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Psicologi & Marketing

Comprendere il cliente per promuoversi più efficacemente. Uno STRUMENTO ed una ESERCITAZIONE

Comprendere” il cliente che si ha di fronte è una delle core competence dello psicologo!

Tuttavia, in “quel caso”, il cliente lo hai di fronte, ti ha già scelto come professionista ed è seduto davanti a te. In questo articolo ci focalizzeremo invece sul tuo cliente potenziale, quello che ancora non è seduto di fronte a te, che non ti ha ancora “scelto ed acquistato“… (per ora eheheh! 😉

Parlerò quindi di “comprensione del cliente” da un punto di vista di marketing e personal branding e ti fornirò un POTENTE STRUMENTO per cominciare questo lavoro strategico di orientamento al cliente.

 

[bctt tweet=”Comprendere il cliente è alla base di tutta la progettazione del modello di business” username=”nicolapiccinini”]

 

Mi capita di frequente, durante docenze o attività di consulenza per il marketing professionale, di confrontarmi con colleghi che dimenticano il punto di vista del cliente nella progettazione e promozione della loro offerta di servizio…

La prospettiva del cliente dovrebbe influenzare tutte le scelte relative alla pianificazione ed esecuzione del tuo piano di marketing e sviluppo professionale.  Un progetto di marketing efficace presuppone infatti una profonda comprensione del cliente, del suo ambiente, delle sue abitudini quotidiane, delle sue aspirazioni e preoccupazioni.

Questo tipo di approccio può portare ad innovazioni e nuove opportunità di sviluppo, immaginati questi due banalissimi esempi.

 

1. Psicologo orientato a se stesso

Questo tipo di psicologo cerca di promuovere la sua attività partendo dal proprio punto di vista, e così, in maniera alle volte autoreferenziale, si chiede a mò d’esempio:

  1. quale servizio valuto di offrire al cliente?
  2. come posso raggiungere il cliente in modo efficace?
  3. che guadagno posso trarre da quel cliente?

 

2. Psicologo orientato al cliente

Questo tipo di psicologo parte invece da una profonda comprensione del cliente, cerca di mettersi nei suoi panni, e a mò d’esempio si chiede:

  1. di che cosa ha bisogno il cliente per risolvere i suoi problemi, e come posso io aiutarlo?
  2. in quale modo preferisce essere raggiunto? Come posso soddisfare in modo funzionale le sue esigenze?
  3. per quale valore / risultato il cliente è davvero disposto a pagarmi? Perché sceglie me e non un altro?

 

Ebbene, a tuo avviso, a parità di capacità e competenze “tecniche”, quale dei 2 colleghi avrà maggior possibilità di successo?

 

STRUMENTO: Mappa dell’Empatia

Al fine di una migliore comprensione del cliente, ti propongo uno degli strumenti che uso durante il corso online “Strategie e strumenti per promuovere e sviluppare la tua attività professionale di psicologo e /o psicoterapeuta” che propongo un paio di volte all’anno.

La mappa dell’empatia (Empathy Map) è uno strumento semplice e potente, un costruttore di profili di clienti. Ti aiuterà a comprendere meglio il suo ambiente, il suo comportamento, dove acquisisce informazioni, in base a cosa opera valutazioni d’acquisto, le sue preoccupazioni, le sue aspirazioni.

Un buon lavoro di mappatura ti permetterà di raggiungere più efficacemente i tuoi clienti e di relazionartici in modo performante. In definitiva ti farà comprendere meglio il motivo per cui quel cliente è veramente disposto a pagare te, invece di un altro professionista 😉

Ti propongo un semplice esercizio: scarica il file con la mappa dell’empatia donando un LIKE Facebook e/o un TWEET Twitter così da poterlo diffondere e condividere con altri colleghi (clicca sui bottoni e comparirà il link di download).

[l2g name=”SCARICA LA MAPPA DELL’EMPATIA” id=”140389″ facebook=”true” twitter=”true”]

 

Come usare la mappa dell’empatia?

Innanzitutto inserisci il nome del tuo cliente immaginario, del cliente tipo. Fissati anche qualche caratteristica demografica, tipo sesso, età, condizione lavorativa, dove abita, ecc…

Dopodiché, riproducendo la mappa in un foglio più ampio e bianco, prova a rispondere alle domande esplorative presenti in ciascun quadrante della mappa.

Come acquisire informazioni per rispondere alle domande esplorative?

Puoi ad esempio:

  1. rifarti ai clienti che già hai avuto nella tua attività professionale
  2. porre domanda ad altri colleghi e/o professionisti in rete, rispetto ai loro clienti di quel tipo
  3. porre domanda a tuoi amici e conoscenti in target
  4. effettuare ricerche su internet e/o partecipare a gruppi discussione online
  5. e via dicendo…

Maggiori informazioni le puoi trovare anche nel libro “Creare Modelli di Business” di Ed. FAG., scritto da Alexander OsterwalderYves Pigneur.

