertà di scelta e il diritto allo studio. in altri terimini intendo dire che, in quanto attualemnte ancora studentessa di psicologia, mi chiedo perchè, se io ho scelto questa professione per la mia vita, perchè mi piace, mi appassiona, mi sento portata (ma solo il tempo me lo dirà) e tutto ciò che volete io debba essere “ricca” per diventare una psicoterapeuta, visto che a quanto pare essere dei semplici psicologi con qualche master o corso di specializzazione nn è abbatstanza per essere degni della categoria. una famiglia con un normale reddito (diciamo due dipendenti che guadagnano 1500 al mese) come può provvedere ad un percorso di studi di tale portata. credo che sia molto limitante per chi non ha le possibilità economiche e come diceva qulcuno sopra ,magari è un talento.
io adoro tutto ciò che studio, ma proprio perchè tutto ciò che apprendiamo ha un valore che “va oltre l’aspetto materiale” perchè deve essere così caro diventare psicoterapeuti? senza contare che non avete calcolato tutti i soldi che si spendono per la laurea in una buona università.
va beh, spero di nn avervi offeso con il mio modesto parere visto che non sono nemmeno psicologa, per ora…..
bye
Che dire? Ammetto in onestà di non essere riuscita a leggere proprio TUTTI i commenti perchè sono tantissimi (a quanto pare la questione sollevata da Nicola ci inquieta un po’ tutti…)e ad un certo punto non ho neppure apprezzato il tono di alcuni “botta e risposta”.
Ad ogni modo, mi permetto di dare il mio contributo…se qualcuno avrà la pazienza di leggerlo 🙂
Mi sono laureata nel 2008 a Roma e ho fatto subito l’esame di stato. Avevo fatto il secondo tirocinio in un centro di ricerca e psicoterapia ad orientamento sistemico-relazionale legato alla scuola di specializzazione che già intravedevo come il mio passo successivo.
Ricordo ancora una tutor che ci disse che la quella Scuola era stata inizialmente fondata come uno spazio di specializzazione ma soprattutto DI CONFRONTO tra psicologi professionisti, dove la teoria servisse per approfondire e analizzare quanto riscontrato nella pratica. In realtà, vuoi per il precariato vuoi per l’incompletezza della mera preparazione universitaria, anche questa scuola si era trasformata in un “post-laurea” dove studenti ancora privi di qualsivoglia esperienza sul campo cercavano con questo titolo di poter finalmente accedere ad un lavoro.
In considerazione di questo, terminati i 5 anni di studio e questo tirocinio, ho capito che sarebbe stato molto piu utile “vedere un po’ di mondo” prima di rinchiudermi nuovamente in un lungo (e costosissimo!!!) percorso formativo.
Cosi ho deciso di prendermi del tempo…
Ho viaggiato… ho seguito la mia vera vocazione e ho fatto un corso come educatrice (che poi in fondo è il lavoro che spetta a molti neo-laureati che spesso nemmeno vi accedono per non avere il titolo triennale specifico in educatore)…ho avuto un’intensa esperienza di Servizio Civile nel sud del mondo…e nel frattempo ho scoperto che esistono CENTINAIA di scuole….DECINE di orientamenti teorici… INFINITI percorsi che si possono prendere dopo la laurea.
Insomma, la mia grande frustrazione è stata scoprire che ero uscita da un corso di laurea (Clinico, alla Sapienza di Roma) fondamentalmente strutturato per VENDERMI LE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE DEI MIEI STESSI PROFESSORI.
Ebbene si… perchè alla fine dei 5 anni avevo avuto una grande fetta di insegnamenti ad orientamento psicoanalitico (per altro tutto in gran parte centrato sulla teoria dell’attaccamento), qualcuno di tipo sistemico-relazionale e poco altro. Mai sentito parlare di psicologia di comunità, di gruppo, di bioenergetica, di psicologia istituzionale, di approccio strategico, di analisi transazionale…
Insomma, uscita fuori dall’università ho scoperto tanti altri mondi interessanti e TRASVERSALI che hanno catturato la mia attenzione.
