Gentili Colleghi Presidenti,
mi permetto di utilizzare questa modalità di comunicazione “fuori protocollo istituzionale” per sottoporre alla Vostra attenzione alcune personali riflessioni sullo scenario e le sfide che a breve ci troveremo ad affrontare assieme in seno al CNOP, una modalità informale che mi è utile a poter meglio argomentare ed articolare il ragionamento, anche all’interno di un percorso storico e di responsabilità.
Ringrazio innanzitutto il collega David Lazzari, Presidente OP Umbria, per aver lanciato il primo incipit, il primo spunto di riflessione e di avvicinamento alla seduta di insediamento del prossimo Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (CNOP).
La lettera si sviluppa su tre step:
- analisi dello scenario, dei vincoli e delle opportunità
- individuazione di alcune delle sfide strategiche da affrontare e di alcune prime progettualità possibili
- la necessaria azione di discontinuità e responsabilità
Proverò a trattare i punti in modo quanto più sintetico e chiaro possibile, fermo restando il piacere di poter poi interloquire con ciascuno di voi per approfondire, tagliare, arricchire, rimodulare.
1) Analisi di scenario, vincoli ed opportunità
Confrontando la densità di psicologi in diversi paesi europei, constatiamo che:
- in Gran Bretagna c’è uno psicologo ogni 3000 persone,
- in Germania 1/2000
- in Francia 1/1800
- in Italia 1/710
Una densità per altro che tende a aumentare. Gli psicologi iscritti all’Albo, nell’ultimo decennio, sono cresciuti ad un tasso medio annuo del 10% circa. Facendo un prospetto a 5 anni avremo:
- 2015 = 93.500
- 2016 = 102.850
- 2017 = 113.135
- 2018 = 124.448
- 2019= 136.893
Indubbiamente troppi ed indubbiamente caldo è il tema degli accessi ai corsi di laurea, ma focalizzarsi su questo potrebbe essere parziale, se non fuorviante. In verità tutte le famiglie professionali sono al collasso:
- psicologi 85000
- giornalisti 106000
- commercialisti 112000
- architetti 142000
- avvocati 198000
- ingegneri 213000
- infermieri 379000
- medici 397000
Ed anche il tema della seria programmazione degli accessi mi lascia perplesso. Chiederei la cortesia a David Lazzari di chiarificarci e confrontarci sul come – operativamente – il Ministero della Sanità possa seriamente programmare il fabbisogno di formazione universitaria di una professione al 96% libero professionista e messa – per quel poco che resta – in spending review dal sistema sanitario stesso. Insomma, la criticità esiste e sarà da affrontare, ma ho difficoltà ad affidare buona parte della visione di mandato sul tema dell’accesso e della programmazione.
Il numero rimane comunque clamorosamente alto e, scendendo nel dettaglio, possiamo aggiungere che l’82% degli iscritti è donna e che il 50% degli iscritti ha meno di 40 anni.
Una comunità numerosa, giovane e donna.
Un mix potenzialmente letale in questo paese, in questo momento storico, economico, culturale. E le statistiche lavorative e reddituali ben fotografano lo sciagurato esito.
Degli oltre 85.000 psicologi attualmente iscritti all’Albo poco meno del 50% è iscritto all’ENPAP, ovvero ha P.IVA, ovvero fattura da psicologo. Un 10% circa è composto da colleghi che lavorano senza obbligo ENPAP in contesti soprattutto di terzo settore ed aziendale. Il restante 40%? 34.000 inoccupati?
Del 50% di colleghi iscritti all’ENPAP IlSole24Ore ci informa che abbiamo un reddito medio annuale più basso di tutte le professioni ordinate (13.500€ annui)
Dati drasticamente allarmanti e – teoricamente – in controtendenza rispetto ad una domanda sociale di Psicologia comunque presente e, probabilmente, in continua crescita!
La Società civile chiede Psicologia, ma spesso non vede né si rivolge allo Psicologo!