 

Come individuare le tue nicchie di utenza e impostare la tua offerta di servizi

Questo è invece il lavoro che svolgeremo durante primo modulo del corso online “Strategie e strumenti per promuovere e sviluppare la tua attività professionale di psicologo e /o psicoterapeuta

Useremo la mappa dell’empatia ed altri strumenti e tecniche utili a profilare la tua nicchia di clienti, a comprenderne la domanda, le leve e le dinamiche di acquisto, dopodiché costruiremo una offerta di servizio che risuoni, che risulti distintiva e di interesse per quel tipo di clienti.

Questa attività è DETERMINANTE in quanto, poi, tutte le successive azioni e strumenti del tuo piano di marketing (contenuti, eventi, newsletter, social media, marketing territoriale, rete inviante, ecc…) dovranno appoggiarsi su questo lavoro per rendere al meglio 🙂

Intanto… scarica la mappa dell’empatia e sperimentati. Se vuoi, lascia pure un commenti, chiedimi… dopodiché, se effettivamente trovi spunti interessanti, valuta l’opportunità di seguire l’intero corso, uscirai con un piano d’azione, concreto, operativo ed efficace per dare slancio al tuo progetto professionale 😀

 

 

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Quanto vuoi guadagnare come psicologo da qui ad un anno?

Quanto vuoi riuscire a guadagnare come psicologo da qui ad un anno? In questo articolo ti condivido alcune riflessioni, ricavate dalla mia esperienza diretta, tanto lineari e semplici quando dirompenti e sfidanti. Vuoi provarci?

 

Lo scorso Aprile 2015 Almalaurea ha pubblicato il XVII Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati. Tra tutte le professioni, gli psicologi sono risultati gli unici che a 5 anni dalla laurea non arrivano a guadagnare 1000 euro al mese. Mediamente, dice il rapporto, si fermano a 962 euro al mese.

Lo so che siamo in tanti (troppi!!!), lo so che la concorrenza è agguerrita, lo so che l’università non è quasi mai professionalizzante, lo so che non siamo adeguatamente riconosciuti, che non ci sono più concorsi e pure le mezze stagioni si sono date… lo so, lo so, lo so, lo so che ci sono un sacco di motivi esterni a noi che rendono difficile il percorso di startUP ed avvio professionale 😉

Rompiamo questo circuito vizioso e usciamo dalla Zona di Comfort!

Nelle docenze e consulenze di marketing professionale mi confronto con molti giovani colleghi disorientati, che agiscono per tentativi ed errori, incerti sulle azioni di promozione da intraprendere, timorosi di commettere errori, di non essere pronti.

Resistenze più o meno consapevoli che tengono molti colleghi in formazione perenne (misurarsi con il rischio di non riuscire mica è cosa banale!).

Altri invece si buttano, tentano concretamente l’avvio, ma di frequente non hanno adeguate competenze abilitanti, né strategie di startUP e sviluppo. Capita così di aumentare le probabilità di insuccesso, di frustrazione, di consumare le sicurezze ed i sentimenti di efficacia.

Si rischia seriamente di limitarsi alla propria zona di comfort, sempre più esigua, allontanando le possibili zone di cambiamento e sviluppo. Non si rischia, va bene volare basso, vanno bene i 10€ all’ora, vanno bene “i primi 3 colloqui gratuiti” (che tanto se non riesco, ho la rassicurante giustificazione che non mi han pagato!), va bene l’ennesimo corso di formazione che mi culli sogni di gloria… va bene tutto ciò che paradossalmente mi va a togliere TEMPO, ENERGIA, SOLDI, CREDIBILITA’. Elementi invece preziosi per puntare in alto, per alimentare lo startUP, per continuare a sviluppare la mia professione, per GUADAGNARE!

[bctt tweet=”Non esistono fallimenti, ma solo risultati!”]

Quando ideai OPSonline.it nel 2001 e poi fondai Obiettivo Psicologia srl (da cui ME NE SONO ANDATO VIA a Marzo 2012) avevo sufficientemente chiaro l’obiettivo che volevo raggiungere, la visione da lì ai prossimi 5 anni. Non avevo però adeguate competenze imprenditoriali e di startUP, e ciò mi espose a confrontarmi con il fallimento e l’errore.

Imparai presto a relativizzarli, a capire che fan parte del gioco, a viverli come opportunità di crescita. Ho ragionato e studiato sulle cose non riuscite, mi sono confrontato con professionisti già avviati, ho acquisito nuove conoscenze e competenze non psicologiche, ma che mi hanno permesso di crescere come professionista e imprenditore. Negli anni ho imparato che non basta VOLERE, bisogna FARE. E fare con metodo, determinazione e competenza 😀

Tornando al tema dell’articolo, quindi, mi verrebbe da chiederti:

Cosa stai concretamente facendo per avviare e/o sviluppare la tua professione?

Ma, ancor più concretamente:

Quanto pensi di riuscire a guadagnare come psicologo ed entro quale scadenza temporale?

Voglio proporti alcuni ragionamenti e calcoli, se vogliamo anche provocatori o forse di indirizzo, comunque sia utili ad uscire dal circuito vizioso e dalla tua zona di comfort 🙂

Parto da qui:

il principio di Pareto, legge 80/20

Vilfredo Pareto (1848-1923) è il noto economista italiano da cui prende il nome questo principio.

