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Primo piano Psicologi & Società

Diabete e obesità le nuove malattie urbane

Aumentano le patologie croniche in città!

La pandemia sociale del diabete e dell’obesità, decretata dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ogni giorno registra un incremento: basti pensare che si è passati da 108 milioni di casi nel1980 a 422 milioni nel 2014 e si stimano 642 milioni per il 2040.

 

Diabete urbano

Così viene definito il fenomeno e inserito in quello più largo dell’aumento di tutte le malattie croniche non trasmissibili nelle città: secondo i dati forniti nella due giorni romana, in Italia il 52% delle persone con diabete risiede nei primi 100 centri urbani. Una persona su tre con diabete, hanno spiegato gli esperti, risiede nelle 14 città metropolitane italiane, e a Roma è diabetico il 6,5% della popolazione, contro il 5,4% della media nazionale, più della media laziale.

Andrea Lenzi, presidente di Health City Institute, altro organismo che ha aderito con Roma, seconda città europea dopo Copenhagen, al programma Cities Changing Diabetes (tra le altre città aderenti anche  Shangai, Vancouver, Johannesburg, Città del Messico) spiega che “l’ambiente urbano influenza il modo in cui le persone vivono, mangiano, si muovono, tutti fattori che hanno un impatto sul rischio di sviluppare il diabete“. Età (il 70% dei diabetici di tipo 2 italiani ha più 60 anni), condizione sociale e istruzione sembrano essere, con qualche elemento contraddittorio, determinanti.

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Corso ondemand:
L’intervento psicologico in diabetologia

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Curare il sano

La frase emersa al convegno sembra una nuova forma di “medicalizzazione” ma andrebbe interpretata invece come “Proteggere il sano”. Prevenzione in primis in un dialogo continuo tra medico e paziente: alleanza dunque e niente paura dell’empowerment o del “paziente informato”. Fare sistema, gestione integrata, presa in carico, percorsi terapeutici, indicatori e utilizzo intelligente dei big data, educazione e accompagnamento. [/vc_column][/vc_row]

Niente paura di dr.Google, speciale attenzione all’aderenza alle terapie, alle complicanze e alla comorbidità anche multipla, dall’obesità all’ipertensione, dalle dislipidemie alla depressione, veri moltiplicatori della spesa ospedaliera, ed elementi tutt’altro che sotto controllo, sguardo agli aspetti psicologici e relazionali dei pazienti.

 

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Accordi economici e malattie.

Su diabete e obesità, infine, una ricerca pubblicata sul Canadian Medical Association Journal mette in relazione gli accordi Nafta Usa-Canada sui cibi (in particolare i dazi ridotti sullo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, con un raddoppio delle importazioni tra il 1994 e il 2000) con l’aumento di obesità e diabete.

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Corso ondemand:
Il gruppo psicologico con persone affette da patologie croniche[/vc_column][/vc_row]

Molto discutibile e non provata la causa-effetto: c’è solo un forte legame e un sospetto. Ma va registrata per autorevolezza e per quel che vale. Sarà certamente utilizzata da tutti gli oppositori dei vari trattati economici internazionali. Quello tra Europa e Canada è appunto in agenda

 

Fonte: http://www.repubblica.it/salute/prevenzione/2017/07/05/news/diabete_l_epidemia_e_sempre_piu_urbana-170042186/

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Psicologi & Società

In Italia 6 milioni di obesi, circa 4,5 miliardi di euro di spesa l’anno

I dati in Italia sono allarmanti: 6 milioni di obesi, di cui 500mila grandi obesi.

Ogni anno MUOIONO 57.000 persone per le complicanze legate all’obesità. UNA OGNI 10 MINUTI.

Il problema ahimé inizia dall’infanzia: 1 bambino su 3 è in sovrappeso e 1 su 4 è obeso.

Numeri enormi che si trasformano in spese enormi: il SSN sostiene annualmente un costo di circa 4,5 MILIARDI di euro (il 4% della spesa sanitaria italiana) per gestire le persone in condizione di obesità, incluse complicanze e comordibità correlate.

Ad esempio… sovrappeso e eccesso ponderale sono responsabili di circa l’80% dei casi di diabete, del 55% dei casi di ipertensione e del 35% di quelli di cardiopatia ischemica e di tumore.

Questi alcuni dei dati emersi durante il XXV Congresso della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità organizzato a Venezia il mese scorso. Il congresso intendeva ribadire “l’importanza dell’interdisciplinarietà nella cura di questa malattia“.

C’erano in effetti tutte le Società scientifiche di riferimento [Società italiana dell’obesità (Sio), Società italiana di diabetologia (Sid), Società italiana di chirurgia endoscopica (Sice), Associazione italiana di chirurgia plastica ed estetica dell’obesità (Aicpeo), Società italiana di emergenza e urgenza (Simeu)]”, ma NON GLI PSICOLOGI.

E’ un vero peccato! E’ un peccato che la comunità degli psicologi italiani spesso non disponga di Società scientifiche forti, riconosciute, operanti su specifici ambiti e nicchie. E’ un peccato che spesso in questi tavoli, in cui di fatto si tratteggiano le politiche della salute prossime future, non vi siano gli psicologi, quando invece la Psicologia può fornire un contributo importante, alcune volte determinante, per il contrasto al sovrappeso ed all’obesità.

