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Psicologi & Professione

Il Ministero della Salute avvia delle verifiche riguardo la figura del counselor

Lo scorso 8 giugno 2010, rispondendo ad una interrogazione dell’onorevole Paola Goisis, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Laura Ravetto, ha accolto le preoccupazioni sollevate dall’onorevole Goisis riguardo il rischio che la figura del counselor possa illecitamente esercitare attività di esclusiva competenza dello psicologo.

Nell’interrogazione presentata dall’Onorevole Goisis si legge:

la principale associazione dei counselor italiani, la Società italiana di counseling (S.I.Co.) ritiene che il «counselor» sia una figura professionale «in grado di favorire la soluzione di disagi esistenziali «di origine psichica» che non comportino tuttavia una ristrutturazione profonda della personalità;

appare chiaro come tale definizione che i counselor danno di sé stessi si configuri come ottima e valida descrizione dell’attività professionale dello psicologo, ove invece la «ristrutturazione profonda della personalità» è scopo ultimo dei procedimenti psicoterapeutici il cui esercizio è riservato ai soli professionisti iscritti anche con questo titolo all’Albo degli psicologi;

ed ancora:

qualsiasi prestazione psicologica è infatti accomunata dall’obiettivo del benessere psicologico, che rientra fra i requisiti dello stato di «salute» come stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità nella Carta di Ottawa per la promozione della salute, che ha definito la salute come «stato di completo benessere fisico, mentale e sociale» e non come mera assenza di malattia o di infermità

Nel suo intervento alla Camera dei Deputati, afferma invece il Sottosegretario Ravetto:

«la ferma volontà del Ministero della salute di avviare le opportune verifiche, anche con il concorso del comando dei Carabinieri-Nucleo antisofisticazione e sanità, al fine di accertare la portata del fenomeno e di valutare eventuali violazioni della normativa vigente».

Clicca qui per leggere l’interrogazione dell’Onorevole Goisis

0 risposte su “Il Ministero della Salute avvia delle verifiche riguardo la figura del counselor”

secondo me,oltre al fatto che bisogna ben differenziare i due interventi: psicologo e counselor è necessario rivedere i criteri attraverso cui si diventa counselor.
Trovo assurdo che ciò non sia una specializzazione post laurea per lo meno di discpline umanistiche e che lo si possa diventare con un diploma .

ketty

Il counselor è da sempre un chiaro abuso professionale.
regolamentarlo è quindi un errore. Il counselling è una prestazione che, a norma di legge, può essere fornita solo da uno psicologo iscritto all’albo.
Ogni altra forma va considerata come esercizio abusivo della professione e punita come prescritto dalla legge.
Questo è l’unico punto di arrivo che può rendere giustizia tanto agli utenti quanto agli psicologi.
Rubens