Non mi pento della mia scelta e guardo con un’aria incerta le mie ex compagne che hanno sostenuto l’esame di stato durante il primo anno di scuola di psicoterapia (insomma, nemmeno una tregua tra università e specializzazione). Trovo che molte di loro si siano “chiuse” e credo che questa strutturazione precoce non favorisca certo una loro apertura e flessibilità mentale quando saranno sedute di fronte ad un paziente.
Personalmente non sono totalmente contraria alle scuole, ma condivido l’idea che abbiano un impatto determinante sulla formazione professionale e PERSONALE e pertanto vadano scelte con consapevolezza e maturità (non solo rispetto ai costi), prendendosi prima il tempo necessario per conoscere cosa c’è fuori dalle aule universitarie… il mondo delle persone reali al di là dei libri, delle teorie e dei DSM!
PS: alla fine della fiera… il vero problema è che usciamo da un’università che professionalmente non ci forma, che ci ha riempito di teorie ma assolutamente nessuna pratica, buttati in un mercato del lavoro che non riconosce la figura del “mero” psicologo clinico (senza specializzazione) e ci conduce inevitabilmente ad inserirci il prima possibile in un nuovo e apparentemente piu promettente percorso. Sarà una coincidenza che i Direttori delle Scuole PRIVATE di Specializzazione in molti casi……..siano i nostri stessi Professori universitari?!?
PS2: ma se il medico può accedere senza vincoli alla specializzazione in psicoterapia e lo psicologo non può fare altrettanto con una specializzazione in medicina (comprensibile!) …..sarà che quei 5 anni di università non sono in alcun modo qualificanti??
Ciao, io dopo la laurea mi sono avvicinata al mondo del lavoro nel sociale tramite il servizio civile,poi sono stata assunta dalla cooperativa dove ho fatto il servizio civile, poi da collaboratrice socia e dopo 5 anni il primo vero contratto da psicologa. guagahno in media 900 euro al mese per 30 ore di lavoro a settimana ma mi sento soddisfatta perchè faccio il mio lavoro. sento l’esigenza professinale di specializzarmi in psicoterapia, ma non so nel mercato del lavoro quale potrebbe essere l’orientamento più spendibile. ad esempio ho notato che molti psicoterapeuti della ASL sono sistemico-relazionali o psicoanalisti.
che ne pensate?
anch’io non ho di che lamentarmi. scelta oculata, dopo lungo percorso professionale. nessun costo occulto, massima trasparenza, riconoscimento delle abilità già apprese altrove, ecc.. siam trattati da adulti (quali siamo) e non da studentelli/sudditi della maestà dei didatti/guru. Abbiamo anche la democrazia interna, con l’lezione di uno di noi come rappresentante (se ce ne fosse bisogno) per portare questioni che riguardano tutti gli aspetti della scuola. Certo, se poi vogliam discutere dei prezzi della formazione, allora va detto che in tempo di crisi bisognerebbe che i formatori accettassero anche loro di guadagnare un po’ meno, per non chiedersi poi perché nessuno si iscrive. E se parliamo della formazione degli psicologi in genere, c’è da dire che è troppo lunga (e la lunghezza non corrisponde a qualità della preprazione), poco segmentata (le altre specializzazioni, che non siano la psicoterapia, son lasciate ad una sorta di “fai da te”, senza riconoscimenti MIUR e protezione dei titoli acquisiti…), e che ci vuole il numero chiuso in ingresso alla facoltà, altrimenti tra un po’ ci sarà uno psicologo ogni 10 italiani. Ciao, Giovanni
Salve, sono Sara, uno degli ultimi commenti di CIP sposa esattamente la mia linea. Io sto conseguendo la laurea Magistrale in Clinica e della Salute, e sinceramente più mi appassiono e voglio conoscere, più mi sta stretto il diffuso senso che si esce da una didattica per entrare in un’altra. Oltretutto la scelta di una specializzazione in psicoterapia se da una parte placa le urgenti e urlanti richieste di una qualche COMPETENZA APPLICATIVA CONCRETA, nella speranza di affidarci a un percorso in cui FINALMENTE avremo dipanata la matassa di orientamenti teorico-metodologici per osservare e applicare la nostra “missione”, da un’altra parte è proprio questa urgenza che pone qualche interrogativo sulla giusta natura che porta alla scelta di una scuola di psicoterapia.
