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Diabete e obesità le nuove malattie urbane

Aumentano le patologie croniche in città!

La pandemia sociale del diabete e dell’obesità, decretata dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ogni giorno registra un incremento: basti pensare che si è passati da 108 milioni di casi nel1980 a 422 milioni nel 2014 e si stimano 642 milioni per il 2040.

 

Diabete urbano

Così viene definito il fenomeno e inserito in quello più largo dell’aumento di tutte le malattie croniche non trasmissibili nelle città: secondo i dati forniti nella due giorni romana, in Italia il 52% delle persone con diabete risiede nei primi 100 centri urbani. Una persona su tre con diabete, hanno spiegato gli esperti, risiede nelle 14 città metropolitane italiane, e a Roma è diabetico il 6,5% della popolazione, contro il 5,4% della media nazionale, più della media laziale.

Andrea Lenzi, presidente di Health City Institute, altro organismo che ha aderito con Roma, seconda città europea dopo Copenhagen, al programma Cities Changing Diabetes (tra le altre città aderenti anche  Shangai, Vancouver, Johannesburg, Città del Messico) spiega che “l’ambiente urbano influenza il modo in cui le persone vivono, mangiano, si muovono, tutti fattori che hanno un impatto sul rischio di sviluppare il diabete“. Età (il 70% dei diabetici di tipo 2 italiani ha più 60 anni), condizione sociale e istruzione sembrano essere, con qualche elemento contraddittorio, determinanti.

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Corso ondemand:
L’intervento psicologico in diabetologia

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Curare il sano

La frase emersa al convegno sembra una nuova forma di “medicalizzazione” ma andrebbe interpretata invece come “Proteggere il sano”. Prevenzione in primis in un dialogo continuo tra medico e paziente: alleanza dunque e niente paura dell’empowerment o del “paziente informato”. Fare sistema, gestione integrata, presa in carico, percorsi terapeutici, indicatori e utilizzo intelligente dei big data, educazione e accompagnamento. [/vc_column][/vc_row]

Niente paura di dr.Google, speciale attenzione all’aderenza alle terapie, alle complicanze e alla comorbidità anche multipla, dall’obesità all’ipertensione, dalle dislipidemie alla depressione, veri moltiplicatori della spesa ospedaliera, ed elementi tutt’altro che sotto controllo, sguardo agli aspetti psicologici e relazionali dei pazienti.

 

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Accordi economici e malattie.

Su diabete e obesità, infine, una ricerca pubblicata sul Canadian Medical Association Journal mette in relazione gli accordi Nafta Usa-Canada sui cibi (in particolare i dazi ridotti sullo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, con un raddoppio delle importazioni tra il 1994 e il 2000) con l’aumento di obesità e diabete.

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Corso ondemand:
Il gruppo psicologico con persone affette da patologie croniche[/vc_column][/vc_row]

Molto discutibile e non provata la causa-effetto: c’è solo un forte legame e un sospetto. Ma va registrata per autorevolezza e per quel che vale. Sarà certamente utilizzata da tutti gli oppositori dei vari trattati economici internazionali. Quello tra Europa e Canada è appunto in agenda

 

Fonte: http://www.repubblica.it/salute/prevenzione/2017/07/05/news/diabete_l_epidemia_e_sempre_piu_urbana-170042186/

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Psicologi & Società

In Italia 6 milioni di obesi, circa 4,5 miliardi di euro di spesa l’anno

I dati in Italia sono allarmanti: 6 milioni di obesi, di cui 500mila grandi obesi.

Ogni anno MUOIONO 57.000 persone per le complicanze legate all’obesità. UNA OGNI 10 MINUTI.

Il problema ahimé inizia dall’infanzia: 1 bambino su 3 è in sovrappeso e 1 su 4 è obeso.

Numeri enormi che si trasformano in spese enormi: il SSN sostiene annualmente un costo di circa 4,5 MILIARDI di euro (il 4% della spesa sanitaria italiana) per gestire le persone in condizione di obesità, incluse complicanze e comordibità correlate.

Ad esempio… sovrappeso e eccesso ponderale sono responsabili di circa l’80% dei casi di diabete, del 55% dei casi di ipertensione e del 35% di quelli di cardiopatia ischemica e di tumore.

Questi alcuni dei dati emersi durante il XXV Congresso della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità organizzato a Venezia il mese scorso. Il congresso intendeva ribadire “l’importanza dell’interdisciplinarietà nella cura di questa malattia“.