Come Ordine Psicologi Lazio sul versante dell’alimentazione stiamo portando avanti diverse iniziative, non ultima la ricerca, in collaborazione con il Ministero della Salute, su “Nuove tecnologie e stili alimentari” che ha coinvolto oltre 1000 ragazzi, provenienti da 40 istituti scolastici regionali, tesa ad indagagare la relazione tra l’utilizzo delle nuove tecnologie da parte degli adolescenti laziali e il loro comportamento alimentari.

 

Mercoledì 7 Giugno p.v. presenteremo, presso il Ministero della Salute, gli esiti della ricerca. Sarà una preziosa opportunità per valorizzare e posizionare il contributo della funzione psicologica anche in area di tutela e promozione di salute alimentare 😀

Presto vi farò avere maggiori dettagli su luogo, orari e rogramma 😉

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Psicologi & Professione

Come si misura l’impatto economico dell’intervento psicologico?

Oramai comincia ad essere chiaro che la Psicologia fa risparmiare, ma come si misura l’impatto economico dell’intervento psicologico?

Prima di entrare nel merito, vediamo un attimo alcuni dei tratti di scenario che rendono assolutamente strategica questa dimensione. La letteratura scientifica e la politica sono infatti concordi nell’affermare che il futuro del Sistema Sanitario pubblico e privato sarà impattato in particolare da due situazioni:

  1. patologie croniche (Davison, 2000; Richards et al., 2003; Richards et al., 2012; Hermens et al., 2014; Castelnuovo et al., 2015a; Castelnuovo et al., 2015b; Delgadillo et al., 2015) e
  2. disordini mentali (Richards, 2012; Watzke et al., 2014; Gidding et al., 2015; Gureje et al., 2015; Haug et al., 2015; Manber et al., 2015; Oladeji et al., 2015; Palmer et al., 2015; Paris, 2015; Salloum et al., 2015; Edelman et al., 2016). Come riporto anche nel post “Costi sanitari e sociali dei disturbi mentali: più alti di cancro, malattie cardiache o diabete

Senza tener conto dell’importante mutamento della DOMANDA DI PSICOLOGIA (quindi di persone senza disturbi psichici) che si sta riversando presso le strutture sanitarie, come ben evidenziato dall’Indagine sulla funzione psicologica nella Sanità laziale, condotta dall’Ordine degli Psicologi del Lazio.

La Psicologia e la Psicoterapia potranno giocare un ruolo fondamentale sia nell’intervenire sulla patologia mentale che nel promuovere salute e benessere psicologico, riducendo i costi sanitari complessivi.

D’altro canto, è oramai ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica che l’aumentare l’accesso alle terapie psicologiche può fornire un’ottima soluzione in termini di cost-effectivness per i sistemi sanitari pubblici e privati (Castelnuovo, 2010a; Campbell et al., 2013; Dezetter et al., 2013; Mukuria et al., 2013; Emmelkamp et al., 2014).

Tuttavia, mentre in altri Paesi vi sono già esperienze importanti di valutazione di impatto economico dell’intervento psicologico, in Italia siamo ancora agli albori. Si investono pochi soldi in questo tipo di ricerca, ci si confronta alcune volte con lo scetticismo (se non l’ostruzionismo) di operatori sanitari e/o decisori politici, come anche ci si deve misurare con la poca pratica ed alle volte competenza che gli stessi psicologi e psicoterapeuti hanno nel riuscire a valutare l’esatto impatto economico del loro agire professionale.

Anche qui, come Ordine degli Psicologi del Lazio stiamo investendo – ad esempio – su una ricerca riguardante l’impatto economico dell’intervento psicologico a sostegno dell’adherence alla terapia da parte di persone con diabete, che sta già dando ottimi prospetti d’esito e ci ha dato modo di costruire attorno all’iniziativa una rete di relazioni istituzionali che poi i frutti li da: ad esempio, a Dicembre 2015 è stato approvato il “Piano per la malattia diabetica nella Regione Lazio 2016-2018” e grazie alla nostra presenza ai tavoli, lo psicologo è stato previsto come obbligatorio all’interno delle equipe dei 96 centri di diabetologia della Regione Lazio!

Insomma, l’intera comunità professionale, gli Ordini, le Facoltà di Psicologia, devono cominciare a porre attenzione, con competenza, alla questione dell’impatto economico. Ma…

 

Come si misura l’impatto economico dell’intervento psicologico?

