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Lo stress lavoro-correlato… degli inerti Psicologi.

Sono da pochi giorni attive le indicazioni sullo stress lavoro-correlato approvate lo scorso 17 NOV 2010 e contenute nella 81/2008. All’Art. 3 dell’Accordo Europeo del 2004 viene così definito:

“condizione che può essere accompagnata  da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica e sociale ed è conseguenza del  fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o aspettative riposte in loro” .

Teoricamente lo psicologo del lavoro e delle organizzazioni era una delle figure professionali più indicate per occuparsi della Valutazione del Rischio, di fatto la 81/2008 non menziona assolutamente la figura dello psicologo, che viene quindi relegato a semplice, potenziale, consulente esterno. In altre parole, il datore di lavoro è chiamato per legge ad effettuare una valutazione dei rischi da stress lavoro-correlato internamente alla sua azienda, ma non è tenuto ad avvalersi della figura dello psicologo. Per internderci, il medico competente c’è. Lo psicologo competente no. Lo Psicologo – in poche parole – potrà essere contattato in base alla discrezionalità del datore.

Poteva essere una grande opportunità per consolidare in maniera importante la figura dello psicologo nel contesto aziendale, ma così non è stato. Ma d’altro canto è questo il trand in essere…

In questi giorni, leggevo una email del collega Valerio Benincasa internamente alla mailing list professionale “Orizzonti” sulle vicende che attraversano la FIAT, sulle posizioni di Marchionne e sulle conseguenze che ricadranno sulle migliaia di lavoratori: una azienda intende chiudere, cambiare nome e riassumere il personale con altro contratto, dunque con diversa retribuzione, relazioni sindacali, rappresentanze, norme, diritti, ecc… Il collega, acutamente, osserva:

il nuovo contratto comporterà un inasprimento delle condizioni di lavoro dei lavoratori. Giornalisti, politici, sindacalisti, sociologi, etc. etc., anche i sacerdoti, hanno preso posizione a favore o contro e forse il contrasto di opinioni e di posizioni può essere sintetizzato in questi due aspetti:

  • il cambiamento è necessario per la competizione globale (come fai a vendere un’auto/PC/lavatrice uguale a una asiatica che costa la metà  per i minori costi del personale?)
  • il cambiamento è un peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e comporterà una crescita del disagio psichico, sociale e fisico del lavoratore.

Nella comunità degli psicologi il dibattito è nullo o quasi. Nessuno di noi esprime una posizione e mi chiedo se ciò dipenda dal fatto che non lavoriamo più, non siamo culturalmente preparati o per paura (se prendo posizioni a sfavore delle aziende chi mi farà più lavorare?)

Penso abbia ragione! Spesse volte ci lamentiamo della scarsa rilevanza sociale, istituzionale e politica della nostra categoria professionale, ma ci chiediamo altrettanto frequentemente il perché? La storiella della professione giovane è buona per addormentare i bambini…

Perchè i nostri Ordini non hanno preso posizione? Nel Lazio Cultura e Professione ha organizzato il 10 DIC 2010  il convegno “Un secolo di Psicologia: Convegno sui primi cento anni della professione in Italia e sulle sue prospettive future”, ma non è stata spesa una sola parola su questo cambiamento epocale che potrebbe cambiare anche il nostro modo di lavorare e i nostri compiti. E solo un mese prima il convegno “Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni. Lavori in corso per nuove sfide”, ma neppure lì si menziona nulla… perché ci si limita all’invio di letterine?