C’erano in effetti tutte le Società scientifiche di riferimento [Società italiana dell’obesità (Sio), Società italiana di diabetologia (Sid), Società italiana di chirurgia endoscopica (Sice), Associazione italiana di chirurgia plastica ed estetica dell’obesità (Aicpeo), Società italiana di emergenza e urgenza (Simeu)]”, ma NON GLI PSICOLOGI.

E’ un vero peccato! E’ un peccato che la comunità degli psicologi italiani spesso non disponga di Società scientifiche forti, riconosciute, operanti su specifici ambiti e nicchie. E’ un peccato che spesso in questi tavoli, in cui di fatto si tratteggiano le politiche della salute prossime future, non vi siano gli psicologi, quando invece la Psicologia può fornire un contributo importante, alcune volte determinante, per il contrasto al sovrappeso ed all’obesità.

Come Ordine Psicologi Lazio sul versante dell’alimentazione stiamo portando avanti diverse iniziative, non ultima la ricerca, in collaborazione con il Ministero della Salute, su “Nuove tecnologie e stili alimentari” che ha coinvolto oltre 1000 ragazzi, provenienti da 40 istituti scolastici regionali, tesa ad indagagare la relazione tra l’utilizzo delle nuove tecnologie da parte degli adolescenti laziali e il loro comportamento alimentari.

 

Mercoledì 7 Giugno p.v. presenteremo, presso il Ministero della Salute, gli esiti della ricerca. Sarà una preziosa opportunità per valorizzare e posizionare il contributo della funzione psicologica anche in area di tutela e promozione di salute alimentare 😀

Presto vi farò avere maggiori dettagli su luogo, orari e rogramma 😉

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Obesità, stili alimentari, costi socio-sanitari e Psicologia

L’obesità è ormai diventata un problema a livello globale.

L’Ordine Psicologi Lazio c’è! Siamo in chiusura del progetto “Nuove tecnologie e stili alimentari” condotto in collaborazione con la Direzione Generale per l’igiene la sicurezza degli alimenti e della nutrizione del Ministero della Salute. Uno studio sulle possibili correlazioni tra l’uso delle nuove tecnologie e il comportamento alimentare nella popolazione adolescente.

Il contributo della Psicologia è prezioso, in questo post riporto lo scenario globale, prima, e quello italiano, a seguire 🙂

 

Più di 2.1 miliardi di persone – quasi il 30% della popolazione totale – sono in sovrappeso oppure obesi (Ng. et al. 2014). Si tratta di circa due volte e mezzo il numero di adulti e bambini che sono denutriti. L’obesità e responsabile del 5% dei decessi a livello mondiale. Simon Stevens, amministratore delegato della National Health Service England, ha avvertito in settembre che

“stiamo andando, come dei sonnambuli, verso la peggior emergenza sanitaria per almeno tre decenni”

L’impatto sull’economia globale dell’obesità è di circa 2.0 trilioni di dollari, cioè il 2.8% del PIL globale – vagamente equivalente all’impatto globale di fumo o violenza armata, guerra e terrorismo, secondo una nuova ricerca del the McKinsey Global Institute (Overcoming obesity: An initial economic analysis – MGI 2014) (vedi figura 1).

obesita-psicologia

Oggi, il peso economico dell’obesità sui sistemi sanitari dei paesi sviluppati è compreso tra il 2 ed il 7% di tutta la spesa pubblica in ambito sanitario. E questo non include i costi elevati dei trattamenti per le malattie come il diabete di tipo 2 e le malattie del cuore, che alzano il costo della sanità fino al 20%, stando ad alcune stime.

 

L’obesità è un problema globale

Se l’obesità continua a diffondersi a tali ritmi, quasi metà della popolazione mondiale adulta sarà obesa entro il 2030.

Nessun paese è riuscito a ridurre il proprio tasso di obesità tra il 2000 ed il 2013. In questo periodo l’obesità è cresciuta dello 0.5 percento o più all’anno in 130 dei 196 paesi per il quali sono disponibili i documenti dell’OECD circa i dati sull’obesità (Obesity Update, OECD 2014). Oggigiorno, circa il 60% delle persone obese si trovano nei paesi in via di sviluppo.