Bisogna innanzitutto specificare che esistono differenti tipologie di “misurazione di impatto economico“. Vediamole più dettagliatamente:

  1. analisi costi-benefici: valuta in che misura ed attraverso quale tipo di intervento psicologico si possa ottenere un risultato socialmente desiderabile, ad esempio il ritorno a lavoro, oppure una migliore gestione di un percorso terapeutico-farmacologico in cronicità. I costi dell’intervento psicologico ed i conseguenti benefici sono espressi in termini monetari e possono essere comparati. Se i benefici superano i costi si potrà implementare il modello;
  2. analisi costi-efficacia: serve a comparare l’efficacia di due distinti trattamenti, ad esempio trattamento farmacologico vs trattamento psicoterapeutico. Si verifica se i due interventi hanno lo stesso costo di erogazione e/o quale dei due genera maggiori benefici economici, ed in che termini (nel post “Depressione: psicoterapia più efficace dei farmaci sul lungo periodo” ad esempio il The Lancet Psychiatry va ad analizzare proprio questa dimensione);
  3.  analisi costi-utilità: è simile all’analisi costi-efficacia, ma oltre a prendere in carico l’efficacia qui ed ora del trattamento, utilizza anche una metrica di valutazione per misurare l’impatto del trattamento standardizzato in termini di quality-adjusted life years – QALY (QALY, Hunsley, 2002), ovvero di numero degli anni di vita nei quali l’individuo potrebbe essere completamente libero da sintomi o disabilità, oppure di disability-adjusted life years – DALY, ovvero di numero di anni di vita persi dovuti alla morte prematura o agli anni di disabilità.

I metodi di misurazione considerano sia i costi diretti (come consultazioni primarie e secondarie) sia i costi indiretti (come la perdita di produttività dovuta all’assenteismo sul lavoro causato dalla malattia o dalle liste di attesa per il trattamento o la disoccupazione).

Quando il risparmio generato dell’intervento psicologico (su costi diretti e indiretti) supera il costo di fornitura dello stesso, si va a compensazione totale (Total offset) ed a quel punto – in via teorica – il sistema sanitario di un Paese dovrebbe quindi investire nel facilitare accesso a terapie psicologiche e psicoterapia.

Vista l’evidenza oramai consolidata circa il fatto che la Psicologia fa risparmiare (e spesso va a total offset), perché quindi in Italia il Sistema Sanitario non valorizza a dovere l’intervento dello Psicologo?

Credo vi siano considerazioni esterne, riguardanti il sistema di funzionamento dell’apparato politico italiano ed altre inerenti le dinamiche professional-sindacali (improntate al Io-Vinco-Tu-Muori-e-Sti-Cavoli-Il-Cittadino) delle professioni sanitarie.
Dopodiché credo vi siano anche considerazioni interne, riguardanti invece la nostra comunità professionale. Quanto è stata capace in questi quasi 30 anni di dare evidenza al proprio contributo, anche in termini economici? Quanto è stata capace di avere una comune visione sul futuro, invece di suddividersi in mille orticelli con interessi e convenienze differenti? Quanto realmente ha un profilo di competenze adeguato ad affrontare queste sfide?

 

Il futuro rimane da scrivere!

In Ordine psicologi Lazio abbia avviato, da un paio di mesi, un Coordinamento Psicologi Sanitari a cui partecipano molti dei colleghi dipendenti di struttura sanitaria. L’iniziativa è estremamente ambiziosa e sfidante, ma credo anche strategica per le sorti prossime della Psicologia, al momento stiamo:

  • esaminando il quadro normativo di riferimento sulla figura dello psicologo e sugli atti psicologici;
  • raccogliendo case history di successo sull’intervento psicologico, preferibilmente ad impatto economico;
  • definendo piani formativi utili ad integrare i profili di competenza, così come affiliare altri operatori sanitari rendendoli consapevoli del contributo dello psicologo;
  • pianificando azioni di comunicazione presso cittadini e decisori politici per rappresentare in modo più articolato e meno stereotipato l’intervengo dello psicologo;

L’obiettivo ultimo è quello di riuscire a produrre una proposta di ri-organizzazione dei servizi psicologi nella Regione Lazio entro fine 2017. 

Una proposta costruita dalla comunità professionale del Lazio, un terreno comune in cui potersi riconoscere, comunque negoziata in corso d’opera con alcuni dei principali stakeholder di riferimento.

Tornando poi sul topic di questo post, l’idea è anche quella di mettere a calendario, entro l’estate, un corso di formazione ad hoc sul come misurare l’impatto economico dell’intervento psicologico. Questa è una sfida prima di tutto culturale 😉

 

 

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  • Wunsch, E. M., Kliem, S., and Kroger, C. (2014). Population-based cost-offset estimation for the treatment of borderline personality disorder: projected costs in a currently running, ideal health system. Behav. Res. Ther. 60, 1–7. doi: 10.1016/j.brat.2014.06.002
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Depressione, diabete e modelli di intervento integrati

I modelli assistenziali integrati e collaborativi risultano determinanti per la gestione di persone con diabete 2 e depressione.

Lo ha stabilito il primo studio sul decorso vitalizio delle due patologie croniche, condotto su 50 soggetti adulti da Mary de Groot dell’Università dell’Indiana, secondo cui nel diabete di tipo 2 la depressione è associata a complicazioni a lungo termine, disabilità e mortalità precoce.

Quanto riscontrato implica la necessità – anche nella realtà italiana – di un adeguato screening della depressione da effettuarsi anche internamente ai centri di diabetologia ad opera di professionisti psicologi psicoterapeuti, assicurando poi che la persona abbia un eventuale, appropriato, trattamento.

L’overlap – più in generale – tra patologie croniche organiche e disturbi psichici era già stato adeguatamente rilevato da una ricerca del Centre for Mental Health 

 

Qui il dettaglio delle ricerche della Mary De Groot:

Lo scenario di opportunità professionale per lo psicologo è piuttosto importante, come Ordine psicologi Lazio ci stiamo lavorando oramai da un paio d’anni.