Il Prof. Renzo Carli, nel 2009, affermava:
[blockquote source=”Convegno “Psicologia: la domanda della committenza e le esigenze formative” organizzato nel Maggio 2009 dall’Ordine Psicologi Toscana”]La psicologia, nella sua vocazione individualistica e nella sua dedizione alla psicoterapia era troppo appiattita sugli psichiatri e sulla loro trasformazione psicoterapeutica per poter sviluppare un pensiero critico e una funzione di analisi delle trasformazioni organizzative. È questa l’occasione perduta della psicologia italiana in questi anni[/blockquote]
Condivido in toto la lettura! Dal 1989, anno di nascita dell’Ordine Psicologi, abbiamo avuto 25 anni di politica ordinistica nazionale impegnata a rincorrere un modello medico e terapeutico votato alla cura ed al disagio. Nel mentre c’era una società che mutava velocemente e profondamente con cui non si è mai conversato, non ci si è mai confrontati, fino a rendersi invisibili, mal posizionati, senza una solida rilevanza sociale. Guardate questo grafico:
Le rappresentazioni sociali della SALUTE sono profondamente mutate negli ultimi anni:
- la salute come assenza di disturbo e malattia: -9%
- la salute come armonia, benessere e sviluppo: +10%
Il maggior prospetto di opportunità professionale risiede nelle aree di benessere e sviluppo (proprie dello psicologo), ma la comunità degli psicologi continua a posizionarsi massivamente in aree di disturbo e malattia (più proprie della psicoterapia). Per altro lasciando libero il terreno a figure emergenti, spesso molto più smart ed orientate al mercato, al cliente.
E qui mi collego al complesso capitolo della “TUTELA DELLA PROFESSIONE“.
La Legge 4/2013 ha riconosciuto le professioni non regolamentate e questo riconoscimento sta muovendo spediti passi di consolidamento (vedi il tavolo UNI, vedi l’inserimento di associazioni nell’elenco del MinLavoro, ecc…). Allo stesso tempo la Legge Lorenzin ed il riconoscimento dello Psicologo come professione sanitaria fornisce strumenti di intervento sull’abuso molto più potenti ed affilati; allo stesso modo la recente modifica dell’Art.21 del nostro Codice Deontologico ci dovrebbe fornire nuovi ed efficaci strumenti di deterrenza, utili ad arginare il business della formazione di non psicologi all’utilizzo di tecniche e competenze tipiche dello psicologo. Su questo fronte gli Ordini territoriali, ed a maggior ragione il CNOP, non potranno più fare sponda silente. Dovremo prendere posizioni nette e portare avanti una politica determinata e ben architettata.
Sono altresì convinto che la tutela della professione non si esaurisca nella sola dimensione normativa e legale. Necessita per lo meno:
- sensibilizzare tutti i colleghi ai temi della tutela, al presidio dal basso, alla scelta di investimento formativo su percorsi e realtà che operano in rispetto della 56/81 e dell’Art.21,
- aumentare il tasso medio di qualità dell’intervento psicologico, ovvero del profilo di competenze dei colleghi; aiutare la comunità professionale a riorientare la propria offerta di valore su segmenti e nicchie di mercato reali,
- effettuare un grande sforzo ed investimento di marketing e comunicazione, dobbiamo riposizionare l’immagine dello psicologo riallineandola ai trend di sviluppo e domanda di mercato, dobbiamo aumentare il tasso di rilevanza sociale dello psicologo
Su tutti e 4 i fronti credo che i vari Ordini territoriali possano occuparsi principalmente delle dimensioni più tattiche, operative e locali, mentre il CNOP dovrebbe riuscire a dare strategia nazionale, indirizzo, messa a sistema delle eccellenza e delle buone pratiche.
Lo scenario qui delineato è certamente parziale, merita ulteriori approfondimenti e finiture. Mi farebbe piacere avere vostri riscontri su questa lettura.
2) Sfide strategiche ed alcune prime progettualità possibili
Ad Aprile scorso, a Roma, si sono tenuti gli Stati Generali della Salute. Ho avuto modo di conoscere e prendere contatto con alcuni di voi Presidenti, soprattutto ho avuto una rappresentazione piuttosto nitida dello “Stato Generale della Salute… della Psicologia” (vi invito ad approfondire alla pagina http://nicolapiccinini.it/stati-generali-salute-dello-psicologo/2014/04/).
