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Psicologi & Professione

Cari colleghi psicologi, questi sono i fatti. Che vogliamo fare?

Riporto alcuni fatti, pongo delle domande aperte e vi chiedo se e cosa dovremmo/potremmo fare come psicologi. Vi invito a leggere questo post ed a partecipare al sondaggio a fondo pagina. L’articolo è forse lungo, ma la questione non è banale e necessita ripercorrere con precisione gli elementi in gioco, per evidenziare gravi anomali su cui poter nel caso mobilitarsi. Vi prego quindi di prendervi qualche minuto di tempo!  Il 12 Ottobre ho sollevato la questione dell’aggregazione di Psicologia a Medicina, l’ho ripresa il 02 Novembre evidenziando alcune anomalie, il dibattito si è sviluppato ed ovviamente sono emerse posizioni a favore e posizioni contro. Ho pubblicato un preoccupante comunicato della SIMPSI sul vertice di osservazione dei medici (più di aggregazione si parla di cannibalizzazione) e proprio ieri un bell’articolo sullo psicologo e la parabola del figliol prodigo in cui si reclama la piena dignità ed autonomia scientifica, culturale e sociale della Psicologia. Eh già… la cosa è accaduta a La Sapienza di Roma, ma investe l’intera Psicologia italiana!

Ad un mese dall’avvio di questo dibattito è forse opportuno fissare alcuni paletti. Le informazioni sono tuttora in divenire e qualsiasi ulteriore info me la potete segnalare privatamente così da meglio definire il quadro.

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I FATTI

Il Magnifico Rettore del La Sapienza di Roma è il Prof. Luigi Frati, Medico. L’Università La Sapienza è il più grande ateneo italiano e tra i primi in Europa (o forse il primo) quanto a numero di studenti iscritti. Tradotto: ciò che accade qui può essere di indirizzo e linea guida.

Il Prorettore Vicario del La Sapienza di Roma è il Prof. Francesco Avallone, Psicologo del Lavoro (ex Preside di Psicologia 2 di Roma, sostenitore di Cultura & Professione – gruppo dirigente dell’OP Lazio – come si evince dalle locandine elettorali ed i comunicati email di C&P di precedenti elezioni ordinistiche). Si legge: “Il Prorettore Vicario collabora con il Rettore, lo sostituisce in sua assenza, o quando a ciò delegato, cura direttamente anche alcuni settori specifici di intervento“.

La riorganizzazione è stata attivata sulla base del DDL 1905 del Ministro dell’Istruzione M. Gelmini. Il Decreto è attualmente in corso di esame in commissione (C.3687). In altre parole, attualmente non è pienamente attuativo, ed in più con l’attuale situazione di Governo del paese non è dato sapersi se mai lo diverrà.

In particolare è interessante l’Art. 2 comma 2 ” organi e articolazione interna delle università”  nei punti in cui afferma:

  • riorganizzazione dei dipartimenti assicurando che a ciascuno di essi afferisca un numero di professori, ricercatori di ruolo e ricercatori a tempo determinato non inferiore a trentacinque, ovvero quarantacinque (ndr: La Sapienza rientra qui) nelle universita` con un numero di professori, ricercatori di ruolo e a tempo determinato superiore a mille unità, afferenti a settori scientifico- disciplinari omogenei;
  • il numero delle stesse (ndr: delle facoltà da istituire) non puo` comunque essere superiore a dodici.

Vi è chiaro? Quale che sia la riorganizzazione interna ad un ateneo, secondo la Legge Gelmini (per altro ancora in corso di esame da concludersi a non si sa quando), non si possono istituire più di 12 nuove facoltà!

Il nuovo assetto dell’Università La Sapienza di Roma ne prevede undici (11!). Tradotto: sulle 12 disponibili per legge, sceglie di non sfruttarle tutte, tant’è che rimane una possibile facoltà autonoma istituibile.

Scorrendo l’elenco del nuovo assetto troviamo – tra le altre – l’istituzione delle facoltà di:

  • Farmacia e Medicina,
  • Medicina e Odontoiatria
  • Medicina e Psicologia

Osserviamo quindi che l’area “Medicina” è stata accorpata su 3 fronti differenti secondo il modello “Medicina e…”, medioevali sapori di colonizzazione culturale. Scopriamo poi che la nuova Facoltà di Medicina e Psicologia è composta da:

  • Medicina clinica e molecolare
  • Medico-chirurgico di Scienze cliniche, tecnobiomediche e medicina traslazionale
  • Neuroscienze, salute mentale e organi di senso – NESMOS
  • Psicologia
  • Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione
  • Struttura Psicologia dinamica e clinica
  • Salute della donna e medicina territoriale

Infine, prendiamo atto che il nuovo Preside della nuova Facoltà di Medicina e Psicologia è il Prof. Vincenzo Ziparo (Medico).

Questi sono i fatti. Se ne conoscete di ulteriori vi prego di segnalarmeli!

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DOMANDE APERTE

Il comunicato della SIMPSI ed anche l’articolo sul figliol prodigo mostrano chiaramente il pericolo di questa aggregazione per la Psicologia, ma ovviamente alle volte la fantasia supera la realtà e così è giusto vi siano anche colleghi con differenti convinzioni. Le domande che pongo non riguardano la bontà della scelta o meno. Non riguardano il COSA, bensì il COME è stata gestita questa riorganizzazione.

