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Nel 2050 avremo 132 Milioni di persone nel mondo con Disturbi Mentali

Tra il 2015 e il 2050, la proporzione della popolazione mondiale oltre i 60 anni raddoppierà quasi dal 12% al 22% e, considerando che oltre il 20% degli over 60 soffre di disturbi mentali, che i disturbi mentali e neurologici tra gli anziani rappresentano il 6,6% della disabilità totale (DALY) per questa fascia di età e che i disturbi nelle persone anziane rappresentano il 17,4% degli anni vissuti con disabilità (YLD), c’è di che preoccuparsi.

 

Corso Online
Corso Online “Percorso di stimolazione cognitiva per anziani con demenza lieve e lieve-moderata”

E infatti per l’Oms la salute mentale resta una delle emergenze prioritarie per gli scenari della sanità nei prossimi anni. I disturbi mentali e neurologici più comuni nella terza età sono la demenza e la depressione, che colpiscono rispettivamente il 5% e il 7% della popolazione più anziana del mondo. I disturbi d’ansia colpiscono il 3,8% della popolazione anziana, i problemi di consumo di sostanze colpiscono quasi l’1% e circa un quarto dei decessi per autolesionismo sono tra le persone di 60 anni o più. I problemi di abuso di sostanze tra le persone anziane sono spesso trascurati o erroneamente diagnosticati.

Si stima che siano 50 milioni le persone in tutto il mondo che vivano con demenza e che quasi il 60% di questi viva in paesi a basso e medio reddito. Un numero destinato ad aumentare fino a 75 milioni di persone con demenza nel 2030 e addirittura a 132 milioni nel 2050 (controllare perché i dati sui grafici sono diversi).

[bctt tweet=”La depressione causa grande sofferenza e porta a compromettere il funzionamento nella vita quotidiana.” username=”@nicolapiccinini”]

La depressione è sotto diagnosticata e sottoposta a trattamento insufficiente nelle strutture di assistenza primaria. I sintomi sono spesso trascurati e non trattati perché coincidono con altri problemi riscontrati dagli adulti più anziani.

 

Scarica i 3 ebook dell’OMS su salute mentale e demenza

 

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  1. Piano azione salute mentale 2013-2020
  2. Piano demenza 2017-2025
  3. Demenza priorità salute pubblica

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Per questo l’Oms torna a parlare ancora una volta del tema e rilancia il suo piano d’azione contro le demenze sintetizzabile in quattro obiettivi principali:

  • rafforzare una leadership e una governance efficaci per la salute mentale;
  • fornire servizi completi, integrati e reattivi per la salute mentale e l’assistenza sociale in contesti basati sulla comunità;
  • attuare strategie di promozione e prevenzione nella salute mentale;
  • rafforzare i sistemi informativi, le prove e la ricerca per la salute mentale.
Secondo l’Oms, poi, è molto importante preparare gli operatori sanitari e le società per soddisfare i bisogni specifici delle popolazioni più anziane, tra cui:
  • formazione per i professionisti della salute nel fornire assistenza agli anziani;
  • prevenire e gestire malattie croniche associate all’età, inclusi disturbi mentali, neurologici e di uso di sostanze;
  • progettare politiche sostenibili a lungo termine e cure palliative; e
  • sviluppo di servizi e impostazioni adatti all’età.

 

 

Tratto da QuotidianoSanità

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Ansia e depressione nei luoghi di lavoro determinano una perdita economica del 4-6% del PIL

I problemi sanitari legati al lavoro – ansia e depressione in primis – determinano una perdita economica del 4-6% del Pil per la maggior parte dei paesi.

In tutto il mondo, oltre 300 milioni di persone soffrono di depressione, la principale causa di disabilità. Più di 260 milioni vivono con disturbi d’ansia. Molte di queste persone vivono con entrambi. Un recente studio condotto dall’Oms stima che i disordini di depressione e ansia costano l’economia globale a 1 trilioni di dollari ogni anno in una perdita di produttività.

Un ambiente di lavoro negativo può portare a problemi di salute fisica e mentale, uso nocivo di sostanze o alcool, assenteismo e perdita di produttività.

A livello mondiale, il piano globale d’azione dell’Oms sulla salute dei lavoratori (2008-2017) e il piano d’azione per la salute mentale (2013-2020) definiscono principi, obiettivi e strategie di attuazione per promuovere la buona salute mentale sul posto di lavoro.

Questi due ebook includono:

  • affrontare determinanti sociali della salute mentale, quali gli standard di vita e le condizioni di lavoro;
  • attività di prevenzione e promozione della salute e della salute mentale, incluse le attività volte a ridurre la stigmatizzazione e la discriminazione;
  • e aumentare l’accesso alle cure basate sulle prove attraverso lo sviluppo di servizi sanitari, incluso l’accesso ai servizi sanitari professionali.

Scarica i due documenti

 

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Il Piano globale Oms per la salute dei lavoratori

Il Piano globale Oms sulla salute mentale

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Articolo tratto da http://www.quotidianosanita.it/

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Esplode la vendita online di antidepressivi, ansiolitici e antidolorifici

Antidepressivi, ansiolitici e antidolorifici insidiano lo strapotere del Viagra e dei suoi fratelli nella vendita online di farmaci illegali.

