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Crisi del lavoro, disillusione, suicidi e… Google. Quali Insights per lo Psicologo?

Qualche giorno fa ho letto i risultati della ricerca “Il suicidio in Italia ai tempi della crisi” dell’Istituto EURES: nella prima ondata  di crisi mondiale del 2009 in Italia si è contato un suicidio al giorno tra i disoccupati.

Due giorni fa leggevo una ricerca ISTAT altrettanto inquietante: i cittadini italiani che oramai neppure provano a cercare lavoro perché disillusi e scoraggiati ha superato il tetto del milione e mezzo. Una crescita di oltre mezzo milione di persone solo negli ultimi 7 anni! Persone che si autoposizionano fuori dal mercato del lavoro perché convinte che oramai sia una missione impossibile quella di trovare un’occupazione.

Uno stato di dolore e disperazione sociale, tra l’altro, completamente snobbato, offeso, da una classe dirigente incapace di provare empatia e di dare segnali di “sacrificio comune” ai cittadini, dannatamente ipocrita da smantellare qualsiasi forma di welfare e paracadute.

Rabbia e dolore sono le due emozioni più forti che mi attraversano. Proseguo nella lettura, continuo a cercare altre informazioni su internet e, da un link all’altro, mi trovo ad usare due interessanti strumenti: Google Trends e Google Insights, due strumenti che permettono di analizzare l’andamento nel tempo di specifiche parole chiave, confrontando volumi di ricerca, nazione, categoria tematica e intervallo temporale.

Normalmente si utilizzano a fini di marketing e advertising, ma possono fornire indicazioni anche per capire mutamenti sociali e trend di sviluppo.

Faccio una ricerca sulla parola chiave PAURA:

Come potete osservare, dal 2004 assistiamo ad un costante incremento del volume di ricerche su google (search volume index) della parola chiave “paura” con picchi assoluti nella seconda metà di dicembre (che stava succedendo?) ed in particolare, dalla metà del 2008, è cominciata ad aumentare significativamente la presenza della parola “paura” tra gli articoli pubblicati nei siti web (news reference volume)… il 15 SET 2008 la Lehman Brother dichiarava fallimento e, di fatto, dava il via all’ansia e paura globalizzata

Ricercando poi la parola chiave CRISI:

si ottiene la stessa situazione: il crac finanziario americano segna lo spartiacque anche per gli umori italiani. Un picco di ricerche della parola chiave tra 2008 e 2009. Un aumento costante della presenza della parola crisi negli articoli pubblicati sui vari siti web, con un nuovo piccolo proprio a fine 2011, in questi giorni di profonda sofferenza…

Prendo poi in esame la parola BENESSERE:

a livello di ricerche della parola chiave su Google si assiste sostanzialmente ad un andamento ricorrente di anno in anno, l’unica curiosità è che gli italiani la ricercano particolarmente ad ogni fine anno (forse in cerca di buoni propositi e progetti per l’anno nuovo eheheh). Mentre la presenza della parola benessere sui vari articoli presenti nei siti web italiani comincia anch’essa a crescere in modo allineato a paura e crisi dalla metà del 2008. Come a dire: a fronte di questo stato di incertezza, cresce anche la domanda di benessere…

Bene, andiamo allora a cercare PSICOLOGIA!

Come non detto, le ricerche su Google della parola Psicologia non solo sono costantemente in diminuzione, ma – per di più – vanno a picco proprio nel periodo di fine anno quando i cittadini italiani cercano invece benessere.

Solitamente il “search volume”, ovvero il volume di ricerche della parola chiave su Google, riflette la posizione dei cittadini, mentre il “news reference volume”, ovvero quante volte una parola compare su articoli pubblicati nei siti web, rappresenta la posizione dei media, degli autori della comunicazione mediatica e web.

Curioso quindi che dal 2008 gli articoli pubblicati sull’Internet italiano aumentino costantemente la presenza sia di benessere che di psicologia, mentre la ricerca su Google dei cittadini vede un aumento della prima, ma non della seconda. Rafforzando probabilmente la sensazione precedentemente espressa: i tempi di crisi e paure i cittadini sono effettivamente alla ricerca di benessere e stabilità, ma forse non legano questa meta al contributo della Psicologia e dello Psicologo.

Tornando al topic, ho infine cercato LAVORO:

Ecco qui la perfetta sintesi di ciò che ci restituiscono questi fatti di cronaca: di lavoro  oramai ne parlano sempre più gli articoli pubblicati su Internet (news relevance), ma sempre meno viene cercato dai cittadini sui motori di ricerca.

