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Primo piano Psicologi & Marketing

Indagine sul comportamento di acquisto di servizi psicologici

Partecipa a questa piccola indagine sul comportamento di acquisto di servizi psicologici.

Conoscere il comportamento di acquisto di servizi psicologici da parte dei nostri potenziali clienti è estremamente prezioso. Di fatto, conoscere come si comportano, come decidono di acquistare e dove, attraverso quali canali arrivano a noi, perché scelgono (o non scelgono!) noi anziché altri servizi simili ed altro ancora, ci fornisce preziosissime informazioni per impostare una più efficace strategia di marketing e promozione.

Ti invito a leggere questo breve post ed a lasciare la tua esperienza nello spazio COMMENTI 😀

Nel corso degli anni sono stati elaborati molti modelli che spiegano come il consumatore (cliente) decide di acquistare un servizio, e tendenzialmente si sono rilevate le seguenti fasi:

  1. il sorgere del problema (che può essere percepito e/o “indotto”)
  2. la raccolta delle informazioni (quali servizi sono presenti sul mercato? quali le caratteristiche? quali le fonti di raccolta info?)
  3. la valutazione delle alternative (prezzo, qualità percepita, prestigio, affidabilità, vicinanza… qual è il criterio che più influenza?)
  4. la scelta tra le alternative possibili (non sempre è razionale, non sempre si base su informazioni esaustive)
  5. la valutazione post-acquisto (che per noi può iniziare anche dal primo incontro gratuito, se presente)

Partendo dalla constatazione che la Società porta una domanda di Psicologia (intesa sia come intervento sul disagio che come promozione di benessere) ma non necessariamente si rivolge a psicologi, e coscienti del fatto che oggi giorno non sono tanto io a “vendere”, quanto il cliente ad “acquistare” (quindi un cliente molto più critico, pro-attivo ed informato anche mediante l’uso di Internet), a tuo avviso ad esempio potrebbe essere utile conoscere da chi e/o dove acquisisce informazioni sui possibili servizi che dal suo punto di vista soddisfano la sua domanda di Psicologia? Personalmente credo di si, perché saprei dove dovermi rendere visibile per “intercettare” quella domanda, perchè saprei su quale rete di invianti focalizzarmi!

Potrebbe essere utile conoscere in base a quali criteri una persona sceglie tra diversi servizi che a suo avviso soddisfano la sua domanda di Psicologia? Oppure quali elementi incidono nella valutazione post-acquisto (lo studio, la presentazione, il commiato, la location, ecc…), così da ottimizzarli al massimo?

Pochi esempi che lasciano intuire il valore strategico del conoscere a fondo le peculiarità (ove siano presenti) del comportamento di acquisto di servizi che – agli occhi del cliente – soddisfano la sua domanda di Psicologia.

Immagino che anche tu chiedi ai tuoi clienti come sono arrivati a te. E’ sicuramente una buona pratica!

Quello che ti chiedo è di provare a rispondere alle seguenti domande:

  • dove è venuto a conoscenza di te? luoghi fisici? Internet? altri soggetti? eventi? dove e come?
  • disponeva di più alternative di scelta? ed in caso affermativo quali gli elementi che lo hanno spinto a scegliere proprio te?
  • sin dal primo contatto ci sono stati elementi fisici e/o relazionali e/o logistici che hanno pesato a favore e/o sfavore rispetto al proseguio del rapporto professionale?

Ovviamente a seconda del servizio che offriamo e della tipologia di utenza a cui ci rivolgiamo cambieranno le informazioni, i soggetti invianti e gli elementi contestuali, tuttavia rimane comunque un possibile buon esercizio di riflessione sulla propria tipologia di utenza potenziale e soprattutto fornisce un primo materiale grezzo su cui poi andare a sviluppare uno strumento di indagine più accurato.

Che ne dici? Reputi utili questo genere di conoscenze? Vogliamo provare a costruire assieme nuovi saperi e pratiche?

Vai al box commenti e rispondi sulla base di quella che è la tua esperienza professionale.

Buon lavoro e grazie della partecipazione :o)
Nicola

67 risposte su “Indagine sul comportamento di acquisto di servizi psicologici”

Conoscere il comportamento d’acquisto è oggi molto più che un’opzione possibile, significa essere al centro dei processi simbolici e sociali (oltre che economici naturalmente).
Ma studiarli non significa sempre accettarli così come sono, soprattutto laddove l’impulsività sembra essere diventato l’ingrediente essenziale dell’attuale sistema economico.
Ci si ritrova perciò nel curioso paradosso (difficilmente ditricabile) per il quale nel momento stesso in cui si conosce il comportamento di acquisto lo si approva in qualche misura nella versione contemporanea. Lo psicologo però dovrebbe possedere una risorsa in più che è quella della riflessione sulla domanda (o analisi della domanda) che in teoria dovrebbe consentirgli di rileggerla e riconfigurarla.
Il fatto è – e questa è la mia opinione – che gli psicologi si sentono ingiustificatamente superiori a questo genere di riflessioni che tu proponi, forse proprio per non incorrere nel paradosso qui accennato e per non sentirsi perciò dei “venditori”, ruolo questo che male si concilia con l’immagine idelizzata del professionista della psiche, nella sua torre eburnea, e per questo motivo prolificano nell’area della domanda impulsiva (ed anche della risposta impulsiva) tutte quelle pseudo professioni che si fanno meno pippe e meno scrupoli di noi e corrispondono mercantilmente alla domanda sociale di interventi “smart” e “light”.
La soluzione non è dunque assomigliare a costoro abbassando gli scrupoli (tentazione diffusissima tra i colleghi), ma casomai alzando il piano della ricerca e della raffinatezza della nostra analisi del problema.