Abbiamo stipulato un protocollo di collaborazione con AMD Lazio (Associazione Medici Diabetologi) che ha dato vita ad una ricerca scientifica sull’impatto economico dell’intervento dello psicologo a sostegno dell’adherence della persona con diabete. Restituiremo i risultati nell’arco del 2017 e vi dico susciteranno parecchio entusiasmo tra gli addetti ai lavori.

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L’intervento psicologico in diabetologia
Corso Ondemand
Dott.ssa Mara Lastretti

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[vc_column width=”2/3″]Siamo riusciti a far inserire la figura dello psicologo dentro i 96 centri di diabetologia della Regione Lazio. Stiamo adesso presidiando la fase attuativa del PDTA, coscienti che la sanità regionale opera in stato di commissariamento, ma comunque attivi nel costruire rete con tutte le parti interessate.

Sediamo infine al Tavolo sulla Cronicità del Ministero della Salute, come Ordine Psicologi Lazio, per contribuire allo sviluppo di politiche di facilitazione, accesso e coinvolgimento attivo del paziente cronico nel suo percorso di cura.[/vc_column][/vc_row]

Tra l’altro, giusto per aggiungere un pò di carne al fuoco, ti segnalo l’articolo “A Tele-Behavioral Health Intervention to Reduce Depression, Anxiety, and Stress and Improve Diabetes Self-Management” dove verrebbe provata l’efficacia di interventi terapeutici ONLINE nella cura di depressione, ansia, stress (comorbidità frequenti alla patologia diabetica), evidenziando anche l’impatto economico generato a favore della sanità pubblica. Ecco, in Italia questa sarebbe un’altra bella sfida su cui giocarsela 😉

 

 

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CANADA: l’intervento psicologico fa risparmiare

La Psicologia fa risparmiare, la Psicologia abbatte i centri di costo.

Come AltraPsicologia prima – alla guida di ENPAP – e in Ordine Psicologi Lazio poi ci stiamo lavorando da qualche anno, ed effettivamente vediamo il positivo riscontro di molti interlocutori istituzionali.

Qui in Italia è una sfida – culturale, politica e professionale – tutta da giocare, in altri paesi la cost-effectiveness della Psicologia è cosa acquisita e consolidata.

In questo post ti propongo una traduzione dell’interessante paper della Canadian Psychological Association. Pubblicato nel lontano 2002, ma anni luce avanti all’Italia del 2016 😉

Per scaricare il PDF originale del paper clicca sul LIKE Facebook e/o sul TWEET Twitter così da poterlo anche diffondere e condividere con altri colleghi (clicca sui bottoni e comparirà il link di download).

[l2g name=”THE COST-EFFECTIVENESS OF PSYCHOLOGICAL INTERVENTIONS” id=”140492″ facebook=”true” twitter=”true” gplusone=”false”]

 

Partiamo da una prima considerazione a noi psicologi ben chiara: gli interventi psicologici possono trattare efficacemente una vasta gamma di problemi di salute di bambini ed adulti, tra cui depressione, disturbi d’ansia, disturbi causati dal panico, disturbo da stress post traumatico, disturbi alimentari, abuso di sostanze e dolore cronico (Nathan & Gorman, 1998; Chambless & Ollendick, 2001; Roth & Fonagy, 1996; U. K. Department of Health, 2001).

Inoltre, è risaputo che ci sono anche alcuni trattamenti psicologici efficaci contro malattie e disturbi che vengono solitamente trattati a livello di assistenza sanitaria di base ma che sono tipicamente difficili da curare esclusivamente dal punto di vista medico; tra questi, diabete di tipo 1 (Hampson et al., 2000), mal di testa cronici (Holroyd et al., 2001), artriti reumatoidi (Sharpe et al., 2001), mal di schiena lombare cronico (van Tulder et al., 2000), sindrome da affaticamento cronico (Whiting et al., 2001) e tanti altri sintomi fisici che non si possono spiegare dal punto di vista medico (Nezu, Nezu, & Lombardo, 2001).

Le ricerche più recenti hanno dimostrato che gli interventi psicologici possono essere più efficienti del trattamento farmacologico tradizionale per casi come disturbi causati dal panico e depressione.

In particolare, rispetto ai disturbi di panico risultano efficaci sia il trattamento farmacologico che terapeutico, tuttavia viene stimato che l’intervento psicologico costi dal 10 al 50% in meno rispetto al trattamento farmacologico.

Nella cura della depressione alcune analisi hanno dimostrato che l’intervento psicologico può produrre risultati paragonabili o superiori all’intervento farmacologico, anche perché la terapia con farmaci presuppone un tasso più elevato di rinuncia da parte dei pazienti, a differenza della terapia psicologica. Inoltre, uno studio recente mostra che, lungo un periodo di due anni, il trattamento farmacologico può arrivare a costare 30% in più rispetto al trattamento cognitivo comportamentale nello specifico.

