Lavoro, guadagno, soldi, fatturato sono argomenti spesso spinosi per lo psicologo e su cui alcune volte ci si piange addosso, lamentando un probabile destino di stenti e scarsa gratificazione economica.
Ebbene, lo ammetto, il titolone è roboante e voleva incuriosirti, spingerti ad aprire l’articolo 😉
Preciso da subito che non si tratta di dati di crescita eclatanti, tuttavia possiamo certamente cogliere un indirizzo, un visione di scenario a mio parere molto interessante!
Dall’analisi dei dati di reddito degli ultimi 5 anni – in possesso delle varie Casse di Previdenza dei professionisti – emerge un calo generalizzato dei fatturati professionali… ma alcuni si salvano… e tra questi – colpo di scena – gli psicologi 😉
Ovviamente i notai restano la professione più ricca, seppur segnalando un calo del -44% rispetto al 2008. La crisi impatta anche su ingegneri e architetti con un calo del -28%, infermieri (-17%), consulenti di lavoro (-16%) e avvocati (-13%).
Gli unici tre a segnare una leggera ripresa sono i veterinari (+6,36%), gli psicologi (+4,46%) ed i consulenti del lavoro (+1,22%).
Felice Torricelli, presidente ENPAP, afferma sul Sole24Ore:
“L’aumento delle entrate per gli psicologi è dovuto al fatto che la Psicologia in questi anni ha ampliato i settori in cui opera, non più solo Psicologia clinica, ma anche in altri ambiti, tra cui per esempio marketing, sicurezza sul lavoro, selezione del personale.“
Verissimo! Una delle sfide più importanti che dovremo affrontare come categoria sarà quella di riappropriarci del nostro profilo di competenze di PSICOLOGO, che è un profilo di competenze che sta sul processo, sulla relazione, sull’interfaccia. In potenza lo Psicologo è in grado di creare valore in un numero molto ampio di situazioni, contesti e nicchie di utenza anche non-convenzionali.
Durante i primi 20 anni di vita della professione di Psicologo (1989-2009) ci siamo posizionati (o meglio, ci ha posizionato chi in questi 20 anni ha governato la categoria!) su dimensioni cliniche, terapeutiche, di cura. Nel corso degli anni le nostre utenze ci hanno cominciato a posizionare come professionisti utili ad intervenire a valle, quando la criticità si è palesata.
La sfida invece è quella di ri-tornare/ri-manere sul processo, sulla dimensione di facilitazione e problem solving. Lo Psicologo ha tutti gli strumenti per posizionarsi a monte, come agente di pensiero, di progetto, di cambiamento, di sistemi di convivenza, di promozione di benessere e salute.
Soprattutto nell’attuale società liquida, altamente mutevole e fluida, in continuo divenire e cambiamento, le persone e le organizzazioni hanno bisogno come il pane di consulenti di processo in grado di generare cambiamenti migliorativi, più che intervenire su disturbi e malattie palesate.
Dobbiamo rifocalizzarci sul profilo di competenze dello Psicologo
Dobbiamo affiancare alle competenze professionali diverse competenze abilitanti che ci permetteranno di muoverci più efficacemente sul mercato del lavoro.
Dobbiamo orientare comunicazione e offerta di servizio alle nostre nicchie di utenza.
Basta offrirsi autoreferenziali sulla base di ciò che ci è stato detto essere giusto, cominciamo ad ascoltare le nostre utenze ed a riorientare l’offerta in ottica di facilitazione / problem solving
Ricordiamocelo: la gente ci paga o perché gli risolviamo un problema o perché gli generiamo un vantaggio. Non gli interessano titoli, master, o che son simpatico.
Gli Ordini professionali dovranno fare la loro parte. Ciascuno di noi dovrà , nel suo quotidiano, fare la propria parte.
Sono convinto che lo Psicologo possa ambire ad una gratificazione economica migliore.
L’aumento del +4,46% del fatturato degli psicologi negli ultimi 5 anni è avvenuto a fronte di un aumento ANNUO dell’8% di iscritti all’albo degli Psicologi.
Quindi anche a fronte di un importante aumento annuale del numero di iscritti, il fatturato regge ed anzi aumenta, seppur lievemente.
Che ne pensi di queste statistiche, dati e riflessioni?
Un caro saluto e buon lavoro
Nicola 😀
0 risposte su “Aumenta il fatturato dello Psicologo!”
bene l aumento ma il problema è che siamo ultimi in classifica.,.