Già avevo scritto degli italiani pieni di rabbia e in depressione per la crisi in essere. Beh… questi dati dimostrano un andamento ben aderente alla fotografia del Censis. Ed anche il trend sulla ricerca di benessere era stato toccato dalla ricerca dell’Istat.

Rimane da capire se possiamo giocare un ruolo come psicologi, e quale!

Un pò mi dispiace che questo primo post del 2012 parli di questioni tanto tragiche e spiacevoli… ma del resto mi posiziono in linea con i trends evidenziati ehehehe

L’augurio di buon 2012 è che questo paese torni a prendersi maggiore cura, per quanto potrà, dei suoi cittadini. Personalmente sono più spaventato dalla crisi di valori, che da quella economica 😉
Ed a tutti noi, colleghi psicologi, che sia un anno in cui poter rafforzare la nostra rilevanza sociale e costruire reali spazi di servizio per il benessere del cittadino… e nostro 😀

Un caro saluto a tutti voi
Nicola Piccinini

36 risposte su “Crisi del lavoro, disillusione, suicidi e… Google. Quali Insights per lo Psicologo?”

…uhm… stimolato dal tuo post ho anche voluto mettere insieme tutte le parole e vedere cosa viene fuori.
E questo è stato il risultato:
Nelle statistiche i totali: psicologia 6, benessere 5, paura 3, crisi 3, lavoro 67.
Nella ricerca in Trends otteniamo questo: psicologia, benessere, 0, crisi 1.00, paura 1.00, lavoro 20.2.

Come leggere questi risultati? A me sembra che le ricerche su Google dimostrino che si cerca qualcosa di concreto e molto materiale, come dire: adesso dobbiamo rimboccarci le maniche, poi parliamo.

x Fernando:

esattamente!
se dai un’occhiata all’immagine scelta per questo post, ti accorgi che sono perfettamente allineato a quanto dici :o)

allo stesso modo, è ovvio che la parola “lavoro” si stacca dalle altre ed è normale che sia estremamente più ricercata… ma rimane comunque un trend che la vede sempre meno cercata dai cittadini e sempre più chiacchierata dai media…

se invece ci focalizziamo sulle altre keywords, è curioso l’andamento di psicologia e benessere (per certi versi inversamente proporzionali) rispetto al trend di crisi e paura

Condivido la declinazione sulla crisi dei valori che, rispetto a quella economica, è sia la premessa che la conseguenza.
In Veneto, come psicologi, abbiamo contribuito significativamente all’attivazione e al sostegno professionale del “numero verde anticrisi della Camera di Commercio di Padova” che ha avuto – ed ha tuttora – ampia risonanza sui media.
Al seguente link potete ascoltare un’intervista al sottoscritto dove si parla di queste tematiche: http://www.radiopopolare.it/fileadmin/notiziario/micap_2_03_01_2012.mp3
Marco Nicolussi

Mi sembra che noi, come psicologi, dobbiamo essere attenti ai problemi concreti della gente; credo che il ruolo principale che ci spetta sia a livello sociale. Intendo dire che dobbiamo impegnarci per diffondere quest’informazione: un essere umano privato di ciò che gli consente un minimo di dignità nella società civile incorre in un livello di sofferenza psicologica che può divenire inaccettabile, ove non ci siano delle misure adeguate di sostegno sociale. Non sono sicura che ‘lo sappiano tutti’, anzi.
E’ inutile parlare a qualcuno che non ha lavoro, dunque non ha mezzi né ruolo nella società (mi sembra che questo viene percepito da chi è privato del proprio impiego)di percorso psicologico o sostegno psicologico. Anzi è più che inutile, è quasi irritante.
Interessante articolo: è un argomento che mi interessa molto, ho scritto al riguardo anche sul mio sito.

Caro collega…

Ma c’è davvero di che meravigliarsi, quando asserisci che tra i cittadini è in regresso un’aspettativa di “soluzioni” da parte dello “psicologo”, in questi tempi di “crisi”?

A mio parere dovremmo interrogarci su quanto noi stessi abbiamo contribuito, e continuiamo a contribuire, al crollo d’immagine della nostra categoria.

Una categoria ormai del tutto allineata ai criteri e ai valori di una cultura
del “pensa positivo” che da un pezzo, di fatto, ha “rimosso” lo spirito che animava i “pionieri” della nostra disciplina.