Questo è quanto afferma il tenente colonnello Andrea Zapparoli, alla guida del reparto operativo dei Nas a Roma: «Negli ultimi due anni abbiamo registrato un boom di sequestri. Ma più che a un fenomeno criminale, con antidepressivi e ansiolitici siamo di fronte a un fenomeno sociale».

Ed in effetti di fenomeno sociale si tratta, e ci racconta di segmenti sempre più ampi di popolazione in stato di difficoltà e disagio, persone che potrebbero andare (e vanno!) dal proprio medico di famiglia, che potrebbero andare dallo psicologo (se solo fosse presente nel SSN!), e che invece scelgono la più patinata e nascosta strada (assai pericolosa!) dell’acquisto online.

Fino a qualche anno fa il commercio illegale online di farmaci riguardava più che altro pasticche per culturisti, per disfunzioni erettili e per diete strabilianti. Oggi si allarga alle “persone qualunque“, le persone con i malesseri più o meno importanti di questa società complicata.

Una società che ti complica la vita, e parimenti ti chiede di essere adeguato, forte, competente e performante. Perché andare da uno psicologo a “perdere tempo” ed a doversi mettere in gioco? Perché, adesso, andare anche da un medico di base a farsi prescrivere psicofarmaci? Perché rischiare lo stigma quando puoi ordinare comodamente dal tuo divano di casa una confezione di farmaci, a scelta?

Internet è un agito, ordinare antidepressivi o ansiolitici sul web è piuttosto semplice. Se per acquistare droghe online devi accedere al dark web, usare espedienti per aggirare i controlli, per antidepressivi ed ansiolitici basta collegarti  ad una delle migliaia di farmacie online.

Le persone mediamente sono consapevoli della mancanza di standard di sicurezza, sono mediamente consapevoli dei possibili rischi, ma ciò nonostante procedono all’acquisto ed assunzione… sperando vada bene…

La Apple, per migliorare le modalità di interazione dell’utente con l’assistente virtuale SIRI, sta cercando ingegneri specializzati in “Siri Software Engineer, Health and Wellness” e tra i requisiti supplementari inserisce esperienza nel campo della psicologia o della consulenza psicologica.

Le persone parlano seriamente con Siri” si legge nell’annuncio. “Parlano con Siri di ogni sorta di argomento, incluso quando hanno avuto una giornata stressante o hanno qualcosa di serio in mente. Si rivolgono a Siri per le emergenze e vogliono indicazioni su come condurre una vita più sana”.

I claim dei famosi spot pubblicitari e degli innovativi progetti di sviluppo tecnologico ci vogliono convincere che le tecnologie connettono le persone, che i social connettono, ma la realtà dei fatti spesso dice tutt’altro… ci racconta di persone sole, di persone fragili che preferiscono rischiare la propria salute, in solitudine, perché non sanno chiedere aiuto, perché sentono più sicuro tutelare la loro apparente, patinata, vita di stento e sofferenza.

Vi lascio con l’amaro e divertente video della miniserie #VoltaPagina, prodotta nel 2015 da Ordine Psicologi Lazio in collaborazione con Filippo Giardina

Vuoi cambiare vita?

https://www.facebook.com/ordinepsicologilazio/videos/861247187322917/

 

Fonte: http://www.repubblica.it/salute/medicina/2017/09/18/news/sul_web_c_e_lo_psicoboom-175268160/

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In alcune forme di tumore lo stress psicologico si associa a una mortalità più alta

Secondo uno studio pubblicato su Bmj (British Medical Journal), primo autore David Batty del Dipartimento di epidemiologia e salute pubblica allo University College London, Regno Unito, lo stress psicologico può essere predittivo di mortalità per certi tipi di cancro.

«Come le malattie cardiovascolari, i tumori sono una delle principali cause di mortalità e di morbilità, e diversi meccanismi sono stati chiamati in causa nel collegarli allo stress psicologico» esordisce il ricercatore, ricordando, per esempio, che l’esposizione ricorrente a stress emotivi potrebbe diminuire la funzione delle cellule natural killer riducendo il controllo delle cellule tumorali.

Un’altra ipotesi di particolare rilevanza è che la depressione potrebbe portare a una deregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (Hpa), aumentando le concentrazioni di cortisolo nonché inibendo la riparazione del Dna con un impatto sfavorevole sui meccanismi di difesa dal cancro.

Per esaminare il ruolo di ansia e depressione come potenziale fattore predittivo di mortalità per cancro, i ricercatori hanno analizzato i dati di 16 studi prospettici di coorte avviati tra il 1994 e il 2008 per un totale di 163.363 uomini e donne inizialmente senza diagnosi di cancro, ma con un significativo disagio psicologico misurato in base al questionario di salute generale GHQ-12, seguiti in media per poco meno di 10 anni, periodo in cui si sono verificati 4.353 decessi per cancro.

Dopo gli opportuni aggiustamenti per fattori confondenti, gli autori hanno scoperto che nelle persone con disagio psicologico, ossia con punteggio GHQ-12 da 7 a 12, i tassi di mortalità globali per cancro erano significativamente maggiori rispetto ai soggetti nei quali il GHQ-12 era compreso tra 0 e 6. In particolare, i tumori con una maggiore frequenza di decessi erano quelli non correlati al fumo, il carcinoma del colon-retto, della prostata, del pancreas, dell’esofago e le forme leucemiche.

