“C’è grossa crisi” diceva nel 1997 il santone Quelo impersonato dal grande Guzzanti 😉
Condivido due ricerche, pubblicate su Il Sole 24 Ore, che a mio avviso offrono diversi spunti anche per noi psicologi. La prima riguarda il momento di crisi dei dentisti, la seconda la crisi degli infermieri.
La crisi degli infermieri
Secondo il rapporto OECD Health Data 2013 dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), per molti anni in Italia ci sono stati un evidente eccesso di offerta di medici e un deficit di offerta di infermieri, che hanno determinato un’inefficiente allocazione delle risorse.
Causa spending review e tagli vari, nonostante manchino 60mila infermieri per coprire il fabbisogno sanitario, circa 25mila neo laureati non trovano occupazione e cominciano a migrare oltre frontiera. Non solo, il lavoro che c’è è sempre più precario: a partire dal 2011 salgono i contratti a part time o a tempo determinato (passando dal 2% al 35% nel 2014) e diminuiscono quelli full time o a tempo indeterminato (passando dal 66% del 2010 al 28% nel 2014).
La crisi dei dentisti
Secondo i dati rilasciati dall’ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) sei milioni e trecentomila italiani rinunciano a prestazioni odontoiatriche per ragioni economiche e rispetto al periodo precedente alla crisi si registrano oltre un milione di visite in meno a pagamento in un anno. Quasi la metà dei dentisti (il 44%) lavora meno del tempo di lavoro a disposizione e, tra questi, il 95% indica come motivo il calo di pazienti o comunque una clientela insufficiente.
Non solo, appaiono profondamente mutate anche le scelte di consumo: si preferisce investire il proprio denaro in alcuni beni e servizi, come ad esempio uno smarthphone di ultima generazione, piuttosto che nelle cure dentistiche. Come ben argomentato nel video della Prof.ssa Maura Franchi (Sociologia dei consumi – Dip.to di Economia, Università di Parma), in tempi di crisi si tenta di trovare una gratificazione personale negli acquisti cercando anche una rivalsa sociale e questo anche in un settore come la salute.
E per gli Psicologi?
Ovviamente anche gli psicologi non se la passano bene. Come evidenziato nella tabella del 2014, qui a seguire:
seppure negli ultimi 5 anni segnano un aumento del reddito medio del 5% circa, gli psicologi rimangono comunque la professione con il reddito medio annuo più basso tra le professioni ordinate prese in esame da Il Sole 24 Ore pochi mesi addietro.
Nella lettura dei 2 report, su infermieri e dentisti, ho trovato almeno tre elementi in grado di fornire spunti di riflessione anche per la nostra categoria professionale, e per ciascuno di noi singolarmente 😀
1. Rapporto domanda/offerta
L’offerta di medici è eccessiva rispetto alla reale domanda. La domanda di infermieri è molto più alta rispetto all’effettiva offerta. Lo sbilanciamento – in questo caso tra due professioni distinte – lo rideclinerei internamente alla nostra comunità professionale:
L’offerta di psicoterapia ed intervento sul disturbo è eccessiva rispetto alla reale domanda. La domanda di PSICOLOGIA è molto più alta rispetto all’offerta di PSICOLOGIA che gli psicologi riescono a proporre, posizionare ed orientare presso la società civile e le istituzioni
2. Spending review
Le amministrazioni non hanno più danari, e così anche a fronte di un fabbisogno importante di infermieri non riescono ad accogliere professionisti… che migrano oltre frontiera.
Gli Psicologi, negli anni 80, nascono di fatto dentro strutture welfare: scuole, sanità, pubblica amministrazione, ecc… Tutti contesti ad oggi in dismissione e senza soldi. In “soli” 25 anni scompaiono i luoghi in cui si assorbiva professionalità psicologica. Nessun concorso, nessun ricambio, nessuna legge.
Gli psicologi, oggi, sono ad oltre il 90% libero professionisti, costretti quindi ad emigrare verso altri luoghi professionali, per altro spesse volte da inventare in quanto in questi 25 anni i nostri Ordini e le nostre Università non sono state particolarmente attente ad una società che stava velocemente cambiando. A nuove istanze emergenti e mutevoli aspettative di servizio, anche inerenti la salute ed il benessere.
3. Le scelte di consumo
Il reddito medio degli italiani si abbassa, la fascia di povertà – soprattutto in alcune aree territoriali e segmenti di popolazione – si allarga, e gli stili di vita e di consumo sono a loro volta mutati.
Senza arrivare alla scelta ad effetto dello smartphone, al posto della cura orale, certamente si sono diffuse scelte di consumo – più o meno importanti – mirate alla gratificazione del momento, all’esorcizzazione della difficoltà strutturale. Risposte in parte anche adattive, che muovono da nuove gerarchie e priorità di beni e servizi. Con Internet ed i Social Network che divengono il principale territorio competitivo, fornendo spazi e risorse di valutazione delle alternative, socializzazione dell’esperienza d’uso, ecc… una vera e propria rivoluzione del processo di acquisto.
Pare che addirittura l’81% degli italiani si affidi ad Internet per ricercare informazioni sul proprio stato di Salute. Nello specifico, di questi, il 65% per ricerca farmaci, mentre il 47% ricorre ad internet per effettuare autodiagnosi, nonostante un solo italiano su quattro dichiara di controllare le fonti o la “credibilità” del professionista.
Guardate questo grafico:
Le rappresentazioni sociali della SALUTE sono profondamente mutate negli ultimi anni:
- la salute come assenza di disturbo e malattia: -9%
- la salute come armonia, benessere e sviluppo: +10%
Il maggior prospetto di opportunità professionale risiede nelle aree di benessere e sviluppo (proprie dello psicologo), ma la comunità degli psicologi continua a posizionarsi massivamente in aree di disturbo e malattia (più proprie della psicoterapia). La nostra offerta di servizio e valore ad oggi è forse mal posizionata rispetto alle scelte di acquisto dei nostri potenziali clienti 😉
Ebbene, come ci stiamo attrezzando per rispondere a queste 3 tendenze in essere, trasversali a diversi professioni che operano con dimensioni di salute e benessere?
Nel corso online “Strategie e strumenti per promuovere e sviluppare la professione di psicologo” vedremo come sfruttare al meglio queste tendenze, attrezzandoci delle più efficaci strategie e strumenti di promozione professionale 🙂
Che ne pensi, riflettendo su quella che è la tua attuale esperienza professionale? Lascia un commento 🙂
ciuz
Nicola Piccinini