Assolutamente fondamentale sapere il canale di arrivo di un cliente.
L’unico appunto è che tali informazioni generalmente dovrebbero essere patrimonio di ogni professionista.
Quasi empre per poter fare una buona analisi della domanda divente fondamentale acquisire queste semplici informazioni di contesto.
Pertanto si tratterebbe solamente di raccogliere un lavoro già fatto.
Ciao a tutti

Ecco le cifre dei miei ultimi 7 pazienti

1) Internet 4 Medico di base 1 Colleghi 2

2) Vicinanza 7 (paesi limitrofi o stesso paese)

3) Prosegui trattamento: Clima di fiducia, buona definizione di regole e del tipo di lavoro da fare nelle prime sedute, buona relazione (7)

ok? Così puoi portare un’analisi cross-culturale….diciamo interregionale.
Se necessitate di ulteriori info o commenti c’è lamia mail o il mio indirizzo facebook, per ulteriori interscambi relativi alla professione, ricerche,statistiche, perchè no – lavoro

Francesco Porta
via Petrarca 9
20010 Vittuone – Milano 3472509217

vi ringrazio per questi commenti… sicuramente è preziosa l’analisi della domanda (che comunque puoi fare quando hai però stabilito una relazione), sicuramente ciascun professionista già li possiede (ma comunque nessuno li ha aggregati e sistematizzati a vantaggio della comunità professionale), sicuramente sono utili tutti gli spunti e le riflessioni, ma un ringraziamento particolare va a Francesco che per primo ha cominciato – in modo CONCRETO ed OPERATIVO – a rispondere all’invito fatto, portando numeri e dati precisi. Possiamo seguire su questa strada e vedere che ne esce?

buona vita
nicola :o)

Ultimi 11 pazienti (10 mesi): colleghi (medici e psicologi) 6, passaparola tra pazienti 4, internet 1.

Dropout 1, trattamento medio-lungo 5 (in corso), trattamento breve-focale 5 (conclusi).

Non dimentichiamo la domanda

# disponeva di più alternative di scelta? ed in caso affermativo quali gli elementi che lo hanno spinto a scegliere proprio voi?

E’ questa a mio avviso la chiave dell’uovo di pandora, capire perchè mi ha scelto per poi puntare sul “mio fattore di successo”

I miei ultimi 8 pazienti, da parte pazienti in cura 5, ginecologa 2, amici 1.
Di solito sono arrivati dopo aver provato di tutto e piuttosto sfiduciati, sono stati sorpresi dei progressi fatti, il fattore decisionale credo sia stata la prova della riusciata con altri pazienti, andavano sul sicuro…….
Gianna Porri

Apprezzo sempre la tua idea moderna di trattare la professione di psicologo come una professione, con un mercato e tutto il resto e condivido anche la necessità di conoscere meglio il mercato della psicologia e i comportamenti d’aquisto dei servizi psicologici, ma solo se questo è finalizzato, come credo, a comprendere poi come stimolare la domanda di psicologia in aree innovative.
Conoscere il comportamento d’acquisto in Italia credo che oggi non sia difficile, visto che siamo fermi su comportamenti molto tradizionali.
Il mercato psicologico in Italia è stagnante, perchè la figura dello psicologo è relegata (e gli psicologi stessi si relegano) in ruoli molto tradizionali. Per me il modello sono gli Stati Uniti, dove lo psicologo ha un ruolo sociale importante e viene consultata per esprimersi su questioni di rilevanza non solo per il singolo ma per la collettività.
Qui, mi pare, comportamenti d’acquisto proprio non se ne vedono. E la responsabilità, secondo me, è nostra.

penso che in una società, nella quale sia leggittimata molta della comune sintomatologia, è ovvio che la psicologia sia allineata al sistema e perda la sua forza di contrasto. Senza dimenticare che si sottovalutano i nuovi contenitori di disagio, offerti dalla simbiosi elettronica, in un periodo nel quale sempre più vengono a mancare reali spazi fisici d’incontro, favorendo l’isolamento delle persone. La psicoterapia, infatti, altro non è che una forma sui generis di relazione.

Essendo io un’analista che ha fatto molti tirocini in Ospedali, anche Psichiatrici, i primi pazienti sono arrivati perchè mi hanno conosciuto quando facevo Terapie Gratuite a S, Maria della pietà in Roma e un pò me li mandavano medici, amici insomma persone che garantivano per me. Una buona fonte sono i pazienti soddisfatti che ti mandano altri pazienti. Oggi però con Internet hanno una scelta vastissima e ci scelgono come i vestiti, il negozio che costa meno ed è più vicino, chiamate tante, ma poi ti richiamano dicendo che hanno trovato un’analista che fa la didattica a 40 euro e non è possibile, ma tanto loro non capiscono già cos’è uno psicologo, un’analista poi, razza a parte. Turri arrivano dicendo che hanno fatto un analisi e sono stati da uno psichiatra, o hanno fatto PNL, ecc…. per loro è tutto analisi. Io non voglio fare la vecchietta che “Era meglio prima” però è vero che noi eravamolto controllati w perdevi il paziente piuttosto che abbassare l’onorario!!! Oggi primo colloquio gratis, ma de che?? Io faccio 3 sedute diagnostiche e costano più dell’analisi. Purtroppo i giovani paghewrebbero i pazienti pur di lavorare….non c’è lotta. Per me questa professione è inflazionata, finita e ad opera degli stessi Psicologi, provate ad andare dagli avvocati e chiedete se vi fanno uno sconto, o da un dentista o da qualunque medico. Se noi per primi ci comportiamo in modo da far capire che valiamo poco, saremmo sempre considerati meno e meno.

Dr, Gianna Porri
Psicoanalista

Gianna,
condivido in gran parte ciò che dici, tuttavia mi è capitato di rivolgermi a giovani avvocati per piccole cose e riuscire ad avere piccoli costi 😉

tutte le professioni soffrono di un eccesso di offerta rispetto alla domanda, chi più chi meno… e della relativa cannibalizzazione sul prezzo

se questa è una realtà condivisibile, allora diviene necessariamente importante:
– rimodulare la propria offerta
– specializzarsi su nicchi per divenire più efficaci e generare anche economie di scale
– mettersi in corsa rispetto ai nuovi luoghi e modi per entrare in relazione con i segmenti di clienti desiderati

questo ed altro… se ci attiviamo in tal senso riusciremo, per lo meno, ad aumentare le possibilità di successo rispetto alla concorrenza… ed anche a non falcidiare il nostro onorario combattendo esclusivamente sul prezzo ;o)

ciuz
nicola

Sondaggio molto interessante!
Per quanto mi riguarda la maggior parte dei miei clienti e delle mie commissioni di lavoro (docenze, redazione di elaborati, etc) mi è arrivata attraverso l’invio da parte di colleghi, l’invio di altri clienti e la commissione di lavoro da parte di persone con cui ho avuto in precedenza rapporti sia amicali che di lavoro anche in ambiti diversi da quelli prettamente psicologici.

