Nei giorni scorsi, nel rullo blogger dell’Ordine Psicologi Lazio è stato pubblicato il post “Il FamilyDay e gli slogan acchiappa fedeli” del collega Sergio Stagnitta, così come ci siamo attivati come Ordine in comunicazione stampa, qui ad esempio il contenuto ripreso da ADNKronos e pubblicato su Focus.it, “Psicologia: esperta, Ddl Cirinnà tutela minori, no a pregiudizi“, prodotto dalla collega Paola Biondi, Consigliera e Segretaria OPLazio.
Ovviamente abbiamo provveduto a diffondere questi contenuti sui vari social e ne sono uscite discussioni, partecipate sia da colleghi che da semplici cittadini sull’opportunità dell’Ordine di – questa la presunta tesi sostenuta – schierarsi così apertamente contro il FamilYDay, per altro – affermavano – mancando di rispetto ai molti colleghi iscritti all’Ordine che invece sostengono le posizioni del FamilyDay.
Vorrei chiarire alcuni passaggi 😀
L’Ordine degli Psicologi rispetta tutte le posizioni PERSONALI dei propri iscritti. Rispetta chi ha deciso di partecipare e/o sostenere il FamilyDay e chi no. L’Ordine non entra nel merito delle posizioni personali dei propri iscritti in quanto persone.
D’altro canto, l’Ordine non ha il dovere di agire nel rispetto delle mille possibili posizioni PERSONALI dei propri 18.000 iscritti (e ciò vale per tutti gli Ordini e non solo di psicologi, così come vale per questo e per altri temi). Sarebbe immobilismo assoluto, un pensiero paradossale. Sarebbe un comportamento fuori mandato.
L’Ordine rappresenta una comunità di PROFESSIONISTI, riconosciuti dallo Stato e richiamati ad un Codice Deontologico.
L’Ordine Psicologi governa una comunità di professionisti di area sanitaria. Lo Stato italiano prevede Ordini professionali al fine di garantire prestazioni adeguate ai cittadini, e ciò in particolare nell’area sanitaria, per tutelare il Diritto alla Salute.
Non a caso, il Codice Deontologico richiede un aggiornamento continuo del professionista ed un richiamo alle consolidate teorie scientifiche di riferimento da parte della comunità internazionale.
L’Ordine Psicologi Lazio NON ha preso posizioni né personali, né tanto meno partigiane, ma PROFESSIONALI e SCIENTIFICHE
Rovescio quindi la questione 🙂
Il problema è quindi che l’Ordine non avrebbe premura delle diverse posizioni PERSONALI, o invece che alcuni professionisti non riescano a scindere le posizioni personali da quelle PROFESSIONALI?
Il problema è che l’Ordine Psicologi Lazio cerca di inserirsi nel dibattito sociale, o invece che tutti gli altri Ordini territoriali e – soprattutto – il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi rimangano in silenzio, avallando distorsioni comunicative che girano sui media pubblici (web, carta, radio, tv) e confusioni di piani tenute da propri iscritti?
In settimana parlerò ai colleghi di esecutivo circa l’opportunità di pubblicare una review scientifica di riferimento sul sito web dell’Ordine. Per intanto vi riporto la posizione dell’APA, l’American Psychological Association“, APA on Children Raised by Gay and Lesbian Parents“:
Non vi è alcuna evidenza scientifica che persone gay o lesbiche siano meno adatte alla funzione genitoriale rispetto a coppie eterosessuali. Questa monumentale review scientifica ha dimostrato che la regolazione, lo sviluppo ed il benessere psicologico dei bambini non sono correlati all’orientamento sessuale dei genitori
Sulla base della tale ricerca, l’APA continua a opporsi a qualsiasi discriminazione basata sull’orientamento sessuale in materia di adozione, di custodia dei figli e di visita, affidamento, e servizi di salute riproduttiva.
Ebbene, almeno tra colleghi, se vogliamo discuterne rimaniamo però su questo livello 🙂
Dopodiché, visto che, come sempre accade, la ragione non sta mai da una parte sola, vi saluto con una riflessione che il collega Marco Inghilleri ha condiviso sul Facebook e che trovo interessante.
Io la butto là…. Ma sinceramente non mi è sembrato che al family day ci fosse proprio tutta questa gente. E nemmeno però al family gay. Vuoi vedere che entrambe le tifoserie forse stanno sbagliando il modo di comunicare il proprio punto di vista? E’ ovvio che le famiglie omogenitoriali sono differenti rispetto a quelle eterosessuali. E’ ovvio che differente significa non migliore o peggiore, ma con problematiche e complessità diverse. Ora, però, voler far passare che la famiglia eterosessuale sia un ambiente “sano”, mi sembra una bugia come quella che vuole negare le difficoltà presenti nelle famiglie omogenitoriali. Il punto è che essere genitore non è semplice, a prescindere che si sia omosessuale o eterosessuale e in una relazione d’amore che sia omosessuale o eterosessuale. Per quello che riguarda poi i diritti dei minori, beh, penso che chiunque abbia il diritto d’avere genitori equilibrati e l’equilibrio personale non ha orientamenti sessuali o identità di genere.
Un caro saluto,
Nicola