Penso che non debba essere il senso di non sapere a portarci da qualche parte con la speranza di indossare finalmente un “vestito” spendibile, che ci dia finalmente modo di presentarci al mondo (in fondo, uscire di casa nudi non so fino a che punto averebbe presa in termini di efficacia lavorativa:p): un vestito che ob torto collo ci mettiamo e poi ce lo facciamo andar bene, magari con una aggiustatina qua è là, con i rischi di quell’eclettismo applicativo che spesso è considerato svalutante rispetto alla scelta di un orientamento. Penso, invece, in accordo con CIP, che alla specializzazione bisognerebbe arrivarci con approccio esattamente opposto, ovvero con CONSAPEVOLEZZA di sè, con una linea direttrice, per quanto flessibile rispetto alle sfumature di sè e del vasto panorama formativo, che parta da sè e poggi principalmente sul proprio Essere. In questo devo dire che il percorso universitario, ahimè, per quanto volenteroso negli intenti (studio alla Facoltà di Chieti), non soddisfi grandemente queste esigenze di orientamento di sè e delle offerte formative di specializzazione. Detta tutta questa brodaglia polemico-filosofica :p , volevo fare una domanda/proposta, circa l’aspetto operativo della scuola di specializzazione.
Assodato che probabilmente un percorso di analisi personale vada fatto, e non è molto chiaro quanto è previsto, quanto è limitato alla supervisione minima, quanto facoltativo o obbligatorio, MI CHIEDO: ma perchè gli specializzandi di medicina, nello svolgere la loro attività hanno una retribuzione e invece l’attività pratica nella specializzazione in Psicoterapia no?
Voglio dire, seguire dei casi assegnati durante la scuola quadriennale è attività lavorativa? Ha una sua responsabilità? Richiede delle competenze se pur in formazione (esattamente come gli specializzandi in medicina)? Mi sembra che una prospettiva del genere riabiliti e nobiliti un po’ il senso di ciò che si va a fare, che si sta scegliendo di essere, e non esclusivamente per i soldi in sè, ma per un concetto più nobilitante rispetto a questa sensazione di prevaricazione, obblighi economici, spese su spese, spese per imparare, spese per essere supervisionati, spese per fare il nostro lavoro. Non è esattamente un quadro motivante, gratificante e moralmente auspicabile. Non so, ho detto cose turche?:)
Sarò contenta di avere pareri a riguardo:)
Ciao a tutti, sono Annalisa, ho appena concluso il primo anno di magistrale in Psicologia e la storia della scuola di psicoterapia mi sta decisamente preoccupando.
Ho tre quesiti in testa:
– Esistono dei vaucher o delle borse di studio per pagarla? Riescono a coprire tutte le spese o solo parzialmente?
– Se esistono, come si ottengono?
– Come avete fatto, nella vostra personale esperienza, a scegliere tra questa o quella scuola (ovviamente al di là del vostro indirizzo: cosa vi ha fatto preferire la scuola di una città anziché una specializzazione presente in un’altra città comunque a voi vicina?)?
Sono cose che in università non ti spiega nessuno, purtroppo…
Grazie per l’attenzione! 🙂
Dal mio punto di vista, le scuole di psicoterapia che non prevedono un’analisi obbligatoria non sono serie.