Una recente analisi di 91 studi di ricerca pubblicati tra il 1967 ed il 1997 mostra che

[bctt tweet=”L’intervento psicologico in Sanità genera un risparmio medio del 20/30%” username=”nicolapiccinini”]

Nel 90% dei casi, non solo la maggior parte degli interventi psicologici hanno portato ad una riduzione dei costi, ma queste riduzioni sono spesso state così ampie da coprire totalmente i costi degli interventi psicologici stessi.

Per concludere, è evidente che gli interventi psicologici possono curare efficacemente un’ampia gamma di problemi di salute di bambini ed adulti. I trattamenti psicologici possono anche essere molto efficaci dal punto di vista del costo e, in alcuni casi, più di quanto lo siano gli interventi farmacologici comuni.

 

IL RAPPORTO COSTI/EFFICACIA DEGLI INTERVENTI PSICOLOGICI IN CANADA

Prima di passare alla prova del rapporto costi/efficacia e della compensazione dei costi dei servizi psicologici sono necessarie alcune informazioni sulle spese sanitarie in Canada. La stima dell’Istituto di Informazione Sanitaria canadese circa il rapporto costi/efficacia degli interventi psicologici nell’anno 2001 è che la spesa sanitaria ha superato i 102 bilioni di dollari, di cui il 73% sono attribuibili ai fondi pubblici (Canadian Institute for Health Information, 2001b, 2001c). Inoltre, negli ultimi anni, approssimativamente un terzo di tutti i programmi di spesa provinciali era indirizzato alla spesa sanitaria. In Canada, la natura dei dati del governo federale, provinciale e territoriale fa sì che sia difficile determinare la spesa effettiva degli interventi psicologici.

Per esempio, nonostante si sappia che il 20% di tutte le spese per i servizi legati alla sanità mentale in Ontario venga destinato alla psicoterapia, non può essere determinato con esattezza se questo dato si riferisce anche a tutta la gamma degli interventi di tipo comportamentale. Inoltre, dal momento che la maggior parte delle consultazioni psicologiche avvengono al di fuori delle istituzioni pubbliche (Stephens & Joubert, 2001), i dati sui servizi sanitari pubblici sottovaluterebbero il vero costo dei servizi psicologici in Canada.

Nel 1993 una stima indicava che il costo totale annuo delle malattie sostenuto dalla società canadese era di circa 130 bilioni di dollari – una quantità equivalente a quasi il 15% del PIL canadese. I disturbi mentali e le malattie del sistema nervoso – condizioni per le quali gli psicologi forniscono servizi continuamente – rappresentano il 13.4% dei costi del fardello del sistema sanitario (che include sia i costi diretti dei servizi di assistenza sanitaria sia quelli indiretti dovuti alla perdita di produttività e alla morte). In confronto, le condizioni più costose erano le malattie cardiovascolari e quelle musco-scheletriche, che rappresentavano rispettivamente il 15.2% ed il 13.8%. Una stima più recente e globale suggerisce che nel 1998 i costi (diretti ed indiretti) associati alla depressione e all’angoscia psicologica in generale, superavano i 14 bilioni di dollari (Stephens & Joubert, 2001).

Relativamente al fardello finanziario associato alla depressione, i dati canadesi sono simili a quelli americani e suggeriscono che

[bctt tweet=”I costi annui della DEPRESSIONE pro capite superano quelli associati all’IPERTENSIONE” username=”nicolapiccinini”]

e sono paragonabili a quelli associati ai problemi cardiovascolari, di schiena e al diabete (Druss, Rosenheck, & Sledge, 2000).

 

Nonostante la ricerca sul rapporto costi/efficacia e sui benefici dell’intervento psicologico sia abbastanza recente, vi sono sempre più ragioni per sostenere il rapporto costi/efficacia di tali interventi come, ad esempio, la terapia multisistemica per i giovani disagiati (Schoenwald, Ward, Henggeler, & Rowland, 2000) e la terapia di coppia come un’aggiunta al trattamento esterno dell’alcolismo (O’Farrell et al., 1996).

Ci sono anche indicazioni relativamente al fatto che, paragonati agli interventi medicali per la stessa malattia/disturbo, gli interventi psicologici possono avere un rapporto costi/efficacia superiore o paragonabile a questi (Miller & Magruder, 1999). Ovviamente nell’interpretare queste scoperte è importante ricordare che, pro capite, ci sono molti meno psicologi disponibili a fornire servizi appropriati di quanti sono i medici disponibili a prescrivere servizi medicali.

[bctt tweet=”In Canada gli psicologi che forniscono servizi sanitari sono il triplo del numero di psichiatri” username=”nicolapiccinini”]

Nonostante  in Canada gli psicologi che forniscono servizi sanitari sono presenti in numero tre volte superiore rispetto agli psichiatri (Canadian Psychological Association, 1999), per ogni 100.000 canadesi ci sono 185 fisici e solo 40 psicologi (a scopo di paragone: ci sono 54 dentisti, 49 fisioterapisti e 16 chiropratici per ogni 100.000 abitanti (Canadian Institute for Health Information, 2001).

Per illustrare la natura ed i risultati delle analisi più recenti in termini di efficacia dei costi, un esempio relativo al trattamento del disturbo da ansia è particolarmente importante: le stime americane sono che il 15% dei pazienti che si recano nei luoghi dedicati all’assistenza sanitaria di base soffrono di disturbi d’ansia e che il costo medio per tali pazienti in un lasso temporale di sei mesi sono di 2.390$, rispetto ai 1.397$ per i pazienti sprovvisti di tali disturbi (Simon, Ormel, Van Korff, & Barlow, 1995; see also Candilis & Pollack, 1997, and Greenberg et al., 1999).