Capisco la polemica….capisco…capisco profondamente. Eppure il counselor è una figura che sorge e vede la luce per qualche specifico motivo storico, laddove v’è una crescente richiesta sociale di figure più specifiche per determinate analisi orientate all’ascolto e al supporto. Dico questo perchè il pulpito della predica sembra provenire da , ma tengo a specificare che è un parere, chi conosce bene le leggi e la politica e poco la professione d’aiuto e le sue varianti; E’ giusto che non si abusi e ci si arroghi il diritto di definirsi per quel che in realtà non si è, ed è compito etico e professionale di ciascun counselor non avvalersi di qualifiche e competenze che non si possiedono ed infine è insegnamento d’ogni buona scuola di counseling che dovrebbe porre rilevanza sui confini dell’intervento del counselor stesso e attenzione sulle possibilità di un invio a specialista d’altro genere quale è uno psicoTERAPEUTA! In definitiva esiste una coscienza che appartiene ad ogni uomo sul pianeta che ne governa l’agire ed il sentire, nonchè il pensiero; aldilà di ogni studio compiuto è quella che dovrebbe guidare chi vuole svolgere una funzione utile, ed una professione d’aiuto in particolare modo. Il counselor svolge altro mestiere rispetto allo psicoterapeuta e dovrebbe essere fiero pioniere di tale professione, non mistificare e confondersi con professionisti d’altro genere, ma far fede negli studi compiuti svolgendo il suo ruolo nei confini che gli competono avendo ben presente che è tra quei confini chedeve muoversi se vuole veramente essere d’aiuto all’altro; Aiutare l’altro richiede presenza a se stessi e nella relazione e “disinteressato interesse” per la storia e le emozioni delle persone; mi pare già arduo compito tenere fede a questi presupposti che sono basi solide per chiunque si affacci a tali professioni, figurarsi a dover mistificare l’appartenenza a categorie altre che, ci tengo a ripeterlo, svolgono ruoli differenti, con modalità differenti e solo finalità simili. Infine c’è il problema reale che è quello della disinformazione generale circa la professione discussa. Si sa che un panettiere vende pane e ci si va a comprare il medesimo: che il counselor non è uno psicologo o uno psicoterapeuta lo sanno in pochi ancora forse? che sia il momento opportuno per mettere i puntini sulle “i” rendendo un lavoro riconosciuto la nuova professione? certo renderebbe le cose più semplici e soprattutto renderebbe giustizia a quelli che seriamente affrontano il counseling come professione d’aiuto rispettandone l’etica professionale. Spero che aiutare l’altro sia comunque e sempre la priorità di chi svolge tali professioni e che questioni politiche di questo genere passino come sabbia tra le mani… abbiamo altro di cui occuparci…come on!!

Caro Marco, professionalmente non svolgo attività clinica, ma ciò non toglie che possa adeguatamente conoscere “la professione d’aiuto e le sue varianti”, ed assicuro che parlo a ragion veduta. Piuttosto non capisco se è ignoranza, superficialità o furbizia quella di scrivere “””è insegnamento d’ogni buona scuola di counseling che dovrebbe porre rilevanza sui confini dell’intervento del counselor stesso e attenzione sulle possibilità di un invio a specialista d’altro genere quale è uno psicoTERAPEUTA!”””, continuando a fare finta che esista solo il counselor e lo psicoteapeuta, ma non lo psicologo. Mi provi quindi lei, che sicuramente è invece esperto di “professioni di aiuto e sue varianti” a definirmi operativamente i profili di competenze professionali del COUNSELOR e dello PSICOLOGO. Quali sarebbero le peculiarità e le tipicità? Sono tutto orecchi e dispostissimo a rivedere il mio punto di vista, basta che non si insista a sviare il problema buttandolo in caciara con lo psicoterapeuta. Sempre che aiutare l’altro sia la priorità di chi svolge tali professioni e questioni di interesse di parte passino come sabbia tra le mani. Go on…

….Nel dolce sonnecchiar d’una domenica mattina…questo è quanto trovo a portata di click…e mi pare abbastanza veritiero…
“il counseling si differenzia dalla psicoterapia per:
l’adozione di un metodo diverso da quelli riferiti a “medico-paziente” propri dei modelli psicoterapeutici;
la definizione dell’obiettivo concreto e del contesto spazio-temporale della relazione counselor-cliente;
l’esclusione della patologia come settore di intervento.
A differenza del paziente nella psicoterapia, il cliente nel counseling non ha bisogno di essere curato né aiutato a superare una sofferenza psicologica, ma si avvale delle competenze del counselor come sussidio delle capacità che già possiede in modo da conseguire gli obiettivi che desidera, nei modi e nei tempi che gli sono consoni”