Salve a tutti: vi do la mia.
Mi trovo nella fase della scelta della scuola. Ho vagliato diverse proposte orientandomi sulle mie inclinazioni, sulla vicinanza (proprio perché come dite voi bisogna consdierare anche trasferte, vitto, alloggio…) e serietà della suola.
Al momento ho trovato una scuola ad orientamento cognitivo comportamentale complesso che mi offre tutto, compresa l’analisi personale, a circa 4.000 euro annui (poco meno se ti iscrivi in questo trimestre prima dell’inizio dell’anno didattico).
Ciò che mi chiedo è: ma cosa otterrò dopo 4 anni di scuola, 150 ore all’anno di tirocinio presso strutture convenzionate e almeno 20 ore di attività seminariali e workshop annuali? avrò uno sturmento valido? avrò dei clienti? avrò un giro di conoscenze?
Alcune persone che conosco lavorano in strutture private addirittura con il solo titolo della triennale(quindi senza biennio di specializzazione) e non mi spiego come altre colleghe invece con specializzazione in psicoterapia e una grande competenza (ovviamente teorica… perchè se non ha i un buon giro di pazienti non puoi parlare di competenza pratica) lavorano con progetti scolastici e “robine” da poco.
Allora non serve a nulla la scuola!? Sto sprecando il mio tempo?! sto sprecando i miei soldi?!
Ho ancora da sostenere alcuni colloqui presso altre strutture e mi trovo in un mare di confusione: non so davvero se sto per buttare 4 anni di vita e 16.000 euro nel cestino per ritrovarmi infine con un pugno di mosche in mano.
Se e’ per questo anche Vanna Marchi e il mago Do Nascimiento erano pieni di clienti.
beh che dire…ciclicamente mi si ripropone l’idea balzana di riprendere gli studi e iniziare un percorso in una scuola di psicoterapia e…puntualmente “qualcosa” mi fa cambiare idea!
Dopo aver letto buona parte dei commenti e riflettuto in un’ottica aziendale sul ritorno in termini di guadagno di un siffatto investimento di tempo e denaro, mi sono convinta che non e’ la mia strada.
Non lo e’ per mille ragioni, la prima (di per se’ sufficiente): non li ho questi soldi da investire!
E qui mi fermerei un attimo sul fatto che possano accedere a questo tipo di professione solo persone appartenenti ad un determinato tipo di classe sociale, e fin qui nulla di scandaloso visto che piu’ o meno (purtroppo) succede la stessa cosa per molte professioni che alla fine diventano delle vere e proprie caste, ma forse per una professione che e’ stata definita anche una “missione”, questo meccanismo e’ ancora piu’ odioso.
Credo e ripeto credo, che se alla fine proseguiro’ gli studi (per non aver la sensazione di “aver buttato” via cinque anni di universita’ e relativa laurea in psicologia) mi orientero’ verso una buona scuola di counselling, se e’ vero che sono piu’ accessibili e allo stesso tempo forniscono una buona preparazione.