Altre stime americane suggeriscono che i costi indiretti della depressione (tra cui perdita di produttività e assenteismo) sono almeno tre volte superiori ai costi dei trattamenti diretti associati alla stessa condizione (Zhang, Rost, & Fortney, 1999) e sono tanto alti o più alti dei costi indiretti associati alle condizioni medicali croniche comuni.

Gould, Otto e Pollack (1995) hanno esaminato i costi del trattamento del disturbo da panico su un periodo di due anni, paragonando il trattamento cognitivo-comportamentale (CBT) alle medicazioni prescritte normalmente (sia antidepressivi che benzodiazepine). Hanno utilizzato i dati di 43 studi pubblicati tra il 1974 ed il 1994. In generale, hanno scoperto che l’ampiezza dell’effetto del CBT e quella del trattamento dell’intervento farmacologico sono per lo più simili. Inoltre, non è emersa prova che la combinazione del CBT con la farmacoterapia portasse ad un esito più positivo se paragonato a quello di ciascun tipo di intervento effettuato separatamente.

Inoltre, Gould et al. hanno stimato il costo sia del CBT che della medicazione farmacologica. Per i servizi CBT, i costi stimati raggiungono i 90$ a sessione per le sessioni individuali, 40$ per quelle di gruppo e 60$ per quelle supplementari. Se paragonato, il costo del trattamento farmacologico viene stimato a 60$ per una sessione di management farmacologico, 0.60$ per 1mg di alprazolam generico, 0.90$ per 50mg di imipramina generica e 1.93$ per 20mg di fluoxetina (Prozac). Entrambi i trattamenti psicologici e farmacologici sono stati utilizzati per iniziare una singola sessione di valutazione di costi uguali.

I costi del CBT sono stati calcolati sulla base di 15 sessioni, con una sessione ulteriore durante il primo anno di trattamento e quattro sessioni durante il secondo anno. I costi dei trattamenti farmacologici sono stati calcolati sulla base di 2 sessioni per il primo mese, sessioni mensili per i seguenti 3 mesi, 3 sessioni supplementari durante il primo anno e 4 sessioni aggiuntive durante il secondo anno. I dosaggi dei medicinali sono stati selezionati in modo da riflettere i tipici dosaggi nelle prove cliniche. I costi di trasporto non sono stati presi in considerazione così come nemmeno i i costi amministrativi oppure i costi associati ad una perdita della produttività causata della presenza alle sessioni di trattamento. Sulla base di queste stime, Gould et al. hanno calcolato che un trattamento CBT individuale costa 1.650$ per un periodo di due anni, il costo del trattamento di gruppo ammonta a 840$. Al contrario, un trattamento con alprazolam va dai 1800$ ai 3312$, a seconda della dose, il trattamento con imipramina costa 912$ ed il trattamento con la fluoxetina costa 3504$.

Gli interventi CBT sono paragonabili dal punto di vista dell’efficacia alla medicazione utilizzata comunemente, ma meno cari rispetto alle opzioni farmacologiche disponibili.

Nonostante questa analisi del rapporto costi/efficacia sia informativa, è importante notare che è incompleta dal momento che sono stati presi in considerazione solamente i costi diretti. Un’analisi più completa è stata effettuata da Antonuccio, Thomas e Danton (1997) nel loro studio sui trattamenti della depressione.

Come hanno notato, molti studi meta analitici pubblicati sia nei giornali di psichiatria che in quelli di psicologia mostrano che

  • l’intervento psicologico (specialmente il CBT) può portare a risultati paragonabili o superiori a quelli del trattamento medicale della depressione,
  • gli interventi psicologici e medicali combinati non superano ciascun tipo di intervento effettuato individualmente e
  • la farmacoterapia implica un maggiore rischio di abbandono della cura a differenza dell’intervento psicologico.

Sulla base di queste valutazioni, è chiaro che il CBT è almeno tanto efficace quanto gli antidepressivi prescritti come trattamento della depressione. Antonuccio et al. ha sviluppato un modello del rapporto costi/efficacia che include i costi diretti di trattamento per il paziente o per il fornitore (costo di fornimento delle cure, costi dei medicinali, salari persi, costi di viaggio e costi di comorbidità), i costi diretti per la comunità (l’effetto moltiplicatore economico e riduzione delle tasse dovuti ai salari persi, oltre alla diminuzione del lavoro di servizio alla comunità da parte dei pazienti) e i costi indiretti per la società (perdita della produttività durante il trattamento, effetto moltiplicatore economico e riduzione delle tasse dovute alla perdita di produttività e perdita di reddito potenziale dovuta al suicidio).