«In conclusione, questi risultati si aggiungono alla crescente evidenza di un’associazione tra stress psicologico e malattie organiche, in questo caso rappresentate da alcune forme di tumore» conclude Batty.

Articolo: “Psychological distress in relation to site specific cancer mortality: pooling of unpublished data from 16 prospective cohort studies” http://www.bmj.com/content/356/bmj.j108

Fonte: http://www.doctor33.it/

 

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AUSTRALIA: costi e benefici dell’intervento psicologico

L’intervento psicologico abbatte i costi sanitari e produce benefici economici, clinici ed organizzativi

Questa la posizione dell’Australian Psychological Society rappresentata nell’articolo “Counting the costs and reaping the benefits: Evidence for the cost-effectiveness of psychological interventions“.

Attraverso le ricerche dell’ Australian National Survey of Mental Health and Wellbeing (AIHW, 2013) si è rilevato che il 45% degli australiani manifesta disordini mentali durante l’arco della propria vita.

Per tale ragione divengono determinanti le politiche di prevenzione e trattamento, così come i dati circa l’efficacia dell’intervento psicologico, utili a predisporre piani di finanziamento ed investimento.  Nello specifico, il governo australiano ha istituito servizi psicologici finalizzati ad intervenire sui disordini mentali ad alta ricorrenza, come l’iniziativa Migliore Accesso e all’Accesso agli ausili di assistenza sanitaria (Better Access and Access to Allied Health Services – ATAPS), sui problemi dei bambini (KidsMatter) attraverso una serie di programmi per affrontare le malattie mentali dei bambini nelle scuole primarie e nelle scuole d’infanzia, e iniziative rivolte alle malattie mentali della gioventù.

Le valutazioni di questi programmi sono state positive ed il supporto governativo, per affrontare l’elevato tasso di malattie mentali, fino ad ora è stato incoraggiante.

Per il governo australiano, i servizi psicologici che hanno un buon rapporto costo-efficacia e sono anche efficaci a livello clinico devono essere di centrale importanza per tutte le politiche rivolte alle malattie mentali e alla ricerca di fondi finanziari.

A livello internazionale, per alcuni decenni, i ricercatori hanno analizzato i costi e i benefici degli interventi psicologici per una serie di malattie mentali ad alta ricorrenza, come ad esempio depressione, disturbi d’ansia, disordini psicotici, disturbi dell’attenzione nei bambini e disordini di condotta.

[bctt tweet=”L’intervento psicologico nei disturbi mentali genera un risparmio di costi sanitari del 20/30%” username=”nicolapiccinini”]

Il risparmio in termini di costo dell’assistenza sanitaria e degli interventi psicologici per disturbi mentali si è rilevato compreso tra il 20 e il 30 % in uno studio in meta-analisi di 91 casi pubblicati negli ultimi trent’anni (Chiles, Lambert & Hatch, 1999).
Clicca sui bottoni LIKE o TWEET per scaricare il file della ricerca

[l2g name=”The Impact of Psychological Interventions on Medical Cost Offset: A Meta-analytic Review” id=”140613″]

Alle stesse conclusioni è arrivato il governo canadese: l’intervento psicologico fa risparmiare. Ciò grazie ad un’ampia ricerca della Canadian Psychological Association.

Nel Regno Unito, gli studi del rapporto costi-efficacia sono stati addirittura commissionati dal Servizio Sanitario Nazionale per rendere più informate le decisioni di finanziamento da parte dei politici. Questi studi sono generalmente di alta qualità essendo stati condotti insieme a sperimentazioni cliniche e utilizzando il quality-adjusted life years (QALY) come unità di misura per l’analisi.

 

Valutazione del costo-efficacia (Assessing Cost Effectiveness ACE)  degli studi

In Australia è stato condotto lo studio di valutazione del costo-efficacia (ACE) dell’intervento psicologico usando modelli economici espressi in termini di disability-adjusted life year (DALYs).

[bctt tweet=”In alcuni casi i trattamenti psicologici sono più economici ed efficaci sui disordini mentali rispetto ai farmaci” username=”nicolapiccinini”]

Lo studio ACE hanno esaminato gli interventi psicologici per la prevenzione e il trattamento di disordini mentali sia in adulti che in bambini ed ha dimostrato di soddisfare il rapporto costo-efficacia. In alcuni casi viene evidenziato come i trattamenti psicologici sono più convenienti in termini di costo-efficacia dei trattamenti standard sanitari. Questo studio del governo australiano ha rilevato un risparmio di costo che varia dai $9,000 ai $23,000 per DALY (e.g., Haby et al., 2004; Heuzenroeder et al., 2004; Mihalopoulos & Vos, 2013; Mihalopoulos et al., 2012; Vos et al., 2005).

 

 

Migliore Accesso alla Valutazione

Ulteriori ricerche sul rapporto costo-effecacia degli interventi psicologici sono stati condotte da parte del governo austarliano in una valutazione del 2011 (Pirkis et al., 2011) sulle iniziative per il “Miglior Accesso” (Better Access), le quali permettono l’accesso all’assistenza sanitaria per gli interventi psicologici sui disordini mentali ad alta ricorrenza.