Se invece informandomi riscontrero’ la stessa sensazione di “furto” che ne ho ricavato dai vari commenti sulle scuole di psicoterapia, chiudero’ qua i discorsi e dandomi una pacca sulla spalla mi diro’:”corraggio, ti e’ andata bene hai solo sprecato 5 anni, poteva andare peggio e buttare via altro tempo e denaro!”:)
Salve a tutti, mi chiamo Giulio De Santis, sono Psicologo, Psicoterapeuta, Specialista in Psicoterapia breve Strategica modello Nardone. Volevo innanzitutto complimentarmi con il Dr. Piccinini per tutte le realtà che è riuscito a creare, non lo conosco personalmente ma dai suoi risultati ci sono ottime ragioni per credere che sia una persona molto valida, bravo! bel lavoro! Per quanto possa valere un mio complimento…
Ammetto di non essere riuscito a leggere tutti i commenti per il semplice fatto che, dopo averne letti qualche decina, sono rimasto molto colpito dalla grande lontananza che c’è tra la mia storia e quella di tutte le persone che sono rimaste deluse della loro scelta. Non so se a qualcuno interessa, ma io voglio raccontarla, così da dare una speranza ai colleghi laureandi che dovessero imbattersi in queste righe. Già dal secondo anno di università avevo scoperto questo tipo di approccio, dopo un anno avevo letto tutto quello che c’era da leggere a riguardo, i libri per gli esami avevano assunto per me un’importanza secondaria. Ho aspettato tutti gli anni che bisognava aspettare per avere una formazione universitaria che tutti sappiamo essere quasi inutile per fare il nostro mestiere fino a quando, terminato il percorso, mi sono fiondato a Palo Alto per incontrare Paul Watzlawick e poi tornare per conoscere il suo più degno erede: Giorgio Nardone. Nonostante l’aura di mistero che aleggiava intorno alla sua figura e le mille voci discordanti di chi me ne parlava, avendo letto tutti i suoi libri non avevo dubbi che fosse lui la persona designata a diventare il mio maestro: così è stato. Con grande sacrificio, ritagliandomi lavoretti qua e là, ho deciso di prendermi una stanza in affitto ad Arezzo per abbattere i costi degli spostamenti e rimanere il più possibile in sala di osservazione per vedere il mio maestro al lavoro. Non mi sembrava vero. Potevo finalmente vedere casi veri! E dal vivo! Tutto quello che avevo solo studiato sui suoi libri si svelava davanti ai miei occhi. Dopo il tirocinio ho iniziato la scuola e mi sembrava di vivere in un sogno, quello per cui avevo studiato si stava trasformando in realtà e stavo acquisendo tutti gli strumenti che mi sarebbero serviti per fare il mestiere che faccio ora, l’unico che mai avrei potuto fare. Il modello mi modellava, la scuola diventava anche una scuola di vita e iniziavo a capire come mai la terapia personale non fosse obbligatoria. Seminari gratuiti, aggiornamenti e approfondimenti, esercitazioni, osservazione, confronti costanti e, perché no, cene e momenti di socializzazione creati dalla scuola sono solo alcune delle cose che mi hanno stimolato nel corso dei quattro anni. Ormai stanco di vedermi in sala d’osservazione il Prof. Nardone un bel giorno mi ha affidato un compito che si è trasformato in un libro, il primo in cui è comparso il mio nome. Lezione dopo lezione si fermava con noi a discutere i casi appena trattati e rimanevo stupito ad osservare quanto tempo decidesse di dedicare a noi, che già iniziavamo ad esercitare in privato ed entrare in co-terapia direttamente con lui, seguiti da lui stesso e da una tutor a dir poco impeccabile che ci spiegava passo dopo passo tutte le manovre comunicative, il tipo di relazione e le tecniche utilizzate. Ingenuamente e forse un po’ incoscientemente un giorno ho provato a proporre al Prof. un’idea, dopo un anno era già diventata un libro presente in tutte le librerie di Italia, Spagna e Sud America, presto anche Inghilterra. Il mio nome era accanto a quello di Giorgio Nardone, un sogno diventato realtà. Dopo la specializzazione sono diventato coordinatore didattico dei corsi di Bologna, ho accettato la loro proposta di affiliazione e, come a tutti gli altri affiliati, iniziavano ad arrivarmi costantemente invii di pazienti che contattavano direttamente la sede di Arezzo, senza parlare delle visite al mio sito provenienti da quello della sede centrale! Eravamo entrati in una rete già esistente, costruita già dal Professore e da sua sorella Cristina per gli allievi più valorosi. Tutti i miei colleghi lavorano bene e io non mi posso proprio lamentare, ho tre studi a Milano, Bologna e San Benedetto del Tronto, sono diventato docente interno e mi mandano ad insegnare in tutti i master attivi in Europa e nel mondo, persino in Siberia! Negli anni ho capito che il segreto del Prof. è stato ed è quello di investire nei suoi allievi, cosa che non tutti i direttori delle scuole fanno. Ero raccomandato? No. Mi sono tornati indietro i 16.000 euro investiti? Direi proprio di sì, ma mi è tornato qualcosa di più: un futuro fatto esattamente di quello che avrei voluto fare. Come disse Alan Kay, “Il miglior modo per predire il futuro è inventarlo”. Giulio De Santis – trovate i miei contatti su http://www.giuliodesantis.com
Salve a tutti,
sono un laureato 6 anni fa col vecchio ordinamento con un anno di tirocinio in struttura pubblica e esame di stato superato regolarmente e adesso intenzionato a scegliere una scuola. Ho trovato questo articolo molto interessante e sono d’accordo, purtroppo per ciò che è diventato mercato; ciò distrae molto un professionista appena introdotto, messo sotto pressione tra il sopravvivere, il vivere e il lavorare.
