Il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, qualche giorno fa ha rilasciato una interessante intervista sui necessari tagli alla spesa sanitaria regionale. Tra le voci sui cui operare tagli viene citata la medicina difensiva:
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“La psicologia, nella sua vocazione individualistica e nella sua dedizione alla psicoterapia era troppo appiattita sugli psichiatri e sulla loro trasformazione psicoterapeutica per poter sviluppare un pensiero critico e una funzione di analisi delle trasformazioni organizzative. È questa l’occasione perduta della psicologia italiana in questi anni”
L’affermazione è del Prof. Renzo Carli al Convegno “Psicologia: la domanda della committenza e le esigenze formative” [scarica gli atti in pdf] organizzato nel Maggio 2009 dall’Ordine Psicologi Toscana. Il Convegno è stato di fatto il continuum di una precedente ricerca di Carli, sempre commissionata dall’Ordine Psicologi Toscana nel 2002, dal titolo “L’immagine dello psicologo in Toscana” [scarica la ricerca in pdf].
I dati non sono quindi “freschissimi”, ma di fatto molto attuali rispetto al qui ed ora della Psicologia italiana. Sostanzialmente Carli rileva e denuncia che la psicoterapia e la psicologia clinica in Italia prevalgono sulle altre aree professionali: dall’offerta
Vi propongo un sondaggio, del tutto esplorativo e senza pretese, sulla corrispondenza tra la domanda di psicologia da parte dei cittadini e la risposta di servizio da parte degli psicologi.
Il sondaggio prende spunto da una ricerca sulla domanda ed offerta nel settore della Psicologia Clinica e Psicoterapia che il CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi) commissionò nel 2008 al prof. Salvini della Facoltà di Psicologia di Padova. La ricerca coinvolse ben 2856 psicologi/psicoterapeuti su tutto il territorio nazionale, con prevalenza al centro. Una ricerca quindi sufficientemente rappresentativa della popolazione degli psicologi italiani ed anche attuale.
Nella ricerca si osserva che il cambiamento maggiormente riferito dagli psicologi clinici / psicoterapeuti (segnalato da circa un terzo) è la richiesta sempre più frequente di trattamenti caratterizzati da una maggiore urgenza e da tempi più brevi; e si afferma che questo fenomeno viene giudicato negativamente tanto che un quinto dei colleghi “accusa” il cliente di “non volersi impegnare” o di