Pareto dimostrò che in una data regione o paese una piccola parte di individui possedeva la gran parte delle ricchezze.  Questa osservazione ispirò la cosiddetta “legge 80/20” altrimenti sintetizzabile nell’affermazione:

[bctt tweet=”la maggior parte degli effetti è dovuta ad un numero ristretto di cause”]

Ovviamente questi valori ottenuti mediante osservazioni empiriche sono indicativi, tuttavia pare riescano a spiegare la distribuzione statistica tendenziale di numerosi fenomeni. Alcuni esempi:

  • l’80% del valore che ottieni dalle tue relazioni professionali deriva in realtà da solo il 20% delle persone che conosci,
  • l’80% dei guadagni di un’azienda è generato dal 20% delle vendite,
  • l’80% dei tuoi risultati dipende dal 20% delle tue azioni e dei tuoi sforzi,
  • il 20% degli automobilisti causa l’80% degli incidenti,
  • ecc…

Al di là degli esempi, che ripeto vogliono essere indicativi e di indirizzo, il Principio di Pareto ci insegna che

[bctt tweet=”ciò che conta non è quanto fai, ma quanto di ciò che fai è davvero importante.”]

 

Il Personal branding dello psicologo

Tom Peters, nel 1973, coniò il termine Personal Branding e – fondamentalmente – postulò che qualsiasi piano di promozione e marketing deve poggiarsi su tre pilastri:

  1. la competenza
  2. la visibilità
  3. il networking

Solitamente lo psicologo, anche giovane ed agli inizi, ha il pilastro della competenza ben sviluppato. In ogni caso, molto più solido degli altri due. Della visibilità e del networking che sono invece fondamentali per lo startUP ed il consolidamento. Un progetto di marketing professionale ben fatto contiene tutti e tre gli aspetti in modo armonico.

In altre parole, attività quali (a titolo esemplificativo e non esaustivo):

  • scrivere contenuti
  • partecipare ad eventi
  • sviluppare / alimentare reti invianti
  • curare le relazioni professionali
  • progettare
  • curare il sito web
  • fare social media marketing
  • elementi fiscali e legali
  • ecc…

sono tanto importanti quanto l’ennesima tecnica psy, forse di più 😉

Ma, a fronte di ciò, quanto curi ciascun pilastro?

 

L’agenda settimanale dello psicologo e la legge 80/20 (l’80%)

Il D. Lgs. n. 66/08.04.2003 “Riforma della disciplina in materia di orario di lavoro in attuazione delle direttive 93/104/Ce e 2000/34/Ce” , all’art.3, ci dice che l’orario normale di lavoro è fissato in 40 ore settimanali.

Ora, lo psicologo lavora al 90% in regime di libera professione, ma teniamo comunque questo parametro: 40 ore settimanali.

Seguendo l’indirizzo dato dal Principio di Pareto, ad inizio professione, in fase di startUP, dovresti dedicare l’80% del tuo tempo a tutto ciò che non è psy ma che ti serve a monetizzare ed il 20% ad erogare prestazione psicologica e guadagnare.

Quando sarai ricco e famoso, potrai dedicare l’80% del tempo ad erogare prestazione psicologica e guadagnare (molto di più!), ma comunque dovrai dedicare almeno un 20% di tempo a manutenere visibilità e network.

Per rispondere alla prima domanda che ti ho posto, se sei uno psicologo in fase di avvio o di consolidamento, la tua agenda settimanale dovrebbe probabilmente avere circa 32 ore dedicate a ciò che non è psy ma che concorre a farti monetizzare.

 

Il tuo obiettivo realistico di guadagno, da qui ai prossimi 12 mesi (il 20%)

Se ti chiedessi di immaginarti tra 12 mesi e dirmi quanto guadagnerai mensilmente, temo avresti difficoltà a quantificare una cifra di senso. Se invece ti dicessi:

  • immagina di offrire una parcella oraria di 50€,
  • immagina di lavorare 8 ore a settimana (il 20%), ovvero 32 al mese,
  • immagina di avere un anno di tempo per finalizzare la tua agenda a questo risultato concreto e realistico, di canalizzare tutti i tuoi sforzi su questo obiettivo,

ebbene, a quel punto potresti rispondermi che tra un anno vorrai guadagnare almeno 1600€ al mese (32 ore per 50€) e dirmi ciò con tono fermo e convinto di riuscirci!

Questo è un esempio basato su un giovane collega in startUP, per altro prendendo a spunto la consulenza a studio e non altre possibili tipologie di prestazione. Ovviamente ciascun collega può riformularlo in base alla sua attuale condizione e tipologia di attività professionale.

L’importante è che sia chiaro il senso di tale stimolo, l’indirizzo che intende muovere nel pensare e pianificare il tuo progetto di sviluppo professionale 😉

L’obiettivo lo devi definire, quantificare e tempificare. Tieniti realistico, ma sfidante. Esci dalla tua zona di comfort 😀

 

Vuoi provarci?

L’obiettivo è sfidante, ma realistico. Ci credi e vuoi tagliare il traguardo. A questo punto diviene importante il come impiegherai l’80% della tua agenda, le famose 32 ore.