Solo per restare in ambito “analitico” (che è quello del resto nel quale io opero)…
Il “pessimismo” di Freud, quando denunciava il “disagio della civiltà”, è stato per lo più interpretato come espressione di una opzione soggettiva, il declinarsi
generalizzante di una visione del mondo catastrofistica che i “successori” hanno
fatto il possibile per depotenziare nei toni e nei contenuti critici.
Ad esso, e al suo sheaksperiano “ponderare col teschio”, si sono succedute generazioni di pensatori “positivi”, col sorriso di plastica stampato sulla faccia e la forte stretta di mano a sancire un'”alleanza terapeutica” che, in sostanza, s’è rivelata essere una “fuga” dai dati essenziali su cui si fonda
la condizione umana: Lo stato di precarietà, lo spaesamento dell’essere.
Ci meravigliamo di questi “dati”, oggi?
La “vita” ha continuato il suo cammino, imperterrita…
e quello che avremmo, forse, adottando prospettive meno maniacali di “benessere” e di…”tu sei ok io sono ok”, affront-are, ci sta prendendo alle spalle,
mentre negli studi di psicoterapia molti di noi continuano a menarsela
con ideologie berlusconiane che abbiam visto quali esiti siano state in grado di produrre, declinate in “politica”, da un ventennio a questa parte.

Abbiamo abdicato a quello che avrebbe potuto essere il nostro “compito”.

Ci siam fatti “valletti” delle corporazioni “robuste” (quelle mediche e legali)
per ritagliarci posticini in stanzette adiacenti alla “stanza di consultazione” del medico e alle aule dei Tribunali, tradendo, questa è la parola giusta… tradendo, lo spirito dei “padri”.

Io continuo a chiedermi perchè non ci meravigliamo che i “suicidi” e i tentativi
di suicidio, semmai, siano cosi pochi, di questi tempi.

Un saluto

Molto interessante come analisi. Forse sarebbe da aggiungere a questa analisi anche un tentativo di comprendere il senso di questo andamento, riflettere se è una questione meramente casuale o se, invece, è il prodotto di uno specifico disegno. Come Consulente ritengo che non sia di secondo piano comprendere se vi è una dimensione eziologica ad una certa situazione, poiché se è un fatto meramente casuale o ciclico e non determinato ci saranno delle possibili implicazioni dove le persone potrebbero essere aiutate a ricercare le loro specifiche potenzialità per ridarsi forza e ritrovare stimoli, ma se la questione è invece determinata da uno specifico disegno, forse ci sarebbe anche da pensare a qualcosa di diverso che il solo ridare fiducia alle singole persone in loro stesse. Ho fatto ovviamente una semplificazione, ma sarebbe argomento da affrontare nella dovuta maniera.
Cordialmente
Darianna Saccomani

Non capisco come in un momento e anzi già da dieci anni, io credo, il disagio che è di ordine sociale, possa essere riparato con la psicologia, senza contare che per pagarsi la cura, se non è pubblica, ma allora sono in gico altri aspetti, ci devono essere soldi e motivazioni, che la depressione attuale non favorisce. Siamo fuori del mondo o, cosa?

vi racconto un episodio. Ero la responsabile di un Centro di orientamento al lavoro e avevo aiutato un utente marocchino che cercava lavoro a compilare il curriculum, glielo avevo stampato e glielo avevo dato per portarlo ad una cooperativa del posto. Dopo un po’ ritorno’ allo sportello affranto dicendomi che non avevano voluto nemmeno che lo lasciasse, mandandolo via con aria di fastidio. Non avrei potuto continuare a star lì allo sportello senza far nulla: avvisai che mi allontanavo e andai in quella sede direttamente con lui, trovando l’impiegato e presentandomi, rimproverandogli che lui doveva in ogni caso ritirare il curriculum (se poi l’avesse buttato nel cestino certo non potevo controllarlo) e salutare il candidato con rispetto.
Purtroppo per problemi al pc non posso sentire l’mp3 del collega Marco Nicolussi ma immagino sia azione di sostegno utile da farsi con gioco di squadra, recitando ogni professionista la sua parte, secondo competenze, che nel caso della psicologia del lavoro devono anche essere indirizzate sensibilmente agli aspetti legislativi ed economici. Proprio adesso che sto sollecitando per es. http://www.mauriziosacconi.it/2012/01/04/il-pdl-per-il-lavoro-coniugare-sicurezza-e-flessibilita-attraverso-le-forme-comunitarie/ ad avvalersi di professionisti (e fra questi penso a voi, ovviamente) non mi fate fare brutte figure dicendo che non sapete dove mettere le mani in questo campo.
Antonello Carusi si esprime con durezza, e fa benissimo. Meno chiacchiere e più interventi.