Questo in un semplice click…d’altronde insisto con la necessità d’una regolamentazione della professione di counselor, la necessità di documenti ufficiali che stabiliscano legalmente i confini d’intervento professionale d’ogni figura discussa in questo botta e risposta… l’intenzione rimane la stessa…non si fraintenda …sono solo stato poco chiaro e forse troppo lungo nel precendente post, l’intenzione fondamentale è quella di tutelare le parti, entrambe, perchè vi sia ,soprattutto per i counselor , mi si conceda, qualcosa che attesti la loro qualifica di professionisti della relazione d’aiuto, qualcosa che non lasci modo di arrivare a discussioni del genere e che aiuti anche a scovare e punire come legge prevede coloro che fanno abuso e si definiscono per competenze che in realtà non possiedono.Conosco tanti counselor, in formazione ed in attività, e tutti (sarò fortunato io) hanno seriamente affrontato i loro studi e la loro formazione che ha richiesto un lavoro su se stessi che pochi conoscono e affrontano; io li trovo seriamente pronti alla relazione d’aiuto, all’ascolto, al sostegno. Non è dunque ingiusto che non abbiano riconoscimento da parte dello stato se svolgono funzioni di pubblica utilità?
Mi auguro la sabbia continui a scorrere tra le mani… ma a quanto pare….

Cordialità,

Marco.

Se la domenica mattina si sonnecchia, allora aspettiamo pazientemente il pomeriggio… visto che – ma proprio casualmente – mi ha proposto guarda caso una differenziazione tra il counselor e lo psicoterapeuta. La invito a continuare a cliccare (quando ha finito di sonnecchiare) per trovarne una (accettabile sensata e credibile) sulla differenza e peculiarità di COUNSELOR E PSICOLOGO. E comunque la descrizione da lei portata di cosa farebbe questo counselor è esattamente ciò che fa lo psicologo… ne ha da passare evidentemente di sabbia tra le mani… attendiamo speranzosi, augurandoci che non finisca prima la sabbia. Buona vita!

caro marco! spero che chi svolge la figura del counseling senza essere psicologo venga al piu presto punito dalla legge, perchè io come psicologa psicoterapeuta son veramente stufa di tutte queste persone incompetenti che cercano di svolgere il nostro mestiere ai danni dei poveri cittadini!

Salve a tutti..
Sono una Psicologa ormai da cinque anni.
Concordo pienamente con Nicola, sul dire che il Counselor sia un chiaro abuso alla professione di Psicologo.
Per quanto mi riguarda le scuole di Specializzazione per Counselor non dovrebbero assolutamente esistere.
Nè per gli Psicologi che con il titolo che hanno, possono già far più di un Counselor (diagnosi e somministrazione di test), nè per altre professioni come infermiera o insegnante (basterebbe aumentare le materie inerenti le capacità d’ascolto nei rispettvi corsi di laurea) nè per i diplomati (se hanno voglia di fare questo lavoro si iscrivano a Psicologia).
Mi sembra un abuso ed un affronto a chi ha studiato anni per arrivare ad avere una laurea in Psicologia.
Saluti
Eleonora

sono d’accordo con tutti voi sul fatto che il counselor è abuso della professione di psicologo, e non sono per niente d’accprdo sul fatto che si debba lasciare alla singola coscienza ed etica professionale la responsabilità.Sono una psicologa psicoterpaeuta e sempre di più mi capita di vedere dei pazienti che hanno fatto precedenti percorsi con un counselor e il risultato è spesso disastroso!scoperchiano la pentola e poi lasciano li!

Oltre ai counselor, io inserirei anche i coach, una volta ho seguito una serata di un noto coach italiano (più che coach direi predicatore), che affermava che la psicologia non funziona e che gli psicologi sono pieni di problemi.

Appunto! come facciamo allora da studenti-quasi-psicologi ad avere fiducia in quelle stesse scuole di specializzazione che da una parte formano psicoterapeuti e parallelamente formano “concorrenza” a tratti sleale?
Il tema mi sta a cuore: sono una counselor diplomata dopo un percorso formativo assolutamente valido e competente in una scuola di psicoterapia che organizza anche il corso di counseling.
Sono anche una studentessa della facoltà di psicologia, da quando ho capito che il solo titolo di counselor aveva la valenza di niente (anche se, ripeto, la preparazione che viene data è molto specifica e più pratica di quello che viene insegnato all’università, a volte insufficiente a chi deve cimentarsi con la relazione d’aiuto).
Tutto il mio percorso è stato frutto della mia esperienza e non orientato dalle suddette scuole che temo abbiano solo l’interesse a “fare cassa”…
c’è ancora spazio per una formazione onesta che non sia motivata da bassi interessi economici delle scuole, degli ordini, dell’università stessa?