Nel corso online “Come promuovere la tua attività di psicologo ed ottenere contatti mirati per il tuo studio professionale” ti fornirò gli strumenti e le strategie più efficaci per mettere in opera questo percorso.

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Passo dopo passo, in modo concreto, definiremo il tuo specifico progetto professionale e – soprattutto – ne uscirai con un action plan operativo, a 6/12 mesi, in cui pianificherai il percorso su cui lavorare… e su cui modellare la tua agenda 😉

 

Questo corso cambierà totalmente le tue strategie di promozione, il modo con cui accrescerai la tua attività professionale, l’efficacia con cui svilupperai i tuoi progetti. La vera domanda che devi farti è:

 

quale obiettivo di sviluppo vuoi porti? Quanto vuoi riuscire a guadagnare come psicologo da qui ad un anno?

 

 

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Primo piano Psicologi & Marketing

Sito web di Psicologia: salire su Google con il LINK BUILDING

Il LINK BUILDING è una efficace strategia per far salire il tuo sito web di Psicologia nei risultati di Google.

Se hai un tuo sito web professionale, o se valuti di realizzare il tuo sito web di psicologia, ti consiglio di leggere questo articolo 🙂

Ti spiegherò come e perché usare i link interni ed esterni al tuo sito web per farti salire nei risultati di Google.

Con l’acronimo S.E.O. (Search Engine Optimization) indichiamo “tutte quelle attività volte ad ottenere la migliore rilevazione, analisi e lettura del sito web da parte dei motori di ricerca attraverso i loro spider, al fine di migliorare (o mantenere) un elevato posizionamento nelle pagine di risposta alle interrogazioni degli utenti del web” (Fonte: WikiPedia).

Ebbene, come evidenziato da un recente studio pubblicato da Moz, una buona azione di SEO deve contemplare una buona azione di link building. Il link builinding può essere interno o esterno:

  • internal link:  sono i link generati tra pagine dello stesso sito web, sono quindi interni e portano da una pagina ad un’altra del sito web
  • external link:  sono i link che puntano a pagine web residenti su siti web differenti da quello della pagina web di origine. Puoi essere tu, nelle tue pagine, a linkare verso altri siti web e – decisamente più importante – possono essere altri siti web che linkano al tuo perché ha risorse di qualità e valore su una specifica tematica.

In questo articolo prenderemo in esame tutte e due le tipologie di link 😀

[bctt tweet=”Un sito web ben gestito e posizionato e fondamentale per la tua promozione e marketing!”]

In questo post ci focalizzeremo in particolare sull’attività di link building 🙂

 

Internal Link Builing

I link interni ad un sito web, nelle strategie di posizionamento sui motori di ricerca, solitamente non riscuotono la stessa attenzione dei backlink (quelli che da altri siti web puntano al nostro) quando invece possono di molto aiutare Google ad indicizzare e posizionarti in alto sui risultati di ricerca 😉

Tipologie di “internal link”

E’ innanzitutto utile distinguere le diverse tipologie di link interni. Ti propongo un elenco di massima, ordinato per importanza del link interno

  1. link nel menù principale di navigazione. Il menù di navigazione è l’elemento strutturale e più importante del sito web, contiene le varie sezioni e category. I link di ciascuna voce di menù sono estremamente importanti e devono essere SEO/keyword oriented
  2. link nella breadcrumb. La breadcrumb (mollichine di pane) rappresenta il percorso di navigazione in profondità che il tuo visualizzatore farà nel sito web, ad es. home > category 1 > sub-category 3 > page XY. Il navigatore, spesse volte, arriverà da motori di ricerche, social network o altro direttamente sulla singola pagina di contenuti presente sul tuo sito web, è quindi importante che ovunque “atterra”, trovi una breadcrumb che gli permetta di capire dove si trova e come potersi orientare nella navigazione;
  3. link nei contenuti:  sono i link a singole parole o frasi, interne ad una pagina di contenuto, che linkano verso un’altra pagina web o sezione presente nel tuo sito web. Linka poco e bene, a risorse in target e di qualità;
  4. link nella sidebar:  ciascun sito web, normalmente, ha una o più colonne laterali in cui vengono posizionati elenchi di link, banner o altre funzioni. Le sidebar sono solitamente strutturali in tutto il sito web e concorrono, come nel caso del menù di navigazione seppure con minor peso, a facilitare il posizionazione su Google;
  5. link nel footer: è il piè di pagina del sito web e vale quanto detto per la sidebar
  6. link nella sitemaps: è la “pagina MAPPA” dove risiedono elencati e linkati TUTTI i contenuti pubblicati sul sito web, solitamente il link alla sitemaps è presente nel footer del sito web

Utilità degli “internal link”

  • abbassano il bounce rate, la “frequenza di rimbalzo” ovvero il numero di persone che abbandonano il tuo sito web dopo aver letto quella singola pagina, o comunque dopo pochi secondi. Google privilegia siti web con frequenze di rimbalzo basso perché – presumibilmente – la persona arrivata sulla singola pagina è poi rimasta ed ha continuato a leggere;
  • aumentano le pageview, le “pagine viste”, e quindi l’opportunità di farti conoscere e di presentare tuoi contenuti e servizi. Aiuta inoltre i tuoi visitatori nella navigazione del sito web;
  • migliorano la tematizzazione della pagina linkata. Devi linkare alla pagina target parole chiave o frasi attinenti per tematica, ciò aiuterà Google a tematizzare e valorizzare la pagina target che stai linkando e che intendi posizionare sui motori di ricerca;
  • promuovi contenuti vecchi: l’inserimento di link interni possono ridare visibilità a contenuti di qualità che hai pubblicato tempo addietro.