Cosa li ha mossi a scegliere me? Credo la serietà di approccio al lavoro, le competenze trasversali e le competenze specifiche messe in atto anche in contesti altri (uno su tutti l’esempio del mondo sportivo, in cui sono entrata prima come atleta e collaboratrice che come psicologa, ma portando con me un know-how e delle competenze specifiche ben visibili).
Cosa li ha scelti a proseguire e a inviare? Credo sempre la serietà, la competenza e l’onestà.

Sicuramente c’erano dei competitor e cosa abbia spinto a scegliere proprio me credo sia legato alla possibilità che mi sono creata di mostrare quello che so, che so fare e come lo so fare non limitandomi a cercare utenti nelle nicchie classiche della psicologia.

Ultimi 6 pazienti:
1) 2 internet; 1 invio da collega 3 dalla pedagogista che gestisce il centro in cui lavoro
2) Da internet e da collega per la vicinanza alla loro residenza; gli altri sono stati dirottati alla mia figura professionale
3) Accoglienza, la possibilità di organizzare gli app andando incontro alle vari esigenze lavorative
Ciao,
Paola

Buonasera, rispondo volentieri, nei limiti di quello che ho compreso del meccanismo di arrivo dei pazienti.
1) arrivano grazie al passaparola. Da internet me ne è arrivato uno in tutta la mia storia professionale, gli altri da consigli di altri miei pazienti/clienti (chiamateli come volete) o da colleghi che si occupano di interventi diversi da quelli che offro io. Per la mia esperienza, le persone arrivano soltanto e solo se possono “fidarsi” attraverso l’esperienza diretta di altri.
2) sì hanno altre alternative ma se nessuna delle loro conoscenze gliele consiglia o se qualcuno, anche uno solo le sconsiglia allora tali alternative vengono scartate.
3) ragazzi dai siamo psicologi. La relazione è tutto. I soldi, il tempo, la distanza, l’arredamento sono scuse. La motivazione delle persone a proseguire i trattamenti dipende al 99, 9% dal sentire o meno accolto, da parte del paziente, il proprio bisogno. Il nostro compito è cogliere correttamente il bisogno all’interno di una relazione modulata, di nuovo, sul bisogni di chi abbiamo davanti. Se le persone se ne vanno, non abbiamo colto il bisogno. In alcuni casi, ad esempio, io bisogno è dare significato al sintomo. In altri è togliere il sintomo, prima possibile. In altri ancora è riconoscere l’utilità del sintomo e lasciarlo ancora un po’ lì fino a che non avremo aiutato il paziente a costruirsi dei punti d’appoggio per vivere senza il sintomo.Se non si capisce a cosa serve il sintomo qualsiasi operazione su di esso sarà rischiosa e potrà portare ad un mancato avvio o ad una rottura dell’alleanza terapeutica o di lavoro o come vi pare. Specifico che ho parlato di sintomi per semplificare ma le richieste di aiuto non riguardano sempre “sintomi” nosografici, spesso sono sintomi relazionali.
In sintesi l’invio è una faccenda delicata, la sua qualità dipende anche dall’immagine di noi che ha l’inviante; l’avvio della relazione col paziente è affare ancora più delicato. Se il paziente se ne va, significa che la relazione non era buona. Se il paziente non arriva può significare che ci sono poche opportunità nel territorio in cui lavoriamo ma anche che gli invianti non sono davvero convinti quando consigliano il nostro nome. Assumiamoci la responsabilità di questo.

Grazie Alessandra, concordo sul fatto che la relazione è importante, tuttavia se non ti arrivano non vi sarà relazione, così come è vero che se hai un sistema di comunicazione riesci a valorizzarla e renderla a sua volta inviante. Mi piace riportare questa tua frase, che condivido in pieno: “l’invio è una faccenda delicata, la sua qualità dipende anche dall’immagine di noi che ha l’inviante” 😉

Ciao Nicola posso solo darti i dati dei pazienti in corso, tutti in trattamento psicoterapico:
_8 inviati dal medico di base con la quale ho instaurato un buon rapporto di fiducia e che riscontra maggior benessere anche per i suoi pazienti
_5 dal mio sito personale (per lo più sono professionisti);
_5 con passaparola, da pazienti seguiti che mi hanno inviato persone solo dopo aver finito il loro percorso;
Zero da ipotetici amici, questo dato è interessante.
Provenienza: da zone limitrofe alla sede dello studio.
Le nuove richieste avvengono più o meno ogni 15 gg.Mi occupo in toto di psicoterapia.Ciò che mi aiuta:
_ La preparazione: a me ha aiutato l’analisi personale più di ogni altra formazione, sono passata direttamente dall’esperienza
_ La collaborazione di fiducia con altri professionisti, nel mio caso il medico di base
_ Un sito che sia chiaro e fedele a ciò che offri; qui tu sei l’esperto e maestro
_ Non offro ciò che non so fare, lavoro molto su di me
_ Sono cordiale, le persone stanno male ed è il minimo che possa fare all’inizio
_ Spesso mi sono arrivate persone sfiduciate a causa di altri percorsi più prescrittivi rispetto la mia modalità più flessibile, cooperativa e rispettosa
_ Ho molto fiducia nella psicoterapia
_ Non offro mai incontri gratuiti
_ Non faccio mai incontrare i pazienti, cerco di tutelare la privacy
_ Lo studio è confortevole, ospitale e luminoso ( feedback delle persone)
_ Sono una persona attiva ma non agitata ( feedback dei pazienti).Sono disponibile alle richieste di cambiamento orario o indisponibilità del richiedente, c’è sempre una possibilità di chiarimento o accordo.
_ Applico agevolazioni solo in alcuni casi

Il primo contatto è fondamentale, la fiducia che ripongo in quella determinata persona, probabilmente passa all’altro; la prospettiva esplicita di un lavoro terapeutico collaborativo,
la comprensione empatica è una costante per me, ci provo. Valuto come sto con quella determinata persona prima di lavorare per l’alleanza terapeutica ect. Se la persona mi chiede qualcosa fuori la mia competenza, invio ad altri colleghi.
Un saluto

Dati da gennaio ad oggi:
5 nuovi pazienti; 3 Internet ( sito e pagina Facebook), 1 Amici e 1 Invio da parte di un collega.
Sulle alternative di scelta: tutti e 5 avevano più nominativi, ciò che ha portato alla decisione di proseguire con me il percorso è stato l’approccio e gli strumenti scelti ( che rientrano nel filone della Psicologia Narrativa). Chi è arrivato tramite Internet era già a conoscenza di questa modalità lavorativa. Sempre per quanto riguarda i pazienti arrivati tramite Internet: a loro dire sono rimasti favorevolmente colpiti dagli argomenti trattati ( sia sul sito che sulla pagina) e dal modo di comunicare.