Un’analisi complessiva dei costi era al di fuori dello scopo della valutazione, le ricerche hanno comparato solamente i risultati dei consumatori e i costi delle cure (compresi gli psicologi e le fatturazioni del medico curante previste dal Medicare Benefits Schedule) con un costo standard riconosciuto per i trattamenti ottimali per l’ansia e la depressione. Il costo del pacchetto di cura è risultato significativamente inferiore. Su queste basi, è stato concluso che gli interventi psicologici forniti dagli psicologi attraverso le iniziative del “Miglior Accesso” (Better Access) soddisfano il rapporto costo-efficacia nell’offerta di assistenza sanitaria, supportando in gran parte la ricerca in questa area fino ad ora.

Ci sono studi di buona qualità, sia in Australia sia a livello internazionale, che indicano come gli interventi psicologici per disordini mentali siano efficaci.

Sebbene i costi non debbano essere l’unico fattore trainante nei programmi di assistenza sanitaria, l’attuale evidenza per il rapporto costo-efficacia degli interventi psicologici, in particolare per il trattamento di disordini ad elevata ricorrenza, sta sostanzialmente crescendo. Questo forma una solida base per gli investimenti del Governo per fornire un più ampio accesso della comunità agli interventi psicologici e insieme a questo fornisce supporto per sperimentazioni cliniche da costruire nella già consolidata evidenza. Questo non funzionerà solo verso la realizzazione dei bisogni di alto livello della comunità, ma costituirà la base, fondata sui dati, della pianificazione economica.

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Depressione, diabete e modelli di intervento integrati

I modelli assistenziali integrati e collaborativi risultano determinanti per la gestione di persone con diabete 2 e depressione.

Lo ha stabilito il primo studio sul decorso vitalizio delle due patologie croniche, condotto su 50 soggetti adulti da Mary de Groot dell’Università dell’Indiana, secondo cui nel diabete di tipo 2 la depressione è associata a complicazioni a lungo termine, disabilità e mortalità precoce.

Quanto riscontrato implica la necessità – anche nella realtà italiana – di un adeguato screening della depressione da effettuarsi anche internamente ai centri di diabetologia ad opera di professionisti psicologi psicoterapeuti, assicurando poi che la persona abbia un eventuale, appropriato, trattamento.

L’overlap – più in generale – tra patologie croniche organiche e disturbi psichici era già stato adeguatamente rilevato da una ricerca del Centre for Mental Health 

 

Qui il dettaglio delle ricerche della Mary De Groot:

Lo scenario di opportunità professionale per lo psicologo è piuttosto importante, come Ordine psicologi Lazio ci stiamo lavorando oramai da un paio d’anni.

Abbiamo stipulato un protocollo di collaborazione con AMD Lazio (Associazione Medici Diabetologi) che ha dato vita ad una ricerca scientifica sull’impatto economico dell’intervento dello psicologo a sostegno dell’adherence della persona con diabete. Restituiremo i risultati nell’arco del 2017 e vi dico susciteranno parecchio entusiasmo tra gli addetti ai lavori.

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L’intervento psicologico in diabetologia
Corso Ondemand
Dott.ssa Mara Lastretti

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[vc_column width=”2/3″]Siamo riusciti a far inserire la figura dello psicologo dentro i 96 centri di diabetologia della Regione Lazio. Stiamo adesso presidiando la fase attuativa del PDTA, coscienti che la sanità regionale opera in stato di commissariamento, ma comunque attivi nel costruire rete con tutte le parti interessate.

Sediamo infine al Tavolo sulla Cronicità del Ministero della Salute, come Ordine Psicologi Lazio, per contribuire allo sviluppo di politiche di facilitazione, accesso e coinvolgimento attivo del paziente cronico nel suo percorso di cura.[/vc_column][/vc_row]

Tra l’altro, giusto per aggiungere un pò di carne al fuoco, ti segnalo l’articolo “A Tele-Behavioral Health Intervention to Reduce Depression, Anxiety, and Stress and Improve Diabetes Self-Management” dove verrebbe provata l’efficacia di interventi terapeutici ONLINE nella cura di depressione, ansia, stress (comorbidità frequenti alla patologia diabetica), evidenziando anche l’impatto economico generato a favore della sanità pubblica. Ecco, in Italia questa sarebbe un’altra bella sfida su cui giocarsela 😉

 

 

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CANADA: l’intervento psicologico fa risparmiare

La Psicologia fa risparmiare, la Psicologia abbatte i centri di costo.

Come AltraPsicologia prima – alla guida di ENPAP – e in Ordine Psicologi Lazio poi ci stiamo lavorando da qualche anno, ed effettivamente vediamo il positivo riscontro di molti interlocutori istituzionali.

Qui in Italia è una sfida – culturale, politica e professionale – tutta da giocare, in altri paesi la cost-effectiveness della Psicologia è cosa acquisita e consolidata.

In questo post ti propongo una traduzione dell’interessante paper della Canadian Psychological Association. Pubblicato nel lontano 2002, ma anni luce avanti all’Italia del 2016 😉

Per scaricare il PDF originale del paper clicca sul LIKE Facebook e/o sul TWEET Twitter così da poterlo anche diffondere e condividere con altri colleghi (clicca sui bottoni e comparirà il link di download).