Qui di seguito vi propongo – in estrema sintesi – 4 sfide che ritengo assolutamente fondanti del mandato del prossimo CNOP:
- partecipazione, trasparenza, attivazione. Il CNOP dovrà riuscire ad ingaggiare i colleghi su sfide e progetti, permettere partecipazione attiva, creare spirito di appartenenza, ospitalità, trasparenza, informazione, simmetria,
- promozione: ascolto, aggancio, conversazione. Il CNOP dovrà cominciare ad interloquire con cittadini società e istituzioni, dovrà facilitare il riorientamento dell’offerta professionale alle domande reali dei vari segmenti di cliente (e individuare le specifiche promesse di valore), rivedere tutta l’attività di comunicazione e marketing (sia al cliente interno che ai clienti esterni)
- enpowerment professionale dello PSICOLOGO. Il CNOP dovrà riuscire a rafforzare il profilo di competenze primarie e secondarie medio dello psicologo, dovrà favorirgli lo sviluppo competenze abilitanti, dovrà promuovere la qualità, dare indirizzi di buona pratica, dovremo riuscire a mettere a sistema le eccellenze della nostra comunità professionale,
- tutela della professione (e del Diritto alla Salute dei cittadini). I prossimi 4 anni saranno cruciali per il futuro della professione (riforma professioni, art.21, tavoli UNI, Lorenzin, mercato formativo, atti tipici, ecc…), il CNOP dovrà portare avanti politiche ferme, dovrà attivarsi efficacemente con i centri di potere politico ed economico del nostro paese.
La nostra comunità professionale ad oggi ha un basso potere negoziale con la politica ed anche con altre famiglie professionali. In posizione di svantaggio ed in periodo di crisi congiunturale, di spending review, la politica del lamento e del reclamare posizione non ha senso, né produce esito favorevole. Starà a noi produrre innovazione, progettualità, valore per l’interlocutore, muoverci all’interno di reti di relazioni strategiche.
[blockquote source=”Lo stato e le prospettive delle professioni psicologiche in Italia, Bosio (CNOP – 2008)”]Potremo avere un futuro a patto di accettare una forte discontinuità rispetto all’esistente e di interpretare in modo progettuale le potenzialità offerte dai non pochi contesti in buona misura ancora da esplorare[/blockquote]
3) La necessaria azione di discontinuità e responsabilità
Ci insedieremo al CNOP nel momento forse più difficile di sempre per la nostra comunità professionale. Allo stesso tempo, per la prima volta da 25 anni a questa parte, abbiamo l’opportunità di creare una vera discontinuità con il passato, di costruire assieme un governo CNOP che si muova su comunanza di vision e progetto, che possa guardare al futuro con rinnovata speranza ed entusiasmo.
Laddove in passato il sindacato AUPI arrivava all’insediamento con una maggioranza schiacciante e puntualmente decideva esecutivo e linee politiche, oggi la situazione è molto più liquida, il numero di Presidenti “indipendenti“, o comunque “non allineati“, è decisamente alto e diviene ago della bilancia.
La grande opportunità che abbiamo di fronte è quella di poterci confrontare e riconoscere sui contenuti, sulla visione, sul progetto.
La situazione è critica, non è più tempo di sigle, cartelli, orticelli. Non ho appositamente voluto scrivervi attraverso il canale istituzionale dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, né attraverso il canale politico professionale di AltraPsicologia. Incontriamoci responsabilmente sui contenuti, creiamo discontinuità!
Personalmente mi rammarico della scarsa rilevanza degli Psicologi nell’universo sanitario. Scomparire dai contesti socio-sanitari significa rendersi invisibili alla società civile. Personalmente mi vedo a lottare al fianco dei colleghi di area sanitaria, provo amicizia. Questo deve essere chiaro!
Allo stesso tempo ammetto serenamente di desiderare discontinuità rispetto ad una certa leadership apicale che ha dato indirizzo di politica professionale internamente ad AUPI in questi 25 anni, piuttosto che sgomento per fatti barbini come quello del palazzo della Stamperia.