Prima Domanda
Era possibile istituire 12 nuove Facoltà, La Sapienza ha deciso di istituirne 11. Accorpando i 3 Dipartimenti di Psicologia già esistenti, e nel caso aggregando il più attinente Dipartimento di “Neuroscienze, salute mentale ed organi di senso” avremmo potuto soddisfare i requisiti previsti dal ddl 1905 e rimanere autonomi. Perché abbiamo invece deciso di “entrare sotto” Medicina? Giurisprudenza, Ingegneria, Architettura sono rimaste indipendenti, la Facoltà di Psicologia di Padova (ben più piccola numericamente rispetto a quella di Roma) intende rimanere autonoma a tutti i costi. Perché Psicologia di Roma si è regalata ai Medici?

Seconda Domanda
Il ddl 1905 del Ministro Gelmini è attualmente in corso d’esame in commissione. Ed anche se fosse attuativo a tutti gli effetti avrebbe comunque previsto un lasso di tempo per gli atenei italiani utile ad adeguarsi e riorganizzarsi. Di fatto, la maggior parte degli atenei italiani non ha ancora cominciato a lavorare sulla possibile riorganizzazione dovuta al ddl 1905. Ed in quei pochi in cui si è cominciato (vedi i dibattiti in Toscane e Veneto) le Facoltà di Psicologia hanno pubblicamente comunicato di voler mantenere l’autonomia. Perché l’ateneo de La Sapienza di Roma, il più grande d’Italia, ha deciso di muoversi così in anticipo rispetto a qualsiasi necessità e scadenza manifesta? Perché ha fatto questa riorganizzazione cotta e mangiata, ben cosciente che sarà poi di indirizzo e linea guida per gli altri atenei italiani?

Terza Domanda
Per quale motivo non è stata coinvolta la comunità dei colleghi psicologi laziali? In Facoltà di Psicologia a Roma, gli studenti lamentano una totale carenza informativa ed un vuoto di coinvolgimento in questo cambiamento, su cui avevano cominciato a lavorare ben prima dell’estate. L’Ordine Psicologi Lazio, addirittura avverte a fine settembre 2010 a giochi fatti (il 13 Set viene siglata la riorganizzazione), e lo fa inviando una newsletter a tutti gli iscritti contenente un’intervista al Prorettore Vicario Francesco Avallone (sostenitore per altro del gruppo a governo dell’OPLazio – Cultura e Professione – che, guarda caso, ha deciso di intervistarlo a cose fatte producendo una edulcorata chiacchierata da Mulino Bianco in cui tutto il mondo è bello e buono). Nel Consiglio di metà ottobre, addirittura, il Presidente OPLazio Marialori Zaccaria, nel suoi classico spazio degli aggiornamenti flash, tra le altre cose ci elenca velocemente che poi c’è anche stata l’aggregazione di Psicologia a Medicina e che avremo sicuramente letto la rassicuramente intervista ad Avallone… tipo si stesse parlando del prossimo seminario gratuito all’Ordine. Perché quindi una simile riorganizzazione è stata gestita sotto traccia senza MINIMAMETE coinvolgere, né informare la comunnità dei colleghi?

Quarta Domanda
A fine Ottobre, alla seduta del CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi) il Presidente Toscana ha chiesto di trattare la questione laziale (conosciuta attraverso questo blog e non per bocca di OPLazio o Università) in OdG. L’hanno inserita 17° su 19 punti, ed ovviamente non trattata per mancanza di tempo.  La Psicologia sotto Medicina è argomento caldo quanto la volontà del MIN Salute di allargare gli ECM a tutti i professionisti di area sanitaria (anche uno psicologo che si occupa di sport, azienda o marketing per intenderci!). Perché il CNOP continua a far melina su queste due questioni, raccontando che ha già pubblicato letterine e comunicati sul sito www.psy.it (che visiteranno 3 persone al mese!), ma di fatto lasciando correre il tempo? Il CNOP, è utile sapere, è gestito da 20 anni dall’AUPI, Psicologi Sanitari. E’ altresì utile sapere che il Sindacato AUPI, se non erro in seguito ad una legge Brunetta dovrà essere liquefatto dentro un più grande sindacato medico. Perché il CNOP non prende in carico queste due situazioni di forte impatto sulla nostra professione, ma anzi fa melina lasciando passare il tempo? Ci sono interessi in gioco? Ci sono “scambi di favore” ai piani alti? Chi lo sà?

Quinta Domanda
A Gennaio 2010 abbiamo avuto le elezioni per il rinnovo delle cariche ordinistiche. In quell’occasione migliaia di colleghi hanno votato i propri rappresentanti. In tutti i programmi elettorali si leggeva di impegno nel tutelare e promuovere la Psicologia e la professione di psicologo. Annualmente ciascuo di noi è chiamato a versare una quota ordinistica significativa per rimanere iscritto ad un Ordine che dovrebbe tutelare la professione. In che misura si può affermare che quanto sta accadendo trasdisce il mandato a governare ricevuto dagli elettori? In che misura possiamo affermare che Cultura e Professione nel Lazio, e la maggioranza AUPI al CNOP stiano contravvenendo alle promesse fatte durante le elezioni e per cui sono stati eletti da una maggioranza di colleghi? Possiamo affermare che venga meno il patto di fiducia? Che non si siano adeguatamente impegnati ad informare i colleghi che li hanno messi a governo della professione, né a renderli partecipi a questo processo di riorganizzazione tanto importante?