[l2g name=”THE COST-EFFECTIVENESS OF PSYCHOLOGICAL INTERVENTIONS” id=”140492″ facebook=”true” twitter=”true” gplusone=”false”]

 

Partiamo da una prima considerazione a noi psicologi ben chiara: gli interventi psicologici possono trattare efficacemente una vasta gamma di problemi di salute di bambini ed adulti, tra cui depressione, disturbi d’ansia, disturbi causati dal panico, disturbo da stress post traumatico, disturbi alimentari, abuso di sostanze e dolore cronico (Nathan & Gorman, 1998; Chambless & Ollendick, 2001; Roth & Fonagy, 1996; U. K. Department of Health, 2001).

Inoltre, è risaputo che ci sono anche alcuni trattamenti psicologici efficaci contro malattie e disturbi che vengono solitamente trattati a livello di assistenza sanitaria di base ma che sono tipicamente difficili da curare esclusivamente dal punto di vista medico; tra questi, diabete di tipo 1 (Hampson et al., 2000), mal di testa cronici (Holroyd et al., 2001), artriti reumatoidi (Sharpe et al., 2001), mal di schiena lombare cronico (van Tulder et al., 2000), sindrome da affaticamento cronico (Whiting et al., 2001) e tanti altri sintomi fisici che non si possono spiegare dal punto di vista medico (Nezu, Nezu, & Lombardo, 2001).

Le ricerche più recenti hanno dimostrato che gli interventi psicologici possono essere più efficienti del trattamento farmacologico tradizionale per casi come disturbi causati dal panico e depressione.

In particolare, rispetto ai disturbi di panico risultano efficaci sia il trattamento farmacologico che terapeutico, tuttavia viene stimato che l’intervento psicologico costi dal 10 al 50% in meno rispetto al trattamento farmacologico.

Nella cura della depressione alcune analisi hanno dimostrato che l’intervento psicologico può produrre risultati paragonabili o superiori all’intervento farmacologico, anche perché la terapia con farmaci presuppone un tasso più elevato di rinuncia da parte dei pazienti, a differenza della terapia psicologica. Inoltre, uno studio recente mostra che, lungo un periodo di due anni, il trattamento farmacologico può arrivare a costare 30% in più rispetto al trattamento cognitivo comportamentale nello specifico.

Una recente analisi di 91 studi di ricerca pubblicati tra il 1967 ed il 1997 mostra che

[bctt tweet=”L’intervento psicologico in Sanità genera un risparmio medio del 20/30%” username=”nicolapiccinini”]

Nel 90% dei casi, non solo la maggior parte degli interventi psicologici hanno portato ad una riduzione dei costi, ma queste riduzioni sono spesso state così ampie da coprire totalmente i costi degli interventi psicologici stessi.

Per concludere, è evidente che gli interventi psicologici possono curare efficacemente un’ampia gamma di problemi di salute di bambini ed adulti. I trattamenti psicologici possono anche essere molto efficaci dal punto di vista del costo e, in alcuni casi, più di quanto lo siano gli interventi farmacologici comuni.

 

IL RAPPORTO COSTI/EFFICACIA DEGLI INTERVENTI PSICOLOGICI IN CANADA

Prima di passare alla prova del rapporto costi/efficacia e della compensazione dei costi dei servizi psicologici sono necessarie alcune informazioni sulle spese sanitarie in Canada. La stima dell’Istituto di Informazione Sanitaria canadese circa il rapporto costi/efficacia degli interventi psicologici nell’anno 2001 è che la spesa sanitaria ha superato i 102 bilioni di dollari, di cui il 73% sono attribuibili ai fondi pubblici (Canadian Institute for Health Information, 2001b, 2001c). Inoltre, negli ultimi anni, approssimativamente un terzo di tutti i programmi di spesa provinciali era indirizzato alla spesa sanitaria. In Canada, la natura dei dati del governo federale, provinciale e territoriale fa sì che sia difficile determinare la spesa effettiva degli interventi psicologici.

Per esempio, nonostante si sappia che il 20% di tutte le spese per i servizi legati alla sanità mentale in Ontario venga destinato alla psicoterapia, non può essere determinato con esattezza se questo dato si riferisce anche a tutta la gamma degli interventi di tipo comportamentale. Inoltre, dal momento che la maggior parte delle consultazioni psicologiche avvengono al di fuori delle istituzioni pubbliche (Stephens & Joubert, 2001), i dati sui servizi sanitari pubblici sottovaluterebbero il vero costo dei servizi psicologici in Canada.

Nel 1993 una stima indicava che il costo totale annuo delle malattie sostenuto dalla società canadese era di circa 130 bilioni di dollari – una quantità equivalente a quasi il 15% del PIL canadese. I disturbi mentali e le malattie del sistema nervoso – condizioni per le quali gli psicologi forniscono servizi continuamente – rappresentano il 13.4% dei costi del fardello del sistema sanitario (che include sia i costi diretti dei servizi di assistenza sanitaria sia quelli indiretti dovuti alla perdita di produttività e alla morte). In confronto, le condizioni più costose erano le malattie cardiovascolari e quelle musco-scheletriche, che rappresentavano rispettivamente il 15.2% ed il 13.8%. Una stima più recente e globale suggerisce che nel 1998 i costi (diretti ed indiretti) associati alla depressione e all’angoscia psicologica in generale, superavano i 14 bilioni di dollari (Stephens & Joubert, 2001).