Buon proseguimento di ricerca 🙂

Riporto la mia esperienza di libero professionista da pochi mesi:
– diversi clienti mi hanno contatto grazie alla pagina professionale su Facebook, un cliente tramite passaparola, altri ancora dalla cooperativa di cui sono socia. Sono giunti quasi tutti con un’idea “corretta” del servizio che propongo, chiedendo un percorso per conoscere meglio se stessi e affrontare in modo più sereno, così, relazioni e quotidianità;
– in particolare una cliente ha fatto un sondaggio su Fb, mi ha preferito perchè la foto le ha ispirato fiducia e perchè sono stata chiara su compensi e pagamenti (ho specificato anche che il primo colloquio non è gratuito); un’altra ha chiesto delucidazione sul modello con cui lavoro e lo ha scelto;
– con tutti i contatti avvenuti tramite Fb ci siamo scambiati alcuni messaggi privati prima di sentirci telefonicamente. Credo che disponibilità e chiarezza siano buoni elementi per il contatto e la futura eventuale relazione tp. Diversi clienti risiedono ad una ventina di km (in media) da me.
Buon lavoro, e grazie!

I clienti arrivano da me attraverso altri clienti che hanno finito un percorso terapeutico. Anche attraverso colleghi, medici e persone che mi conoscono per docenze e formazione. Sono un terapeuta familiare e in generale il bacino di utenze presenta ogni tipo di difficoltà afferiscono a me maggiormente coppie, bambini, adolescenti e giovani adulti.
Sono quasi 20 anni che faccio clinica e credo che ormai il passaparola sia la metodica più valida per acquisire clienti, fiducia nell’aver visto una guarigione avvenuta. I clienti credo valutino l’esperienza di tanti anni e inoltre penso sia fondamentale sia il primo contatto telefonico che il primo colloquio in cui si ‘gioca’ la relazione di fiducia ovvero chiarezza negli obiettivi e nei ‘focus’ di intervento come la contrattazione del costo e delle regole di psicoterapia, ad esempio dedico i 5 minuti finali per spiegare come funziona un setting sia per l’utente che per me.
L’utilizzo di strumenti testologici e valutazione psichiatrica in alcuni casi per fare un intervento sistemico che connetta più specialisti nella complessità dell’intervento come la collaborazione di colleghi ove necessitano sia di una terapia individuale che familiare.
Il prezzo va contrattato in prima seduta e spesso le persone sono molto sincere e si può chiarire subito questo elemento anche perché non tutti si possono permettere un percorso così costoso. Ed emettere sempre ricevuta fiscale da maggiore professionalità e onestà e produce fiducia.
Buon lavoro

Buongiorno a tutti. Volentieri offro il mio contributo.
1) più frequentemente si tratta di invii da parte di altri Colleghi o loro pazienti o miei ex-pazienti. Anche da specializzandi che mi hanno conosciuto in seminari, occasioni formative varie, supervisione casi clinici, ecc. Anche Avvocati e Periti possono essere invianti interessanti. La “visibilità” e la “reputazione” mi paiono 2 aspetti cruciali, sopratutto nell’ambito della cerchia dei Colleghi. Generalmente internet è più un luogo di “verifica delle credenziali” piuttosto che rappresentare un primo approccio casuale.

2) spesso l’invio è uni-nominale, mirato. Quando la persona ha ricevuto più opzioni, generalmente 2 (psicoterapeuta uomo e donna), ha optato per la vicinanza geografica alla propria residenza. Altre volte, per persone che richiedevano una più cospicua riservatezza, è accaduto il contrario; ed in tal caso l’ubicazione dello studio (vicinanza ai mezzi di trasporto) ha favorito l’incontro. In alcuni casi, la “domanda” era già molto matura e quindi la ricerca si è indirizzata allo specifico approccio o al tipo di percorso psicoanalitico desiderato e da me offerto.
3) due elementi iniziano ad essere più frequentemente ben valutati: la facilitazione logistica, ovvero la possibilità di accesso/accoglienza per persone con deficit (ascensore, spazio idoneo, servizi, ecc.); la fornitura del “contratto” sottoscritto da entrambi (come sarebbe richiesto dalla Legge) e di informazioni chiare, scritte, su diritti/doveri, sedute saltate, pagamenti, costo per anno, ecc. (il senso di chiarezza e prevedibilità impegna diversamente il paziente e lo rasserena, nella mia esperienza). Aggiungo che anche iniziare con una consultazione di durata limitata (4-6 incontri) per l’esplorazione congiunta della domanda, piuttosto che proporre subito al primo incontro una psicoterapia, generalmente aiuta e nel proseguo motiva ad una scelta più consapevole; oltre a diminuire e contenere i drop-out in un “periodo di prova” limitato e non troppo connotato come già “terapeutico”. In alcuni casi, chi ha interrotto entro le prime sedute, proprio perché in un qualche modo ne era prevista la possibilità, non vissuta perciò come “fallimento” o con vergogna, è ritornato qualche tempo dopo più motivato e in grado di iniziare un lavoro efficace.
Cordialmente – Davide Baldan – Bologna

Serena Stringari
Ciao Nicola, da quando esercito l’attività i pazienti mi sono arrivati tramite invio del medico di famiglia nella maggior parte dei casi; una buona percentuale tramite passaparola di altri pazienti e da internet e solo un paio su invio di colleghi specializzati in altri settori. Quanto alla loro provenienza quelli inviatimi dal medico di base sono del mio paese mentre quelli che hanno trovato il mio sito su internet dai paesi limitrofi. L’invio dal medico di base ha riguardato un rapporto di fiducia dello stesso nei miei confronti e inevitabilmente ha influito sulla scelta del paziente di accettarne il consiglio mentre per quelli che hanno raccolto informazioni su internet ha fatto presa la presentazione del mio profilo fatta, spero in modo conciso e professionale sui servizi offerti e il mio indirizzo breve strategico che deve far leva sulle aspettative di un trattamento finalizzato ad una soluzione in tempi non troppo lunghi del problema. Infine il rapporto si è stabilito per coloro che hanno iniziato.una terapia continuativa sulla fiducia e sulla chiarezza di obiettivi semplici e condivisi da raggiungere in collaborazione totale delle due parti; per quanto riguarda le consulenze credo che la sincerità nel non suggerire forzatamente una terapia dove non ve ne fosse bisogno o l’indicazione di andare da altri specialisti in settori non di mia competenza hanno influito positivamente sull’immagine di un professionista non “tuttologo” e serio. Ultima nota la forzata necessità di adeguare la parcella alle possibilità economiche del contesto in cui esercito senza svendere la propria dignità professionale. Spero di aver contribuito alla tua indagine e mi scuso se mi sono dilungata un po.