Che cosa linkare

Non bisogna linkare a caso, né abbondare quanto a numero di link presenti su ciascuna tua pagina web. In linea di massima si possono individuare due criteri:

  1. la qualità del contenuto: la pagina contiene un contenuto realmente di qualità rispetto a quella specifica tematica? Sto dirigendo il navigatore verso un contenuto che lo soddisferà?
  2. l’esaustività del contenuto: la pagina tratta la tematica in modo sufficientemente esaustivo o lascerebbe disattese la speranza di trovare risposta del lettore?
  3. la valenza attuale del contenuto: la pagina web propone contenuti ancora attuali, validi, che rispecchiano una mia posizione?

Ebbene, se la pagina web soddisfa i tre criteri, presumibilmente è un contenuto effettivamente da valorizzare (perché oggettivamente utile al lettore che sta cercando proprio quelle informazioni) e quindi vale la pena costruirci interna link

Le regole dell’internal linking

Pochi suggerimenti per ottimizzare al massimo il come farai internal link verso i tuoi contenuti di qualità 🙂

  1. crea tanti contenuti: se pubblichi 2 cose in croce di che stiamo parlando? E’ ovvio che più contenuti creerai attorno a specifici topic e più riuscirai a creare reticoli di link interni maggiormente performanti;
  2. usa le anchor text: hai mai fatto caso che alcuni link, quando ci tieni sopra il mouse, ti mostrano un testo descrittivo? Ecco, è da inserire, deve essere keyword rich
  3. linka contenuti profondi: non serve a nulla linkare la home o la pagina contatti, quelli stanno già nel menù di navigazione. Devi linkare singoli contenuti, o sotto categorie, particolarmente pregnanti rispetti ai 3 criteri sopra esposti
  4. non linkare troppo: non c’è un numero magico, tuttavia troppi link diluiscono il loro peso agli occhi di Google e possono – se eccessivi – portare a penalizzazioni. Ragiona in termini di rilevanza e qualità 🙂

 

 

External Link Building

Come detto, rientrano nella categoria anche i link interni al tuo sito web che puntano verso risorse esterne, residenti su altri domini web. Se sono risorse esterne di qualità, rilevanti per tematica, posizionate sui motori, Google apprezzerà questi link vedendoli come approfondimenti di valore che offri ai tuoi lettori.

Qui, tuttavia, ci dedicheremo ai backlink, ovvero al caso in cui siano altri siti web a linkare – in modo pertinente – il tuo sito web o singole pagine web 🙂

Quali sono le fonti di link esterno?

Fondamentalmente rientrano in queste tre tipologie:

  • siti web (piccoli o grandi che siano) che pubblicano un contenuto su una tematica che tratti e decidono di linkarti;
  • social network in cui vengono diffusi e condivisi tuoi contenuti;
  • directory e/o elenchi di siti web e/o contenuti specifici;

Vanno bene tutti i link esterni? La risposta è NO, assolutamente NO!

Link provenienti da pagine web ben posizionate su Google, con argomenti pertinenti al tuo, hanno valore e sono da ricercare.
Link provenienti da siti web che offrono link a pagamento, che hanno cattiva reputazione, che trattano tematiche totalmente distinte portano invece a probabili penalizzazioni Google. Questi link non solo non vanno cercati, ma – se individuati – dobbiamo chiedere di rimuoverli 😉

6 tecniche per fare external link building

Qui di seguito ti presento alcune tecniche efficaci e che non espongono a penalizzazioni

  1. produci articoli di cristallina utilità: i contenuti originali e di qualità vengono solitamente letti con piacere dalle persone, che saranno poi portate (principio della reciprocità) a condividerli sui social o linkarli nei loro siti web;
  2. fai interviste a esperti di settore: una tecnica semplice ed efficace è quella di proporre interviste (tramite domande via email) ad esperti e/o opinion maker di settore. Può essere ad un singolo o a più esperti. Quando pubblicherai il contenuto avvertili, sicuramente avranno piacere di rilanciare l’intervista sui loro social e/o siti web… stai comunque contribuendo al loro personal branding
  3. produci ebook o guide gratuite: è un’ottima strategia sia per ottenere link da altri siti web, che anche per fare indirizziario. Ad esempio, ho pubblicato una guida GRATUITA sul “Facebook Marketing per lo Psicologo“, se vedi da una parte contribuisce ad indicizzarmi su queste keyword, dall’altra mi crea indirizziario email di colleghi interessi al marketing ed alla promozione sui social con cui continuare a conversare;
  4. Iscriviti a directory: qui un articolo sugli elenchi di psicologi, qui invece i risultati di Google su web directory in cui inserire il tuo sito web. Fai attenzione che abbiano alto pagerank e dofollow
  5. conversa sui social network: diffondi i tuoi contenuti sui social network frequentati dalla tua utenza, partecipa alle conversazioni rimandando tramite link a tuoi contenuti pertinenti e di qualità. Anche gli utenti lo faranno se le risorse sono utili, ed assieme genererete un alto flusso di link che puntano verso il tuo sito web;
  6. scrivi guest post: quando hai reputazione e visibilità, può accadere che altri blog e siti web di valore siano interessati e disponibili la pubblicare tuoi articoli di particolare interesse e qualità. Loro avranno un contenuto ben fatto da diffondere, tu potrai godere del loro link. Se il sito web ha un buon pagerank, il suo link sarà decisamente utile