Il 9 DIC il Presidente Zaccaria invia una lettera al Ministro del Lavoro per ricordagli che esistiamo. Ne ha inviate alle Assicurazioni Generali perché non riconoscono polize per psicoterapie fatte da psicologi, ma solo da medici. Ne ha inviate a Rebibbia per colleghi del penitenziario, ecc…nessun riscontro, nulla…

Penso che un governo delle letterine non sia sufficiente! Come pretendiamo di incidere nella vita della società, delle istituzioni, della politica quando non abbiamo la forza nè il coraggio di prendere posizioni ferme e di diffonderle e difenderle pubblicamente? La nostra rilevanza professionale è bassa e là fuori c’è un mercato competitivo agguerrito, come pensiamo di sviluppare il nostro movimento professionale a suon di letterine quando gli interlocutori rappresentano lobby ben più potenti? Non vi è scampo! E’ così assurdo pensare che la via maestra sia quella di cominciare ad esporci ed interlocuire con la società tutta sui temi importanti? Magari facendo capire tangibilmente il nostro valore aggiunto….

In Inghilterra, se non erro due anni addietro, il Governo ha previsto psicoterapia convenzionata ai fuoriusciti dal mercato del lavoro perché – conti alla mano – risultava molto più economico investire in quel servizio che non sostenere i costi sanitari di suicidi, vite consumate, famiglie distrutte… qui in Italia, per mesi e mesi, abbiamo provato ad interfacciarci con varie istituzioni sullo psicologo e lo stress lavoro-correlato, abbiamo inviato letterine e raccontato tante belle teorie… alla fine ci hanno sbattuto la porta in faccia e per il datore di lavoro, almeno per quelli meno illuminati della media – saremo solo un ulteriore costo in tempo di crisi…

Perché non abbiamo invece provato a quantificare economicamente cosa significa avere un dipendente stressato piuttosto che uno in salute e motivato? Perché non abbiamo provato a presentarci alle rappresentanze datoriali – conti alla mano – dotati di numeri che – nero su bianco – dimostrano il ROI (return on investment) del nostro intervento? Probabilmente mi sbaglio, ma da amministratore di una società se un consulente mi bussa alla porta e mi dimostra che il suo servizio mi fa diminuire i centri di costo e/o aumentare i centri di profitto lo accolgo amorevolmente nella mia tribù!

Ecco, io non so se un lavoro del genere sia stato fatto. Di certo so che nulla viene regalato per grazia ricevuta e che se continuiamo a ragionare per letterine ridurremo il tutto ad uno sterile marketing autoreferenziale… ad un goffo tentativo da parte di chi attualmente governa di salvarsi la faccia. Spero in qualcosa di meglio, altrimenti l’unico stress lavoro-correlato sarà quello dello psicologo… ma perché ne troverà sempre di meno ;o)

Qualcuno di voi ha notizie se vi siano ricerche e dati che concretizzano il contributo dello psicologo in materia di stress lavoro-correlato? A voi i commenti…

0 risposte su “Lo stress lavoro-correlato… degli inerti Psicologi.”

Caro Nicola,
la domanda: “Perchè i nostri ordini professionali non hanno preso posizione?” è retorica, ovviamente?
Vorrei tra l’altro osservare che la definizione “la condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica e sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o aspettative riposte in loro” mi sembra contenere una implicata ma non tanto velata negazione di qualunque responsabilità dell’azienda nello stress dei lavoratori, che si determina soltanto in quelli, i più deboli, “non sono in grado di rispondere alle richieste dei loro datori di lavoro”. Questo, in termini generali, mi sembra ancora più grave. Ma con quest’aria che tira che vuoi aspettarti?

Il contributo dello Psicologo era tangibile e necessario nel testo della normativa europea. Doveva lavorare al fianco del medico del lavoro e degli altri rappresentanti della sicurezza dell’ azienda, dato che c’era da quantificare lo stress seguendo un modello teorico…
con le due circolari il governo ha stravolto la normativa e oltre a venire multati in futuro dalla comunità europea, come paese Italia, il ruolo dello psicologo diventa pressochè insignificante in questo ambito applicativo…