Anni fa’ mi è capitato di assistere ad una conferenza di colleghi argentini ai tempi della crisi del loro Paese. Ebbene quello che più mi colpì e che ancora ricordo, era l’idea di aiutare a cambiare stile di vita, aiutare ad elaborare strumenti nuovi per vivere nel miglior modo possibile nelle mutate condizioni economiche (talvolta mutate drammaticamente).
Penso che il problema che si può porre per lo psicologo sia un po’ lo stesso che si porrebbe se le cose andassero bene,vale a dire cercare di differenziare il concetto di vita da vivere da quello di benessere economico.
Sono consapevole dell’importanza delle risorse economiche nella vita degli individui, ma credo che la possibilità di superare le inevitabili crisi di questo sistema, sia legata anche al valore assoluto che viene dato al denaro anche come status. Sarebbe forse interessante andare a vedere in quanti casi la disperazione sia dovuta proprio alla perdita di uno status legato al denaro.
In conclusione il compito difficilissimo dello psicologo, di fronte a situazioni di perdita del lavoro o comunque di peggioramento delle condizioni economiche, dovrebbe essere innnanzitutto quello di impedire che alle inevitabili conseguenze pratiche si leghi anche un peggioramento della stima di sé o diperdita di senso della propria vita.

sono completamente d’accordo con te, come accade spesso comunque. anche se non ho molta fiducia nella posizione sociale dello psicologo, soprattutto in un ambito come quello del lavoro. ci credo che non rappresentiamo un riferimento a cui chiedere aiuto, siamo i primi a non saper lottare per far rispettare i nostri diritti di lavoratori, siamo in gram massa disoccupati o sfruttati…come potremmo rappresentare un punto di forza per coloro che hanno perso la fiducia, che si sentono abbandonati e sfruttati, quando noi per primi apparteniamo a questa categoria. è triste dirlo, ma la nostra professione sarà riconosciuta socialmente quando avrà una vera funzione sociale e non solo di autocura. azzardo un’ipotesi strampalata, quando noi psocologi riconosceremo la nostra come una vera professione, e non solo o principalmente un mezzo per aiutare noi stessi prima di tutto, allora forse questo passerà anche al resto della società. lotteremo come categoria e faremo in modo che i nostri diritti di lavoratori siano compresi, ascoltati e rispettati. fino ad allora dubito che potremo veramente aiutare qualcuno in ambito lavorativo.
mi spiace avere questa posizione così negativa, ma ho appreso ad aver fiducia più nei singoli, che nella massa.
tu sei uno dei pochi, se non l’unico che lotta, che si indigna, che smuove un pò queste coscienze fiacche e sfiduciate.
mi auguro che continuerai a lungo.
grazie e buon 2012 a te!!!
Marta

Io sono uno dei tanti che cercano lavoro ma ancora non si sono arresi, anzi, sto proprio dando fondo a tutte le mie risorse interiori per cercare di non crollare.
Per fortuna che ci sono i genitori che mi sostengono, ma fino a quando ?
Il suicidio non è contemplato e quando mai lo sarà, non me ne andrò in silenzio ma porterò con me tutta la casa, non la lascerò intatta ai miei aguzzini di banche non vedono l’ora di pignorarla, la farò saltare per aria col gas, sarà una uscita col botto. Trascinerò con me anche l’ufficiale giudiziario.

Intanto complimenti per l’impegno. Condivido il fatto di dedicare tempo a queste indagini personali e confronti. Per il resto Che dire? Resilienza, resilienza, resilienza a tutti. Personalmente vivo la crisi economica da diversi anni…su questo anche l’Ordine, nel caso di noi psicologi non mi ha mai ascoltato o aiutato…anzi..! Le notizie che arrivano dalla politica italiana ed europea non vanno nella direzione che auspico per un bene comune.Buon Anno