Posso dire che mi è molto servito attendere per creare attraverso i testi e l’esperienza della realtà quotidiana e tutto ciò che ho appreso durante e dopo l’università, una più stabile idea del ruolo della materia e della persona, cosa che in un percorso regolare e senza pause di vita non avrei meglio inteso, diversamente da altri che hanno deciso buon per loro, di partire immediatamente.
Per quanto riguarda il costo di una scuola è presto detto; non esiste una scuola economica, almeno qui a Cagliari credo, il ché mi spinge a chiedere; esiste un rapporto prezzo-qualità per le scuole?
Grazie!
Non sono psicologo ma medico e sto prendendo una seconda laurea in psicologia tanto per allargare le mie conoscenze, vorrei chiedere a chi afferma che la psicoterapia non va confusa con la psicologia se ci delucida gentilmente su quali sono queste grandi differenze, a parte che non lo puoi scrivere in un curriculum. Cosa c’è che uno psicoterapeuta può fare e che uno psicologo non può fare? Credo solo pubblicizzarsi come “psicoterapeuta” per il resto nella sua pratica di consulenza può applicare tutte le tecniche che vuole, non è un’esclusiva degli psicoterapeuti conoscerle ed aplicarle, basta che non dica di fare psicoterapia ma esclusivamente supporto psicologico.
Di conseguenza la mia idea è la specializzazione in psicoterapia serve esclusivamente per burocrazia, per potersi pregiare del titolo che fa molto “chic” ma ai fini pratici un buon psicologo, competente, formato e aggiornato sulle tecniche psicoterapeutiche mi da lo stesso servizio di chi ha speso 15.000 euro per una scuola di psicoterapia.
Per il medico è diverso, se ha anche competenze psicologiche mi da sicuramente un servizio in più visto che può prescrivere i farmaci.
Il ROI… il motivo per cui fare una scuola di specializzazione, se non veramente calcolato a puntino, è più un rischio che un investimento.
Finalmente se ne parla.
all’inizio pensavo fosse un articolo di adesso, invece è di 4 anni fa. Poco importa, di ROI se ne parla sempre poco!
Nella nostra Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-comportamentale ed Intervento Psicosociale del CRP (Centro per Ia Ricerca in Psicoterapia) il costo complessivo dell’intero quadriennio è di euro 13.000 (tredicimila), comprensivo di tutti i materiali, le ore di formazione personale (che vengono svolte durante la didattica), seminari integrativi, convegni etc. e l’esame finale (se svolto nel primo semestre utile). Non viene assolutamente richiesta una terapia personale. Null’altro quindi è dovuto dall’allievo.
Inoltre, diversamente da altre offerte, la nostra Scuola fornisce una formazione nell’Intervento Psicosociale e nella metodologia di ricerca in psicoterapia: http://www.crpitalia.eu