Moltiplicando tutti i costi descritti in precedenza, questi ricercatori hanno stimato che il costo totale per un trattamento CBT individuale è di 23.696$ su un periodo di due anni (7.268$ costo del trattamento diretto per il paziente/fornitore, 1.253$ costo diretto per la comunità e 15.174$ costi indiretti per la società). D’altra parte, il trattamento farmacologico costerebbe in totale 30.733$ su un periodo di due anni, ovvero il 30% in più rispetto al CBT individuale. Questo costo si compone di 12.738$ costo diretto per il paziente/fornitore (ossia il 75% in più rispetto alla stessa categoria di costi per il CBT individuale), 946$ costi diretti per la comunità e 17.049$ costi indiretti per la società.

Il CBT individuale risulta – a parità di efficacia clinica – essere l’opzione più efficace dal punto di vista dei costi per il trattamento della depressione ed è stato quindi consigliato dai ricercatori come trattamento di prima scelta nella lotta contro la depressione.

Per concludere, poiché la disponibilità di studi in questo ambito è crescente, ci saranno sempre più possibilità per gli analisti delle politiche pubbliche di paragonare i meriti economici del trattamento psicologico a quelli del trattamento farmacologico. Sulla base dei dati disponibili attualmente, sembra certo che ci sarà un numero di malattie e condizioni per le quali l’intervento psicologico diventerà una delle opzioni di trattamento più efficaci dal punto di vista del rapporto costi/efficacia.

Oltre a questo, gli interventi psicologici sembra abbiano il potenziale di ridurre i costi dell’assistenza sanitaria, dal momento che i pazienti che vengono trattati con successo riducono il loro utilizzo di altri servizi di assistenza sanitaria. In alcuni casi, questa riduzione dei costi dovuta all’inutilizzo dei servizi di assistenza sanitaria può anche superare il costo stesso dei servizi psicologici, risultando così in una compensazione di costi dell’intero sistema.

Ovviamente è a vantaggio di tutti i canadesi considerare queste conclusioni come promotrici di un cambiamento del sistema di assistenza sanitaria. Con i crescenti costi dei servizi sanitari per la società, ogni servizio che può fornire uno status di salute migliore e la possibilità di risparmiare merita di essere esaminato attentamente dagli analisti politici e dai ministri della sanità.

In conclusione, i risultati della ricerca offrono una base molto valida per procedere all’espansione delle opzioni per finanziare pubblicamente i servizi psicologici così come per aumentare l’accesso pubblico a tutti gli interventi psicologici.

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Psicologi & Società

Celiachia. Il contributo dello psicologo per la gestione della quotidianità

In Italia ne soffrono 172 mila persone. Quale il possibile contributo dello psicologo?

Il Ministero della Salute ha da poco pubblicato la Relazione Annuale 2014 sulla Celiachia.

Ad oggi in Italia nel 2014 risultano 172.197 celiaci di cui il 48% è concentrato al Nord, il 22% al Centro, il 19% al Sud e l’11% nelle Isole. Un numero in crescita di circa il 15% rispetto ai numeri del 2012 quando erano 148.662. La Regione dove risiedono più celiaci risulta la Lombardia, con 30.541 soggetti, seguita da Lazio con i suoi 17.355 e Campania con 15.509 celiaci.

La popolazione celiaca, per la natura autoimmunitaria della malattia, risulta interessare più le donne (121.964) che gli uomini (50.233) con un rapporto medio Maschi:Femmine di 1:2 che in alcune regioni arriva a 1:3.

La celiachia è una malattia autoimmune che si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti in seguito all’assunzione del glutine e colpisce in proporzione più le donne che gli uomini. Dopo la diagnosi,  – afferma la Relazione – saper gestire la propria condizione di celiaco è il punto di partenza per poter organizzare la propria giornata e la propria vita sociale in modo consapevole e sereno.

Ebbene, è proprio su questo versante che lo psicologo può fornire un contributo importante. La persona con celiachia è chiamata ad affrontare importanti cambiamenti nei propri stili alimentari e di vita, e tali cambiamenti possono avere impatti profondi sulle dimensioni emotive e personali della persona, come in quelle delle relazioni sociali, piuttosto che dei rapporti di vita/lavoro/svago.
E tutto ciò dovrà continuare nel tempo, la persona dovrà tenere un’adherence sempre alta per non incorrere in complicanze.

Ebbene, lo psicologo facilita processi di adattamento, è in grado di favorire livelli di aderenza funzionali nelle singole persone con cronicità, così come nei loro sistemi di vita/lavoro (che comunque devono essere ingaggiati in tale processo).

Come Ordine Psicologi Lazio stiamo ad esempio lavorando ad un progetto di sostegno dell’aderenza alla terapia di persone con diabete, in collaborazione con medici diabetologi, cittadini e decisori politici. Tra l’altro abbiamo ottenuto un primo grande risultato in Regione Lazio di cui vi daremo nota entro prossima settimana 🙂

Allo stesso modo stiamo costruendo un percorso di promozione della funzione psicologica rispetto alla celiachia. Lo scorso anno abbiamo partecipato al GlutenFreeDay producendo un contributo che ha riscosso grande interesse. Stiamo continuando a confrontarci con l’AIC LAZIO (Associazione Italiana Celiachia) al fine di produrre un ulteriore percorso di ricerca che produca condizioni di miglior servizio e sostegno alle persone con cecliachia, ma anche che possa promuovere ruolo e funzione dello psicologo in tale ambito.

Qualcuno di voi opera già in tal senso?