Leggo commenti intelligenti e interessanti: sembra straordinariamente difficile per noi psicologi rinunciare oggi al ruolo di assoluta terzietá che le varie tendenze e discipline del nostro sapere ci affidano da decenni per principio. Mi chiedo: come fa lo psicologo a mediare nel senso piú classico se egli stesso si trova esattamente nelle stesse condizioni di coloro che dovrebbe classicamente(che cosa si puó dire ?) terapizzare, trattare, consolare ecc. ? A parte le ricette – le promesse – le prospettive piú o meno macroeconomiche tipo Sacconi e altri, che dovrebbero avere fatto ormai il loro tempo (mentre il nostro compito si pone, semmai, sul piano della micro-economia, dell’individuale) qui lo psicologo non puó sottrarsi ormai al compito di basare il proprio lavoro stesso su una seria critica, debitamente adeguata nelle forme e nei mezzi, del sistema nel suo complesso. Se il nostro lavoro punta per l’essenziale all’essere umano, alle sue specificitá all’interno dei sistemi socioeconomici vigenti, è evidente non possiamo prescindere dal compito di chiedere, anche solo in virtú della nostra sola presenza operativa, dalla richiesta di un sistema in cui la persona e le sue necessitá di vita e di sviluppo siano al centro, o comunque decisamente PIÙ al centro, delle dinamica complessiva della societá. Altrimenti non ci rimarrebbe che il compito di consolare, sollevare poveretti saltando da una mitologia sociale all’altra a seconda degli interessi prevalenti del momento…nascondendo nel contempo le pezze nei pantaloni, le stesse che pretendiamo di rivelare, trattare ecc. tanto scientificamente nei pazienti.

estremamente interessante la ricerca che hai fatto. Avevo pensato bene allora di dedicare l’anno di lavoro rotariano al benessere!?! In effetti credo che proprio perché stanno male le persone pensano adesso a come fare per sentirsi meglio, si chiedono come fondare in modo nuovo il senso di benessere nella loro vita. In tal senso sono assolutamente d’accordo con te che il problema fondamentale è quello dei valori e della sensibilità sociale da sviluppare. Per intervenire ci sono molti modi…poi ne parleremo. Un abbraccio e a presto Maria Novella

Penso che una delle cose più concrete e pratice da fare sia l’istituzione dello Psicologo di base. Da un pò di tempo se ne parla, ma un reale interesse da parte della politica mi sembra che ancora manchi. Secondo me questa sarebbe una concreta opera di prevenzione del suicidio e del malessere che soprattutto in questi periodi di crisi si fa sentire.

Del “numero verde della Camera di Commercio” ne parlarono alla PSIOP del prof. De Carlo (credo che l’iniziativa sia stata infatti promossa da De Carlo e collaboratori-amici) in qualche convegno: mi risulta essere un’iniziativa (ormai conclusa, tra l’altro…) e riservata esclusivamente agli imprenditori del padovano, non certo per tutti i cittadini “in crisi”. Tanto per chiarire.

Saluti

Concordo sull’importanza di istituire lo psicologo di base, presso ambulatori e strutture uguali ed in pari dignità a quella dei medici del servizio sanitario, da cui tuttavia è importante differenziarsi in quanto non è diventando appendici della medicina che si acquisice maggior valore ; è una delle poche possibilità concrete di diffondere in modo capillare la nostra professione. Ci sono stati tentativi ed esperimenti,tutti con promettenti risultati, finora ovviamentwe poco sostenuti e finanziati. Dobbiamo insistere e farci sentire su questa strada

Premetto innanzitutto che questo post è molto interessante e stimola molte domande, così come lo sono i commenti che ho letto finora (sopratutto quelli dei Dott. Nicolussi e Spampinato, un po’ meno quello del Dott. Carusi che lo trovo poco chiaro) ma vorrei fare una piccola critica un po’ “naif”:

è possibile che i risultati emersi da questa ricerca su google trends siano stati influenzati in maniera significativa dagli stessi studenti e laureati in psicologia (i quali fino a prova contraria sono anche loro “cittadini”)?

avanzo questa ipotesi per due motivi:

1- l’ aumentato numero dei laureati in psicologia degli ultimi dieci anni (passati da circa 5000 nel 2002/03 a circa 13000 nel 2007/08. Dati Istat http://www.istat.it/it/archivio/17290) potrebbe aver di fatto aumentato una massiccia diffusione in internet di blog, siti promozionali, corsi di formazione vari inerenti la psicologia e questo sarebbe in linea con il trend in aumento nel “news reference volume” proprio a partire dal 2007.

2-il calo di interesse che si riscontra nel periodo natalizio si ripete anche a metà dell’ anno, dove dovrebbe coincidere con l’estate. E l’ estate e il natale sono i due maggiori periodi di vacanze per gli studenti.