Sesta ed ultima Domanda
In che misura questa riorganizzazione, dettata da La Sapienza di Roma anzitempo e sottotraccia, contribuisce ad appiattire l’identità e dignità scientifica e culturale della Psicologia sotto il cappello medico e medicalizzante? In che misura la lobby medico/farmaceutica sta cercando di portare sotto la propria ala qualsiasi forma di disagio psicologico e sociale? Quanto questi poteri forti sono – o meno – disposti a riconoscere a chi gli “dona” l’opportunità di divenire “marchio socialmente detentore” del sapere e dell’intervento su qualsiasi forma di malessere, ovvero l’opportunità di sviluppare esponenzialmente business (si veda il picco di antidepressivi post-riconoscimento in DMS della depressione post-partum)? In che misura questa deriva scientifico culturale della Psicologia va a detrimento del Diritto alla Salute del Cittadino? Quali le responsabilità, prima di tutto CIVICHE ed ETICHE, e poi professionali e deontologiche ha ciascuno psicologo nel lasciare o meno che tutto scorra come nulla fosse?

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UN SONDAGGIO SUL DA FARSI

Cari colleghi, questa è la situazione. Ad alcuni di noi potrà arrivare come gravissima ed urgente, ad altri invece potrà addirittura apparire come auspicabile. Non saprei. Vi propongo quindi un piccolo sondaggio, assolutamente senza pretese di validità né rappresentatività, il cui unico scopo è quello di provare ad evidenziare una potenziale tendenza… piuttosto che il nulla, il vuoto pneumatico ;o)

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Vi prego di partecipare massivamente al sondaggio e di segnalarlo ai vostri colleghi. Cerchiamo di capire come vediamo questa situazione, se e come attivarci. Se c’è volontà, poi potremo anche discutere sul come e sul quando.

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0 risposte su “Cari colleghi psicologi, questi sono i fatti. Che vogliamo fare?”

vorrei votare ma non capisco come farlo. non ci sono link attivi nella sezione sondaggio, o almeno non ne trovo
🙁
non capisco per quale motivo che possa andare a favore della professione psicologica si sia previsto tale accorpamento. come spesso accade, si assite a modifiche laddove nessuno ne sentiva il bisogno (se non addirittura peggiorative dello status quo).

un’altra domanda che mi faccio è: cosa ne sarà dello status professionale di quegli psicologi che hanno ottenuto il titolo prima dell’accorpamento? si chiederà loro di sostenere “esami integrativi” per mantenersi competenti rispetto ai “nuovi” psicomedici?

Grazie Nicola per aver mosso la questione. Fra le varie domande che mi pongo: letta l’offerta formativa della Sapienza, dove va a finire la formazione (e la ricerca…ahia, que mala palabra al giorno d’oggi!!!…..) per le competenze psicologiche di ordine non sanitario (e che rappresentano un bacino di sviluppo notevole per la professione…ma vien da dire, anche per il progresso civico d’un paese che annaspa)? Any idea?

Caro Nicola,
ho letto con interesse il tuo articolo, sentendomi alla fine incredula e indignata. Sono iscritta all’Ordine della Regione Toscana e nutro molta fiducia nella nostra Presidente Sandra Vannoni. Lo dico perchè mi auguro che anche dalla nostra regione possano partire iniziative tese a manifestare in modo deciso il dissenso alla decisione che, a quanto capisco, per il momento riguarda soltanto l’Ateneo romano. Come ho espresso nel sondeggio, sono pronta ad impegnarmi in prima persona per una “battaglia” che ritengo veramente fondamentale per la nostra professione: credo che “affrancare” la psicologia ed il suo modello culturale, dal dominio del modello medico-biologico,sia essenziale sotto tanti punti di vista (evidentemente non posso approfondire qui il mio pensiero, ma è un tema questo a me molto caro, su cui ho riflettuto e scritto); constatare che si sta procedendo in direzione opposta, attraverso decisioni di “potere”, non condivise con coloro che questa professione la svolgono sul campo, mi riempie di sconforto e di rabbia.
Sicuramente farò il possibile per diffondere la notizia e le tue riflessioni, nella speranza che molti fra i nostri colleghi intendano quanto ciò che si sta verificando provochi confusione e risulti svantaggioso per la Psicologia e gli psicologi, attivandosi di conseguenza.
Grazie per il tuo impegno.
Monica Salsi

Ho votato l’opzione più preoccupante e sono pronto a scendere in piazza e ad incazzarmi anche, se non sarò solo. Di contro, però, sono tuttosommato poco ottimista, per le qualità dei medici, ma per quelle degli psicologi. Se si fossero organizzati meglio, adesso non ci sarebbe questa situazione… o sbaglio? Già da studente nel 2003-2004 mi ero fatto l’idea di un grave cancro epistemologico, almeno in Italia. E lo dico e lo scrivo da allora. Questi sono (forse) alcuni risultati di decenni di impostazioni sbagliate. Saluti e a presto.