Ma il nostro Ordine dove sta? Siamo sempre scavalcati, ghettizzati, stereotipizzati. L'”occasione” di un accorpamento con Medicina come si può vedere porterà i mediconzi a mangiarci tutto il lavoro, spesso con competenze pressochè nulle in materia. Anzi con pazienti loro che supplicano di avere altri professionisti con cui relazionarsi!
E i counsellor addirittura ci fanno causa, loro!? A volte nemmeno laureati!
E i pedagogisti clinici???
E i preti nelle ore di religione che fanno i finti psicologi sminuendo la nostra professione, la nostra materia, complessissima se approfondita, sminuita a luogo comune.
E i docenti di lettere che con la materia educazione civica fanno di tutto e nei progetti pof si aprono spoertelli scolastici per ascolto, generici, qualunquistici, a volte peggiorativi di situazione che meriterebbero un vero consulente.

MA VOI DELL’ORDINE , NOSTRI RAPPRESENTANTI CHE UTILIZZANO I NOSTRI CONTRIBUTI PER STAMPARSI E DISTRIBUIRSI CON EDITORE DI PRESTIGIO IL PROPRIO REPORT CHE PARLA DI UNIVERSITA’ E TANTE TANTE CAZZATE, E IN PIU’ CE LO RECAPITATE NEI NOSTRI STUDI COME AGGIORNAMENTO QUANDO NON AVETE MAI E DICO MAI AVUTO UNA VERA ESPERIENZA DI LAVORO “PSICOLOGO” NE’ IN STUDIO NE’ IN AZIENDA, dove siete? come ci rappresentate?

IL LAVORO, TUTTI I LAVORI ESISTONO SOLO SOLO SOLO SE STABILITI E TUTELATI PER LEGGE!!! LA VOLETE CAPIRE O NOOOOOOOOOOOOOOOO, E’ LA LEGGE CHE STABILISCE SE LA NOPSTRA PROFESSIONE C’E’ O NON C’E’, E A MIO AVVISO DATA L’IGNOTANZA ABISSALE DI MOLTI SIAMO DESTINATI A SCOMPARIRE!

SVEGLIA

Che dire, da buon Psicologo sono solo 9 anni di delusioni nei confronti di Albo e ENPAP. Motivo? Non voglio che mi trovin o lavoro, fortunatamente sono abbastanza grande per farlo. Vorrei però che questi rappresentanti, oltre che scrivere lettere, partecipassero a riunioni e tavoli dove non solo far sentire la propria voce, ma dove poter contare. Nella 81/08 doveva esserci scritto anche psicologo e non solo medico (che sono già strapieni di lavoro, checcè ne dicano). Io dirigo in una società srl uno staff di 10 psicologi continuamente demotivati da new entry come counselor, coach e chi + ne ha + ne inventi, che si sentono nuovamente presi in giro e non riconosciuti. Non allargo il tema alle Facoltà Universitarie, è che se per ottemperare ad una legge basta scaricare il modulo sullo stress prestampato a 130 €+ IVA, noi che servizio possiamo offrire in un periodo dove il leit motiv è risparmio e taglio dei costi???

Anzichè presentare libri i nostri rappresentanti dovrebbero fare + politica e lobby, se volessero rappresentarci. E’ che forse non ne hanno lo status o, semplicemente, sono figure di poco prestigio. Non voglio offendere nessuno, anche perchè le offese non sono costruttive, ma persone serie si battono nei tavoli che contano (come sosteneva Enrico Cuccia, patron di Mediobanca) e non scrivono semplicemente letterine indignate.

A Milano hanno organizzato un convegno sul tema del rischio da stress correlato da cui mi son ben guardato dal partecipare… perché buttare il mio tempo, quando, conoscendo il decreto legge, sapevo che a nessuno sarebbe interessata la mia competenza/esperienza?