Torno sulla questione, se mi è consentito.
Sono d’accordo con la collega (..ria, non riesco a leggere il nome per intero)
che sottolinea l’importanza del lavorare sull’autostima, e sul problema di una identità fondata sul denaro, o più in generale sul “possesso”.
Pur a rischio di indebite generalizzazioni,voglio aggiungere che il suicidio non è, tuttavia, solo un atto dettato da disistima e sfiducia di sè.
Il suicidio è anche, spesso, la massima espressione del disprezzo e della disistima verso l'”altro”, la società, il “mondo”…
Non totalmente dissimile, in un certo senso, dall’azione del terrorista “kamikaze” che pur di distruggere l’altro è disposto a distruggere sè stesso.
Chi si uccide, uccide anche me.
E poi, ci sarebbe da fare un’approfondita riflessione sul fatto che tanti hanno
smesso di cercare lavoro, hanno “smesso di chiedere” (“un italiano su tre…” ecc.)
Credo che reiterati “rifiuti” e porte chiuse conducano, alla lunga, anche
le “corazze” più dure a cedere.
Avere un dignitoso lavoro è vedersi riconosciuto il “diritto di esistere”,
non qualcosa da dover strappare con le unghie e con i denti quasi come se “nascere”
fosse stato un furto, un’appropriazione indebita o un delitto in attesa di castigo.
A rischio d’essere oltremodo retorico e scontato… è vedersi leggittimata
l’appartenenza ad una società “civile”.

Saluti

L’articolo che riporti mi da la possibilità d’esprimere il mio pensiero, con cui non voglio offendere nessuno, ma noi giovani siamo stanchi di sentire questo continuo e costante stillicidio. Ritengo che il vero terrorismo oggi, non è solo chi si esplode con le bombe, ma anche queste notizie che i mass media e company diffondono quotidianamente affliggendoci e sviluppando desolazione e sconforto. Noi psicologi, infatti, dovremmo sapere benissimo l’effetto che ha la parola se utilizzata in un determinato modo e mi chiedo e domando, come mai non si diffondono belle e buone notizie? La mia risposta è che si è attratti dal male o da frivolezze in cui la superficialità e una sessualità di tipo patologica imperano e hanno la meglio rispetto ad un bene che non piace e non fa notizia o usando un francesismo è demodée!
Credo che il continuo lamentarsi non aiuta e la maggior parte degli italiani sono entrati in questo circolo vizioso, dove ci crogioliamo e ci sguazziamo. Noi italiani tendiamo, in genere, a scaricare la responsabilità agli altri e il governo collude alla grande, tanto da porre delle domande: chi ha votato questi governanti?, non siamo stati noi a promettere voti qua e là con lo scopo di ottenere qualcosa?, e cosa stiamo agendo nel pratico oltre a lamentarci?. L’italiano, in genere, ma per fortuna non tutti, è diventato sempre più esigente, pretenzioso, individualista, calcolatore…; non sento quest’unità d’Italia che tanto hanno propinato nell’anno ormai passato. La parola psicologia sta subendo un calo perché per le persone il benessere/stabilità significa avere soldi e averi e non stare bene con la propria anima, mente e corpo o interessarsi all’altro. Camminando per le strade di Roma si osserva solo tristezza, solitudine, fastidio, distanza. Noi italiani, come gli israeliti ai tempi di Mosè, aspettiamo la manna che cade dal cielo, ma questo può succedere solo se si ha fede con azione (non bigotta o moralista), se l’uomo riconquista dei valori che non si hanno più, come l’amore, il perdono, lo stare insieme… e se è pronto ad allontanare ciò che non è buono per se stesso. Come persona mi sento di dire basta alla menzogna, all’importanza del denaro in modo ossessivo, alla disonestà, alla corruzione, al favoritismo, alla slealtà… Noi italiani abbiamo seminato questo tipo raccolto, perchè ora dobbiamo raccogliere diversamente?. Siamo noi i responsabili dei disagi e disastri che stanno accadendo ed è ora che ci rimbocchiamo le maniche. Credo molto nella riuscita e anch’io come psicologo non navigo nell’oro, quasi tutti i giorni sono lì a far rientrare i conti, ma non per questo non continuo a credere nella mia professione. La vita è molto più della materia, quindi come persona e come psicologo sono pronto ad offrire aiuto e sostegno e a tutti dico: chi miete nel bene, nel giusto e nel sano raccoglie frutto per la vita eterna, visto che per arrivare ad un suicidio non credo basti solo una crisi economica, ma anzi mi chiedo cosa c’è dietro a tale gesto.

ragazzi, ho messo il cartello chiuso per tristezza nel mio profilo twitter @laura12ottobre dopo aver letto cosa vi aspetta. Non so se San Precario riuscirà a riprendere la situazione in mano e la mia proposta è comunque parecchio diversa, condizionando a un 3 + 2 ….. se avete voglia date sguardo. Nelle loro faq stanno scoppiando conflitti irrisolvibili. La mia ha raccolto qualche interesse. Bisogna prendere tutti i testi e confrontarli. Mi direte: ma non è lavoro nostro, questo! Errore, imho, è questo il più bel servizio che potreste fare ai vostri …. com’è che li chiamate? utenti, pazienti, clienti, afflitti . Dateci dentro.