Un caro saluto,
Nicola Piccinini

 

 

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Psicologia e Diabete nel Lazio. Uno storytelling

Alla presentazione e sottoscrizione del “Manifesto dei Diritti e dei Dovere della Persona con Diabete”, tenutasi questo 24 Novembre a Roma, c’erano anche gli psicologi del Lazio… ed a chiusura post potete vedere ed ascoltare in che termini 🙂

La ASL RM E, nel magnifico Salone del Commendatore, a Borgo Santo Spirito ha presentato un documento unico in Italia e non solo, frutto di un lungo e prezioso percorso tra operatori sanitari, istituzioni ed associazioni di persone con diabete.

A questo importante evento era presente anche l’Ordine Psicologi Lazio con un intervento inerente gli aspetti psicologi nella gestione della persona con diabete. Progetto a cui stiamo lavorando da circa un anno

Qui potete scaricare il programma della giornata, come potrete vedere erano presenti molti degli attori principali che girano attorno alla gestione del diabete, nel Lazio e non solo.

QUALE LA LOGICA DELL’INTERVENTO?

La sala era partecipata da associazioni di cittadini e da operatori sanitari, società scientifiche, responsabili di struttura sanitaria. Probabilmente gran parte della platea non aveva una idea ben chiara della molteplicità di contributi che lo psicologo può fornire… banalmente, il rischio era di vedersi posizionati solo a valle, al palesarsi di un disagio/disturbo della persona con diabete

Avevo 20 minuti per presentare e valorizzare il nostro contributo, che può essere ben più articolato e “di sistema”.

Ho valutato poco efficace proporre slide con bibliografia scientifica e fiumi di dati ed informazioni. Ero l’ultimo intervento di una sequenza di interventi probabilmente già ricchi di dati, riferimenti, informazioni (e così poi è effettivamente accaduto!).

Ho pensato potesse essere funzionale avvalersi di qualche tecnica di storytelling, in pratica ho provato a sostituire la descrizione scientifica di fenomeni e dimensioni psicologiche con la rappresentazione di una storia verosimile di una persona con diabete, nel suo fare quotidiano, in relazione ai contesti e soggetti per lei importanti… e poi usare quella storia per ancorare concretamente i contributi dello psicologo.

Una scelta rischiosa, ardita, che devo dire alla fine ha assolutamente ripagato le attese.

 

Psicodiagnostica, counseling e sentenza TAR Lazio

Anche agganciandomi a precedenti contributi, ho colto inoltre l’occasione per ribadire che – nella forma – i test psicologici sono atto tipico dello psicologo e che – nella sostanza – non è lo “sterile dato” che emerge dalla somministrazione del test utile nella gestione della persona con diabete, quanto la capacità di dare una “lettura complessa” a quelle informazioni, cosa che lo psicologo sa fare . Allo stesso modo ho colto l’occasione – grazie alla sentenza del TAR Lazio – di ribadire ancora una volta che il counseling è un atto tipico dello psicologo, cercando di entrare nel merito del “quando” lo diviene.

 

Insomma, una giornata importante in assoluto per i cittadini diabetici del Lazio che oggi dispongono di una preziosa risorsa – il Manifesto – e soprattutto di una rete multidisciplinare e istituzionale a supporto. Una giornata importante per gli psicologi del Lazio che si vedono rappresentati, presenti e parte attiva sul tema del diabete – e più in generale della cronicità – su cui tanto possiamo fare e dare.

 

Qui di seguito vi propongo l’audio dell’intervento e le slide utilizzate.

Dal vivo lo storytelling ha creato decisamente maggior pathos tra i presenti, è riuscito a tenere desta l’attenzione ed ha permesso ai partecipanti un ancoraggio di senso dei possibili contributi dello psicologo.

Mi auguro che anche in questa maniera, riesca a darvene un minimo contezza 😀

Che ne dite?

 

 

 

 

Aspetti psicologi nella gestione della persona con diabete from Nicola Piccinini
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Costi sanitari e sociali dei disturbi mentali: più alti di cancro, malattie cardiache o diabete

I disturbi mentali sono già nei Paesi ad alto reddito la principale causa di perdita di anni di vita per morte prematura e disabilità (17,4%), seguiti dal cancro (15,9%), dalle malattie cardiovascolari (14,8%), dagli infortuni (12.9%) e dalla malattie muscolo-scheletriche (9,2%).

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Obesità in Infanzia e Adolescenza. Dal Canada le nuove Linee Guida

Il Canadian Medical Association Journal ha pubblicato le nuove Linee Guida per prevenir e gestire l’obesità in infanzia e adolescenza.  Un importante lavoro che certamente verrà preso a riferimento anche al di fuori del territorio canadese.

In sintesi: tanto movimento, alimentazione sana, stili di vita funzionali, no a farmaci ed interventi bariatrici,

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Diabete e Psicologia. Parte la ricerca

Ieri ho partecipato al Convegno di presentazione del Report 2014 dell’Italian Barometer Diabetes Observatory (http://www.ibdo.it/) Foundation, presso il Ministero della Salute. Annualmente l’IBDO presenta il Think Tank sul diabete, una fotografia piuttosto nitida sullo stato dell’arte, ad opera dei vari operatori