5 errori da evitare nel link building

L’algoritmo di Google è sempre più intelligente, ragiona sempre più in termini di qualità pertinenza, e sempre più penalizza chi certa di “falsare” il posizionamento caricando sulla quantità. Qui di seguito alcuni consigli su tecniche da evitare nella tua attività di link builiding perché espongono a rischio di penalizzazione

  1. evita i link da siti web poco autorevoli: controlla che abbiano un buon pagerank, in caso contrario evita di accumulare link da siti web non autorevoli o di spam;
  2. evita eccessivi scambi di link: è sano scambiare reciprocamente link con alcuni siti web, ma se eccedi Google interpreta la pratica in modo malevolo;
  3. evita link da siti web che trattano argomenti differenti dal tuo: Google – si diceva – privilegia la PERTINENZA, apprezza che vi sia coerenza di contenuto e tematica tra una pagina che linka e quella che viene linkata, perché la mancanza di pertinenza è di fatto indizio di artificiosità;
  4. evita commenti spam in forum e blog: lasciare commenti in forum e blog, che linkano a tue risorse di valore e pertinenti, è cosa sana, pochi e buoni. Eccedere nel numero o produrne di basso interesse sicuramente porterà i gestori a segnare il tuo commento come spam, e Google ti farà pagare dazio;
  5. evita troppi link dallo stesso sito web: nei primi anni 2000, quando l’algoritmo di Google puntava sulla quantità, pubblicavo alcuni siti web appositamente per riempirli verso altri siti web da far salire sui motori. Oggi questa pratica artificiosa è deprecata ed espone a penalizzazioni.

 

Qual è la morale della favola?

Lo ammetto, e me ne scuso, ti ho esposto ad un carico di informazioni e tecnicismi che certamente non appartengono allo zainetto degli attrezzi medio dello psicologo. Me ne scuso, ma ti assicuro che queste conoscenze ti saranno preziose per gestire ed ottimizzare il tuo sito web 😀

Dicevo, qual è la morale della favola?

La morale è che Google, come già argomentato nel post “Google, AuthorShip e Personal Branding“, punta sulla QUALITA’ e sulla REPUTAZIONE. Per far salire il tuo sito web, al di là di tutte le accortezze tecniche comunque necessarie nello sviluppo del sito web e pubblicazione dei tuoi contenuti, devi prima di tutto riuscire a:

  • produrre contenuti di qualità e valore, tematizzati,
  • mantenere nel tempo costanza di pubblicazione di contenuti,
  • creare relazioni on line con altri siti web, blog, professionisti, realtà,
  • coltivare la tua social reputation, conversando con le persone sulle tematiche di tua pertinenza

 

Vuoi promuovere la tua attività in modo efficace e professionale?

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Questo Corso ti farà risparmiare letteralmente mesi e mesi di lavoro per tentativi ed errori, orientandoti nella tua attività di promozione e fornendoti strategie, competenze e strumenti innovativi, etici e con efficacia testata. Un investimento strategico che ti aiuterà ad aumentare i guadagni derivanti dalla tua professione di psicologo 😀

 

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Google, AuthorShip e Personal Branding

Come già detto in altre occasioni, sempre più italiani cercano informazioni su Salute e Benessere su Internet. Oltre il 90% delle ricerche on line viene effettuato su Google.

Semplificando, fino ad un paio d’anni fa, se il tuo sito web non spuntava nelle prime due pagine di Google rimanevi pressoché invisibile. Oggi l’assunto è sempre più sfumato ed incerto.

Nel processo di ricerca, scelta ed acquisto di prodotto, servizi e/o professionisti sempre più importanza rivestono i social network. Le persone controllano se un loro amico ha acquistato quel servizio, hanno piacere a leggere i commenti di altri acquirenti o lettori, esse stesse condividono opinioni ed esperienze d’uso su Facebook, Twitter o altri social network.

Al di là dell’essere presenti in prima pagina di Google (che comunque è cosa positiva e da ricercare), la scelta d’acquisto è sempre più dialogica e social.

Per il professionista è quindi strategico curare e sviluppare brand e reputation presso le proprie nicchie di utenza target. Questo processo è sostenuto da un proprio sito web, dalla presenza sui social e da contenuti e relazioni di qualità.

Sempre più colleghi se ne stanno rendendo conto ed iniziano ad investire nello sviluppo di un proprio sito web professionale.