Relativamente al fardello finanziario associato alla depressione, i dati canadesi sono simili a quelli americani e suggeriscono che

[bctt tweet=”I costi annui della DEPRESSIONE pro capite superano quelli associati all’IPERTENSIONE” username=”nicolapiccinini”]

e sono paragonabili a quelli associati ai problemi cardiovascolari, di schiena e al diabete (Druss, Rosenheck, & Sledge, 2000).

 

Nonostante la ricerca sul rapporto costi/efficacia e sui benefici dell’intervento psicologico sia abbastanza recente, vi sono sempre più ragioni per sostenere il rapporto costi/efficacia di tali interventi come, ad esempio, la terapia multisistemica per i giovani disagiati (Schoenwald, Ward, Henggeler, & Rowland, 2000) e la terapia di coppia come un’aggiunta al trattamento esterno dell’alcolismo (O’Farrell et al., 1996).

Ci sono anche indicazioni relativamente al fatto che, paragonati agli interventi medicali per la stessa malattia/disturbo, gli interventi psicologici possono avere un rapporto costi/efficacia superiore o paragonabile a questi (Miller & Magruder, 1999). Ovviamente nell’interpretare queste scoperte è importante ricordare che, pro capite, ci sono molti meno psicologi disponibili a fornire servizi appropriati di quanti sono i medici disponibili a prescrivere servizi medicali.

[bctt tweet=”In Canada gli psicologi che forniscono servizi sanitari sono il triplo del numero di psichiatri” username=”nicolapiccinini”]

Nonostante  in Canada gli psicologi che forniscono servizi sanitari sono presenti in numero tre volte superiore rispetto agli psichiatri (Canadian Psychological Association, 1999), per ogni 100.000 canadesi ci sono 185 fisici e solo 40 psicologi (a scopo di paragone: ci sono 54 dentisti, 49 fisioterapisti e 16 chiropratici per ogni 100.000 abitanti (Canadian Institute for Health Information, 2001).

Per illustrare la natura ed i risultati delle analisi più recenti in termini di efficacia dei costi, un esempio relativo al trattamento del disturbo da ansia è particolarmente importante: le stime americane sono che il 15% dei pazienti che si recano nei luoghi dedicati all’assistenza sanitaria di base soffrono di disturbi d’ansia e che il costo medio per tali pazienti in un lasso temporale di sei mesi sono di 2.390$, rispetto ai 1.397$ per i pazienti sprovvisti di tali disturbi (Simon, Ormel, Van Korff, & Barlow, 1995; see also Candilis & Pollack, 1997, and Greenberg et al., 1999).

Altre stime americane suggeriscono che i costi indiretti della depressione (tra cui perdita di produttività e assenteismo) sono almeno tre volte superiori ai costi dei trattamenti diretti associati alla stessa condizione (Zhang, Rost, & Fortney, 1999) e sono tanto alti o più alti dei costi indiretti associati alle condizioni medicali croniche comuni.

Gould, Otto e Pollack (1995) hanno esaminato i costi del trattamento del disturbo da panico su un periodo di due anni, paragonando il trattamento cognitivo-comportamentale (CBT) alle medicazioni prescritte normalmente (sia antidepressivi che benzodiazepine). Hanno utilizzato i dati di 43 studi pubblicati tra il 1974 ed il 1994. In generale, hanno scoperto che l’ampiezza dell’effetto del CBT e quella del trattamento dell’intervento farmacologico sono per lo più simili. Inoltre, non è emersa prova che la combinazione del CBT con la farmacoterapia portasse ad un esito più positivo se paragonato a quello di ciascun tipo di intervento effettuato separatamente.

Inoltre, Gould et al. hanno stimato il costo sia del CBT che della medicazione farmacologica. Per i servizi CBT, i costi stimati raggiungono i 90$ a sessione per le sessioni individuali, 40$ per quelle di gruppo e 60$ per quelle supplementari. Se paragonato, il costo del trattamento farmacologico viene stimato a 60$ per una sessione di management farmacologico, 0.60$ per 1mg di alprazolam generico, 0.90$ per 50mg di imipramina generica e 1.93$ per 20mg di fluoxetina (Prozac). Entrambi i trattamenti psicologici e farmacologici sono stati utilizzati per iniziare una singola sessione di valutazione di costi uguali.

I costi del CBT sono stati calcolati sulla base di 15 sessioni, con una sessione ulteriore durante il primo anno di trattamento e quattro sessioni durante il secondo anno. I costi dei trattamenti farmacologici sono stati calcolati sulla base di 2 sessioni per il primo mese, sessioni mensili per i seguenti 3 mesi, 3 sessioni supplementari durante il primo anno e 4 sessioni aggiuntive durante il secondo anno. I dosaggi dei medicinali sono stati selezionati in modo da riflettere i tipici dosaggi nelle prove cliniche. I costi di trasporto non sono stati presi in considerazione così come nemmeno i i costi amministrativi oppure i costi associati ad una perdita della produttività causata della presenza alle sessioni di trattamento. Sulla base di queste stime, Gould et al. hanno calcolato che un trattamento CBT individuale costa 1.650$ per un periodo di due anni, il costo del trattamento di gruppo ammonta a 840$. Al contrario, un trattamento con alprazolam va dai 1800$ ai 3312$, a seconda della dose, il trattamento con imipramina costa 912$ ed il trattamento con la fluoxetina costa 3504$.