Nicola, la situazione è davvero preoccupante. Un giorno potremo trovarci a litigarci il posto di lavoro con un medico, potremo vederci addirittura scavalcati in ambiti di esclusiva competenza della Psicologia. Ma non solo. Ciò che è più grave di tutto, potremo ritrovarci in una società di adulti, bambini e adolescenti DROGATI di psicofarmaci, senza la consapevolezza del perchè. Forse sarò apocalittica, ma per me è gravissimo non solo quello che è successo, ma anche il modo in cui è stato fatto, senza dire niente, con notizie sfuggenti.
Sicuramente i rappresentanti eletti all’ordine possono essere considerati manchevoli rispetto al mandato di tutela della professione. Ora, io non sono ancora iscritta all’ordine, ma non sarebbe possibile operare tramite una sorta di referendum per fare sentire la nostra voce?
Aspetto altre notizie.
Ciao.

Tutto ciò ha dello scandaloso! e c’è gente che continua a non sapere nulla..ahinoi e ahiloro!
la questione secondo me è pure e semplice…eliminando quelle che sono le lobby e i favori dall’altro, che pure ci sono ma ci preoccupano di meno…io mi focalizzarei sul trend culturale che ci circonda.
viviamo nell’epoca del rimedio, del tutto e subito e del basta che sia efficace l’importante è che non mi uccido di lavoro..per quanto riguarda i disturbi o le problematiche psicologiche ecco fatto il piatto servito dalla medicina. come citato già nell’articolo in riferimento alla depressione post partum. non piace più mettersi a pensare, cercare di capire è una cosa lunga e che crea sofferenza…meglio far sparire tutto e subito!!

e poi un’altra questione sempre di tipo culturale (ma noi dalla nostra cultura non possiamo e non dobbiamo scindere): noi abbiamo potere!
noi psicologi abbiamo in mano, potenzialmente, un potere: quello di attivare il pensiero, la coscienza delle persone. renderle consapevoli delle potenzialità e delle risorse che possiedono significa svegliarle dal torpore in cui vivono da anni..e questo, ai piani alti altissimi non fa bene!
ora chiamatemi pazza, complottistica e da rinchiudere…ma…io credo che non siano da sottovalutare queste letture e posizioni..come non siano da sottovalutare tutte le altre che ci saranno!

dobbiamo muoverci e dobbiamo farlo in fretta

Ciao Nicola, meno male che ci sei..mi sembra di ricordare che alle origini della scienza occidentale c’era la psiche terapia e non la medicina e persino Ippocrate consigliava di andare a sognare nel tempio ( quindi un atto di autopoietico psichica) prima di assegnare un qualunque rimedio farmacopeico.
Credo che sarebbe una innegabile perdita per la stolida lobbistica corsa al potere di gestione dell’energia psiche-soma umana e non e’ un caso che la partita piu decisiva si debba giocare storicamente in Italia , la terra che ha visto sorgere la cultura occidentale ed i piu cospicui contributi radicali in arte e scienza per tutte le civilta’ terrestri (opinione di Pugliese-Carratelli , archeologo e storico). E anche se credo che la perdita piu grave sarebbe per il senso -logos della psiche -umanita’, una stolidita’ crptico-razionalista , anacronistica e nullificantesi sarebbe l’ignobel-prize assagnato a tutti quei medici o quegli psicologi che si accontentassero di una tale ipotetica e impossibile assimilazione vampirica.La Psiche dell’Essere umano ha troppa linfa per esaurirsi in un deficiente gioco assimilativo e la recrudescenza delle malattie psicosomatiche che la medicina riduzionista ormai non puo’ piu’ spiegare ne’ controllare o efficacemente eliminare lo dice. con stima verso gli autentici esseri umani,
francesco palmirotta

Ho qualche anno di più e qualche capello bianco da quando nel lontano 1971 bussai alla porta della Facoltà di Psicologia. Uno dei pionieri della psicologia e tra i primi iscritti e laureati alla Facolta’ di Psicologia a Roma. Da allora sono passati quasi quaranta anni, una metà di una vita normale tante lotte, tanti sogni, tanta voglia di “essere” e per mia fortuna “sono”….. e sì, grazie Nicola per avermi risvegliato dal torpore, ma quello che mi resta, oltre alla conoscenza e all’esperienza che mi ha consentito di essere ciò che oggi sono, mi è rimasto un lontano ricordo ma ancora lucido e attuale quello di una psicologia… che ha salvato la crisi della Psichiatria…che ha creato molte illusioni per i Psicologi, che ha creato nuovi mercati da sempre gestiti da baronie bianche , rosse e verdi,non è il test dei colori di Luscher.. , soprattutto Cattedre per Università e Scuole di Specializzazione, un ottimo mercato di studenti in cerca della Psicologia ed a caccia di Illusioni, tanta psicologia, tanti Psicologi, tante psicoterapie, carriere ? per quanti hanno operato ed operano nel pubblico tarate sullo psicologo obbediente, mai per i PSICOLOGI e ciò che è peggio e che siamo stati degli ottimi portatori di acqua minerale per gli altri ma salata, molto salata per noi, anche per coloro che dovrebbero usufuire dei nostri Servizi… Bene o forse Male…Non mi stupisce ciò che accade oggi perchè è in perfetta linea con la nostra faticata storia ..Chiedo scusa per questo piccolo sfogo, peraltro datato, ma ciò fa parte della nostra Solitudine Professionale, del nostro Individualismo… credo che siamo degli ottimi Str.uzzi sappimo nascondere bene il capo sotto la sabbia, così il più bel lavoro del mondo lo abbiamo consegnato a degli Inetti che ne hanno fatto carne da macello e noi continuiamo ogni tanto a lanciare grida nel deserto…ad esser forse abili nel far recuperare ad Altri ciò che noi continuamente perdiamo: la dignità…Un sogno: la Psicologia agli Psicologi|
Grazie e spero di esser di stimolo ad alcune riflessioni.