C’è sempre più evidenza del fatto che, oltre ai costi dei sistemi sanitari, anche la produttività degli impiegati sia minacciata dall’obesità, compromettendo la concorrenza delle imprese. Il McKinsey Global Institute (MGI) ha stimato la perdita di produttività dovuta all’obesità utilizzando le misure standard degli anni di vita aggiustati per disabilità, DALYs, queste permettono di stabilire il numero di anni che vengono sprecati o resi economicamente improduttivi a causa di una malattia. Il numero dei DALYs persi a causa dell’obesità è tre volte maggiore nelle economie sviluppate rispetto ai mercati in via di sviluppo. Ad ogni modo, tale differenza si sta restringendo. La crescita del numero dei DALYs per 100.000 persone perse a causa dell’obesità è diminuito nelle economie sviluppate tra il 1990 ed il 2010, ma è cresciuto del 90% nelle economie in via di sviluppo.

 

Politiche per affrontare l’obesità

Quindi cosa bisogna fare? Passando in rassegna 500 processi di ricerca per la riduzione dell’obesità, MGI ha identificato 74 tipi di interventi per sconfiggere l’obesità in 18 aree. Questi includono sovvenzioni per offrire un pasto scolastico a tutti, etichette riportanti calorie ed altri valori, restrizioni su pubblicità di bevande e cibi ipercalorici e campagne di salute pubblica.

La natura sistemica della sfida all’obesità e la diversa qualità dei dati disponibili indicano che questa analisi è direzionale, più che essere perfetta. Quindi, possiamo considerarla come se fosse una mappa del 16esimo secolo con isole mancanti e continenti sformati, piuttosto che una mappa perfetta del 21esimo secolo riportante tutte le soluzioni.

È nel Regno Unito che il MGI ha deciso di attuare la sua ricerca iniziale; se in questo paese venissero implementati tutti i 44 interventi che è stato possibile analizzare, la tendenza crescente dell’obesità potrebbe essere invertita tanto da riportare ad un peso considerato normale il 20% delle persone sovrappeso, in un arco temporale che va dai cinque ai dieci anni. Questo ridurrebbe la quantità di persone obese e sovrappeso ad un numero corrispondente alla popolazione dell’Austria.

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L’obesità in Italia: è allarme!

È la nuova malattia della povertà. Diventerà un’emergenza sanitaria. Così titola il rapporto del progetto “Cuore”, l’osservatorio epidemiologico cardiovascolare dell’Iss, tra il 1998 e il 2012, ha fotografato un aumento dell’obesità in tutti e due i sessi: dal 17,5 al 24,5 in quello maschile e dal 22 al 24,9 in quello femminile, raggiungendo circa il 25 per cento in entrambi.

I cibi più salutari in genere costano di più. Anche frutta e verdura fresca non sono sempre a buon mercato. La tendenza a mangiare male è diffusa soprattutto nel ceto meno abbiente e meno istruito.

Mettere su troppi chili espone l’organismo a gravi complicanze, dall’ipertensione all’insorgenza del diabete, di malattie cardiovascolari, come ictus e infarti, poi tumore al pancreas e al colon. E può costare fino a 8 anni di vita in meno nei casi più gravi.

Nel 2014, lo studio “Okkio alla Salute” del MinSalute rivela che su quasi 50mila bambini, il 9,8 per cento sono obesi (di cui 2,2 per cento a livelli gravi) e il 20,9 in sovrappeso.

Tra le cause, ci sono ovviamente abitudini alimentari scorrette

L’8 per cento dei bambini salta la prima colazione, abbuffandosi a pranzo; il 25 per cento non mangia ogni giorno frutta e verdura; e ben il 41 per cento consuma bevande zuccherate e gassate. Ma anche la sedentarietà: quasi il 20 per cento fa sport soltanto un’ora alla settimana

 

La Psicologia e l’Ordine psicologi Lazio

La Psicologia e gli psicologi possono fornire un contributo determinante nel favorire (e mantenere nel tempo) corretti e funzionali comportamenti alimentari. Come Ordine psicologi Lazio ci siamo e ci stiamo spendendo convintamente su tale fronte.

Unitamente alla ricerca menzionata in apertura, abbiamo partecipato ai padiglioni EXPO del Ministero della Salute per parlare di salute alimentare, da un paio d’anni partecipiamo al SANIT Forum Salute con il nostro stand e molto altro che ti presento in questo video con Paola Medde, coordinatrice del Gruppo di Lavoro “Psicologia & Alimentazione”

https://www.facebook.com/nicolapiccinini.it/videos/317067648651333/

 

Fonti:

  • http://voxeu.org/article/obesity-global-economic-issue
  • http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/09/obesita-esperti-in-allarme-e-la-nuova-malattia-della-poverta-diventera-unemergenza-sanitaria/2627476/
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Nuova Sentenza Cassazione favorevole agli Psicologi su Counseling, Ansia e Stati Emotivi

La Corte Suprema di Cassazione, in data 15 Marzo 2016, ha respinto il ricorso proposto da un così definitosi “psicosmatista di impresa” (ma quanta creatività hanno questi abusivi?!?) contro la sentenza 1328/2015 della Corte di Appello di Bologna che lo aveva precedentemente condannato per per esercizio abusivo di professione di psicologo, come da Art. 348 del Codice Penale.