Gli interventi CBT sono paragonabili dal punto di vista dell’efficacia alla medicazione utilizzata comunemente, ma meno cari rispetto alle opzioni farmacologiche disponibili.

Nonostante questa analisi del rapporto costi/efficacia sia informativa, è importante notare che è incompleta dal momento che sono stati presi in considerazione solamente i costi diretti. Un’analisi più completa è stata effettuata da Antonuccio, Thomas e Danton (1997) nel loro studio sui trattamenti della depressione.

Come hanno notato, molti studi meta analitici pubblicati sia nei giornali di psichiatria che in quelli di psicologia mostrano che

  • l’intervento psicologico (specialmente il CBT) può portare a risultati paragonabili o superiori a quelli del trattamento medicale della depressione,
  • gli interventi psicologici e medicali combinati non superano ciascun tipo di intervento effettuato individualmente e
  • la farmacoterapia implica un maggiore rischio di abbandono della cura a differenza dell’intervento psicologico.

Sulla base di queste valutazioni, è chiaro che il CBT è almeno tanto efficace quanto gli antidepressivi prescritti come trattamento della depressione. Antonuccio et al. ha sviluppato un modello del rapporto costi/efficacia che include i costi diretti di trattamento per il paziente o per il fornitore (costo di fornimento delle cure, costi dei medicinali, salari persi, costi di viaggio e costi di comorbidità), i costi diretti per la comunità (l’effetto moltiplicatore economico e riduzione delle tasse dovuti ai salari persi, oltre alla diminuzione del lavoro di servizio alla comunità da parte dei pazienti) e i costi indiretti per la società (perdita della produttività durante il trattamento, effetto moltiplicatore economico e riduzione delle tasse dovute alla perdita di produttività e perdita di reddito potenziale dovuta al suicidio).

Moltiplicando tutti i costi descritti in precedenza, questi ricercatori hanno stimato che il costo totale per un trattamento CBT individuale è di 23.696$ su un periodo di due anni (7.268$ costo del trattamento diretto per il paziente/fornitore, 1.253$ costo diretto per la comunità e 15.174$ costi indiretti per la società). D’altra parte, il trattamento farmacologico costerebbe in totale 30.733$ su un periodo di due anni, ovvero il 30% in più rispetto al CBT individuale. Questo costo si compone di 12.738$ costo diretto per il paziente/fornitore (ossia il 75% in più rispetto alla stessa categoria di costi per il CBT individuale), 946$ costi diretti per la comunità e 17.049$ costi indiretti per la società.

Il CBT individuale risulta – a parità di efficacia clinica – essere l’opzione più efficace dal punto di vista dei costi per il trattamento della depressione ed è stato quindi consigliato dai ricercatori come trattamento di prima scelta nella lotta contro la depressione.

Per concludere, poiché la disponibilità di studi in questo ambito è crescente, ci saranno sempre più possibilità per gli analisti delle politiche pubbliche di paragonare i meriti economici del trattamento psicologico a quelli del trattamento farmacologico. Sulla base dei dati disponibili attualmente, sembra certo che ci sarà un numero di malattie e condizioni per le quali l’intervento psicologico diventerà una delle opzioni di trattamento più efficaci dal punto di vista del rapporto costi/efficacia.

Oltre a questo, gli interventi psicologici sembra abbiano il potenziale di ridurre i costi dell’assistenza sanitaria, dal momento che i pazienti che vengono trattati con successo riducono il loro utilizzo di altri servizi di assistenza sanitaria. In alcuni casi, questa riduzione dei costi dovuta all’inutilizzo dei servizi di assistenza sanitaria può anche superare il costo stesso dei servizi psicologici, risultando così in una compensazione di costi dell’intero sistema.

Ovviamente è a vantaggio di tutti i canadesi considerare queste conclusioni come promotrici di un cambiamento del sistema di assistenza sanitaria. Con i crescenti costi dei servizi sanitari per la società, ogni servizio che può fornire uno status di salute migliore e la possibilità di risparmiare merita di essere esaminato attentamente dagli analisti politici e dai ministri della sanità.

In conclusione, i risultati della ricerca offrono una base molto valida per procedere all’espansione delle opzioni per finanziare pubblicamente i servizi psicologici così come per aumentare l’accesso pubblico a tutti gli interventi psicologici.

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Depressione, i benefici del trattamento superano di gran lunga i costi sostenuti

Per ogni dollaro speso nel migliorare il trattamento per la depressione e l’ansia, il ritorno sarebbe quattro volte maggiore in termini di aumento della produttività e stato di salute generale.