Caro Nicola, secondo te come possiamo organizzarci concretamente?

non potremmo presentarci tutti quanti(passaparola fra gli atenei ed Ordini professionali) davanti al parlamento per chiedere di fermare questo ipocrita iter e chiedere non dico dignità per la nostra professione, ma almento CHE ESISTA per ciò che è, una cosa di natura assolutamente diversa dalla medicina, come esprimete benissimo su questi articoli!

Oggi ho orecchiato il mio medico di base che sembrava elargire come un dono il suo sacro ascolto ad un paziente paranoico,per circa 30 min. Quando è uscita (è una donna), mi ha visto e si è infastidita, forse si sarà anche vergognata di sé, lo spero(lei sa che sono psicologa e che aveva appena fatto un FURTO DI IDENTITA’ PROFESSIONALE, oltre che di lavoro!, .

Forse questi si rendono conto -ora- che non ci capiscono niente, che dietro ad un colloquio clinico c’è uno studio durissimo sulla personalità-carattere-sintomo che a loro sfugge totalmente, ma ci provano comunque a fare i Santi guaritori (sulla carta),
incuranti delle responsabilità che hanno LORO RUOLO DI MEDICI nei confronti delle persone: NON DEVONO MENTIRE, senza un pò di umiltà ed onestà intellettuale per affermare vigorosamente: mi fermo al mio lavoro di MEDICO DI BASE, di prescrivere medicinali, la cura con la parola non è cosa mia, nemmeno se faccio il corsetto di counselor!
Stanno malissimo perché non hanno più i sacri poteri della guarigione di una volta, quando la gente credeva loro ciecamente.

Penso al PARLAMENTO perché secondo me andrebbe collocata lì prima di tutto come questione di (in)giustizia giuridico-normativa; inoltre perché lì attualmente ci sono molti ‘riflettori accesi’ e con la crisi politica che c’è questo è il momento giusto per farsi conoscere civilmente, essendo presenti in massa lì sotto.

Visto che hai questo carisma e questo potere comunicativo, ti chiedo: almeno un evento pubblico a Roma, ma non all’università (dove come professionisti non contiamo davvero un piffero) bensì al parlamento come cittadini nelle sedi della formazione di leggi e decreti PER LE PERSONE.
Anche io mi impegno a parlarne qui in abruzzo, dove lavoro ora, ma la vedo dura.
Grazie e a presto

Grazie Nicola, ho letto con interesse il tuo articolo.
Sono iscritta alla specialistica clinica della Valle D’Aosta e’ ho divulgato l’argomento.
Molti colleghi ma anche docenti non sapevano nulla a riguardo ….non e’ un argomento che dovrebbe coinvolgere tutti gli ordini? Sicuramente faro’ il possibile per diffondere i tuoi articoli piu’ informazione e conoscenza può fare solo bene.
Grazie.
Rosanna Mannino

Caro Nicola,
è chiaro che questo primo tentativo di amalgama attuato dall’ateneo romano non piaccia a nessuno di noi. La figura dello psicologo sarebbe pian piano fagocitata dall’ambito medico e perderebbe le sue qualità personali.
E’ però chiaro ed evidente che, in particolare, in questi ultimi anni, nuove materie sui cui studiano i neopsicologi sono molto vicine all’ambito medico: p.e. la neuropsicologia o la neuropsiconalisi.
Non è forse allora il momento di chiedersi se una nuova figura che spazi con una visione a 360° sia più qualificata ed anche più capace ad approcciare alle psicopatologie che, non dimentichiamoci, sono sempre un espressione di un problema del corpo ed della mente.
Con questo non voglio sminuire la necessità di differenziarci come figura professionale, quale noi siamo, ma un cammino di vicendevole avvicinamento anche solo teorico e metodologico, io lo intravvedo: bisogna solo cercare di capire come camminare su questo ipotetico continuum che su un polo ha la medicina (che guarda all’uomo, al corpo biologico) e dall’altro ha la psicologia (che guarda all’individuo, alla mente).
Quello su cui mi trovo d’accordo, invece, è che non vengano operate decisioni di potere che minino alla base la nostra professione.
Facciamo anche una riflessione ” inter nos ” che prenda in considerazione anche gli psicologi iscritti all’albo B che, se considerati in modo più professionale, possono essere un ulteriore elemento di differenziazione rispetto all’amalgama proposto dall’ateneo romano.
Concludo, perchè questo ultimo annoso problema è un’altra storia ….. facciamo solo in modo di essere più uniti ma, allo stesso tempo, di essere anche flessibili e tempestivi nell’adattarci ai cambiamenti del nostro ambiente poichè, in caso contrario, potremmo soccombere. Evoluzione !
Fabrizio Ricardi