La Cassazione conferma quindi la sentenza della Corte di Appello di Bologna apportando argomentazioni di assoluto rilievo ai fini della tutela dello psicologo, ma anche e soprattutto dei cittadini!

 

Per il download della SENTENZA DELLA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE clicca LIKE Facebook e/o TWEET Twitter, così da poterla diffondere e condividere con altri colleghi. Grazie 😀
Qui di seguito i due bottoni

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Ansia e ricadute emotive dell’obesità

Questo il primo passaggio di assoluto rilievo:

la Corte territoriale, anche con precisi riferimenti alla conforme decisione di primo grado, ha ritenuto che i clienti si rivolgessero alla ricorrente a causa di disturbi di natura psicologica (ansia, ricadute emotive dell’obesità, ecc…), ottenendo, sulla base di sedute fondate sul dialogo, una guida comportante l’indicazione dei rimedi volti alla prevenzione del disagio e/o alla guarigione del paziente

Secondo la Sentenza di Cassazione, quindi, domande di intervento su stati d’ansia, così come domande di intervento su stati emotivi (al di là poi che sia per obesità o altro) della persona rientrano nelle competenze ESCLUSIVE dello Psicologo, nella misura in cui il dialogo mira a generare un cambiamento favorevole nella persona, rispetto allo stato con cui arriva al professionista.

Spesse volte counselor e similari, la buttano sull’empatia, sulle emozioni dello stare bene e bla bla bla… ecco, la Sentenza, da questo punto di vista è decisamente chiara e netta. Una grande risorsa giurisprudenziale

 

Counseling Psicologico

Questo l’altro passaggio interessante:

la Corte territoriale esclude quindi coerentemente la ricorrenza nel caso di specie, connotato di fatto da attività di diagnosi e cura, dell’attività di counseling psicologico, la quale ultima non pare per sua natura, anche in relazione alla intrinseca delicatezza e complessità dell’ambito di intervento, difforme da quella propria dello psicologo

La Sentenza in pratica va a rafforzare che il counseling è psicologico ed in quanto tale è attività tipica e propria dello psicologo.

 

L’importanza della Continuità

E qui un altro puntello mica male!

i giudici hanno concordemente descritto modalità di fatto tali per continuità, onerosità e organizzazione, da creare l’oggettiva apparenza di una attività professionale

In pratica la Cassazione dice che questo abusivo, nella pratica ha ricevuto soldi per la prestazione e l’ha portata avanti nel tempo, con incontri/sedute ripetuti. Questo aspetto è assolutamente importante in riferimento invece alla possibilità di escludere la punibilità per particolare tenuità del fatto, di cui all’art. 131-bis del Codice Penale.

In pratica l’esclusione dell’applicabilità del criterio della particolare tenuità, che si temeva potesse sterilizzare il reato di esercizio abusivo, va invece a configurare un altro, ennesimo, duro colpo ai counselor, dopo la batosta del Tar Lazio di novembre scorso sul counseling psicologico

Vedremo adesso di reperire anche le sentenze di primo e secondo grado per ricostruire il dispositivo della cassazione e trarne maggior intelligence, ma già così questa Sentenza rappresenta un durissimo colpo a tutti i counselor e gli altri abusivi di professione di psicologo.

 

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Bambini: 1 su 5 in sovrappeso, 1 su 10 obeso

Il 20,9% dei bambini italiani è in sovrappeso e il 9,8% è obeso. Questi i numeri emersi dell’indagine ‘Okkio alla salute‘, iniziativa Ministero della Salute.

Qui le 4 pagine di sintesi del Rapporto 2014, da poco reso disponibile.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) i bambini in eccesso ponderale nel mondo sono 44 milioni. L’impatto dell’obesità e le conseguenti ripercussioni dirette sulla salute sottolineano come sia prioritario e necessario contrastare tempestivamente tale fenomeno. L’Action Plan on Childhood Obesity 2014-2020 dell’Unione Europea si inserisce proprio in quest’ottica di prevenzione e contrasto.