Buongiorno, maggiormente da passaparola, qualche pz da miei ex medici di famiglia e internet.
Io offro un servizio low cost con buona pace dei colleghi.
Mi sembra assurdo chiedere 80 euro magari senza fattura e lamentarsi continuamente che non c’è lavoro.
Sono di Milano e se qualcuno volesse afferire al mio studio sposando il concetto low cost , benvenuti.

Porto il mio contributo: in sostanza la cosa che ripaga nel tempo è il passa parola, anche se i pazienti inizialmente mantengono riservato il loro percorso. Siti, Facebook non mi hanno portato cambiamenti significativi. Ci vuole costanza e serietà..buon lavoro a tutti i colleghi. Marco

Ciao, le vie preferenziali di contatto sono sempre avvenute per passaparola o indicazione dei medici di base del paese. Ma mentre alcuni pazienti soddisfatti danno i no.inativi, altri preferiscono evitare di parlarne ad altri. Come risultato, chi meno valuta l’importanza del lavorare per il proprio benessere interrompe i contatti o preferisce sostituirlo con l’intervento farmacologico.

Ciao a tutti
Personalmente lavoro solo ed esclusivamente tramite internet, tutti i miei pazienti mi hanno scelto solo ed esclusivamente in base al parametro geografico ovvero perché il mio studio è vicino alla loro abitazione o luogo di lavoro, il prezzo è il successivo parametro di valutazione. Avevano possibilità di scegliere anche altri colleghi limitrofi ma io probabilmente ero più comoda. Forse per alcuni il parametro è stata il tipo di patologia, nel senso che ci sono patologie per le quali mi sponsorizzo di più, ma la percentuale è bassina. Fattori logistici che hanno giocato a mio favore a parte la collocazione geografica non saprei, per il resto (professionalità, gentilezza. …) mi accodo a quanto già detto dai colleghi. Per quale motivo alcuni di loro hanno proseguito credo che banalmente abbiano trovato le risposte che cercavano, ma il vero motivo lo sanno solo loro.
Un saluto
Maria

Ritengo molto utile analizzare e comprendere le modalità con le quali i fruitori decidono di usufruire del servizio psicologico di un certo professionista. Penso potrebbe essere utile predisporre uno strumento apposito per avere dati quantitativi oltre che qualitativi.

Per quanto mi riguarda, la predominante (80%) modalità di scelta dei miei pazienti si lega al passaparola. La segnalazione del mio nominativo avviene tramite altre persone che hanno avuto contatto con me (pazienti, partecipanti a corsi di formazione che tengo); il restante 8% si lega all’invio da parte di psichiatri e di altri specialisti e solo il 2% circa arriva attraverso internet.

Poiché la scelta deriva da un rapporto di fiducia del cliente con chi invia, il fattore prezzo non è molto rilevante; lo è di più la facile raggiungibilità dello studio e la disponibilità di parcheggio (il mio punto debole).

E’ molto difficile che il cliente non decida, una volta fatto il primo colloquio, di continuare il percorso ovviamente là dove vi sono le indicazioni.

I clienti nella mia esperienza scelgono il professionista chiedendo a chi ritengono appartenga o abbia contatti con il ns settore (colleghi, insegnanti ecc.) ma soprattutto ricevendo il nome da altri clienti. L’altra domanda che poni riguarda tutto il ns arsenale… Quello che ogni volta mi meraviglia è vedere come la gente continui a credere nei ns strumenti nonostante il battage pro-farmaci a cui è esposta. Complimenti per la tua iniziativa.

Sapere come le persone ti hanno trovato è di fondamentale importanza per capire quali azioni promuovere per aumentare il numero dei propri clienti.
Personalmente nei miei primi due anni di attività ha funzionato moltissimo il passaparola, il mio giro di conoscenze.
Un altra fonte di clienti per me è stata la pubblicità sul giornale locale.

Mi sembra un’ottima iniziativa. Io non posso offrire molti spunti di riflessione, poiché lavorando in un ente pubblico, sono a disposizione dei “clienti”. La mia clientela, tuttavia, è particolare, dato che lavoro in un polo universitario e gli studenti si rivolgono a me liberamente, senza passaggi intermedi e senza alcuna spesa. Per quasi tutti loro si tratta del primo contatto con uno psicologo e naturalmente non risulta sempre facile e privo di timori.

lavoro in una prassi appartenente ad una polilinica a berlino. i nostri pazienti per una gran parte vengono per il consiglio di un loro medico o perché volevano già una terapia da più tempo. spesso vengono da noi perché è difficile trovare un posto altrove e quindi si isvrivono su più elenchi d’attesa affinché non vengano richiamati da una delle prassi. alcuni dei pazienti si sono informati prima in internet sulle prassi esistenti (siti della clinica, di enti della sanità &portali per votazioni di altri pazienti), ma anche senza sapere se una psicoterapia è veramente indicata. altri ci confondono con gli psichiatri. tanti di quelli che vengono da noi vengono proprio qui perché altre prassi sarebbero troppo lontani da arrivare, soprattutto per i pazienti anziani e quelli con phobie.

