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Nuove Linee Guida su IPERTENSIONE: determinante lo “stress psicosociale”

Lo stress psicosociale è un fattore di rischio per l’ipertensione e in quanto tale deve esser considerato nel progetto di cura del paziente.

Questo viene affermato nelle nuove Linee Guida sull’Ipertensione, pubblicate nel 2017 dall’American College of Cardiology (ACC) e dall’American Heart Association (AHA).

[bctt tweet=”La modifica dello stile di vita è la pietra angolare del trattamento dell’ipertensione. Robert M Carey, University of Virginia” username=”@nicolapiccinini”]

Corso Ondemand: “Il gruppo psicologico con persone affette da patologie croniche”

La guida 2017 è specificamente dedicata a prevenzione, rilevazione, valutazione e gestione dell’ipertensione arteriosa negli adulti. Rispetto all’edizione 2003 del JNC7, scompare la categoria della ‘pre-ipertensione’ (in precedenza indicata da valori di 120-139 mmHg per la sistolica e 80-89 mmHg) e si abbassa il livello di normalità, non più 140/90, ma 120/80 mmHg.

L’abbassamento delle soglie porterà ad un aumento di circa il 14% degli ipertesi, la gran parte dei quali gestibili tuttavia con un accurato counseling psicologico sugli stili di vita ed i comportamenti salutari, più che con farmaci ipertensivi.

A triplicare saranno soprattutto gli ipertesi under 45, mentre le donne classificate come ipertese in questa fascia d’età raddoppieranno.

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Nuove Linee Guida su IPERTENSIONE 2017

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In alcune forme di tumore lo stress psicologico si associa a una mortalità più alta

Secondo uno studio pubblicato su Bmj (British Medical Journal), primo autore David Batty del Dipartimento di epidemiologia e salute pubblica allo University College London, Regno Unito, lo stress psicologico può essere predittivo di mortalità per certi tipi di cancro.

«Come le malattie cardiovascolari, i tumori sono una delle principali cause di mortalità e di morbilità, e diversi meccanismi sono stati chiamati in causa nel collegarli allo stress psicologico» esordisce il ricercatore, ricordando, per esempio, che l’esposizione ricorrente a stress emotivi potrebbe diminuire la funzione delle cellule natural killer riducendo il controllo delle cellule tumorali.

Un’altra ipotesi di particolare rilevanza è che la depressione potrebbe portare a una deregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (Hpa), aumentando le concentrazioni di cortisolo nonché inibendo la riparazione del Dna con un impatto sfavorevole sui meccanismi di difesa dal cancro.

Per esaminare il ruolo di ansia e depressione come potenziale fattore predittivo di mortalità per cancro, i ricercatori hanno analizzato i dati di 16 studi prospettici di coorte avviati tra il 1994 e il 2008 per un totale di 163.363 uomini e donne inizialmente senza diagnosi di cancro, ma con un significativo disagio psicologico misurato in base al questionario di salute generale GHQ-12, seguiti in media per poco meno di 10 anni, periodo in cui si sono verificati 4.353 decessi per cancro.

Dopo gli opportuni aggiustamenti per fattori confondenti, gli autori hanno scoperto che nelle persone con disagio psicologico, ossia con punteggio GHQ-12 da 7 a 12, i tassi di mortalità globali per cancro erano significativamente maggiori rispetto ai soggetti nei quali il GHQ-12 era compreso tra 0 e 6. In particolare, i tumori con una maggiore frequenza di decessi erano quelli non correlati al fumo, il carcinoma del colon-retto, della prostata, del pancreas, dell’esofago e le forme leucemiche.

«In conclusione, questi risultati si aggiungono alla crescente evidenza di un’associazione tra stress psicologico e malattie organiche, in questo caso rappresentate da alcune forme di tumore» conclude Batty.

Articolo: “Psychological distress in relation to site specific cancer mortality: pooling of unpublished data from 16 prospective cohort studies” http://www.bmj.com/content/356/bmj.j108

Fonte: http://www.doctor33.it/

 

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Indagine: medici italiani stressati ed insoddisfatti

Gestiscono fino a 22 pazienti e più al giorno. Svolgono dalle 7 alle 16 guardie al mese e spesso, per carenze d’organico, sono costretti a lavorare anche dopo il turno notturno. Non riescono ad usufruire della pausa pranzo in orario di lavoro. Non hanno tempo per coltivare un hobby o uno sport. Accumulano oltre 150 ore