Concordo anch’io sul fatto che la crisi di valori è maggiormente da temere che la crisi economica. Istituire la figura dello psicologo di base? Sono d’accordo: professionalità, empatia e umanità necessarie.
Il nemico maggiore è la sfiducia, unito ad una certa difficoltà di essere disposti a “fare gavetta”, ad “adattarsi” specie quando si muovono i primi passi nel mondo del lavoro.
Certi giovani hanno la presunzione di mettere delle condizioni, dimenticando che essi hanno necessità di lavorare per essere minimamente autonomi ed autosufficienti almeno per le loro spese quotidiane.
Nulla piove dal cielo, per cui devono capire che non devono mai fermarsi ma caparbiamente darsi da fare. La costanza, la grinta, la decisione di voler raggiungere un obbiettivo pagano sempre. I risultati prima o poi arrivano.
Occorre accompagnare i giovani su questa strada con decisione, spronandoli e incoraggiandoli sempre.
Grazie Dr. Piccinini

sembra quindi che il benessere non sia direttamente psicologico ma legato ai valori dell’economia di mercato e dei consumi. Penso che il ruolo dello psicologo dovrebbe essere quello di riportare l’accento sui valori del “benvivir” come dice francesco Gesualdi. Bisognerebbe trovare un modo per incidere sulle opinioni ricorrenti….

in linea con i tempi che corrono anche io sento di essere entrata in “crisi”. Su questo mettere in discussione ogni parte della mia vita, soprattutto lavorativa mi sono fatta un pò di domande… in realtà attualmente nella pratica e nel quotidiano non è cambiato molto. Allora mi sono domandata perché non stia bene… rispondo a questo quesito così: “ciò che sento meno è la speranza.. la visione del futuro…sento che da questa crisi ho perso la fiducia globale e generale.. io che sono una positiva per natura adesso mi sento depredata. Ciò produce ansia e per tenerla sotto controllo cerco di trovare la soluzione pratica al problema che ripeto potrebbe verificarsi ma che attualmente non è così inevitabile. Ecco sono convinta che il problema sia lo smarrimento quando guardiamo al futuro.. ce lo avevano dipinto roseo e sicuro ma in questo momento non è possibile viverlo così.
Caterina

Caro collega, apprezzo molto la tua curiosità operativa diffusa sui social network! Lo stimolo che attivi nella categoria degli psicologi che spesso si orienta grafici, docet, più nell’alveo grigio della condivisione delle difficoltà rispetto alla positiva luce del ricercare soluzioni, unendo competenze, rigore scientifico, ma anche con un pò di creatività, di intuito utile per guardare oltre la difficoltà.
in tale prospettiva la difficoltà diventa uno strumento che stimola la crescita, la risposta in termini di idee, progetti e quindi lavoro per la nostra categoria!
Non mi dilungo, ma se a te interessa possiamo approfondire uno scambio di idee, contenuti e progetti, perchè credo molto nella rete mentale prima che fisica tra professionisti.
Sono un libero professionista vivo e lavoro a Bolzano, ma sono toscano di nascita, mi occupo di adozioni nazionali ed internazionali, di gruppi post adozione, di progetti innovativi per il contrasto del bullismo attraverso l’ausilio degli animali, da anni sto sperimentando un nuovo modello di co- mediazione familiare, sono stato docente a contratto in Università, docente di scuola di specializzazione in psicoterapia, quindi svolgo anche un attività di formatore… sono curioso e per questo impegnato su più fronti….
ti saluto
Guido

Carissimi
lo sapevate che gli psicologi operano anche nei servizi per l’impiego
( politiche del lavoro e centri impiego)?
Dal mese di ottobre presto la mia attività in un Centro Impiego della Puglia su richiesta di mobilità volontaria da un servizio provinciale di educazione ambientale.
Mi occupo di orientamento, formazione e percorsi di empowerment in favore di studenti delle scuole medie inferiori e superiori, adulti disoccupati o in cIG o mobilità; alla fine del mese mi occuperò anche della gestione di un COF(centro per l’occupabilità femminile)in collaborazione con le politiche sociali e le pari opprtunità della provincia.
Abbandonate il caldo degli studi professionali e promuovetevi perchè possiamo far qualcosa solo se veniamo fuori dalle logiche dell’esclusività dell’intervento clinico.
Ub augurio caldo e sentito per un felice anno nuovo

Purtroppo i dati che ci fornisci credo siano legati alla grande paura che è nelle persone. Parlo della paura di essere MALATI MENTALI. Ancora non si è capito che lo Psicologo lavora per il BENESSERE di una persona e che non necessariamente è MALATA. Non c’è una buona informazione sul ruolo dello psicologo e sul suo lavoro.

