La non ottimale definizione degli atti tipici della professione di Psicologo ha da sempre creato importanti criticità alla nostra comunità professionale.
Da una parte depotenziando le possibili azioni di tutela su abuso di professione e svendita di competenze PSY a non psicologi, dall’altra rendendo meno performante l’azione di comunicazione e marketing del nostro “profilo di competenze” ai vari interlocutori. Da ultimo, aggiungerei, ha perfino reso più complicata la creazione di una identità professionale forte, condivisa ed unitaria dello PSICOLOGO tra gli psicologi stessi, delegando questa funzione strategica alle varie parrocchie teoriche della Psicoterapia.
Ebbene, il CNOP Consiglio Nazionale finalmente ci comunica la pubblicazione di un importante lavoro di definizione degli atti tipici della professione di Psicologo.
Era l’ora, dico io… d’altro canto siamo appena nati l’altro ieri, nel Febbraio del 1989 😉
Si legge in newsletter:
si è scelto di tenerlo riservato ai soli Presidenti, fino ad oggi, al fine di consentire una programmazione della sua diffusione il più efficace possibile ed evitare il rischio di bruciarne l’uscita pubblica. Adesso, in vista di una prossima diffusione a mezzo stampa su testate a tiratura nazionale, ve ne diamo visione pur mantenendolo ancora in area riservata. Per questo motivo invitiamo alla riservatezza
Accipicchia! Il documento è datato al Novembre 2012… ci son voluti addirittura 9 mesi per “programmarne la diffusione” e poi ci ritroviamo a darne comunicazione ai colleghi ad agosto, PREGANDOLI di non diffonderlo perché si brucierebbe il lancio stampa di settembre?!?!
Chi è il guru della comunicazione esterna del CNOP? Topolino??? Siamo su una candid camera?!? 😛
Comunque sia, approfittiamo dei probabili momenti di pausa di agosto per leggere questo documento, così da attivare un dibattito collettivo e consapevole a settembre!
Ringrazio in particolare i colleghi Sandra Vannoni e Luca Pezzullo, due degli estensori del documento, che fanno parte della squadra di AltraPsicologia in ENPAP 🙂
Segnalo anche il documento in PDF “Le attività riservate allo Psicologo”, prodotto dall’Ordine Psicologi Lombardia ed in particolare anche dai colleghi di AltraPsicologia Paolo Campanini e Mauro Grimoldi.
Sarà… ma quando c’è di mezzo AP, c’è tutela della professione ehehe
Buona estate a tutti noi 🙂
Ciuz
Nicola
0 risposte su “Gli Atti Tipici della Professione di Psicologo”
caro collega, caro Nicola
premesso il massimo rispetto per il lavoro che stai facendo e che ammiro molto,
ho cominciato a leggere il link da te pubblicato rispetto alla lombardia (quello nazionale non trovo il link)
in particolare mi sono concentrato sul punto 3 (gli atti tipici) e a parte la delusione perché ancora una volta non credo sia sufficientemente esaustiva: troppo generico affermare
“Il colloquio clinico è definito da un setting, da una teoria, da un obiettivo, da una serie di
strumenti che vengono utilizzati e da un contesto: quando una o più di queste caratteristiche
vengono a mancare, probabilmente la tipologia di colloquio appartiene ai molti altri “colloqui”
possibili in ambito personale e anche professionale”.
mi sembra chiaro che in mezzo ci entra davvero di tutto.
ma la mia attenzione (sarebbe meglio dire indignazione) va alle premesse dello stesso punto 3, premesse che riporto
“Esiste una corposa tradizione che da Descartes in poi definisce l’oggetto della psicologia
identificandolo con la psiche umana in contrapposizione alle professioni della salute del
corpo fisico, che hanno a che fare con il somatico, in primis la medicina.”
e più avanti
“Premesso che il campo di azione dello psicologo ha a che fare con la res cogitans cartesiana…”
ma dico, siamo impazziti? noi basiamo la nostra professione su un’astrazione??? su un concetto che ormai è dimostrato in tutte le salse essere falso e fuorviante?
ma perchè non chiediamo ai geologi di basare le loro teorie e pratiche sulla tradizione millenaria della Terra piatta allora!?
partire dal concetto di res cogitas è quantomeno scandaloso
pensare che chi debba tutelare una professione si appelli a tradizioni e false credenze mi inorridisce parecchio.
ciao ora proseguo con la lettura sperando di non incontrare altri strafalcioni del genere.
Ma una volta che questo documento è stato pubblicato, le conseguenze effettive quali saranno?
Non so se uso le parole giuste, provo a spiegarmi: è semplicemente un parere che esprime l’ordine in merito a questa vecchia ma fondamentale questione o dal punto di vista applicativo è un documento cui poter fare efficacemente riferimento?
Semplificando: se io denuncio quella couselor che lavora nello studio della mia dietologa che scrive di occuparsi di attacchi di panico, ansia, depressione, disturbi alimentari, devianza, tossicodipendenza, questo è un documento a cui poter fare riferimento nella denuncia??
Ho leto il pdf e mi sembra che ancora la nostra professione soffra di pregiudiziali che non le consentono di decollare, tra cui il fatto di essere considerata una professione non-medica.