Si comincia dal primo passo… e 20 anni di gestione della comunità professionale a rincorrere i medici, quando parallelamente dismettevano la nostra figura da tutti i contesti di welfare, si fanno sentire eccome… detto ciò, il dato su 5 anni a mio avviso porta a riflessioni da tenere ben di conto… e da alimentare poi nei fatti 🙂
Forse chi ha scritto l’articolo non si è reso conto che il reddito annuo dello psicologo è inferiore a tutte le categorie presenti.
Forse chi ha scritto l’articolo non si è reso conto geometri, periti e infermieri guadagno molto, molto di più di uno psicologo (e non perché guadagnino molto, semplicemente perché i 13.000 euro degli psicologi sono pochi).
Forse chi ha scritto l’articolo non si è reso conto che la categoria degli psicologi è quella che cresce annualmente più di tutti (ma di quanti psicologi avrà mai bisogno l’Italia?!).
La categoria sta implodendo e qui si fa finta di nulla.
Esame di realtà ogni tanto.
Salve, sono Nicola Piccinini, colui che ha scritto l’articolo. Ho ben chiaro tutto ciò che sottolinei e l’articolo non intende certo negare le palesi criticità che ad oggi segnano pesantemente la professione di psicologo. C’è però un indirizzo di crescita su 5 anni, quindi su un periodo sufficientemente lungo da considerarsi “strutturale”… tu te ne rendi conto di questo? Quindi, partiamo dai dati di realtà , che sono critici, ma possiamo una volta tanto permetterci di considerare anche dati che – seppur lievemente – danno indirizzi positivi? 😉
La cosa che, però, mi ha sconcertata è il confronto tra il reddito annuo della nostra categoria e le altre: dire “nettamente inferiore” è poco!!!
Ciao Nicola,
mi permetto di fare alcune osservazioni alle statistiche riportate dal momento che il tuo commento è più indirizzato all’utilità della professione nel rispondere a bisogni precisi.
In primis un dato allarmante: tra tutte le categorie citate siamo quelli CON IL REDDITO MEDIO PIU’ BASSO! Questo è significativo soprattutto visto che arriviamo dopo gli infermieri e dopo i geometri che non hanno nemmeno una laurea.
Questo scadente risultato può essere sintomatico della gara al ribasso che tra colleghi spesso si istaura, pur di prendere il cliente o “di entrare nel giro”, sia questo in ambito clinico, scolastico o del lavoro. Altra possibile spiegazione a tale scadente risultato è che il numero di iscritti alle casse ENPAP in poco più di 4 anni è aumentato del 40%!!! Come dire, un sacco di nuovi iscritti che aprono la partita IVA e che è ragionevole pensare guadagnino al massimo 6-7 mila euro l’anno,visto che alle prime armi, abbassando così complessivamente la media della categoria.
Tolto il risicato numero di colleghi che lavorano come dipendenti di strutture pubbliche o private, siamo di fronte all’evidenza che al momento l’offerta supera la domanda, se per domanda si intendono le consulenze “classiche” che lo psicologo offre. Il numero di laureati in psicologia si è stabilizzato in questi ultimi anni, ma resta il fatto che i 60.000 psicologi iscritti all’ordine rappresentano un terzo di tutti gli psicologi in europa. Un terzo di tutti gli psicologi d’Europa!!!
Non è quindi solo una questione di bisogni ma anche di numeri oggettivi e se non allarghiamo il mercato di riferimento, restringendo al contempo il nostro singolo campo di azione come professionisti attraverso una forte specializzazione, continueremo ad occuparci sempre tutti di tutto, facendoci guerra tra di noi con una gara al ribasso per i prezzi delle prestazioni. Vado promuovendo da anni la necessità che gli ordini e i loro iscritti individuino nuovi campi di azione e opportunità per lo psicologo (vedi recenti psicologi del traffico, il rischio stress nelle aziende, lo psicologo dello sport in età evolutiva) e che queste siano presidiate da professionisti seri e formati a riguardo, che si occupino esclusivamente di quel campo, e non di tutto come spesso mi tocca vedere. In tal senso può essere fatto molto anche come formazione ECM che attinge ormai sempre dai soliti argomenti, soprattutto di stampo clinico.