Premetto che non sono psicologa ma solo una studentessa.
Comunque ho una famiglia e una figlia di 8 anni. So che cosa significa dover “arrivare a fine mese” frase tanto citata ultimamente dai bar alle parrucchierie passando per le odiate casse del supermercato..
Quando penso alle mie difficoltà e alle difficoltà della società odierna mi viene in mente una storia che mi raccontava sempre mio padre. C’era la guerra e mia nonna aveva 4 figli ed era vedova e mentre andava a vendere il latte al mercato lo allungava con l’acqua per farne più bottiglie e si dividevano a pranzo un tozzo di pane secco.
Mi sembra che siamo dei piagnucoloni.
In realtà nessuno di noi muore di fame, semplicemente non riusciamo a toglierci dalla testa il maledetto ritornello che non sei nessuno se non hai la tv al plasma, l’abbonamento a sky e se non vai spesso a cena fuori e in vacanza almeno 2 volte l’anno. E’ un periodo difficile non impossibile. Niente che non possa essere risolto con manovre politiche sensate.
Per quanto riguarda il lavoro dello psicologo, penso come è già stato detto, che la categoria abbia molte colpe. Quando dico che studio Psicologia la gente mi guarda attonita e mi chiede “quindi che lavoro farai?”.
Bisogna entrare nella cultura della gente e per farlo è necessario scendere dal trono che gli psicologi si sono costruiti. E’ un lavoro come un altro in fondo.

Interessanti i dati che hai riportato, e condivido pienamente le tue conclusioni. Mi domandavo se qcn si ricorda cosa sia successo a fine 2007 che possa giustificare quella punta così differente e in alto, di ricerche della parola “psicologia”.
Maria Pia – Modena

Iacopina dice:
11/01/2012 at 14:00

Carissimi
lo sapevate che gli psicologi operano anche nei servizi per l’impiego
( politiche del lavoro e centri impiego)?
Dal mese di ottobre presto la mia attività in un Centro Impiego della Puglia su richiesta di mobilità volontaria da un servizio provinciale di educazione ambientale.
Mi occupo di orientamento, formazione e percorsi di empowerment in favore di studenti delle scuole medie inferiori e superiori, adulti disoccupati o in cIG o mobilità; alla fine del mese mi occuperò anche della gestione di un COF(centro per l’occupabilità femminile)in collaborazione con le politiche sociali e le pari opprtunità della provincia.
Abbandonate il caldo degli studi professionali e promuovetevi perchè possiamo far qualcosa solo se veniamo fuori dalle logiche dell’esclusività dell’intervento clinico.
Ub augurio caldo e sentito per un felice anno nuovo

ciao Iacopina, riepiloghiamo: tu sei dipendente fissa e sei stata spostata dietro tua richiesta da servizio educazione ambientale a orientamento ecc. direttamente o prima facendoti seguire dei corsi ad hoc? Eri già esperta di tuo nel settore psicologia del lavoro, orientamento, politiche del lavoro ecc.? Se hai solo affiancamento che esperienza hanno i tuoi tutor?

Articolo interessante, stimolo interessante per superare una psicologia che gioca di rimando, quasi vergognandosi di esistere! Abbiamo invece strumenti, responsabilità, curiosità, creatività e voglia di costruire risposte, veicolare pensiero e quindi di creare e implementare lavoro.
Un caro saluto a tutti i colleghi e le colleghe
Guido

Perchè siamo un paese non evoluto, 30 anni fa ero a NY e non esisteva Manager che non avese il proprio analista, non perchè erano malati, ma perchè volevano rendere al massimo, chi non lo aveva, pochissimi, erano considerati sfigati e poco preparati. Cioè la Pssicologia del benessere. Qui questo concetto non esiste, a parte una caotica confusione su chi chi cura cosa, la Psicologia è considerata roba destinata ai matti, non solo, ma perchè perdere tempo e soldi parlando quando si possono ingurgitare pillole fino a non capire più in che realtà stiamo??? Con tante Terapie in giro io mi sono xchiesta cosa cura in realtà <a prescindere dalla Tecnica, sono giunta alla conclusione che è la relazone fra paziente e Terapeuta, ma è proprio della relazione con l'altro che questa società è incapace.
Dr. Gianna Porri
Psicoanalista

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