Fabrizio

secondo me avete centrato il problema
non abbiamo rappresentanti con i cosiddetti c….
che si battano senza paura per difendere gli interessi della categoria. abbiamo un complesso di inferiorita’ rispetto a medicina e non siamo in grado di affermare che cosa possiamo veramente fare per la societa’ in cui viviamo inoltre
siamo divisi e quindi facilmente vinti da corporazioni ben piu’ agguerrite e politicamente sostenute sia dai governi di destra che di sinistra…
e niente cambia a parte le tasse che ogni anno crescono e ci mangiano oltre il 50% di quel poco che guadagniamo con il duro lavoro.

e questo per il momento e’ tutto

ma se non cambiera’ qualcosa la vedo sempre piu’ dura e difficile per tutti

Ciao Fabrizio, capisco il tuo umore e concordo pienamente con quello che affermi.
Io non sono uno psicologo ma un geometra e mi occupo di sicurezza e salute sul lavoro dal 1999.
Anch’io onestamente non riesco a capire come si faccia ad escludere uno psicologo dalla valutazione dello stresso correlato al lavoro.
Dovrebbe invece essere che si interfacciasse con il medico competente nella stesura della valutazione.

A me potrebbe interessare una collaborazione, distanze permettendo. Io sono a Roma.
Intanto ti saluto.

Walter
328/1613480

Dobbiamo mandare a casa i nostri rappresentanti, ma come è possibile che stanno a rappresentare i giovani psicologi o professori universitari o ex dirigenti ASL???
E’ vergognoso e la colpa è degli psicologi che non sanno farsi rispettare, che pensano al benessere degli altri, ma ai nostri diritti e alla nostra salute mentale chi ci pensa?
Dobbiamo lottare uniti per cambiare!! Siamo tanti e siamo giovani cosa stiamo aspettando??

Caro Nicola, come sai mi occupo di questo tema da qualche anno privatamente con una mia società. In ATS con l’università ho concluso da poco una ricerca che ha validato uno strumento nuovo di analisi organizzativa, in ottica di benessere organizzativo e in grado di monitorare i cosiddetti rischi psico – sociali. Il direttore scientifico era Avallone. Il materiale, appena il Ministero del lavoro che ha finanziato la ricerca, avrà fatto tutti i suoi accertamenti, sarà disponibile per tutti gli iscritti all’ordine. Come il MOHQ. Credo che le info saranno sul sito dell’OISORG. Ma su questo ti aggiornerò.
Comunque il 4 dicembre 2010 c’è stato il convegno all’Università.
Il trasferimento della conoscenza, in particolare di strumenti utili alla professione, è fondamentale. Ma non basta. Perchè strumenti utili e potenti in mano a professionisti fantasma funzionano solo nei fumetti Marvel.
Commento solo 2 cose di quello che hai scritto, ringraziandoti per l’opportunità.
Il 25 novembre c’è stato il convegno sulle nuove sfide degli psicologi del lavoro. Io c’ero. E sono sopravvissuto. Posso dire, mia opinione personalissima, che durante la prima parte (la mattina) ho potuto constatare la morte della psicologia del lavoro, tra coaching, yoga e gli “Amici” della Del Lungo. Ci vorrebbe una sezione a parte per interagire e capire cosa è successo quel giorno, importante, per quanto mi riguarda.
La seconda questione, veloce, riguarda il tema della figura dello psicologo e della sicurezza del lavoro. Il Dott. Fantini (Min del Lav), il giorno del convegno sulle sfide ( quali sfide?) dopo aver ovviamente detto che lo psicologo è importantissimo (l’ho incontrato qualche giorno dopo al convegno della Confcommercio che diceva che lo psicologo era inutile…quisquiglie..) ha ribadito una cosa sacrosanta: non esiste legge che consideri questa figura. Nel campo della sicurezza. Detto questo, discutiamo. Lo psicologo del lavoro nell’ENPI (ente naz prev infortuni poi sciolto) c’era. Ma mai una legge o un qualche riconoscimento sul tema dello stress lavoro correlato. E’ in crisi l’intero mercato del lavoro. Ciò sta determinando il cambiamento dell’organizzazione del lavoro. Mentre si abbassano le luci, tutti sentite una musica new age (è sempre lo stesso cd yoga x tutti) e tutti insieme respiriamo, profondamente….
Un abbraccio
Flavio Pacelli