Gli interessi di casta a quanto vedo uniscono contro ” i colpevoli”…bisogna “punirli”!!! Ma stiamo scherzando? Ma chi tra quanti hanno scritto sanno distinguere tra patologia e non? “Buongiorno. Sto cercando un nuovo impiego.” Cosa si propone all’utente? Il BIG Five? Test di valutazione del potenziale o altre robe del genere? No! Accanto alle tecniche di ricerca del lavoro, si interviene a riorganizzare (se ce ne fosse bisogno) la rappresentazione del mercato del lavoro, si paRla dei propri bisogni, aspettative, rappresentazioni, stereotipi e ci si relazionA fornendo un’altra lettura del momdo esterno e interno in funzione del tema “lavoro” (cioè in termini di competenze richieste dall’atuale mercato)..questa è un esempio di counseling, signori psicologi..nessuno ruba niente a nessuno. E a quanto vedo è la sola e unica vostra preoccupazione. Altro che disinteresse.
Grazie Marco per la descrizione che hai fatto della figura professionale e delle criticità connesse.
Alessandra

Ps ovviamente il counseling di cui ho parlato è inerente a tematiche lavorative. Queste spesso nascondono problemi di natura più “profonda” di cui il counselor non deve occuparsene ma rinviare allo psicologo. Poi comunque, non si può generalizzare come è stato spesso fatto: ci sono counselor che sanno gestire la relazione (e null’altro) e altri no, esattamente come ci sono psicologi in grado di fare il proprio lavoro e no.
I discorsi da bar lasciamoli ai bar.
Alessandra

La questione è delicata, ma certamente serve un intervento di tipo legislativo a regolamentare questo caos generato dalle molte scuole che formano in counselling i non psicologi. Nella mia città per diventare counselor in psicosintesi occorre la licenza media! Non scherzo.
Sono una psicoterapeuta davvero stanca! Mentre noi ci formiamo e ci formiamo e ci formiamo…. Rigorosamente rispettosi del codice deontologico. Loro (i counselor, gli educatori somatici, morfopsicologi….) si muovono nel tessuto politico e sociale e si propongono,si propongono, si propongono… In questo sono molto meglio di psicologi e psicoterapeuti!

buongiorno, ho seguito con interesse i vostri commenti perchè ho davvero bisogno di capire meglio.ho 39 aa, nel 1994 ho conseguito il diploma universitario (ora laurea breve) in fisioterapia presso l’università statale di milano e da allora lavoro come libero professionista.ora che i miei figli frequentano la scuola sono intenzionata a dare una nuova spinta alla mia attività lavorativa ma indirizzandola in un campo che mi ha sempre affascinato ( e che è meno fisico della riabilitazione):psicologia.mi rendo conto della lunghezza del percorso formativo ma in fondo non ho fretta:ho lavoro, casa, figli.il problema sorge per la frequenza:non sono ancora riuscita a capire se sia obbligatoria o meno..sarei disposta a seguire alcune lezioni ma non posso assistere a tutte!le uniche facoltà che permettono una formazione a distanza sono le università telematiche che permettono di avere equipollenza della laurea ma ho dubbi che le aspettative post laurea siano le medesime, o mi sbaglio?ammetto che la figura del counselor sistemico abbia il suo fascino ma a quanto leggo anche dai vosti post c’è confusione im merito e 3 anni buttati al vento mi paiono troppo.potete aiutarmi a “scoprire” quali università permettano ancora di non frequentare totalmente le lezioni?grazie mille!!

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