Forse allora quel piccolo incremento del 4% sul reddito mi piace pensare sia l’inizio di una nuova consapevolezza della professione che mira a darci valore e a contare come esperti “reali” per i campi di nostra competenza. Spero di non sbagliarmi e approvo in questo senso il tuo operoso lavoro nel dare voce a tutte le novità in merito.
Buona vita!
Mario, Arezzo
…sbaglio o siamo la categoria con il reddito più basso in assoluto? Gli infermieri guadagnano x1,5 e i medici x3?
Probabilmente la crescita è dovuta ad un fatto statistico di “regressione verso la media”. Niente di più.
Andando a vedere la tabella non sono così ottimista perché il reddito degli psicologi è il più basso fra le categorie elencate: 13.504 euro con + 6.36& agli antipodi i notai hanno perso – 44.01%, però come reddito hanno 72.145 euro
Benissimo! Resta il fatto che tra i professionisti sopramenzionati chi ha il reddito più miserevole????
Ancora gli psicologi.
Speriamo in bene
Auguri
FATTURATO BASSO.
So bene che il fatturato medio dello psicologo è ai minimi ed inferiore alla quasi totalità delle figure professionali. Non è certo un dato di realtà da negare, tutt’altro…
Allo stesso modo, NON E’ BANALE che vi sia un + 4% su un prospetto di 5 anni!
Un lustro è un lasso di tempo in cui una tendenza – seppur minima – può considerarsi ad oggi strutturale!
Nessuno qui afferma che la ricerca affermi che lo psicologo naviga nell’oro. Sta dicendo altro, ci sta indicando una plausibile strada da alimentare e sviluppare. Il percorso per far salire in classifica il nostro fatturato medio è ancora lungo, e questo lieve aumento strutturale è nato forse in modo casuale, qui si tratta di individuarne le ragioni e darci dentro!
Stiamo parlando della stessa cosa, ma forse la vediamo con lenti differenti: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10201608604273138
Il problema della media redditi molto bassa è evidente. Ma secondo me i dati vanno letti e approfonditi meglio, da qui in avanti, ed è compito della nostra comunità professionale farlo senza entusiasmi o disfattismi, che sono entrambi inutili per l’analisi dei fatti.
Si parte dal fatto – certo – che c’è un trend di crescita costante nel volume dell’intera ‘vendita di psicologia’ in Italia. Si deve però partire da un dato altrettanto certo: la media redditi è bassa e la percezione degli psicologi è di difficoltà .
Le cose possono avere molte spiegazioni: ad esempio sui redditi medi noi non sappiamo quanti sono gli psicologi che fanno la libera professione part-time ma che sono stabilmente impiegati anche in altri lavori; in ENPAP stiamo cercando di ricavare questo dato, fondamentale, ma non è semplice.
Mentre sul trend in crescita, io un’idea personale me la sono fatta: gli psicologi, a forza di crescere di numero e presentarsi sul mercato in modo necessariamente flessibile, probabilmente stanno colonizzando nicchie di attività che prima non erano incluse nella nostra professione. Con fatica, certo, ma io stesso sono partito dalla clinica e da un’idea clinica della professione, e mi sono accorto strada facendo che la domanda di psicologia spesso richiede competenze che affondano radici nell’immaginario collettivo dello psicologo che comprende la psiche normale e patologica, e da qui offre competenze introvabili.
Un esempio su tutti, strambo finché si vuole: mi hanno chiesto, in quanto psicologo e quindi secondo i clienti ‘esperto di ciò che è normale e di ciò che non lo è nei comportamenti’, di tenere una formazione su tutto quello che avviene attorno al matrimonio, per gli wedding-planner. Lo psicologo viene associato alla ‘possibilità di dare competenze globali sul tema comportamento, sentimenti, relazioni’, e non ad esempio lo psichiatra. Non siamo più nella clinica, serve anche una flessibilità e una competenza diversa, ma usiamo *anche* la clinica.
Altro esempio: tutti i protocolli di sicurezza comportamentale nel mondo sono progettati e applicati da psicologi nei cantieri, nelle fabbriche, negli uffici. In Italia da periti e ingegneri.
Ciao Nicola leggo soltanto adesso il tuo articolo e mi chiedo se i dati che riporti siano quelli reali o quelli tratti dagli studi di settore?
Sono quelli tratti dai numeri dell’ENPAP, quindi reali.
Gli studi di settore li fai quando superi i 30mila€ o quando son passati 5 anni dalla p.iva reg minimi.
Questi includono invece tutti quanti gli iscritti all’ENPAP 🙂