Concordo con Lavinia nel mandarli a casa ma… poi? Voglio essere un uomo, pratico, mettiamo al loro posto colleghi giovani, capaci e ambiziosi… e poi? Per avere un contratto di formazione con una clinica (è il mio lavoro), devi arrivare alla persona giusta e sedere nella stanza giusta ed è un lavoro difficilissimo in cui il concetto di etica deve essere interpretato e reinterpretato ogni giorno. Ne saremmo capaci??
C’è molto lavoro da fare:
– trovare assicurazioni disposte a coprire le spese sanitarie per utenti che si rivolgono a psicoterapeuti laureati in psicologia (e non medicina)
– far inserire nel decreto 81/08 che lo psicologo e il medico del lavoro o psichiatra devono occuparsi di valutazione da stress correlato (conosco bene l’ambiente medico e queste due figure non ci toglierebbero lavoro)
– potenziare il canale web
– fare cause (1 al giorno) a tutte quelle società di selezione che usano test psicologici senza la consulenza (chiara) di uno psicologo.
– convenzioni reali con avvocati e commercialisti (che poi ci seguano nel ns. piccolo) e non soltanto un primo incontro-colloquio
– PSICOLOGIA DEL TRAFFICO. Potrebbe essere un’area dal grande potenziale, ma, come al solito, se l’ordine non fa mettere postille o specifiche nei decreti attuativi, le idee restano solo idee.

Ripeto, le difficoltà sono tante, anche perchè dietro non abbiamo lobby industriali interessate a collaborare con noi e non siamo avvocati, abituè delle stanze dei bottoni, avremmo bisogno di diplomatici che sanno muoversi bene nelle stanze dei bottoni, diplomatici di “peso”, che possano far sentire la loro voce a chi decide.

X FLAVIO
non ho potuto partecipare al convegno sulla psy del lavoro, ma ho avuto la sciagura di leggere le linee guida sul coaching organizzativo… prima di denunciare la cosa (perché sono vergognose) ne voglio parlare di persona alla zaccaria… vorrei chiederle se le ha almeno lette prima di montarci stò can can… che tristezza!
rispetto all’assenza di leggi sulla figura dello psicologo… il problema è parecchio itosto, oltre alla nostra assenza di potere politico e di lobbying che ci impedisce di spingere in parlamento delle pdl, oggi il problema concreto è anche dato da questa crisi pesante e dai pochi centri (massonici) di business… l’italia campa(va) sul tessuto della piccola e media impresa, che ad oggi è tendenzialmente sul lastrico… datori di lavoro ridotti all’osso… leggi e sostegni vengono pensati per le grandi aziende nazionali (spesso lobby massonica)… l’obiettivo è quello di aumentare i dividendi al di là di tutto… la fiat a mio avviso è l’inizio della fine… in contesti del genere, come può un datore di lavoro accollarsi una spesa in più per un professionista che – spesse volte – non ha chiaro egli stesso il valore tangibile che apporta? è triste, ma è così… era già difficile prima, in questo momento è quasi mission impossible per molti psicologi del lavoro…

Io credo che la chiave di svolta di questa situazione, per ricollegarmi a quello che diceva Fabrizio, sia di sviluppare insieme pratiche e metodi psicologici innovativi con efficacia validata nel breve e nel lungo periodo. La presenza di uno psicologo in azienda deve avere una rispondenza concreta in termini di riduzione dei costi e di miglioramento produttivo, aspetti che devono essere quantificati e che sono ripetibili.
Sulla base di questa efficacia le imprese sarebbero spinte a rivolgersi allo psicologo e non ad altre figure. Stesso discorso per la psicoterapia. L’efficacia di interventi psicologici e psicoterapeutici è la base da cui partire per radicarsi nel territorio e acquisire una rilevanza anche in termini contrattuali.
La psicologia deve iniziare a dare risposte alla società, come un tempo ha fatto la medicina, deve smettere di essere una scienza accademica e di laboratorio e calarsi nel mondo REALE e noi psicologi dobbiamo confrontarci con i risultati concreti e misurabili che i metodi che utilizziamo sono in grado apportare.