Una delle domande classiche che mi viene rivolta quando vengo contattato per la creazione di siti web e blog è: “ok il sito web, ma poi come faccio a diventare primo su Google?!?!

Anche Google sta modificando i criteri con cui indicizza ed elenca i risultati della sua ricerca.

Fino a uno o due anni fa l’ottimizzazione sui motori di ricerca faceva riferimento all’acronimo S.E.O. (search engine optimization) e consisteva in “tutte quelle attività finalizzate ad ottenere la migliore rilevazione, analisi e lettura del sito web da parte dei motori di ricerca attraverso i loro spider“. Una consulenza SEO comporta tutta una serie di azioni internamente al codice del sito web, alla sua struttura, al contenuto pubblicato, ma anche numerose e complesse azioni effettuato fuori dal sito web, su Internet.

All’interno di questa gestione piuttosto tecnicistica e deterministica, il pagerank è l’algoritmo forse più famoso che Google usa per decretare il posizionamento di una pagina nei risultati di ricerca.

Dal SEO al “Social SEO”. Dal PageRank all’AuthorRank

Di fatto, una buona consulenza SEO era spesso in grado di far salire nei risultati di Google pagine anche di non reale qualità, così abbassando la qualità del servizio.

Google, in particolar modo a partire dal lancio del suo social Google+, ha quindi colto la palla al balzo: diminuire il peso dei classici criteri SEO (tecnicistici e deterministici) e dare sempre più peso ai contenuti apprezzati e condivisi sui social. Quindi valutati di qualità dagli stessi fruitori.

I classici criteri SEO ci sono ancora, ma l’authorship, ovvero la rilevanza e reputazione di colui che scrive e pubblica il contenuto, diviene un elemento sempre più strategico.

In pratica Google ci offre la possibilità di legare i contenuti che pubblichiamo sul nostro sito web al nostro account Google+. Più questi contenuti saranno apprezzati dai lettori, riceveranno I Like, verranno condivisi, retwittati, ecc… più potranno scalare i risultati di Google ed essere anche brandizzati con la nostra foto personale:

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Prova a seguire quanto spiega Google nella pagina di Google+ sull’Authorship 🙂

 

Coltivare l’authorship significa sviluppare brand e reputation!

Più sarò bravo ad ascoltare e dialogare con la mia utenza target, a creare spazi conversazionali sul mio blog o sui social, a pubblicare contenuti di qualità che poi verranno condivisi e valutati positivamente… più la mia reputation si svilupperà, maggiore sarà la mia authorship agli occhi di Google.

Il grado di authorship verrà rielaborato da Google tramite l’algoritmo di authorrank, che sempre più peso avrà, in affiancamento a quello di pagerank. In pratica Google (anche grazie ad altri strumenti tipo Panda e Penguin) accetterà sempre meno posizionamenti tramite tecniche SEO e sempre più cercherà di posizionare i risultati sulla base del gradimento dei fruitori, in un’ottica di qualità e reale aderenza.

 

Consigli per aumentare la propria Author Rank

  1. avere un sito web o blog professionale ed agganciarlo al proprio account Google+
  2. pubblicare contenuti di qualità ed interesse per una specifica nicchia di utenza
  3. stare sui social (anche su Google+), ascoltare, conversare, far interagire l’utenza target sui propri contenuti
  4. integrare il sito web o blog ai principali social network
  5. ed ovviamente… non dimenticare che i classici criteri SEO sono comunque ancor oggi molto importanti 🙂

 

E tu, come stai messo?

Già ti stai muovendo in questa direzione? Hai un tuo sito web? Utilizzi i social in modo adeguato? Ti è chiara la linea di sviluppo tracciata dall’articolo?

Un caro saluto e buon lavoro,
Nicola Piccinini

 

Categorie
Psicologi & Marketing

La qualità del servizio di consulenza psicologica… agli occhi del cliente

Ti sei mai chiesto in base a quali componenti ed attributi i tuoi clienti valutano la qualità del tuo servizio di consulenza psicologica?

La qualità è un costrutto per certi versi sfuggente. Affermare che “il mio servizio di consulenza psicologica è di ottima qualità”, anche a fronte di ottime credenziali per crederlo, non fornisce certezza in tal senso.

È certamente possibile affermare che le caratteristiche del mio servizio, l’ambiente, le mie competenze, i processi che metto in atto, ecc… sono ben fatti e di qualità. Sono elementi più o meno oggettivi e misurabili.

Potrei forse ipotizzare il grado in cui il mio servizio psicologico riuscirà a risolvere la domanda per cui il cliente mi ha scelto. Magari anche in quanto tempo, a quali condizioni e con quale stabilità…

Tuttavia, l’elemento mancante per poter affermare con certezza che il mio servizio è di ottima qualità rimane la percezione e valutazione che il mio cliente avrà dello stesso.

Mi capita di incontrare colleghi che tengono diversi primi incontri gratuiti senza riuscire a convertirli in consulenza a pagamento. Altri colleghi si lamentano che dopo 2 o 3 incontri il cliente scompare. E quasi sempre appaiono convinti e certi che il servizio è di qualità per lo meno buona 😉

Ebbene, riorientiamoci al cliente!