Mi occupo principalmente di formazione e consulenza individuale, porto alla discussione il mio contributo nell’ambito formativo.
Nell’arco degli ultimi 10 mesi tre agenzie formative mi hanno contattata per realizzare percorsi nelle Marche e in Sardegna, rispetto a queste esperienze trovate le mie risposte
– dove è venuto a conoscenza di te? luoghi fisici? Internet? altri soggetti? eventi? dove e come?
Una era già a conoscenza della mia professionalità come consulente, e di conseguenza ha proposto di affidarmi un percorso formativo. La seconda è arrivata a me perchè la coordinatrice della sede centrale ha partecipato ad un percorso erogato da me e mi ha quindi chiamata per erogarne uno simile presso la loro agenzia. La terza è arrivata su indicazione della seconda: cercavano un formatore esperto sull’ambito della valutazione delle competenze e hanno avuto la segnalazione dalla seconda agenzia.
– disponeva di più alternative di scelta? ed in caso affermativo quali gli elementi che lo hanno spinto a scegliere proprio te?
Certamente le alternative erano molte, per tutte e tre le agenzie. In tutti i casi credo di essere stata scelta per la sensazione di affidabilità data o dalla conoscenza diretta o dall’indicazione da parte di fonti autorevoli. Ha inciso molto il ‘passaparola’.
– sin dal primo contatto ci sono stati elementi fisici e/o relazionali e/o logistici che hanno pesato a favore e/o sfavore rispetto al proseguio del rapporto professionale?
L’età è stata un elemento a favore, soprattutto con le ultime due agenzie. Si tratta di coordinatori miei coetanei o poco più grandi, che quindi hanno consapevolezza del valore che la risorsa trentenne può portare.
La logistica avrebbe potuto essere un elemento di complicazione dato che si è trattato di aule non sempre facili da raggiungere (Ancona, Oristano…), ma è stata gestita in modo molto lineare da parte delle agenzie.

Credo che l’indagine sui comportamenti d’acquisto possa essere utile a ‘fotografare’ gli stili prevalenti… oggi. Rispondo quindi volentieri alle domande, per quanto posso: nella mia esperienza la maggior parte dei pazienti sono stati inviati da colleghi o dal ‘passa parola’ di precedenti pazienti. In alcuni casi sono stata contattata da persone che mi avevano ascoltato in convegni o letto miei articoli su diverse pubblicazioni cartacee.Ho constatato che i nuovi e potenziali pazienti cercano notizie sul terapeuta in internet quando già hanno avuto indicazione del nominativo. L’apparire in siti segnalanti l’attività, ha prodotto utenti nella ormai lontana fase (1999-2000) della ricerca Psychoinside. Per quanto riguarda l’attività tradizionale non ho avuto contatti provenienti a vario titolo dal web.

Sperando di non essere off topic, aggiungo che mi piacerebbe da parte di OPL anche una riflessione progettuale sulla ‘fotografia’ che potrà esser tratta dalla ricerca in corso. Concordando con quanto espresso da Luigi D’Elia, progetterei una crescita dell’utenza rispetto ai criteri in questione, anche proponendo forme ‘mature’ e possibilmente non impulsive di scelta, nè tanto meno basate su criteri strettamente economici.

Simonetta, tieni conto che questa iniziativa è mia, personale, e non ha a che vedere con attuali iniziative in Ordine Psicologi Lazio. Tra l’altro, una “ricerca” andrebbe impostata in modo decisamente differente da quello che è un semplice flusso di commenti. Indubbiamente prezioso, ma comunque altra cosa rispetto ad una ricerca 😉

davvero una indagine interessante. Allora vediamo, i canali di conoscenza e contatto sono stati molteplici, in termini di cifre internet e il passa parola sono direi i principali, piuttosto che il medico di base, o altri invii. Da feedback ricevuti sia il setting e l’accoglienza nonchè le “referenze” ricevute hanno convinto la persona a scegliere.

Game Over (la dipendenza dal gioco non è un gioco) è un progetto attivo dal 2014 sulla prevenzione e trattamento per persone con disagio da dipendenza da gioco o ludopatia. Le richieste pervenute presso la nostra struttura hanno seguito prettamente la via della ricerca su internet. Sul territorio Romano esistono poche realtà del privato sociale specializzate che sulla dipendenza dal gioco. Solitamente dopo i primi 3/4 colloqui di valutazione, si è registrato un elevato dato di abbandono. La tipologia del disturbo ha inciso notevolmente sull’esito del trattamento. Raccogliere dati su esperienze è molto importante e può fornire ottimi strumenti anche per la valutazione di nuove strategie sul mercato.

Ciao Nicola, apprezzo molto la ricerca che stai facendo, spero che presto i risultati siano di aiuto a tutti noi e soprattutto a chi inizia ora l’attività. Per quella che è stata la mia esperienza trovo che internet (siti dedicati ) sia un canale per i primi passi, e si, le persone si sono rivolte a me per la vicinanza geografica e non certo per come mi ero rappresentata. Nei momenti successivi altri pazienti sono arrivati quasi esclusivamente con il passaparola di pazienti che si erano trovati bene con me e raccomandavano ad amici e conoscenti di intraprendere lo stesso percorso. Ho avuto qualche invio la una avvocatessa divorzista e qualche altro invio da colleghi. Per quanto riguarda la relazione alcuni miei pazienti mi hanno espressamente detto di preferire me perché non prendevo appunti mentre si parlava e si sentivano ascoltati e non soltanto un “caso” clinico.

La maggior parte delle persone arriva perchè inviata da medici di base, da colleghi o da altri pazienti, solo una piccolissima percentuale accede attraverso internet, in questo caso il criterio di scelta è legato alla posizione geografica . Non c’è mai la richiesta di una specifica psicoterapia, c’è solo una generica domanda di aiuto.
Credo che giochi un ruolo favorevole al proseguimento del lavoro la collocazione particolare del mio studio, infatti vi si arriva dopo 300 metri di strada sterrata in mezzo al bosco, è garantita quindi la privacy e la facilità di parcheggio, l’immersione nella natura è commentata positivamente da molti; non è mai stato un problema il fatto che non ci siano mezzi pubblici per arrivare lì

1. Internet o passaparola
2. Si/ idea di una professionalità comunicata dai contenuti o fiducia nell’inviante
3. Ci sono fattori logistici (collocazione geografica e orari) che però sono secondari rispetto alla creazione di un clima di accoglienza, fiducia, collaborazione

Ultimo mese di gennaio: entrata 5 pazienti nuovi
1 da avvocato penalista CTP
1 da un vecchio paziente
2 da internet
1 inviato da un ex paziente
4 sono di zona, 1 di fuori città.

la maggior parte comunque da internet. Sito personale e vari portali a pagamento di elenchi psicologi. Non hanno molte alternative di scelta. Principalemente il mio sito e i portali vari a pagamento di elenchi psicologi, facebook, gooogle plus (avvocati e ginecologa molto raramente).

Invece tanta fatica, inutile, per formare gruppi. Nonostante siano meno onerosi economicamente poi le persone preferiscono venire in individuale.