OKkio alla SALUTE ad oggi vanta quattro rilevazioni (2008/9, 2010, 2012 e 2014), ognuna delle quali ha coinvolto oltre 40.000 bambini e genitori e 2.000 scuole.

Dai dati 2014 emerge che l’8% dei bambini salta la prima colazione, il 31% fa una colazione non adeguata (ossia sbilanciata in termini di carboidrati e proteine) e il 52% fa una merenda di metà mattina abbondante. Il 25% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e/o verdura e il 41% dichiara che i propri figli assumono abitualmente bevande zuccherate e/o gassate.

Il 16% dei bambini non ha svolto attività fisica il giorno precedente l’indagine, il 18% pratica sport per non più di un’ora a settimana, il 42% ha la TV nella propria camera, il 35% guarda la TV e/o gioca con i videogiochi più di 2 ore al giorno e solo 1 bambino su 4 si reca a scuola a piedi o in bicicletta.

Il tema del sovrappeso ed obesità in infanzia e adolescenza è caldissimo per il Ministero della Salute.

Come Ordine Psicologi Lazio, proprio con il Ministero Salute, abbiamo avviato una ricerca sul rapporto tra l'(ab)uso di nuove tecnologie e stili alimentari in adolescenza. Qui un articolo di Focus.it “Salute: tv e smartphone anche a tavola, al via indagine sui giovanissimi“.

 

 

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Obesità in Infanzia e Adolescenza. Dal Canada le nuove Linee Guida

Il Canadian Medical Association Journal ha pubblicato le nuove Linee Guida per prevenir e gestire l’obesità in infanzia e adolescenza.  Un importante lavoro che certamente verrà preso a riferimento anche al di fuori del territorio canadese.

In sintesi: tanto movimento, alimentazione sana, stili di vita funzionali, no a farmaci ed interventi bariatrici,

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Italia: 1 bambino su 5 è in sovrappeso.

Un bimbo di 8-9 anni su cinque è sovrappeso, uno su dieci obeso e il 2,2% è severamente obeso

Risulta scarsa, infatti, la “consapevolezza” da parte delle madri che nel 38% dei casi non ritiene che il proprio

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Il costo sociale dell’obesità. 74 tipi intervento, suddivisi in 18 aree

L’obesità è oramai una emergenza globale. Più di 2.1 milioni di persone – quasi il 30% della popolazione mondiale – sono oggi in sovrappeso o obese (Ng et al 2014). In pratica, due volte e mezzo il numero di adulti e bambini che nel mondo sono denutriti!

L’obesità è responsabile di circa il 5% dei decessi in tutto il mondo. Simon Stevens, chief executive del Servizio Sanitario Nazionale in Inghilterra, a settembre scorso ha avvertito che “stiamo perdendo tempo rispetto alla peggiore emergenza per la salute pubblica degli ultimi tre decenni.”

Questa crisi non riguarda soltanto le dimensioni sociali e di salute, ma anche economiche. L’impatto economico globale dovuto all’emergenza obesità è di circa 2 trilioni di dollari, ovvero il 2,8% del PIL mondiale, più o meno equivalente all’impatto globale dato dal fumo o dalla violenza armata, la guerra e il terrorismo.

Il costo Sociale dell'Obesità

La McKinsey Global Institute (MGI), nel 2014 ha individuato 74 tipologie di intervento, suddivise in 18 differenti aree. Qui puoi scaricare la ricerca integrale

Già oggi il costo dell’obesità sulle casse dei sistemi sanitari oscilla tra il 2% ed il 7% della spesa pubblica, e ciò senza includere l’importante costo sanitario riguardante le varie complicanze e malattie associate allo stato di sovrappeso ed obesità (diabete, cardiovascolari, ecc…), che porterebbe il costo sanitario sino al 20%.

 

L’obesità è un problema globale

Se la tendenza all’obesità continua sulla sua attuale traiettoria statistica, quasi la metà della popolazione adulta del mondo sarà in sovrappeso o obesa entro il 2030.

Nessun paese è riuscito a ridurre la sua prevalenza dell’obesità tra il 2000 e il 2013. Durante questo periodo, la prevalenza è cresciuta di 0,5 punti percentuali o più all’anno in 130 dei 196 paesi per i quali si dispone di dati OCSE (OECD 2014). L’obesità, sino a qualche anno fa era un problema tipico dei paesi con economie sviluppate, ma con l’aumentare del reddito nei paesi emergenti il problema si sta rapidamente diffondendo. Oggi, circa il 60% delle persone obese del mondo abitano nei paesi in via di sviluppo.