Questo è quanto afferma uno studio pubblicato su The Lancet Psichiatry e coordinato da Dan Chisholm, del Dipartimento di Salute mentale e abuso di sostanze dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a Ginevra, in Svizzera. «Precedenti studi internazionali hanno valutato il rapporto costo-efficacia di diverse strategie di intervento, ma non il valore globale dei benefici economici sommati a quelli sanitari» esordisce il ricercatore, che assieme ai colleghi ha utilizzato l’algoritmo One Health dell’Oms per calcolare i costi di trattamento e i risultati sullo stato di salute del miglioramento delle cura per ansia e depressione in 36 paesi entro il 2030.

«Il costo totale, compresi farmaci e consulenze terapeutiche, è risultato un po’ scoraggiante, ossia 147 miliardi di dollari, ma il ritorno economico in termini di miglioramento della produttività è stato stimato in 399 miliardi di dollari, oltre ai 310 miliardi risparmiati in spese sanitarie grazie al miglioramento dello stato salute» spiegano gli autori. La pubblicazione dello studio è avvenuta in concomitanza alla prima riunione congiunta della Banca Mondiale e dell’Oms nella lotta all’effetto economico globale della depressione e dell’ansia.

E Margaret Chan, direttore generale dell’Oms, commentata: «Già sapevamo che il trattamento della depressione e dell’ansia migliora la salute e il benessere della popolazione, ma questi dati lo confermano anche dal punto di vista economico». E in un editoriale di accompagnamento Paul Summergrad, della Tufts University School of Medicine di Boston, Massachusetts, commenta: «La riunione congiunta Oms/Banca mondiale è un importante passo avanti, ma solo l’inizio di future azioni contro gli effetti di depressione e dell’ansia sulla salute mentale globale, non ultime quelle in termini di giustizia, equità, diritti umani e riduzione della sofferenza».

Fonti:

Lancet Psychiatry. 2016. doi: 10.1016/S2215-0366(16)30024-4 – http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27083119

Lancet Psychiatry. 2016. doi: 10.1016/S2215-0366(16)30031-http://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(16)30031-1/abstract

http://www.doctor33.it/

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SALUTE MENTALE: il piano d’azione europeo dell’OMS

Una buona salute mentale consente agli individui di realizzarsi, di supeare le tensioni della vita di tutti i giorni, di lavorare in maniera produttiva e di contribuire alla vita della comunità.

Questo afferma la dott.ssa Margaret Chan, Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nella prefazione dell’ebook Piano d’azione globale per la Salute Mentale.

Vi segnalo poi  l’ebook “Piano d’azione EUROPEO per la Salute Mentale” a cui dovranno guardare le politiche degli Stati membri fino al 2020 per migliorare la salute e il benessere mentale della propria popolazione.

Il piano d’azione europeo prende in carico sia i disturbi mentali che la salute mentale

Il disturbi mentali sono, ad esempio, la depressione, disturbi affettivi bipolari, la schizofrenia, i disturbi d’ansia, la demenza, i disturbi correlati all’uso di sostanze psicoattive, i deficit intellettivi ed i disturbi dello sviluppo e del comportamento.

La salute mentale è invece intesa come uno stato di benessere in cui una persona può realizzarsi a partire dalle proprie capacità, affrontare lo stress della vita di ogni giorno, lavorare in maniera produttiva e contribuire alla vita della sua comunità.

Le determinanti della salute mentale e dei disturbi mentali includono non solo attributi individuali quali la capacità di gestire i propri pensieri, le proprie emozioni, i propri comportamenti e le relazioni con gli altri, ma anche fattori sociali, culturali, economici, politici ed ambientali.

L’attuale crisi finanziaria, ad esempio, è la dimostrazione di come un fattore macroeconomico comporti ingenti tagli a dispetto di un concomitante e più forte bisogno di servizi sociali e di servizi di salute mentale a causa dell’aumento dei distubri mentali e dei suicidi e dell’emergere di nuovi gruppi vulnerabili.

Lo scopo generale del piano d’azione europeo, a cui i governi sono tenuti ad ispirarsi, consiste nel promuovere il benessere mentale, prevenire i disturbi mentali, offrire cure, aumentare le opportunità di recovery, promuovere i diritti umani e ridurre la mortalità, la morbilità e la disabilità nelle persone con distubro mentale.

Secondo le stime, i disturbi mentali interessano oltre un terzo della popolazione ogni anno, e i disturbi più diffusi sono la depressione e l’ansia. La depressione colpisce due volte di più le donne che gli uomini. All’incirca l’1-2% della popolazione riceve una diagnosi di disturbo psicotico, con una distribuzione equa tra uomini e donne, mentre il 5,6% degli uomini e l’1,3% delle donne evidenzia problemi da uso di sostanze. L’invecchiamento demografico ha portato a un aumento della prevalenza della demenza, che si attesta attorno al 5% tra gli ultrasessantacinquenni e al 20% tra gli ultraottantenni. In tutti i Paesi, il disagio mentale tende a essere più prevalente tra i soggetti più svantaggiati

 

Fonti:

 

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Depressione: psicoterapia più efficace dei farmaci sul lungo periodo

Secondo uno studio su The Lancet Psychiatry la psicoterapia cognitivo comportamentale è risultata clinicamente efficace anche dopo anni dal termine del trattamento nei pazienti depressi, contrariamente alla terapia farmacologica che non ha rilevato beneficio.