Perché Psicologia di Roma si è regalata ai Medici?
Io mi chiederei perchè i medici si sono appesantiti di una professione che loro stessi vivono come non chiara e di serie B; perchè non leggerla come un’opportunità costruttiva, tanto non mi sembra che stando isolati eravamo così autosufficienti, ad iniziare dalla consapevolezza della nostra identità professionale.
Che sia il passaggio giusto (?) per renderci maggiormente convinti che lo psicologo è un professionista che NON utilizza l’alibi della formazione eterna x evitare di rimboccarsi le maniche e mettersi in gioco anche a fianco di medici.

Il presente messagio solo per manifestare la mia preoccupazione ed iniziare a partecipare alla questione ben messa in luce da Nicola che necessita l’impegno ed il coinvolgimento di molti e tanti: di noi tutti.
A mio avviso la modalità con cui è stata introdotta la suddetta riorganizzazione non lascia adito a considerazioni ottimistiche; ed il risultato, inoltre, mi appare solo un ulteriore passo di “involuzione” quasi che dall’alto si sentisse la necessità di iniziare a cancellare in modo definitivo tappe significative della storia della psicologia e le sue acquisizioni scomode. Sembra quasi che non bastava più tacere ed occultare le possibilità di cura psicologica a livello dei media…..
Ed il futuro della ricerca sia in psicologia sia in psicoterapia quale sarà?
Credo che uno spazio comune per vigilare e riflettere assieme al fine di azioni buone condivise sia necessariamente indispensabile.

Ciao Nicola, condivido pienamente le tue osservazioni e ti ringrazio per la solerzia con la quale tieni ad informarci. Tuttavia a mio avviso, chi sostiene la riforma, come me, valuta le cose in modo un pò diverso. La fusione delle facoltà, è vero, mette in discussione l’autonomia professionale degli psicologi ottenuta con grande difficoltà. Eppure sarebbe interessante chiedersi perchè sostenere con tanta fermezza l’atteggiamento dissociativo tra i due profili ?
Ho letto l’intervista del prof. Avallone e il progetto di alcune associazioni mediche circa la volontà o desiderio ( a seconda del punto di vista di chi interpreta ) di fondere o inserire percorsi di formazione integrati. Ora mi chiedo cosa si può fare per affrancare molti psicologi dalla frustrazione di non trovare lavoro se poi si addebita alla mentalità “business” ogni male, ingenuità o retrocessione. Si deve o no recepire il proprio ruolo di psicologo come importante ed utile anche per trovare dignità nel congruo riconoscimento economico? Si rischi di fare un auto -gol. A me sembra che parlare di “essere assorbiti ” ( Avallone) piuttosto che “stare sotto” ( Piccinini ) la facoltà di medicina è un tantino diverso dal punto di vista concettuale …Diverso sarebbe invece chiedere alle istituzioni per esempio all’ordine degli psicologi nazionale, misure di difesa del ruolo professionale degli attuali psicologi iscritti all’albo.
In realtà esiste ancora il rischio di legare le due figure professionali specializzate in psichiatria e psicologia al vecchio concetto di patologia, mentre il riassetto internazionale sanitario parla da tempo di benessere e salute.

Mi riservo di vedermi attribuire tutte le ingenuità possibili, ma non voglio rinunciare a sognare una società meno etichettata…

M.Teresa Rizzi
studentessa nettuniana
in DRPS Roma

Il mancato riconoscimento della qualità distintiva e dell’importanza della nostra professione si fa sempre più evidente…anche perchè il nostro ordine professionale rimane assolutamente indifferente e ciò vuol dire complice!!!condivido inoltre le perplessità di chi non svolge attività clinica…io sono una di quelle e non mi sento affatto rappresentata..d’altra parte vivo in un paese in cui la cultura e la ricerca sono solo un fastidio. Grazie Nicola per la tua attività di sensibilizzazione..

Ciao Nicola, grazie per sollevare questioni davvero importanti, mi spiace poi che con i nostri commenti ne ergiamo ulteriormente altre,molto preoccupanti.
Credo che si tratti questo di uno spazio istituito per la Psicologia, quella con la “p” maiuscola, che gode di una propria, specifica e autonoma metodologia, presupposti teorici e prassi. Eppure sembra proprio che anche in minima parte incombono contaminazioni con altre professioni, svalutazione della propria formazione, forse non è altro che il modo per sostanziare e subire le diverse difficoltà che come categoria professionale affrontiamo. Penso questo possa essere uno spazio principe per pensare alla situazione e anche individuarne soluzioni. Ma senza soffocarla dei soli dualismi mente-corpo, dei sentimenti catastrofici per la nostra professione. A mio parere la facoltà di psicologia, si sta adesso confrontando con una cosa, che la stessa formazione in psicologia individua, con il processo di convivenza. E questo un momento piu’ difficile, e prevedibilmente conflittuale. Perche voglio ricordare che l’integrazione è una delle cose piu difficili, e nella maggior parte delle volte si integra per distruggere.