Caro nicola, indipendentemente dall’essere concorde o meno con i tuoi interventi, voglio ringraziarti perchè sei una voce fuori campo e credo che ciò serva a molti, me compreso, per predere coscienza dei problemi degli Psicologi. Personalmente ritengo, e mi allaccio al tuo articolo “lo stress lavoro correlato”, che il vero problema della psicologia oggi siano gli psicologi stessi e non l’assenza di attenzione o interesse verso la materia. Scusa la crudezza ma non riesco più a sopportare i piagnistei – per i mancati guadagni,le mancate opportunità o i presunti boicottaggi -. Noi psicologi oggi facciamo tutto- a mio giudizio chiaramente- per non far sviluppare la psicologia. se un giovane appena laureato e abilitato alla professione si permette di fare qualcosa anzichè essere aiutato, ed eventualmente corretto, dai “colleghi” più anziani si sente dire: si ma stai attento, tu questa cosa non potresti farla, non sei psicoterapeuta. dimentica il collega “anziano” che lo psicoterapeuta, per legge, fa psicoterapia mentre lo psicologo, per legge, fa…( guardate la legge).perchè dico ciò? è una crociata contro la piscoterapia la mia? cosa c’enta con il tuo articolo? Non sono contro la psicoterapia, anzi…solo che questa ha un ben preciso campo di applicazione mentre oggi molte richieste, dal mondo esterno, riguardano problemi psicologici e qui scatta -sempre a mio avviso- il cortocircuito. Molti validi professionisti, bravi psicoterapeuti, poco sanno di psicologia… bion, clain, freud (validdissimi scienziati) non bastano e così scopri che dove non facciamo psicologia noi la fanno gli altri, magari laureati in altre discipline.noi abbiamo perso tempo a rinorrere i medici ad equipararci, sempre in virtù della psicoterapia e delle sue scuole -tutte rigorosamnte private e gli altri: educatori, assistenti sociali, avvocati, laureati e non in discipline sportive, manager vari ecc. facciano -anche guadagnandoci- psicologia. vi faccio un esempio io personalemnte mi occupo, quasi esclusivamente di alimentazione e stili di vita-. bene se , e qui parlo perchè mi succede quotidianamente, dico ad un medico che tratto pazienti obesi o sovrappeso mi dice: ma scusa a che titolo? risposta: semplicemente percè lo dice l’organizzazione mondiale della sanità” le diete fanno male e sono inefficaci nel lungo periodo ;il modo più corretto per far perdere peso alle perosne è istradarle verso un diverso comportamento con il cibo e uno stile di vita corretto” comportamento? e chi se non lo psicologo è più titolato al comportamento? ora sin quando disquisisco con medici o altre figure professionali ok! il problema è spiegarlo agli psicologi( pardon psicoterapeuti). obesità? è riempire un vuoto, colmare una carenza ecc. sicuramente in parte è vero ma all’obeso non interessa lui vorrebbe perdere peso e tornare a fare ciò che faceva… se lo metti su un lettino gli farai capire molte e vivrà anche meglio con se e gli altri, sin qui nessun dubbio. però dubito che perderà peso. quindi? tecniche cognitivo comportamentali ad esempio: evidence based. Non negatelo vi vedo…avete storto il naso, siete innorriditi e state pensando di radiarmi dall’albo…Non avrete risolto il problema, mentre voi discutete su chi deve fare psicologia, altre figure professionali, meno qualificate di cvoi la applicano. in conclusione invece di piangere rimocchiamoci le maniche e usando i modelli scientifici iniziamo a FARE psicologia: aiutiamo le persone nel concreto… in un mondo che vede cambiamenti quotidiani, dove si vorrebbe una pillola che risolva qualsiasi cosa non possiamo proporre un intervento che dura anni. Se qualcuno ha voglia di approfondire o più semplicemente sente la voglia di insultarmi può farlo a questa mail: rocco.card@virgilio.it
un saluto e buon lavoro a tutti in particolare i giovani. by rocco c