Anche la produttività dei dipendenti è minacciata dall’obesità, compromettendo la competitività delle imprese. McKinsey Global Institute (MGI) ha valutato la perdita di produttività per l’obesità con il disability-adjusted life (attesa di vita corretta per disabilità), o DALYs, che misura il numero di anni che si perdono o si rendono economicamente improduttivi a causa della malattia. Gli anni persi per obesità sono oggi tre volte più alti nelle economie sviluppate rispetto ai mercati emergenti. Tuttavia, questo divario si sta riducendo. L’aumento del numero dei DALYs per 100.000 persone è rallentato nelle economie sviluppate tra il 1990 e il 2010, ma è salito del 90% nelle economie emergenti.

 

Le politiche per combattere l’obesità

Che cosa necessita fare?

Analizzando circa 500 casi di riduzione di obesità in tutto il mondo, McKinsey Global Institute (MGI) ha individuato 74 interventi per affrontare l’obesità in 18 aree.

Questi interventi includono i pasti scolastici agevolati per tutti, l’etichettatura di calorie e nutrizionale, restrizioni alla pubblicità di alimenti ad alto contenuto calorico e di bevande, e le campagne di salute pubblica.

A causa della natura sistemica dell’obesità e di alcune lacune nella raccolta dati, MGI ha potuto effettuare una proiezione di impatto economico di sole 44 tipologie di intervento sui 74 individuati.

Se il Regno Unito, il paese in cui MGI ha scelto di effettuare la sua valutazione iniziale, avesse distribuito e sostenuto tutti i 44 interventi testati, si sarebbe potuta invertire la crescente tendenza all’obesità e portare circa il 20% degli individui in sovrappeso e obesi di nuovo nella normale categoria di peso nell’arco di cinque-dieci anni. Ciò avrebbe ridotto il numero di persone obese e in sovrappeso di circa la popolazione austriaca.

 

Costo-efficacia e la necessità di un’azione coordinata

La messa in opera dell’intero set di interventi dovrebbe agire sia per modificare gli stili alimentari che i livelli di attività fisica della popolazione. Istruire e informare la popolazione sui rischi dell’obesità è importante, ma le ricerche dimostrano che non è sufficiente a deflazionare il problema.

La nostra analisi per il Regno Unito suggerisce che quasi tutti gli interventi individuati sono convenienti per la società. Il risparmio sui costi sanitari e una maggiore produttività (calcolati su tutta la durata di vita della popolazione bersaglio) potrebbero essere maggiori dei soldi di investimento necessari per fornire l’intervento. Un programma integrato per invertire l’aumento dell’obesità potrebbe salvare il Servizio Sanitario Nazionale circa 1,2 miliardi di dollari all’anno.

Il costo Sociale dell'Obesità

 

Impatto e costi sono stimati e misurati tramite l’uso del DALY, rispetto a tutta la popolazione del Regno Unito nel 2014 (scarica studio integrale: MGI Obesity_Full report_November 2014)

Solo una azione sistemica di tutti gli interventi anti-obesità, implementata su larga scala, sarà sufficiente a superare l’aumento dell’obesità. Nessun singolo gruppo nella società – governo, rivenditori, le aziende di beni di consumo, i ristoranti, i datori di lavoro, organizzazioni dei media, operatori sanitari, o individui – sarebbe in grado singolarmente di combattere l’aumento dell’obesità. Nonostante ciò, gli sforzi per affrontare l’obesità sono stati sinora parziali o frammentari. A ciò si aggiunge che il dibattito globale su come rispondere all’obesità è diventato polarizzato (ndr: sicuramente anche a causa degli enormi INTERESSI ECONOMICI in gioco!) tra parti divenute profondamente antagoniste.

 

Traduzione dell’articolo “Obesity: A global economic issue“, su VOX

Altre fonti:

McKinsey Global Institute (MGI) (2014), “Overcoming obesity: An initial economic analysis”, Discussion paper, November.

OECD (2014), “Obesity Update”, Organisation for Economic Co-operation and Development, June.

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Obesità infantile: l’Action Plan europeo 2014-2020

In Europa, nonostante l’attenzione rivolta alla promozione degli stili di vita salutari e alla lotta al sovrappeso, la proporzione di persone in eccesso ponderale rimane elevata e circa il 7% della spesa sanitaria europea è