La consulenza psicologica e/o psicoterapeutica si svolge all’interno di una relazione. Oltre alla mia lettura di ciò che (a me) appare essere stato, c’è anche la percezione e valutazione (ancor più importante) di ciò che al cliente appare essere stato!

Solitamente si ragiona su 3 tipologie di qualità:

  1. Qualità progettata. Individua obiettivi di performance e progetta le azioni/condizioni utili a raggiungerli e mantenerli. Corrisponde a “quali problemi intende risolvere il mio servizio psicologico? Ed in quale modo?
  2. Qualità erogata. Definisce i risultati raggiunti dal servizio psicologico al termine del suo processo di erogazione. Corrisponde a “quali benefici tangibili ha generato nel cliente la mia consulenza? Può dirsi soddisfatto?
  3. Qualità percepita. Consiste nel come il cliente percepisce e valuta il servizio, la prestazione, la relazione. Intervengono elementi anche irrazionali, emotivi, valoriali.

A fronte di queste tre tipologie di qualità, possiamo incorrere in tre potenziali bug:

  • di comunicazione: se la qualità attesa (dal cliente) è differente dalla qualità progettata (dal professionista) si rischia di incontrare problemi durante il processo di erogazione del servizio o, ancor peggio, di veder “scappare” il cliente. Questo bug può essere prevenuto da una buona informazione a monte al cliente su ciò di cui mi occupo, su quali problematiche affronto e quali benefici genero (strumenti di personal branding e siti web professionali permettono di abbassare questo rischio)
  • di realizzazione: accade quando la qualità progettata (ovvero ciò che il professionista progetta di andare ad offrire, il cosa ed il come) è differente dalla qualità realmente erogata. Può accadere in un servizio psicologico, ma anche nell’organizzazione di un seminario o di un gruppo. In ogni caso il bug creerà insoddisfazione nel cliente, rischio di perdita del cliente e rischio di passaparola negativo. In questo caso conoscenze di project management, il presidio del processo di erogazione, l’attenzione ai feedback dei clienti, l’analisi delle best practicies di colleghi e/o competitors si possono rivelare ottime risorse per abbattere il rischio.
  • di soddisfazione. Si verifica quando la qualità erogata (il servizio del professionista) è diversa dalla qualità percepita (del cliente). In alcuni casi è stata realmente deficitaria la prestazione del professionista, in altri casi la prestazione è stata buona, ma evidentemente sono intervenuti nella relazione degli elementi irrazionali, emotivi, valoriali che hanno intaccato la valutazione del cliente. Può sempre accadere che qualcosa vada storto, la competenza e l’esperienza aiutano a cogliere segnali in corsa, la serenità nell’affrontare le criticità permette di ritarare in corsa. La conoscenza della nicchia target a cui mi rivolgo, i suoi elementi valoriali, socio-demografici, gli stili di vita, le problematiche, ecc… mi permettono sicuramente di costruire un servizio più sartoriale e rispondente (con qualità percepita) a tutti i livelli.

 

Ed allora proviamo a suggerire alcune possibili componenti che nulla hanno a che fare con il contenuto della consulenza psicologica, ma che risultano comunque importanti ai fini della costruzione della percezione di qualità del servizio agli occhi del cliente:

  • competenza e professionalità: è imprescindibile, un consulente ha il dovere morale e professionale di aggiornarsi costantemente;
  • affidabilità: la garanzia di una prestazione professionale sicura e costante nel tempo;
  • accessibilità: rappresenta la possibilità di poter contattare facilmente  lo psicologo. Il che non significa essere sempre reperibili, bensì aver stabilito con il cliente chiare regole e modalità di contatto… e mantenere la promessa; l’accessibilità può essere anche economica… ha quindi a che fare con la specifica nicchia target a cui ci rivolgiamo, e poterla esplicitare ad inizio servizio fornisce al cliente informazione per abbattere il rischio percepito di spesa;
  • comprensione: l’utilizzo di parole chiare e comprensibili, senza gergo tecnico;
  • credibilità: corrisponde all’immagine ed alla buona reputazione dello psicologo. È garanzia di serietà;
  • sicurezza: garanzia etica sulla prestazione e sulla possibilità di ottenere un risultato utile per il cliente;
  • cortesia: è intesa nel senso più ampio, dal primo contatto telefonico, all’accoglienza, al saluto, ad email o altro;
  • sobrietà: nell’abbigliamento, nell’arredamento dello studio, nelle modalità relazionali, nel gergo. Tutto comunica;
  • tangibilità: il cliente paga per avere una soluzione ad un suo problema. La  concretezza del percorso consulenziale aiuta ad ancorare il costo sostenuto ad elementi tangibili di cambiamento e miglioria.

 

Calando le componenti nel tuo contesto professionale trovi degli spunti di miglioramento? Delle possibili aree di sviluppo?

Riflettendoci sopra, ricordi alcuni feedback (positivi o negativi che siano) di clienti – sulla tua prestazione professionale così come da loro vissuta – riconducibili ad uno o più di questi elementi?

Reputi che la lista possa essere arricchita da ulteriori componenti?

Buon lavoro 🙂