Intervenire sulla situazione secondo me richiede in primis l’indivuduazione delle responsabilità personali di alcuni soggetti che hanno gestito o gestiscono la formazione in psicologia e in psicoterapia. La facoltà di psicologia di Roma si è mossa sulla base di logiche di mercato prima moltiplicando corsi e cattedre, raddoppiando l’offerta formativa aprendo una nuova facoltà psicologia 2 e adesso chiudendo psicologia 2 e accorpando ciò che resta a medicina. Si sono mai chiesti nei consigli di facoltà quale è il tasso di occupazione degli psicologi, aldilà delle improbabili statistiche di almalaurea? Non credo proprio, o per lo meno quando mi è capitato di essere presente ai CDF non erano questi gli argomenti di discussione. Non mi pare sia stato fatto un serio bilancio del 3+2, cosa che invece sarebbe necessaria prima di apportare ulteriori cambiamenti. Quale è il tasso di occupazione dei laureati triennali in scienze psicologiche? Pari a zero?
Chi è che fa il bello e il cattivo tempo approfiattando degli eventi e senza mai rimettere in discussione il rapporto tra università e lavoro?
Perchè la facoltà non ha interesse a formare psicologi?
Le responsabilità ci sono e alcune sono interne alla facoltà, chi non ha saputo/voluto fare il suo lavoro si deve dimettere dalla carica che ricopre. Dobbiamo trovare dei modi per avviare un profondo ricambio generazionale all’interno delle istituzioni che gestiscono la formazione.

Io non credo che lo psicologo sarà assorbito nella posizione medica. Credo soltanto, si fa per dire, che questa sia una manovra anti-competitiva della classe medica per eliminare la concorrenza degli psicoterapeuti “non medici”. Potrebbero esserci gli estremi per una violazione della legge antitrust sulla concorrenza e per una class-action, se davvero fossimo una “class”.
Il raggruppamento di Medicina e Psicologia, infatti, concentra tutti gli psicologi sotto medicina. Non ne perderemo in identità, ma in mercato. Gli psicologi-medici svaluteranno gli psicologi “non medici” e così potranno fare tariffe più alte, monopolizzeranno il training, escludendo gli psicologi “non medici”, vieteranno agli psicologi non medici l’insegnamento della psicoterapia a livello universitario, scoraggeranno i propri pazienti dal recarsi presso psicologi non medici, e così eleveranno le tariffe professionali degli psicoterapeuti medici.

Ho votato per una psicologia ormai compromessa perche sento fortemente le lobby in gioco, ma nello stesso tempo voglio credere che ci sia una speranza ancora…Credo che tutto sia nato da un’incapacità di gestire la facoltà di Psicologia, o meglio la gestione è ormai da diversi anni letteralmente schizofrenica (e purtroppo non è una battuta): continui cambi di ordinamenti e regole interne che non permettono un vero e proprio adattamento e sviluppo. Mi pare che alla fine ci sia stata una forte sconfitta da parte della Sapienza che non è riuscita a dar vita ad una psicologia scientifica (l’ultima spiaggia è cosi l’aggregazione con Medicina). Ed ecco la morte della Psicologia scientifica nel mondo universitario e soprattutto nelle coscienze italiane (già confuse).

“Non vedo come l’accorpamento possa andare a favore degli psicologi e della psicologia stessa. Abbiamo da poco assunto una nostra identità (e nemmeno completamente), diversificandoci dall’astronomia prima, dalla biologia e dalla filosofia, poi..
Se ora veniamo inglobati dalla medicina, la psicologia verrà snaturata e perderemo nuovamente la nostra identità.
Non riesco a percepire altro che una “mossa politica” dietro a tutto ciò e credo sia importante muoverci subito, in fretta e tutti insieme prima che, come succede spesso in Italia, il processo divenga irrimediabilmente irreversibile.
Ma perchè gli psicologi del Lazio si sono “sottomessi” senza quasi battere ciglio? Anche se coinvolti a “giochi fatti” avrebbero dovuto far sentire il loro dissenso FORTE E CHARO e protestare!
La notizia io (e tanti come me), l’ho appresa da te e dl tuo sito, non mi pare che l’opinione pubblica sia stata
allertata o scomodata…
Diffondo senz’altro l’articolo ed il questionario ai colleghi.
Ciao
Paola”

Assolutamente importante ed urgente mobilitarsi per la questione posta in luce; è l’ennesima riprova di quanto ancora il nostro ordine professionale taccia di fronte all’evidente tentativo, da parte della classe medica, di sovrapporsi alle specifiche competenze che danno corpo alla nostra identità professionale (per non parlare dei benefit e delle differenze imbarazzanti che già ci distinguono durante la formazione!). Non da poco l’idea di discutere la possibile figura dello psicologo di base, aperta ovviamente anche a medici ed odontoiatri!
Fondamentale è il coinvolgimento di TUTTI i colleghi!

cari colleghi se psicologia non rimarra autonoma la classe medica invadera il campo e cannabilizzera la professione non ci sara più spazio per lo psicologo sono al potere da 60 anni non gli basta quello che hanno.