Facebook è il secondo canale di accesso. Il primo è il sito e poi vanno a ‘curiosare’ su facebook. (così mi riferiscono la maggior parte). Della serie: bisogna tenere la vetrina sempre in ordine:-)

il 20% arriva deluso da altri incontri e alla domanda se lo specialista fosse uno psicoterapeuta e la tipologia di indirizzo terapeutico adottata, non sanno rispondere. Non conoscono la differenza!!!
Ad una analisi più approfondita, chiedendo loro il nome del collega che li aveva seguiti, emerge che non aveva la specializzazione in psicoterapia.

Il primo colloquio a pagamento. Prezzi differenziati per studenti, disoccupati e famiglie con più figli ed un solo stipendio. (praticamente ho abbassato il costo della seduta già da un anno)

Mantengo le regole di setting quando una seduta viene saltata senza preavviso (a meno che non ci siano ricoveri o malattie varie, ovviamente)

I pazienti mi vengono inviati in ordine crescente da medici con cui sono in contatto, da persone che hanno letto i miei libri o ascoltato conferenze, da colleghi, da ex pazienti o loro conoscenti.
Avevano ovviamente la possibilità di scegliere. Quelli che hanno scelto me, lo hanno fatto soprattutto per le esperienze o la fiduacia che loro amici o conoscenti hanno raccontato o esprersso nei miei confronti. Qualcubno, che mi ha visto in conferenze, mi ha scelto per simaptia, perché gli ricordavo qualche persona cara. Due mi hanno detto che gli ricordavo la !”fata Smemorina”. Suppongo che le motivazioni della scelta siano molte e complesse e, in parte inconsce. Nel primo contatto c’è già tutto. Il resto del tempo serve per dipanare opportunamente quel “tutto” allo scopo di aiutare il paziente a sciogliere i suoi nodi. Spero di aver risposto.

Anch’io come i colleghi lodo questa iniziativa dell’Ordine del Lazio ed è ora che tutti noi facciamo una riflessione su come lavoriamo e su ciò che possiamo offrire ai nostri utenti. Io sono un psicoterapeuta privato a impostazione psicodinamica e con formazione in psicodramma .La mia utenza non sempre ha in mente la distinzione su come lavori uno psicologo figuriamoci uno psicoterapeuta. Alcuni dei miei pazienti confondono ancora il ruolo dello psichiatra con il nostro quando mi chiedono farmaci. Dalla mia esperienza è stato un passaparola principalmente dai miei stessi pazienti. Un’ altra fonte è stata la mia esperienza di collaborazione con medici a progetti di sensibilizzazione e prevezione sui disturbi mentali da me contattati come coordinatore in un’associazione di volontariato che opera nel basso vercellese. L’ altra come formatore nelle scuole sempre nel basso vercellese in seguito a progetti sul cyberbullismo. In realtà da un corso io e alcuni colleghi di diverso orientamento abbiamo investito per decifrare la domanda di sostegno psicologico chiarendo attraverso la sensibilizzazione ciò che la nostra professione poteva attuare. Abbiamo lavorato lungamente sulla domanda e sui bisogni emergenti di determinate realtà. Per quanto concerne l’iter psicologico e il proseguio del rapporto ho dovuto usare molta flessibilità andando incontro alle esigenze iniziali delle persone per costruire l’alleanza terapeutica. Se da un lato riscontro la consueta confusione su cosa fa lo psicologo dall’altro le persone sono più esigenti e ci chiedono di essere efficaci e efficienti. Per far ciò credo che dobbiamo interrogarci costanetemente su come operiamo e quali scelte sono più risolutive per loro in termini di efficacia

Iniziativa molto interessante dell’Ordine, soprattutto per i colleghi giovani.
Nella mia esperienza conta e ha contato molto, la mia rete professionale, mantengo ottimi rapporti con altri colleghi psicologi e professionisti di altre specialità (soprattutto psichiatri). Ho notato che quando il paziente si trova bene, riesce a migliorare la sua qualità di vita e ad ottenere un miglioramento significativo della propria condizione psicopatologica è il nostro miglior sponsor. In quel caso tende a consigliare lui stesso alle persone con cui interagisce il nostro nominativo e nel caso in cui sono familiari, io invio sempre a colleghi che quindi fanno lo stesso con me creando una rete virtuosa di contatti che alla fine beneficia tutti.
I pazienti oggi arrivano spesso molto informati e credo che un elemento fondamentale sia la possibilità di farci conoscere, (nel mio caso Internet), mostrando informazioni chiare – chi siamo, cosa facciamo, la nostra formazione ed esperienze – le persone hanno una loro idea di cosa sia lo psicologo e arrivano al professionista che più si accorda con questa loro idea. Dare informazioni chiare, semplici aiuta molto.. voglio sottolineare inoltre un elemento banale ma secondo me importante: la foto. Non potete immaginare quanto una foto non curata, sfocata, poco professionale, o semplicemente brutta sia svantaggiosa. La cura delle informazioni che diamo dice molto di noi.
Tra gli elementi a favore nella scelta del terapeuta verbalizzati dai miei pazienti vorrei citare:
sesso: alcune persone hanno un pregiudizio positivo sul sesso del terapeuta in base alle loro rappresentazioni e quindi scelgono anche in base a questo
età: terapeuti più giovani o appena specializzati in questo caso potrebbero essere svantaggiati
vicinanza: la psicoterapia è un investimento importante in termini di tempo, un terapeuta vicino al lavoro o alla loro casa è molto gradito.
Vorrei poi sottolineare il mio NO forte verso politiche di prezzi stracciati e primi colloqui gratuiti, naturalmente con questo non voglio criticare chi lo fa, che se vuole fa bene a continuare, soltanto sottolineare che il nostro lavoro deve avere un valore prima di tutto per noi.. se è così lo avrà anche per il paziente.

Vi ringrazio per i numerosi riscontri, molto interessanti 🙂
Mi riprometto di scriverci un nuovo post, così da restituirvi alcune riflessioni che già vengono stimolate ad una prima, veloce, lettura 😀
Buona serata, Nicola

Indagine utile anche per riflettere su eventuali correzioni di auto-promozione.
I pazienti sono giunti a me soprattutto su consiglio di persone di conoscenza comune e alcuni per visione della targa esposta in strada indicante il contatto per prendere appuntamento (anche se ciò attira pure i non potenziali pazienti !).
La maggior parte non sapeva a chi rivolgersi o come e ha scelto sulla base della fiducia in chi conoscevano e mi conosceva.
Dopo un primo contatto il percorso è proseguito con coloro che valutavano e mi hanno riferito: adeguato il compenso, positivo il primo impatto, senso di accoglienza e comprensione, vicinanza dello studio al luogo della loro residenza.