ho messo un bel po’ prima di rispondere
perchè ho riflettuto tanto….
ma trovo che sia nata una conversazione interessante
e ringrazio Nicola che sta portando avanti questa impresa di metterci a conoscenza di temi importanti e animare il dialogo tra noi

sono d’accordo in particolare con alcuni concetti come quello di Nicola quando dice che come psicologi non prendiamo posizione su niente.
Non so se si riferisse solo al fatto della Fiat o in senso lato, ma effettivamente non prendere mai posizione su niente, di tutte le aberrazioni che succedono nel mondo, mi sembra che ci faccia perdere di credibilità e non ci permetta di aquistare autorevolezza nei confronti della gente che poi è molto diffidente verso di noi o peggio ne parla proprio male…..

Mi trovo d’accordo anche con le varie riflessioni di Rocco e quando dice che le persone vanno aiutate in concreto, stando al passo con i tempi e aggiungerei ammettendo che molte difficoltà psicologiche sono dovute ad una situazione sociale disumana e violenta piuttosto che solo a problematiche intrapsichiche, il che toglierebbe patoligizzazione a molti disturbi e ci farebbe maggiormente attivare come psicologi della prevenzione o della costruzione di un mondo migliore…..

Comunque quello che vorrei dire è se c’è la possibilità di ritrovarsi fisicamente in un luogo con tutti gli psicologi interessati a portare avanti il discorso
e poter parlare di questi problemi, cioè come dare slancio alla categoria degli psicologi, come imparare ad avere veramente influenza, e non parlo tanto in termini monetari, ma nel senso di far sentire alle persone che possono fidarsi di noi.
Limitarci solo a difendere le fette di mercato che ci vengono prese da altri non credo sia la strada che ci aiuterà ad affrancarci, sarebbe opportuno che ne ragionassimo insieme,
inoltre anche per far pressione sugli ordini e far si che gli ordini si facciano portavoci delle nostre esigenze, è opportuno che si costituisca una forza che possa fare questa pressione….

potremmo pensare ad un incontro a roma o firenze che sono le città più centrali, io potrei anche informarmi di un posto a firenze
ma non so ditemi se sto vaneggiando o se è una cosa che possiamo almeno iniziare a pensare ed organizzare…….

lascio la mia mail denisepagano@hotmail.com

RIBADISCO:

UNICA POSSIBILITA’ E’ SCRIVERE AL MINISTERO ATTRAVERSO I RAPPRESENTANTI DELL’ORDINE DI OGNI REGIONE CHIEDENDO:

UNA INTEGRAZIONE ALLA LEGGE

IN QUANTO DISCRIMINATORIA NEI CONFRONTI DELLA PROFESSIONE PSICOLOGO (5 ANNI E ABILITAZIONE) RISPETTO A QUELLA DI MEDICO (6 ANNI E ABILITAZIONE), A MAGGIOR RAGIONE OGGI CHE C’E’ L’ACCORPAMENTO DELLE FACOLTA’ (CERCHIAMO DI SFRUTTARE QUESTA FUSIONE E LA LORO FORZA AL POSTO DI LAMENTARCI).

LA LEGGE DEVE SPECIFICARE E OBBLIGARE LA PRESENZA DI UNO PSICOLOGO ABILITATO A FIANCO DEL MEDICO DEL LAVORO. PUNTO E BASTA!

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