Al collega David Lazzari, che dal profilo Linkedin ma anche dalla storia dell’OP Umbria mi pare afferire al sindacato AUPI, rinnovo nuovamente – ed in modo sincero – il ringraziamento per aver condiviso la sua riflessione ed avviato questo dibattito. Gli spunti ci sono, spero di averne aggiunti altri e conto che di nuovi ne arriveranno, tuttavia ritengo importante anche inserire i contenuti all’interno di una cornice storica, all’interno di un percorso che dal 1989 ci porta oggi ad affrontare le sfide elencate, ed altre ancora che sicuramente vi sono.
Credo sia palese: la modalità di governance adottata in questo quarto di secolo non ha generato i risultati attesi di promozione, di tutela, di sviluppo della comunità professionale.
Abbiamo l’opportunità, assieme, di dare discontinuità, di costruire un progetto comune non basato su sigle, ma su competenze, su una vision comune, sull’integrazione e l’innovazione. Abbiamo la responsabilità di provarci, lo dobbiamo ai colleghi ed alla professione. Incontriamoci, come singoli indipendenti!
Un caro saluto e buon lavoro a tutti noi,
Nicola Piccinini
0 risposte su “Lettera aperta ai futuri Presidenti CNOP”
Alcuni dei tanti suggerimenti che possiamo dare al ns.Presidente dell’Ordine che poi si faccia parte diligente presso il CNOP,sono i seguenti:
-La psicologia applicata rivolta al disagio dovrebbe allontanarsi dalle competenze sanitarie già dal nome in modo da potersi differenziare in toto dall’area medica.Es.:
-la psico-terapia dovrebbe chiamarsi semplicemente analisi,perché in realtà questo è:un’analisi degli stati mentali secondo l’ottica delle varie scuole/indirizzi
-nelle scuole di psicoterapia non dovrebbero essere ammessi medici,perché hanno un percorso totalmente diverso e quindi sono lontani dallo psicologo sia per corso di studi che per forma mentis che per lessico scientifico
-la psicoterapia non dovrebbe essere considerata una cura ma un percorso psicologico di approfondimento e di sviluppo
-gli utenti dello psicoterapeuta di conseguenza non dovrebbero essere più”pazienti”(è in discussione anche nel nuovo Codice deontologico dei medici che la parola paziente verrà sostituita con”persona assistita”)ma semplicemente “clienti”come già in uso presso i rogersiani.
-Tra i medici comincia a farsi largo la medicina “potenziativa”(ovvero quelle tecniche mediche per migliorare non solo la salute ma le prestazioni generali di un individuo, dalla vista alle performance sportive)mentre noi siamo ancora fermi soprattutto alla cura e poco al prendersi cura,per non parlare della psicologia del benessere(e non della salute,che è ancora territorio medico)che quasi non esiste
-Quasi non si parla mai del fatto che esiste anche la psicologia giuridica,la psicologia scolastica,la psicologia del lavoro,la psicologia dell’infanzia,la psicologia dell’affidamento,la psicologia della mediazione,la psicodiagnostica,la psicotecnica:campi poco illustrati dall’università e per cui gli psicologi sono poco preparati e quindi non cercano/trovano settori di sviluppo
-Sarebbe bello immaginare che si possa creare,così come per il medico di famiglia,lo psicologo di famiglia,con i suoi doveri,responsabilità e stipendio(quanto farebbe risparmiare di cure inappropriate al SSN?)
-Infine è ormai tardi per pensare al numero chiuso per gli aspiranti psicologi nelle Università(bisognerebbe parlare anche della facoltà di psicologia online….in pratica ci sono e ci saranno psicologi “per corrispondenza”…)ma ritenere che invece l’altissimo numero degli effettivi iscritti all’Ordine possa essere usata come massa critica per spingere sulla politica,sul Parlamento,sui rappresentanti delle istituzioni,sui sindacati(?!)in modo che si possano realizzare gli obiettivi di cui sopra.
In buona sostanza basta lamentarsi,è tempo di organizzarsi e cercare di raggiungere i risultati.
Luigi Mastronardi