Ho trovato molto interessante quanto scritto dal nostro collega Giuseppe Tumminia..purtroppo penso che non abbiamo e non stiamo difendendo abbastanza quella che è la nostra professione..e questo lo facciamo semplicemente dividendoci…l’ordine dei Medici è un ordine che si è guadagnato il prestigio che ha con la serietà e la coesione … il nostro ordine dovrebbe fare altrettanto, invece mai una posizione, mai una tutela che sia tale,mai dei provvedimenti per tutti coloro che non si dimostrano seri in questa professione.Spero vivamente che l’unione con Medicina non avvenga ma inizio ad essere scettica. Volevo aggiungere che anche all’Università di Pisa,Psicologia è sotto Medicina da circa tre anni..però non so se vale proprio come corso di Psicologia..mi piacerebbe saperlo, quindi se qualcuno è a conoscenza della situazione..grazie

Condivido appieno quello che hai scritto, Nicola e ti ringrazio per le domande che hai posto.
Io penso che ci siano tre cosa da fare:
1. la prima, urgente, è la mobilitazione per bloccare non solo questo ma tutti i tentativi di ingerenza da parte della medicina da una parte e delle “professioni” di aiuto dall’altra;
2. pretendere una formazione concreta, spendibile e mirata per gli psicologi, insieme ad una selezione rigida sia nella facoltà quinquennale (3+2) che nelle “scuole di specializzazione”;
3. fare pressione sull’Ordine perché inizia a fare il lavoro per cui è stato istituito e votato o perché, se si riconosce incompetente e incapace, venga sciolto e la promozione e la tutela vengano affidate alle associazioni di categoria come in altri paesi europei.
Che ne dici?

Nel condividere quanto scritto da Christian Giordano ma essendo consapevole che noi Psicologi siamo più bravi con i sogni che con la realtà preciserei che:
1_una giornata di mobilitazione nazionale, dopo aver sensibilizzato la categoria attraverso tutti i canali possibili, media, socialnetwork, passaparola etc..si possa organizzare un sabato o una domenica, dopo incontri regionali, almeno nelle regioni più importanti.
2_ok sulla formazione con alcune precisazioni da fare successivamente.
3_A mio avviso se la storia ha un senso le pressioni sull’Ordine mi sembrano molto velleitarie, pertanto proporrei una modernizzazione nel nostro sistema professionale nel senso di affidare alle associazioni di categoria… vedremo quali …. ed aggiungerei … così ci toglieremmo un grande ciucciasoldi che si chiama ENPAP…
Bene| vediamo quanto siamo in grado di mobilitarci e se siamo capaci di un colpo di reni per fare un salto di qualità, altrimenti rassegnamoci perchè il nostro bieco individualismo ci rende cojoni.
Usciamo fuori dalla cultura delle chiacchere e muoviamoci, grazie.

Quello che mi piacerebbe capire è perchè il nostro ordine cui doniamo 150 euri l’anno invece di tutelarci si associa con chi usurpa la nostra professione! Come ci muoviamo attiavamente? Io adesso cersco di coivolgere le colleghe che lavorano alla ASL di Latina in cui faccio volontariato da 5 anni. Nicola hai in mente qualche volantino da distribuire in modo tale che si sveglino tutti i nostri colleghi? Se posso me lo invento e lo distribuisco….

Rilancio il mio intervento sottolineando semplicemente che sia quanto detto dal collega Christian Giordano andrebbe portato avanti in modo deciso sia quanto sottolinea il collega Giuseppe Tumminia riguardo alla creazione di associazioni invece dell’obsoleto ordine.
Forse possiamo perdere spunto dalle altre nazioni e migliorare la nostra professione.

Egregio collega sono Massimo Giambalvo (Ordine Lazio) condivido le tue preoccupazioni e la battaglia che tu proponi. In tempi non sospetti ho inviato una lettera, rimasta senza risposta, all’ordine facendo presente che accorpare psicologi e medici ha lo stesso senso di sommare carote e cipolle. Non si tratta di identificare la preminenza di una professione sull’altra ma semplicemente di affermare una cosa già palese e cristallina di per se. Diversi sono i saperi del medico e dello psicologo, diverso è il rapporto che ognuno stabilisce con il proprio cliente (sia esso singolo, gruppo o comunità), diversi sono gli strumenti ed il lavoro svolto dalle differenti figure professionali.
La discussione ci porterebbe lontano, aggiungo solamente che quanto è successo non è niente altro che la fine di un percorso, durato anni, che tende ad assoggettare la figura dello psicologo a quella del medico per meri fini economici. Personalmente ritengo indegno che per la maggior parte dei casi siano gli psichiatri ad essere responsabili della formazione degli psicologi nelle università e nelle scuole di psicoterapia.Purtroppo l’unica soluzione possibile sarebbe l’abbattimento degli ordini professionali che, in quanto centri di potere, tendono a mantenere i propri iscritti in una sorta di corporativismo medievale.
Mi dichiaro disponibile per intraprendere questa lotta di civiltà, di democrazia e di libertà.
Massimo Giambalvo

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