Buongiorno a tutti, tengo a precisare che non ho molta esperienza in merito, ma credo che l’iniziativa sia molto valida e credo sia importante aderirvi anche se il mio contributo è molto modesto. Ho iniziato la mia attività da libera professionista un anno fa e la prima cosa che ho fatto è iscrivermi a quante più Associazioni affini al mio ambito di interesse ( psicologia, adolescenza, benessere…) possibili. Alcune di queste ben inserite sul territorio, mi hanno dato la possibilità di fare Progetti, alcuni a titolo gratuito ed altri a pagamento, nelle Scuole ed entrare in contatto con quelli che poi sarebbero divenuti i miei primi utenti. È arrivata così la scelta di aprire P.Iva e studio, che diversamente da molti altri, è al piano terra di una zona abbastanza frequentata e che ha fatto sì che un altro paio di persone, passando di lì mi abbiano contattato chiamando il numero esposto sulla targa. Non è stata facile la scelta di scegliere quel determinato studio a piano terra sempre per l’idea che la nostra professione in Italia sia qualcosa di cui le persone possono vergognarsi e nel mio studio è evidente che la persona entra ed esce di lì nient’altro che di lì, io non sono in grado di stimare quante persone non gradiscano tale visibilità, poichè chiaramente non vi sono entrata in contatto, posso solo testimoniare in senso positivo, coloro che mi hanno contattato e che tuttora vengono e che non si sono mai lamentati di questo.
AltrI contatti sono avvenuti per conoscenza, i famosi “amici di amici”, ed infine un altro paio via Facebook. Attualmente il mio sito è in costruzione quindi non sono in grado di stimare quale impatto possa avere.
Io credo che sia molto importante creare comunque una rete, vedere i colleghi come risorse con cui costruire, piuttosto che antagonisti da sconfiggere, perché ciascuno è unico e può portare un contributo in termini di competenze e conoscenze.
Sul perché abbiano scelto me piuttosto che altri non so rispondere, io credo che il punto sia entrare in contatto con le persone, poi la giusta dose di empatia, accoglienza e disponibilità fanno sì che la persona possa sentire di potersi af-fidare e dunque tornare; in merito a questo io credo molto nell’approccio integrato, non nel senso che tutti debbano fare tutto, ma nella possibilità di dialogo fra approcci differenti che consenta di fornire alla persona che si rivolge a noi, ciò che è più nelle sue corde, per esempio io sto concludendo la scuola di psicoterapia espressiva a orientamento psicodinamico, ma non disdegno tecniche più cognitive legate al rilassamento per esempio e certamente non a tutti sento di proporre l’arteterapia, dunque la formazione è un elemento importante per il mantenimento dei contatti che arrivano ma anche perché ti consentono di entrare in sinergia con persone diverse e come detto prima, l’unione fa la forza.
Diana Vannini

Nel mio caso i pazienti vengono inviati da persone che mi conoscono: amici, medici, ex pazienti o anche pazienti attuali. Cerco di essere disponibile per gli orari, non faccio sedute gratuite. Tutti coloro che mi hanno contattato dal sito, volevano sedute gratuite, consigli, consultazioni estemporanee telefoniche. Mi sembra che quello che incide di più sono le referenze date da qualcuno di fiducia.

Ecco i numeri dei miei ultimi pazienti e la loro provenienza:
1 dall’associzaione di volontariato che frequento;
2 dal passaparola;
4 mi hanno trovato online;
1 consigliato da un comune amico.

Ciao Nicola, io mi sono iscritta a vari siti internet. I pazienti mi arrivano da questo canale per la maggior parte, alcuni da colleghi invianti. Quello che li fa rimanere dopo il primo colloquio è l’istaurarsi di una relazione fin da subito empatica e accogliente. Alcuni pazienti mi hanno detto di averli convinti a venire al primo colloquio la voce rassicurante al telefono.

Grazie per questa opportunità.
Io lavoro in un centro di riabilitazione
la mia figura professionale è prevista dalla legge che regolamenta la riabilitazione in Italia (che prevede, per l’età evolutiva, la presa in carico della famiglia non solo del bambino secondo il modello della OMS bio psico sociale , da parte di una equipe multidisciplinare, per una evoluzione migliorativa del quadro sintomatico espresso del bambino).
Tuttavia …..la legge non è certo bastata ad orientare /includere i genitori al lavoro psicologico e motivazionale necessario a collaborare con i terapisti del centro , per condividere e raggiungere gli obiettivi del progetto terapeutico: i genitori dalle Asl e dai medico prescrittori non vengono informati di NULLA!
Ho studiato il contesto ( culturale e aziendale) in questi 11 anni, ho lavorato su più aspetti ( personali -individuali professionali -sulle relazioni con altri membri di equipe e sulla condivisione come base …su una informazione e comunicazione chiara e semplice con i genitori di ciò che prevede la legge Reg n11/1984 e di ciò che fa lo psicologo in un centro di riab assieme alle logopediste alle psicomotriciste …) affinché scegliessero “me -noi” rispetto ad altre strutture . Oggi non solo grazie al mio impegno ma anche grazie a colleghi appassionati e tenaci come me fortemente collaborativi, la nostra equipe ha una sua identità ed ha acquisito un metodo che sembra farci ” riconoscere ” ed apprezzare .il passaparola tra i genitori è il canale che più funziona ma garantisco non è stato facile il confronto col pregiudizio circa la nostra professione . Tuttavia posso dire che l’atteggiamento dello psicologo della riabilitazione gioca un ruolo decisivo : meno indottrinamento meno spiegazioni un atteggiamento molto ” pratico” e la capacità di parlare più ” linguaggi” adatti a tutti gli utenti che arrivano in riabilitazione ha portato a grossi evidenti cambiamenti positivi

Trovo utile e interessante questa raccolta di informazioni e spero si possa poi raccogliere i dati per poter farne buon uso. Vedo che i commenti precedenti sono però un pochino datati.
Lascio il mio modesto contributo ugualmente che posso riassumere in un grosso ringraziamento alla mia visibilità presso le strutture con cui collaboro, alla mia presenza su Facebook e nei gruppi dedicati all’argomento di cui mi occupo, e a tanto tanto passaparola.

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